Un’analisi del “Cantico di Frate sole” di san Francesco d’Assisi.

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Un’analisi del “Cantico di Frate sole”
di san Francesco d’Assisi.

I

Biografia di san (Giovanni) Francesco d’Assisi.

Francesco Bernardone nacque ad Assisi, in Umbria, il 26 settembre del 1182 da Pietro Bernardone dei Moriconi e dalla nobil donna provenzale Pica Bourlemont. Il padre era un ricco mercante di stoffe pregiate e, spesso, viaggiava per affari in Provenza, dove andava a commerciare e a vendere le stoffe e dove, presumibilmente, conobbe la moglie. Il bambino fu battezzato dalla madre con il nome di Giovanni, ma il padre Pietro Bernardone, al ritorno da un viaggio dalla Provenza, lo chiamò Francesco, in omaggio alla Francia, dove Pietro Bernardone aveva fatto fortuna, buoni affari e buoni guadagni. Il piccolo Francesco frequentò le scuole della chiesa di san Giorgio d’Assisi, dove studiò e imparò il latino, il volgare umbro, un po’ di musica e un po’ di matematica. Nel 1196, a 14 anni, il fanciullo Francesco cominciò a lavorare nel fondaco e nella bottega del padre e ad aiutarlo a vendere le stoffe. Dopo il 1196, il giovane Francesco si dedicò, completamente, all’attività commerciale del padre. Nel tempo libero, Francesco passava le sue giornate con i suoi amici dello stesso rango di commercianti borghesi e cenava con le liete brigate di lavoro. Nel 1202, a 20 anni, Francesco, entusiasta dei valori cavallereschi, partecipò alla guerra tra Perugia ed Assisi. Francesco, con la sconfitta degli assisani, nella battaglia di ponte san Giovanni del 1202, fu fatto prigioniero e rimase in carcere per più di un anno fino al 1203. Durante la prigionia visse una profonda crisi spirituale e personale, che lo portò a ripensare e a modificare la vita precedente. Il padre Pietro Bernardone ottenne la libertà del figlio pagando un congruo pagamento di riscatto ai perugini. Francesco, tornato a casa, fu accudito, assiduamente e amorevolmente, dalla madre, cosicché il giovane Francesco ritornò, ben presto, in piena salute. Tra 1203 – 1204 Francesco pensò di partecipare alla crociata di Gualtiero di Brienne; partì alla volta di Lecce, ma si fermò a Spoleto, dove si ammalò un’altra volta. Qui, nella chiesa di san Sabino, passò la notte e qui ebbe la prima visione nella quale sentiva una voce interiore gli diceva: “Per te è più utile seguire il Signore o il servo?” a cui lui rispondeva: “Il Signore” e la voce concludeva: “Allora perché hai abbandonato il Signore, per seguire il servo?” Francesco decise, così, di ritornare ad Assisi. Un giorno partì per Roma, incontrò per strada un povero e gli donò le sue vesti in cambio degli stracci del povero. Un’altra volta incontrò un lebbroso, lo abbracciò e lo baciò. Nel 1205, nella chiesa di san Damiano sentì parlare il crocifisso che gli disse: “Francesco, va a riparare la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. Sempre nello stesso anno Francesco regalò delle stoffe del padre ai poveri; al che, il padre Pietro Bernardone lo denunciò ai consoli perché lo credeva in preda ad uno squilibrio mentale, perché il figlio aveva abbondonato il tetto paterno e perché lo voleva diseredare. Nel 1206, Francesco fu convocato dal Vescovo Guido d’Assisi su denuncia del padre Pietro Bernardone. Il 21 aprile 1207, alla fine del processo, Francesco rinunciò ai beni materiali del padre e restituì, pubblicamente, perfino gli abiti che egli indossava, rimanendo seminudo. Nel processo, quando il padre Bernardone finì di parlare, il figlio Francesco gli rispose: “Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d’ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli perché ho riposto in Lui il mio tesoro, tutta la mia fiducia e la mia speranza”.
In seguito alla vocazione religiosa, dal 1207, Francesco si convertì al Vangelo di Cristo; maturò, così, una profonda crisi spirituale che lo portò a vagheggiare e a realizzare nella sua azione quotidiana gli ideali evangelici della povertà, dell’umiltà, della penitenza, della carità per il prossimo e della completa dedizione alla volontà di Dio; si identificò con i valori cristiani dei Vangeli. Iniziò così la sua predicazione e la sua assistenza presso i malati e i poveri dell’Umbria. Nell’inverno del 1208 Francesco partì per Gubbio per trovare un suo amico, il quale lo sfamò, e, in questa occasione, Francesco indossò, per la prima volta, il saio. Nello stesso anno, Francesco frequentò i lebbrosi di Gubbio e fece i primi miracoli, come quando mansuefece il lupo di Gubbio. Questo fatto memorabile è raccontato nel libro “I fioretti di san Francesco” di un anonimo che tradusse in volgare umbro gli scritti in latino del frate Ugolino da monte Giorgio: Actus Beati Francisci et sociorum eius (1280 – 1305). Il 24 febbraio del 1208, Francesco ascoltando un passo del vangelo di san Matteo, capì e concepì, per la prima volta, di regolare la sua vita sull’insegnamento del Vangelo e di imitare la vita di Gesù Cristo. Ecco il brano del vangelo di san Matteo: “Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.” (Matteo 10, 9 – 10). Un altro giorno, ascoltando la lettura di un passo del messale della santa messa, scoprì altri insegnamenti del Vangelo. Da queste altre indicazioni evangeliche, Francesco formulò, per la prima volta, le prime regole dell’ordine francescano. Ecco questi altri passi dal vangelo di san Luca: “Se vuoi essere perfetto va e vendi tutto quello che possiedi e donalo ai poveri, così avrai un tesoro in cielo […] Chi vuol venire dietro di me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.” Da questi insegnamenti evangelici, Francesco rinunziò ai suoi beni paterni e sposò madonna povertà. Nel 1209, Francesco andò a riparare la piccola chiesetta della Porziuncola presso la chiesa santa Maria degli Angeli e la chiesetta di san Damiano. Ne 1210, Francesco cominciò a frequentare i lebbrosi di Gubbio e scelse di vivere, come un povero, sull’esempio di Gesù Cristo. Subito dopo, molti suoi amici si aggregarono a Francesco e formarono la prima comunità di frati. Francesco nel 1210 fondò, così, l’Ordine Mendicante, che da lui poi prese il nome come Ordine Minore Francescano, chiamato “Ordo fratum minorum”. Nel 1210, Francesco stilò la prima regola dell’ordine francescano che fu approvata, soltanto oralmente, in prima istanza, da papa Innocenzo III. Nel 1211, Francesco accolse la giovane Chiara Scifi della famiglia di Offreduccio, che era fuggita da casa per andare a trovare Francesco. Il 29 marzo 1212, Francesco l’accolse nella chiesa di santa Maria degli Angeli e la consacrò suora francescana e l’anno dopo la sistemò nella chiesa di san Damiano, dove morì nel 1253. In seguito, Francesco e Chiara, insieme, formarono e diedero vita all’ordine francescano femminile chiamato “Le clarisse” dal nome Chiara. Dal 1212 in poi, Francesco continuò la sua predicazione, con tutti i suoi confratelli, con i quali organizzò sia l’attività di preghiera all’interno dell’ordine e decise, anche, di inviare alcuni frati in nuove missioni: in Germania, in Francia e in Spagna, per far conoscere la parola del vangelo in tutta l’Europa. Nel 1219, lo stesso Francesco si recò in Egitto per convincere il sultano a convertirsi al Cristianesimo, ma ne ricevette un rifiuto; il sultano lo accolse con tutti gli onori, lo ascoltò con simpatia e gli diede il permesso di visitare il santo Sepolcro senza pagare alcun tributo. Nel 1220, Francesco se ne tornò in Umbria, dove continuò la sua predicazione e il suo proselitismo per incrementare l’ordine francescano. Nel 1221, Francesco istituì la seconda regola francescana, Regola non bollata. Nel 1223, il papa Onorio III approvò, definitivamente, la Regola bollata di Francesco, cosicché l’ordine francescano diventò accettato, regolamentato, approvato e istituzionalizzato dalla Chiesa di Roma. Il 25 dicembre del 1223 Francesco ebbe l’idea geniale di rivivere e di rievocare la nascita del bambino Gesù per rendersi conto dei reali disagi che il vero Gesù bambino subì quando nacque nella chiesa di Betlemme vicino Nazareth. Infatti, mentre si trovava a Greccio, Francesco, pensò, progettò, preparò e mise in scena la rappresentazione vivente della nascita del bambino Gesù, posizionando un bue e un asinello davanti a una greppia piena di fieno e dentro vi pose un bambino vivo e vero. Questa prima rappresentazione della natività di Gesù diede origine alla tradizione del presepe in Italia e in Europa. Nel 1224, Francesco d’Assisi si recò sul monte la Verna, Arezzo, in Toscana, presso il suo monastero, dove ricevette le stimmate. Francesco racconta che un giorno gli apparve un angelo serafino, il quale gli trasmise le stimmate. Ancora oggi, nella cappella del santuario, sopra la porta, dove Francesco ricevette le stimmate, c’è scritto: SACELLUM SACRORUM STIGMATUM. Nel giugno 1226, mentre si trovava nelle celle di Cortona, dopo una notte molto tormentata, dettò il “Testamento”, che fu associato alla “Regola”, in cui esortava l’ordine a non allontanarsi dallo spirito originario. Nel settembre 1226 Francesco si trovava ad Assisi, nel palazzo del vescovo, dove era stato portato per essere meglio curato. Egli però chiese ed ottenne di voler tornare a morire alla Porziuncola. Qui, in questa chiesetta, la morte lo accolse la sera del 3 ottobre 1226. Il suo corpo, dopo aver attraversato Assisi ed essere stato portato perfino in San Damiano, per essere mostrato un’ultima volta a santa Chiara ed alle sue consorelle, venne sepolto nella chiesa di San Giorgio ad Assisi. Il 16 luglio del 1228, papa Gregorio IX lo proclamò santo (canonizzazione): san Francesco d’Assisi, e fissò il 4 ottobre di ogni anno il giorno per festeggiare la santità di san Francesco. Nel 1230, la sua salma fu trasferita nell’attuale basilica di san Francesco ad Assisi.

Infine

Il 18 giugno 1939, Papa Pio XII proclamò san Francesco d’Assisi, assieme a santa Caterina da Siena, patroni dell’Italia.

II
Le opere religiose e poetiche di san Francesco d’Assisi.

San Francesco scrisse molte opere in latino con il nome Opuscolae; dettò il Testamento dell’ordine francescano e le opere in dialetto umbro con il titolo Laudes creaturarum (Lodi delle creature) tra cui il famoso Cantico di frate sole, iniziato nel 1225, nella chiesetta di san Damiano, e terminato qualche giorno prima della sua morte. Questo cantico è una lauda cioè una lode a Dio. La parola lauda deriva dalla parola latina laus laudis, cioè lode. In quel periodo le laudi erano delle litanie cantate dai contadini durante le processioni religiose. La lauda ebbe anche una grande diffusione intorno al 1260. Ne furono scritte molte e invocavano la pietà di Dio nell’attesa dello Spirito Santo. Un’altra serie di laudi famose fu scritta da Jacopone da Todi (1236 – 1303).

Testo del “Cantico di frate sole”.

Prima lassa.
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria et l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ene dignu te mentovare.

Seconda lassa.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’è jorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu et radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.

Terza lassa.
Laudato si’, mi Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’hai formate clarite et preziose et belle.

Quarta lassa.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora aqua,
la quale è multo utile et humile et preziosa et casta.

Quinta lassa.
Laudato si’, mi’ Signore,per frate focu,
per lo quale ennalumini la nocte:
et ello è bello et jocundo et robustoso et forte.

Sesta lassa.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra madre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Settima lassa.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulazione.
Beati quelli ke le sosterranno in pace,
ka da te, Altissimo, siranno incoronati.

Ottava lassa.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po’ skappare:
guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda non ‘l farrà male.

Nona lassa.
Laudate e benedicete mi’ Signore et rengraziate
e serviateli cum grande humilitate.

Parafrasi del “Cantico di frate Sole”.

Dio, altissimo, onnipotente, buon Signore,
le lodi, la gloria, l’onore e ogni benedizione appartengono a te.
Esse si addicono solo a te, Altissimo Dio,
e nessun uomo è degno di nominarti.
Tu, mio Dio, devi essere glorificato con tutte le tue creature,
specialmente (perché hai creato) il fratello sole,
il quale dona la luce del giorno e illumini noi con esso.
Esso è bello e luminoso con grande splendore:
esso rappresenta Te, o Altissimo.
Tu, mio Dio, devi essere glorificato perché hai creato la sorella luna e le stelle:
le hai create nel cielo chiare e preziose e belle.
Tu, mio Dio, devi essere glorificato (perché hai creato) il fratello vento
e l’aria, e le nubi e il cielo sereno e ogni clima
attraverso il quale tu dai il nutrimento alle tue creature.
Tu, mio Dio, devi essere glorificato (perché hai creato) sorella acqua,
la quale è molto utile e umile e preziosa e pura.
Tu, mio Dio, devi essere glorificato (perché hai creato) fratello fuoco,
attraverso il quale ci illumini la notte:
esso è bello e giocoso e caloroso e forte.
Tu, mio Dio, devi essere glorificato (perché hai creato) nostra madre terra,
la quale ci sostenta e ci orienta, e
perché produce i frutti con fiori colorati e con le foglie.
Tu, mio Dio, devi essere glorificato (perché hai creato) coloro che
perdonano in nome del tuo amore e del tuo nome
e perché sopportano malattie e patimenti.
Beati quelli che le sosterranno con serenità e fermezza,
perché da te, o Altissimo, saranno premiati (e ricompensati).
Tu, mio Dio, devi essere glorificato
(perché hai creato) la nostra sorella morte corporale,
dalla quale nessun uomo può scappare:
guai a quelli che moriranno nei peccati mortali;
beati quelli che moriranno nella tua volontà,
perché la seconda morte, la morte dell’anima
non gli farà nessun male, perché
non saranno dannati per l’eternità.
Lodate e benedite il mio Signore e ringraziatelo
e servitelo con grande umiltà (e povertà).

Il tema della poesia.

Il tema di fondo della poesia è il ringraziamento di Francesco d’Assisi a Dio, perché Egli ha creato il mondo con tutte le sue creature. San Francesco ringrazia Dio per la sua bontà. Tutto il mondo creato è molto bello: il sole, la luna, le stelle, il vento l’aria, l’acqua, la madre terra. Queste cose sono belle ed utili alla vita degli uomini. Ma ciò che colpisce della lauda è, certamente, il grande anelito mistico e religioso del Santo che pervade tutta la poesia. Secondo san Francesco, l’afflato divino si riverbera in tutte le creature terrestri e si sparge nella grande fratellanza che esiste tra tutti gli uomini della terra. Secondo san Francesco, una profonda fratellanza, che vive e si trasmette fra le cose inanimate, gli animali e l’uomo, accomuna tutte le creature del mondo in un solo destino, in un solo ambiente naturale che è la madre – Terra che sostiene e mantiene in vita ogni forma vivente.

Sintesi della poesia: inizio, sviluppo e conclusione.

La prima lassa della lauda è dedicata a Dio: egli è altissimo, onnipotente, buono, e ogni lode e ogni benedizione si confanno a Lui; l’uomo non è degno di nominarlo. La seconda lassa è dedicata al fratello Sole che è bello, raggiante e splendente. La terza lassa è dedicata alla luna e alle stelle, formate nel cielo, che sono chiare, preziose e belle. La quarta lassa è dedicata al vento, al clima e all’acqua: l’acqua è utile, perché fonte di vita, umile perché facile a bere, preziosa perché benefica, pura perché trasparente e limpida. La quinta lassa è dedicata al fuoco che è bello, giocondo, caloroso e forte. La sesta lassa è dedicata alla madre terra, la quale ci mantiene in vita con i suoi prodotti naturali, con i suoi frutti, con i suoi fiori, con le foglie degli alberi e con le erbe dei prati. La settima lassa è dedicata agli uomini buoni di cuore, i quali sanno perdonare gli altri e sopportano con fermezza le malattie e i patimenti, perché saranno ricompensati dalla vita eterna e beata, accanto a Dio. L’ottava lassa è dedicata alla sorella morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può sfuggire; mentre quelli che si trovano nei peccati mortali saranno dannati per l’eternità; invece, quelli che moriranno nella volontà divina saranno beatificati perché la seconda morte, la morte dell’anima, non gli farà nessun male e perché non subiranno le pene dell’inferno. Nella nona ed ultima lassa, san Francesco rivolge l’invito a tutte le creature della Terra a lodare e benedire il Signore per ringraziarlo e per servirlo con grande umiltà e povertà.

Il messaggio della poesia.

Il messaggio principale e centrale del Cantico è il ringraziamento di san Francesco, e assieme a lui, di tutta l’umanità, alla bontà di Dio perché ha creato le bellezze del mondo naturale e le meraviglie dell’universo. Il candore e lo stupore di san Francesco di fronte alla bellezza del creato è un messaggio ancora oggi attuale, perché, ancora oggi, ogni uomo è attratto ed ammaliato dalla bellezza della terra. Noi, uomini di oggi, dobbiamo rispettare la natura perché sappiamo che è molto malata e moribonda. Tutte le fabbriche, le armi nucleari e tutto l’inquinamento del mondo hanno ridotto la madre terra a una malata in fase terminale; e sappiamo, anche, che sarà difficile farla tornare in piena salute. Allora il messaggio fondamentale della Lauda è quello di rispettare e amare la natura con tutte le sue creature; inoltre il monito del cantico è quello di ricordare a tutta l’umanità di inquinare il meno possibile la Terra. Infine il messaggio della poesia è, anche, quello di ricordarci di salvare gli animali, le piante che sono in via di estinzione e l’attuale umanità prima che sia la natura, con le sue forze primarie, – terra, acqua, fuoco e aria -, ad annientare tutta l’umanità di oggi.

La tesi della poesia.

Il Cantico di frate sole, dopo aver lodato Dio per la sua bontà e per avere creato il mondo con tutte le sue creature, si rivolge agli uomini, distinguendo: 1) gli uomini che perdonano, perché sostenuti dall’amore di Dio e che moriranno nella grazia del Signore e che accettano le malattie con serenità e 2) gli uomini che moriranno nei peccati mortali, a cui spettano le pene dell’inferno. I primi non avranno nessun male all’anima, mentre i secondi subiranno le pene dell’inferno. Credo che questa tesi sia valida, ancora oggi, perché i malfattori, i delinquenti, gli assassini, saranno colpiti dalla giustizia divina, mentre i buoni di cuore, i puri, i generosi e i rispettosi degli altri e della natura, saranno premiati da Dio. Ora però noi sappiamo e vediamo ogni giorno che la lotta per la sopravvivenza tra gli uomini è crudele, feroce quanto quella che si svolge, ogni giorno, tra gli animali; sappiamo anche che la visione di vita che san Francesco ha della Natura è troppo semplicistica e bonaria e che i rapporti tra gli uomini sono molto più complessi e distruttivi di quanto emergono dal Cantico. Le leggi di una società sono molto importanti perché regolano, ordinano e stabiliscono i doveri e i diritti di ciascun cittadino. Ecco, allora, perché il messaggio del cantico risulta valido ancora oggi: infatti gli uomini, in qualsiasi parte del mondo vivano, devono rispettare gli altri e la natura. Inoltre io, B. C., reputo che, da sempre, uomini religiosi, filosofi e tutti gli uomini in genere hanno pensato e pensano che le ipotesi più probabili, per quanto riguarda l’inizio di una nuova vita per l’uomo dopo la fine della terra, siano due: la prima ipotesi è pensare che ci sia un Dio che alla fine del mondo giudichi gli uomini in base al loro operato giusto o ingiusto; questa ipotesi divina e ultraterrena è, secondo me, solo un’aspirazione ottimistica dell’anima umana; la seconda ipotesi, purtroppo, secondo me è quella più vera, logica e comune, è cioè quella di pensare che dopo la morte del corpo, e la fine della terra, non ci sia altro che la nullità della vita dopo la morte. Può essere vera o l’una o l’altra ipotesi: sapremo la verità quando Dio interverrà o non interverrà di nuovo tra gli uomini. In tutti i casi, infine, io, B. C., suppongo che sia bello credere in Dio perché ciò aiuta a vivere meglio e perché la fede in un Dio buono e giusto dà una norma di condotta, etica interna e morale, a ciascuno di noi, molto forte e necessaria all’anima umana, la quale è spesso portata a deviare dall’onesto comportamento civile e sociale e quindi a commettere atti di violenza verso il prossimo così come, purtroppo, avviene giornalmente in ogni parte del mondo. Per il momento, però, io, B. C., reputo e suppongo che l’ipotesi, più logica, concreta e più probabile, sia quella di pensare e di immaginare che dopo la morte non ci sia nient’altro che il Nulla.

Fatti, luoghi, tempo e personaggi della poesia.

Il fatto principale della Lauda è la lode che san Francesco rivolge e indirizza a Dio per volerlo ringraziare della sua Bontà e per aver voluto creare il mondo con tutte le sue creature. I luoghi della poesia coinvolgono l’intera madre terra. Il tempo della poesia va dalla creazione della genesi della Terra fino all’epoca di san Francesco. I personaggi della poesia sono: Dio, che ha voluto creare il mondo con tutte le sue creature; le cose del mondo, dal sole all’acqua, ed infine gli uomini buoni, che saranno salvati da Dio, e gli uomini cattivi che subiranno i mali della seconda morte cioè la morte dell’anima che subirà, definitivamente ed eternamente, le pene dell’inferno.

Contesto storico, culturale, filosofico, ambientale della poesia.

All’inizio del 1200, numerosi movimenti religiosi fiorirono, nell’Italia centrale; essi invitavano i fedeli a ritrovare lo spirito del Cristianesimo primitivo e predicavano di vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo in umiltà, povertà e fratellanza. Questi movimenti religiosi, che contrapponevano il ritorno alla purezza e alla povertà evangeliche, alternando la polemica contro l’arricchimento e la vita mondana, proclamavano una grande tensione ideale, profetica e apocalittica, nell’attesa di un radicale rinnovamento spirituale e religioso preannunciato dagli ordini religiosi cristiani. San Francesco, sulla spinta di questi movimenti religiosi riformatori, e dopo la svolta mistica e la conversione spirituale, fondò l’ordine Frati minori che, secondo il suo insegnamento, dovevano vivere in pace, carità e in povertà, amando ogni creatura di Dio, accettando con gioia e umiltà la povertà e diffondendo gli insegnamenti di Cristo. In Umbria la predicazione di San Francesco ispirò la produzione di composizioni religiose in volgare. Si trattò soprattutto di Laudi che, con il diffondersi del nuovo spirito religioso vennero scritte in una lingua più comprensibile per il popolo e venivano cantate anche in occasioni diverse dalle funzioni religiose. Il “Cantico di frate sole” fu scritto da san Francesco nel 1225 e terminato poco tempo prima della sua morte. Esso si inserisce perfettamente nel suo ideale di purezza ascetica e di povertà economica e sociale, anzi esprime in forma poetica l’ideale teologico e spirituale della sua Weltanschauung, che si configura in conformità con il nuovo spirito religioso dei movimenti pauperistici nati all’inizio del 1200. Il contesto culturale del “Cantico di frate Sole” è quello religioso dell’Umbria del XIII secolo, ma il Cantico riprende, anche, la forma di alcuni Salmi di David della Bibbia che iniziavano con l’incipit:” Lodate l’Eterno”. Il contesto filosofico del “Cantico di frate Sole” si rifà al pensiero filosofico di S. Paolo, ma soprattutto si rifà ad una lettura del vangelo inteso come messaggio di salvezza per i poveri, per i fedeli e per i seguaci ed imitatori di Gesù Cristo; ma può essere letto, anche, come una risposta teologica e religiosa cristiana e cattolica alle affermazioni e agli assunti dei Catari.

Analisi della Forma.
Il genere della poesia.

Il genere della poesia è la Lauda. La poesia presenta una prosa ritmica con molte rime alternate e molte allitterazioni: consonanze e assonanze. Le figure foniche della poesia sono: le assonanze e le rime interne. Le strofe sono formate da 2 o 3 o 4 versi a schema libero. Le figure retoriche principali della poesia sono: l’anafora e l’inversione. Io, Biagio Carrubba, però, per mia decisione personale, ho diviso tutto il cantico in 9 lasse o strofe, divise per tema e per argomenti affini.

Il tono emotivo della poesia.

Il tono emotivo della poesia è, sicuramente, il sentimento religioso di stupore e di meraviglia che affascinava san Francesco dinanzi allo stupendo spettacolo della natura e del cielo. Questo sentimento di stupore e di meraviglia, che attraversa tutto il Cantico, trasforma la Lauda in una preghiera a Dio e manifesta tutta l’ammirazione di san Francesco per la molteplice bellezza, utilità e bontà della Terra. Il cantico di frate sole è, dunque, una Lauda che diventa una preghiera, che non chiede niente a Dio, ma che si rivolge al pubblico umile e popolare delle grandi folle dei credenti. Questa Lauda è, dunque, una preghiera gioiosa e perenne che sgorga dall’animo semplice, sbalordito e ammirato di san Francesco per Dio, che per sua bontà e per sua libertà, ha voluto creare il mondo con tutte le sue bellezze naturali, ambientali, animali e umane.

Il linguaggio poetico della poesia.

Il linguaggio poetico della poesia è notevolmente alto, formato dalle molte anafore dell’imperativo passivo “Laudato” e dell’anafora del “per”, ripetuto più volte. Secondo me, questo “per”, ha un valore polivalente e polisemantico. Infatti, secondo me, il “per”, a volte, prende il significato causale “per la creazione”; altre volte, invece, il “per” assume il significato di complemento d’agente “laudato dalle tue creature”. Questi due significati sono ambedue necessari e complementari. Inoltre il linguaggio poetico è molto ricercato e raffinato perché è basato sull’uso sapiente degli aggettivi. Infine la lexis della poesia è molto raffinata e ricercata, ed è composta da frasi paratattiche e semplici.

Le espressioni più belle della poesia.

Le espressioni più belle della poesia sono, secondo me, le seguenti. “Laudato sie, mi’ Signore cum tutte le tue creature/ specilamente messor lo frate sole, / lo qual è jorno, et radiante con grande splendore” e “Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua/ la quale è multo utile, et humile et preziosa et casata” e “Beati quelli ke (la morte) trovarà né le tue sanctissime voluntati/ ka la morte secunda non ‘l farrà male” e “Laudate e benedicete mi’ Signore et ringraziate/ e serviateli cum grande humilitate”.

La Weltanschauung del poeta.

La Weltanschauung di san Francesco è quella di un frate, umile servitore di Dio, ma soprattutto di un uomo, il quale di fronte alle meraviglie del mondo resta estasiato per la creazione e l’afflato divino per cui ammira e loda l’Autore di tanta bellezza, utilità e bontà. San Francesco ringrazia Dio per le tante cose belle che ha creato: il sole, la luna, il cielo, l’acqua e il fuoco. La Weltanschauung di san Francesco è quella di vedere il mondo creato come una grande famiglia, formata dal grande padre Sole e dalla madre terra e dai loro bei figli che sono tutte le creature del mondo. Ma san Francesco pone in primo piano, anche, coloro che perdonano in nome dell’amore cristiano e moriranno nella grazia divina, mentre coloro che moriranno nei peccati mortali subiranno le pene dell’inferno. I primi avranno una morte indolore, i secondi avranno una morte dolorosa e una vita ultraterrena eternamente penosa. La Weltanschauung di san Francesco è quella di vedere la vita sacra e religiosa perché il santo ha una grande fede nella religione, nella chiesa di Roma e nel Vangelo di Cristo. Infatti san Francesco si considerava un Alter Christus, cioè si proclamava un “nuovo Cristo”, dal momento che aveva ricevuto le stimmate dall’Angelo e quindi si riteneva di aver sofferto la passione identica a quella Gesù Cristo, crocifisso nella croce.

Gli aspetti estetici della poesia.

Gli aspetti estetici della poesia sono, secondo me, i seguenti. Il primo motivo di bellezza è dato dal bellissimo Anelito del Santo che ispira tutto il cantico verso la santità e dal grande anelito del poeta verso la natura e verso Gesù Cristo; e, anche, per l’aspirazione del poeta a considerare la Terra sacra e santa, creata come un dono di Dio. In questo senso Francesco, con la sua predicazione, vuole seguire ed imitare l’esempio di Gesù Cristo. Il secondo motivo è dato dalla weltanschauung del santo: sacra, religiosa e rispettosa della natura; weltanschauung tutta intrisa di misticismo e di ascesi. Il terzo motivo è dovuto dalla consapevolezza di san Francesco per una vita vissuta con umiltà e con carità. Il quarto motivo è dovuto dall’uso sapiente e raffinato degli aggettivi per qualificare le cose belle del creato come nel caso dell’acqua: essa è utile, umile, preziosa e casta. Il quinto motivo è dovuto dall’accettazione della morte come fatto naturale e indolore per chi vive nell’amore di Dio; invece la morte dell’anima è dolorosissima per chi vive e morirà nei peccati mortali.

Commento e valutazioni mie personali sulla poesia.

Io, B. C., considero questa poesia molto bella, perché esprime l’umiltà del poeta di fronte alla grandezza, all’onnipotenza e alla Bontà di Dio. Ma soprattutto mi piace perché esprime la grande forza interiore del Santo, e perché, io, B. C., reputo che la rivoluzione interiore di san Francesco sia stata molto difficile ad attuarsi, ma per la sua grande forza di volontà è riuscito a realizzarla.
Egli ha saputo compire una grande rivoluzione personale e religiosa perché ha saputo e voluto rinunciare ai beni carnali e mondani per vivere una vita fatta di povertà e umiltà e d’amore verso il prossimo. Ancora oggi, io, B. C., penso che una rinuncia di questo genere è molto difficile da compiersi anche ai nostri giorni, perché sono convinto che nessuno è disposto a rinunciare ai propri beni per affrontare e vivere una vita di stenti e di povertà. Io, B. C., anche oggi, non riuscirei a realizzarla e metterla in pratica, perché sono molto attaccato ai piaceri del corpo e non rinuncio ai piaceri terreni. Eppure io, B. C., provo tanta simpatia, rispetto e amore per san Francesco d’Assisi perché lui è riuscito a realizzarla, abbandonando i beni paterni e vivendo fra i poveri, i diseredati e i malati, imitando così alla perfezione la vita di Gesù Cristo. Per me la scienza rimane l’unico strumento indispensabile, sublime, che permette il progresso culturale, tecnologico e scientifico per tutta l’umanità. Insomma, io, B. C., penso che la religione sia, fondamentale, per il benessere spirituale dell’individuo; mentre sono sicuro che la scienza è, fondamentale, per il benessere fisico sociale e culturale dell’intera umanità. Inoltre io, B. C., elogio sia la religione che la scienza perché solo la scienza può salvare l’umanità dalla morte fisica mentre la religione ci può salvare dalla morte spirituale. Ho sempre ammirato la grande umiltà di Francesco di Assisi, fin da quando lo scoprì nei lontani anni della scuola media. Fin d’allora ho, sempre, cercato di imitarlo cercando di essere anch’io, umile e gentile, con tutti gli altri. Infine, io, B. C., affermo che la mia weltanschauung è, diametralmente, opposta a quella di san Francesco perché penso e reputo che, soltanto, la scienza sia capace, un giorno non tanto lontano, di scoprire le verità fisiche, supreme e sovrumane. Invece, la religione deve cercare e scoprire le leggi metafisiche, se ci sono!!!

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Modica 03/10/2019                                                                                               Prof. Biagio Carrubba

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