La quinta poesia più bella della prima sezione è la n. 9 di pagina 13 (Terza poesia d’Amore).
Introduzione alla poesia.
Nella prima parte della poesia, la poetessa sente e avverte dentro di sé l’Amore e lo percepisce come una forza irresistibile che la attrae verso il suo uomo. Infatti scrive: “L’adesione a te/ (è forte) in forma d’una ottemperata forza/ che salda e cuce”. Nella parte centrale, la poetessa definisce l’Amore come una attrazione bestiale come “nell’alleanza/ d’un sangue che non ragiona”. Nella terza parte, la poetessa spiega che lei è legata al suo amore e che non vuole lasciarlo e vorrebbe che lei fosse la regina di lui e vorrebbe che lui fosse il sovrano di lei. La poetessa conclude dicendo che “un po’ piangiamo e un po’ no”. Poi si abbracciano per custodire il loro amore e difenderlo dall’intero uragano.
Testo della poesia.
Espormi a tutte le correnti
cadere nell’ebbrezza
degli slegati.
Dimenticare il patto, le parole
il nome tuo – vorrei.
Ma l’adesione a te
in forma d’una ottemperata forza
che salda e cuce.
La violenza antichissima che osa
gravare dentro me
la tua sostanza –
nell’alleanza
d’un sangue che non ragiona
e s’imprigiona in te, con te,
fino a qualunque rovina
o cima altissima
o baratro d’anni che s’avvicina.
Non posso. Non posso più
essere la randagia
che vacilla in soglia, ma solo
regina di te e tu sovrano
un po’ piangiamo e un po’ no
abbracciati ancora custodiamo
il nostro porto sepolto
e intero l’uragano.
Commento alla poesia.
Questa poesia è molto importante e mi piace molto perché esprime ed esplicita l’immagine e il concetto che la poetessa ha dell’Amore. Nella prima parte, la poesia esprime e mette in rilievo il patto con il quale l’Amore lega i due amanti. È un patto basato su una forza “che salda e cuce”. Nella seconda parte, la poesia definisce il genere ed esplica la definizione dell’Amore. Ecco una bella e buona definizione stringata, succinta e sintetica di che cos’è l’Amore. L’Amore è “la tua sostanza”. L’Amore è una alleanza che si basa e si eleva “sul sangue che non ragiona”. La poetessa è in prigione con l’Amore che spinge i due amanti o ad ascendere in una cima altissima o a discendere in un baratro infinito. Nella terza parte, la poesia espone i sentimenti e manifesta le emozioni della poetessa verso l’uomo che ama e da cui non vuole più separarsi. La poetessa non vuole più essere una donna randagia e solitaria che vaga di strada in strada, ma vuole essere la regina della casa. Vuole custodire e proteggere anche il loro rifugio nascosto e vuole difenderlo da ogni uragano che potrà scatenarsi contro di loro. Il concetto implicito della poesia è, secondo me, l’esplicazione del concetto di fedeltà. L’Amore, il vero Amore, include la fedeltà tra i due amanti. L’uno deve essere per l’altra e l’altra per l’uno. I due amanti devono donarsi l’un l’altro per sempre. Devono essere costanti negli affetti e nell’amore verso i figli. L’Amore implica di essere fededegni e cioè essere degni di fede l’una dell’altro. La fedeltà, come concetto e come comportamento, è espressa lungo tutta la poesia. Ed io, B. C., sono concorde con la poetessa perché la fedeltà è la forza e l’impegno più gravoso che ci possa essere tra i due amanti, che diventano marito e moglie e mamma e papà. Infine io, B. C., sulla fedeltà ho una esperienza personale molto sentita in merito. Mi ricordo con commozione e con compassione la fedeltà dei miei genitori, ambedue fedeli fino alla fine. Ricordo in special modo la fedeltà, l’affetto e la dedizione di mia madre verso mio padre che fu accudito, assistito, custodito, confortato e coccolato da mia madre fino agli ultimi istanti della sua vita.
II
Questa poesia presenta, secondo me, una forma postmoderna e cioè è una poesia che si estende in lunghezza. Vi sono versi di varia larghezza e altri semi-versi che iniziano a metà rigo. La struttura sintattica è libera e irregolare, dal momento che il periodare ha un andamento vario e articolato. Le frasi, infatti, sono caratterizzate da molte ellissi: verbi e nomi. Infine anche la punteggiatura è varia e libera perché non segue lo sviluppo sintattico, ma è adeguata alla ricercatezza linguistica e lessicale.
La sesta poesia più bella della prima sezione è la n. 13 di pagina 17 (Quarta poesia d’Amore).
Introduzione alla poesia.
Questa quarta poesia sull’Amore, secondo me, fa il paio completo con la terza poesia dedicata all’Amore. La poesia, secondo me, completa e integra la terza poesia, facendone una unità completa e, soprattutto, le due poesie diventano il clou dell’intera poetica amorosa, cosicché conferiscono, principalmente, all’opera poetica, come d’incanto, una raffinata bellezza poetica. Inoltre le due poesie costituiscono la tesi portante delle poesie e sulla poetica dedicate all’Amore. Mentre nella terza poesia, la poetessa metteva in primo piano sé stessa in rapporto al suo amore, in quest’altra poesia, la poetessa mette in rilievo lui in rapporto al suo amore. La poesia descrive ed elenca tutte le belle qualità fisiche e morali del loro amore, che la fanno stare bene e spiegano il loro quotidiano innamoramento. La poesia descrive, dunque, il rapporto amoroso che si è istaurato fra i due, visto con gli occhi e sentimenti di lei, che si sente coinvolta e presa dagli atteggiamenti leggiadri e lievi di lui. A questo punto la poetessa comincia ad elencare e ad esaltare tutte le piacevolezze di lui, tra le quali risaltano le qualità fisiche e morali enumerate nella poesia.
Testo della poesia.
Il quotidiano innamoramento.
L’amore mio ha tanti di quei nomi.
Batte le foglie a volte come cielo
che scende in gocce. Tira via le foglie
secche e le trasporta in volo.
A volte l’amore mio sorge e risplende
a volte per un momento breve
mi guarda sul sentiero con occhi
spaventati di capriolo. Ha molte facce
l’amore mio. Umane facce
e musi. Ha tutte le parole.
Ha note, sinfonie, voci cantate.
Ha un vuoto così grande
che mi accoglie mi chiama e mi
atterrisce. L’amore mio.
Mi consola e mi duole.
E non muore – non muore.
Da forma a forma fiorisce.
Commento alla poesia.
La poesia, secondo me, è molto bella perché la poetessa esprime tutta la sua gioia e la sua felicità per l’Amore che sta vivendo. È un innamoramento, vivo e vitale. La poetessa esprime ed esplicita anche lo stato d’amore, di felicità e di estasi che l’Amore fa provare a chi lo vive intensamente e sinceramente. Ma, come si sa, anche l’Amore finisce e allora subentra l’amarezza, la delusione e il dramma della separazione. Nella poesia, la poetessa enumera le qualità fisiche del suo amore che sono: “sorge e risplende”, “Ha molte facce e musi”, “Ha note, sinfonie, voci cantate”. Poi la poetessa elenca le qualità morali del suo Amore. “Ha un vuoto così grande”; “L’amore mio. / Mi consola e mi duole”. (In questo caso, il sostantivo vuoto sta per la personalità del suo compagno).
Infine la poetessa esalta il suo Amore con gli ultimi due versi. “E non muore – non muore. / Da forma a forma fiorisce”. La poesia è, dunque, una esaltazione del suo amore concreto, quotidiano e attraverso lui la poetessa elogia l’Amore come sentimento che dona gioia e felicità alla coppia che lo vive, in quel momento, come una condizione straordinaria. La poetessa, però, nel corso della poesia, immagina, anche, che l’Amore sia rappresentato con una testa a due facce e quindi è bifronte e bivalente; inoltre l’Amore, come è noto, sviluppa sentimenti contraddittori e ambigui, come la poetessa afferma nei versi “Ha un vuoto così grande/ che mi accoglie mi chiama e mi/ atterrisce”. (In questo caso, la parola vuoto sta per volontà benevola e ambigua del suo compagno). L’Amore, infatti, quando si trasforma in odio o in gelosia, atterrisce e sconvolge chiunque viva quell’Amore divenuto malato e terribile, perché, in questo caso, l’Amore degenerato genera dolore, sofferenza e perfino femminicidi, omicidi e omofobia.
II
Anche questa poesia presenta, secondo me, le stese caratteristiche formali e sintattiche della terza poesia dedicata all’Amore. Infatti la poesia ha un periodare, stretto e stringato, ed ha una punteggiatura che non segue, punto per punto, la struttura sintattica, ma è adeguata alla ricercatezza lessicale e linguistica.
La settima poesia più bella della prima sezione è la n. 15 di pagina 19.
Introduzione alla poesia.
Questa poesia dedicata alla Ispirazione poetica fa, sicuramente, il paio completo con la prima poesia dell’opera poetica, dedicata anch’essa all’Ispirazione poetica. La poetessa si apposta, scruta, stando nascosta, e spia il momento propizio per cogliere il momento opportuno quando nella sua mente compaiano le parole apposite e poetiche. Allora la poetessa le riconosce e le distingue come parole eccelse e parole selezionate. La poetessa agisce come una amazzone, una guerriera che tende un agguato alle parole poetiche per afferrarle subito. Una volta acquisite e assimilate nella sua mente le afferra e le adora. “Edifico un trono per ciascuna”. Allora la poetessa edifica con le nuove parole le nuove poesie che ha in animo di comporre. Solo allora la poetessa prova la rara felicità della creazione poetica, la quale si rivela soltanto alle anime predisposte alle affinità elettive. In questo modo, la poetessa riesce a trasferire le nuove composizioni poetiche, sulla carta bianca, insieme ai suoi sentimenti personali.
Testo della poesia.
A posto qui – sto. Appostata.
Amazzone che aspetta le parole uccello
parole prede. Ma non le ucciderò.
Solo per poco le afferro – le adoro.
Edifico un trono per ciascuna.
Quando tornano intatte
sgusciate dalla logora corteccia
trovo una felicità sempre nuova
che nuova sempre è la felicità
come il cielo.
Commento alla poesia.
Io, B. C., reputo questa breve poesia una bella e significativa poesia perché la poetessa spiega, esplicita e dispiega la tensione e l’ansia segreta che sta alla base del lavoro del poeta. È un lavoro, silenzioso e meticoloso, perché il poeta lo svolge in gran silenzio per portare alla luce le parole poetiche, così come ha insegnato il grande poeta Giuseppe Ungaretti, il quale scavando dentro sé stesso, portava alla luce le parole poetiche; allo stesso modo, il poeta vedeva fare agli operai che portavano a galla i massi del porto sepolto. Anche, la poetessa, allora, si pone sullo stesso metodo di lavoro del grande poeta. La poetessa, scavando dentro sé stessa, coglie il momento propizio e magico dell’Ispirazione poetica per scegliere e selezionare le parole, apposite, ricercate e raffinate, e comporre, così, le sue composizioni poetiche. Il compito del poeta è, allora, quello di sgusciare e ripulire le parole dal guscio del linguaggio comune e liberarle dalle incrostazioni dei luoghi comuni e trasformarle in parole nuove, ricercate, raffinate e poetiche e combinarle in pregiati, personali e raffinati versi.
L’ottava poesia più bella della prima sezione è la poesia n. 22 di pagina 27 (Quinta poesia d’Amore).
Introduzione alla poesia.
Nella quinta e conclusiva poesia dedicata all’Amore, la poetessa cambia, improvvisamente, il contenuto, il registro e il tono delle poesie amorose cosicché quest’ultima poesia risulta differente rispetto alle poesie precedenti. L’Amore non è più visto come un quotidiano innamoramento, bensì, in questa poesia, la poetessa mette in rilievo l’altra faccia dell’Amore. Ora l’Amore è simboleggiato dal rumore potente del trattore. È una poesia tutta traslata e metaforica per descrivere i potenti e contradittori influssi dell’Amore, il quale non è più, silenzioso e lieto, ma fragoroso e fastidioso. I due amanti, dice la poetessa, si avvicinano cautamente all’Amore ma esso si mostra come un cavallo imbizzarrito che li disarciona e li scavalla per terra. I due amanti vorrebbero galoppare il cavallo, il quale, invece, si impenna e trasforma il cuore degli amanti “in un ringhio contro qualcosa/ che non si fa vedere”.
Testo della poesia.
Ci siamo cautamente avvicinati
al raschio inferocito del trattore.
E dentro – quel rumore potente
impennava un nostro grido
tutto il ferro che abbiamo nel cuore
in un ringhio contro qualcosa
che non si fa vedere. Mai mai
si fa vedere e ci sfinisce
con quel suo vuoto.
Commento alla poesia.
L’ultima poesia dedicata all’Amore è, davvero, una poesia seria e malinconica perché l’Amore è visto, per traslazione, come un “raschio inferocito del trattore”. I due amanti si avvicinano al potente Amore ma ne escono sconfitti perché l’Amore trasforma la loro voce in un ringhio che attanaglia e soffoca i loro cuori. Insomma questa poesia introduce e confluisce nella poesia finale, dove Thanatos lotta e vince contro Eros. Thanatos afferra e uccide Eros con un abbraccio mortale. In ultimo, la poetessa, così definisce il lato aggressivo, logorante e invisibile dell’Amore con questi versi. “Mai mai/ si fa vedere e ci sfinisce/ con quel suo vuoto”. Quindi la poetessa, secondo me, è consapevole della concezione dell’Amore bifronte, positivo e negativo, costruttivo e di struttivo, edificante e devastante. Ciò spiega il perché, nell’ultima poesia della prima sezione, la poetessa assegna la vittoria a Thanatos. Ma la poetessa scenderà nel regno dei morti con un atteggiamento renitente, irrispettoso, irriverente, stizzoso, sbarazzino, impertinente, orgoglioso, disinvolto, spregiudicato e, per definirlo, con una sola parola fiero e sprezzante dell’ultimo pericolo, dell’ultimo trapasso e di Thanatos.
La nona poesia più bella della prima sezione è la n. 24 di pagina 29.
Introduzione alla poesia.
La poesia chiude la prima sezione dell’opera poetica e chiude anche la lotta che c’è stata tra Eros e Thanatos, lotta descritta in tutte le poesie che descrivono il combattimento all’ultimo sangue tra Eros e Thanatos. Sembra che la poetessa abbia dato la vittoria a Thanatos perché, per l’appunto, la poesia finale descrive l’ingresso della poetessa nel regno buio della morte. Varcherò la fessura del nero. Dopo aver deposto il suo corpo morto, – l’involucro deposto – , (cioè dopo avere abbandonato il suo corpo inerte sulla terra), la poetessa descrive questa entrata che non è affatto triste e mesta, ma, anzi, è aggressiva, sorprendente, sconvolgente e provocante; inoltre la poetessa mostra un atteggiamento di non curanza e sarà fiera, orgogliosa e dispettosa nei riguardi del regno dei morti, per fare un gran dispitto a Thanatos. Infatti la poetessa si presenta “leggera e sola/ muta e guizzante”. Questa entrata è decisamente inattesa e sorprendente e fa il controcanto all’immagine della discesa che ne ha fatto anche Cesare Pavese nella sua poesia “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, quando nel testo scrive: “Sarà come smettere un vizio, / come vedere nello specchio/ riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti”. Come è evidente questi versi di Cesare Pavese sono tristi e tetri, mentre la poesia di M. Gualtieri esprime tutta la sua irriverenza e la sua fierezza nell’entrare nel regno degli inferi.
Testo della poesia.
Varcherò la fessura del nero
– l’involucro deposto –
sarò leggera e sola
muta e guizzante
tutta vestita solo
di un altro cielo.
Commento alla poesia.
Io, B. C., penso e suppongo che la poetessa abbia dato la vittoria a Thanatos, solo apparentemente; in realtà, secondo me, la poetessa, attribuisce la vittoria a Eros, dal momento che essa si presenta nel mondo degli inferi, leggera e guizzante, cioè piena di una manifestazione di gioia e di sfida a Thanatos, entrando nel mondo degli inferi “ad occhi aperti”, senza farsi intimidire dal tetro regni dei morti. Questa entrata ricorda, ovviamente, la discesa, fantastica e fantasiosa, di Ulisse, nel regno dei morti per parlare con i suoi compagni di lotta e con la sua cara madre. La poetessa, orgogliosa e fiera, entra, nel mondo degli inferi, vestita “tutta vestita solo/ di un altro cielo”, e ciò vuol dire, secondo me, che il suo vestito, tutto azzurro e vermiglio, è quello che si porta via dalla sua vita terrena, dove ha vissuto e goduto del suo Amore, così come è descritto e narrato nelle cinque poesie dedicate all’Amore e al suo Amore. Insomma la poetessa si presenta nel mondo degli inferi, come una ragazzina, vispa e vivace, piena di vitalità e agile, guizzante, come un pesce, e tutta vestita di colori vivaci. E, certamente, questo modo di scendere, luminoso, colorato, sprezzante e sbrigativo, si contrappone ai colori bui e tetri e alla vita rassegnata, ripetitiva e lentissima, quasi immobile, del regno degli inferi.
IV
Una poesia speciale della prima sezione del libro poetico.
La prima sezione ha per titolo “Ecce cor meum” e contiene 24 poesie. Alle poesie analizzate sopra, ne aggiungo un’altra che, per il suo contenuto, esprime, invece, la volontà della poetessa di reagire e ribellarsi alla sua vita triste e monotona di ogni giorno e desidera far palpitare di nuovo il suo cuore. La poesia è la n. 14 di pagina 18. Introduzione della poesia. La poesia è l’unica poesia che contrasta il monotono silenzio e la noia che invade la poetessa nella sua triste e ordinaria vita di casalinga. La poetessa ascolta la voce del suo cuore “che batte” e subito sente che esso palpita ancora forte, forte, forte. Il cuore vuole dire alla poetessa che esso è ancora vivo e palpitante, cosicché lei è presa da un sentimento molto intenso e freme d’Amore. La poetessa asseconda il suo cuore e aumenta, così, in lei, anche la voglia di amare. La poetessa immagina di voler danzare e vorrebbe avere un dialogo con le sue emozioni che non si sono mai assopite, che non sono state mai morte e che non sono mai state finite. La poesia si conclude con la riflessione generale della poetessa che si sente sempre in via di cambiamento e si sente, sempre, trasportata altrove, in un perenne navigare. Ecco i versi finali della poesia “Siamo un essere qui, perenne navigare/ di sostanze da nome a nome. Siamo”. Versi che esprimono, sicuramente, il desiderio e la volontà della poetessa di ascoltare la voce del suo cuore “che batte” e freme ancora una volta.
Testo della poesia.
Subito si cuce questo niente da dire
ad una voce che batte. Vuole
palpitare ancora, forte, forte forte
dire sono – sono qui – e sentire che c’è
fra stella e ramo e piuma e pelo e mano
un unico danzare approfondito, e dialogo
di particelle mai assopite, mai morte mai finite.
Siamo questo traslare
cambiare posto e nome.
Siamo un essere qui, perenne navigare
di sostanze da nome a nome. Siamo.
Commento alla poesia.
La poesia mostra la volontà e il desiderio della poetessa di reagire alla sua vita, grigia e quotidiana, di solitudine e di noia. La poetessa vuole avere un grande amore perché sente il suo cuore che batte e sente che c’è, in lei, un movimento, ritmico e musicale, del corpo, che la porta a danzare e a smuovere le particelle dell’amore, mai sopito, mai morto e mai finito. Allora la poetessa si accorge che dentro di sé sente un traslare di particelle e avverte, anche, un trasporto fremente di passione. Inoltre la poetessa sente il suo cuore pulsare e battere forte, forte, forte. La poesia, dunque, esplicita tutta la passione rovente che la poetessa sente dentro di sé ascoltando il suo cuore che, ancora una volta, palpita e la fa sentire viva, “in perenne navigare”. La poesia ha, poi, un’altra particolarità e cioè quella di far riferimento al titolo della prima sezione: “Ecce cor meum”, preso dalle “Confessioni” di sant’Agostino; il che significa che la poesia esprime la vocazione e la volontà della poetessa di poetare, mostrare e donare il suo cuore all’Amore.
II
Il genere della poesia è, sicuramente, quello postmoderno, in quanto ha un periodare ricco ed articolato, frastagliato e franto di subordinate concatenate fra di loro senza soluzione di continuità. Il linguaggio è ricco e vario, ricercato e raffinato, come è evidente nei versi “Siamo questo traslare/ cambiare posto e nome”. Questi semi-versi rappresentano, sicuramente, secondo me, la tipica lexis postmoderna che si allunga verso il basso per variare la forma e per far vibrare le corde liriche ed emotive del lettore, sorpreso e compiaciuto, per la forza di resistenza e per il rigore sentimentale espresso dalla poetessa.
III
Io, B. C., suppongo che, con questa poesia, la poetessa si faccia portavoce della persona loquens, cioè esprime ed elabora il dolore, non solo di sé stessa, ma soprattutto dei giovani di oggi postcontemporanei. Infatti, io, B. C., penso e reputo che la poetessa, in questa poesia, non esprima soltanto la sua personale reazione alla sua vita, monotona e disperata, che lei descrive in molte poesie della prima sezione. Io, B. C., invece, suppongo che la poetessa esprima, soprattutto, la reazione, comune e logica, di moltissimi giovani del mondo, i quali, quando si trovano a vivere condizioni penose e tristi, allora tutti, si rifugiano nella speranza e nell’utopia di un mondo migliore e felice. Infatti, io, B. C., penso che ognuno di noi, quando si trovi a vivere una vita difficile e precaria, desidera di vivere un grande amore e una vita beata. Così ogni giovane vola con la fantasia e con i propri desideri e allora spera di trovarsi altrove in una condizione di assoluta serenità e felicità. Infatti io, B. C., penso che la poetessa, con questa poesia, esprima la sua esigenza e la rappresentazione di tutti i giovani del mondo ad uscire dalla vita, monotona e quotidiana, ed entrare nel mondo dei desideri e immaginarsi le aspirazioni della vita bella. Infine, io, B. C., penso e suppongo che la poetessa interpreti, così, la persona loquens che si ribelli e protesti contro una vita precaria e disperata per rifugiarsi in un mondo interiore, illusorio e fantastico, immaginando e raffigurandosi, così il suo grande amore e la sua personale felicità.
Modica 15/05/2020 Prof. Biagio Carrubba
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