
IL QUARTO COMPONIMENTO POETICO
POSTCONTEMPORANEO,
POSTCLIMATICO E
POSTAPOCALITTICO.
Quarta parte. (4/5)
I
Già si conosce come avverrà la fine
dell’universo, nostrano e conosciuto.
Ci sarà una enorme conflagrazione
causata dalle esplosioni di miliardi
di stelle, o soli, che appartengono
ad ogni galassia, che, a sua volta,
riesploderà nell’immenso spazio/tempo
che contiene miriadi di galassie,
di nebulose, di comete, di asteroidi,
di buchi neri, di quasar, di pianeti e
sistemi solari. Le innumerevoli
esplosioni delle galassie brilleranno,
splenderanno, fulgeranno in tutta
la volta celeste del nostro sistema
solare e in tutto il cielo dell’universo.
Ogni sole e ogni galassia brilleranno,
creando, così, un gioco gaio e variopinto
di tanti colori diversi che, ben presto,
si trasformerà in una conflagrazione,
totale e multicolore, com’è il gioco,
vario e policromatico, dei nostri
giochi d’artificio, quando, di notte,
nel cielo appaiono e scompaiono,
in un battibaleno, dando una visione
fantastica e uno spettacolo, vivo e
sgargiante, appariscente ed evanescente,
pieno di sfumature cromatiche e pieno
di variopinte luci, in un contrasto,
forte e netto, con il buio assoluto della
calda notte, illuminata a giorno festivo.
II
Come i giochi d’artificio nostrani e conosciuti
creano sfumature e variazioni particolari di luce,
tanto da sembrare una sequela di colori distinti,
che si accendono e si spengono subito e
subito si riaccendono, creando immagini
momentanee ed originali e originando
la rappresentazione di una fitta folla
fantasmagorica, che non presenta
né un inizio, né una fine;
così lo scoppio e l’esplosione delle stelle
e delle galassie daranno vita in tutta
la volta dell’universo ad un immenso
gioco di esplosioni e di riesplosioni
che accenderanno tante nuove conflagrazioni
con tanti nuovi colori, fulgidi e splendenti,
che creeranno, ancor di più, uno spettacolo
vivido e abbagliante, plastico e splendente.
Le esplosioni si susseguiranno nel cielo
una dopo l’altra, senza soluzione
di continuità, e non avranno più
né un principio, né una fine.
III
Allora la post umanità, sopravvissuta,
dopo la pandemia del coronavirus e
dopo la post apocalisse dei prossimi
due decenni, guarderà, in su nello spazio
e nel cielo, e vedrà una luce scintillante,
talmente abbagliante, luccicante, folgorante,
strabiliante, che abbacinerà gli occhi
di tutti i sopravvissuti, attoniti e stralunati,
vinti e sopraffatti dallo straordinario,
unico e inedito, spettacolo celestiale
e astronomico. Allora il bagliore delle
stelle e delle galassie abbaglierà e accecherà,
in un baleno, i pochi superstiti, sbalorditi
e sparsi in ogni luogo sulla Terra smarrita,
impoverita, arida, desolata e desertica.
Infine la sparuta post umanità, che è rimasta,
dopo l’immensa apocalisse, guarderà,
nell’infinito spazio/tempo, il trambusto e
il caos prodotto dalle lunghe esplosioni
delle stelle e delle galassie, e sarà, ancora,
sopraffatta dai lunghissimi tuoni e boati
che attraversano l’intero universo,
da un capo all’altro, e sarà colpita, traforata
e devastata dai lampi di raggi cosmici
che lasciano, anche, lunghe scie luminose
per tutta la volta celeste ormai messa a
soqquadro in un continuo e caotico
rivolgimento, totale e definitivo,
di tutto l’universo, rimescolato in una
fantasmagoria, allucinante e fantastica.
IV
Gli occhi, strabuzzati e sbarrati, dei superstiti
si chiuderanno per sempre e la gente
rimasta, ancora viva, cadrà a terra,
tramortita e colpita dai potenti raggi solari,
per l’incapacità di sostenere l’inedito
e tremendo spettacolo astronomico,
che si svolge, si sviluppa e si epifanizza
nell’immenso spazio dell’universo,
divenuto nero e tetro, e dove ogni stella
e galassia continueranno, ancora,
a brillare e a splendere per altri milioni
di anni-luce, fino a quando, dopo un tempo
lontanissimo e uno spazio lontanissimo,
le stelle e le galassie si spegneranno del tutto.
Dopodiché, gli ultimi astri, ormai bruciati e
resi neri dalla combustione, si consumeranno
per altri milioni di anni luce in un tempo e
in uno spazio infiniti. Resteranno di essi,
soltanto, ceneri e polveri per altri miliardi
di anni-luce, tanto che si può dire che,
forse, il nostro universo non avrà più
nemmeno una fine, vera e propria,
perché di essa non resterà che una nebulosa,
sospesa e pensile nello spazio/tempo
vuoto, morto e sepolto.
V
Allora, come d’incanto, com’è già
avvenuto con l’Araba Fenicia,
tutto ricomincerà di nuovo e
dalle ceneri e polveri rimaste
nel vuoto, rinascerà, risorgerà
-per elettrificazione interna
spontanea e naturale – e, subito,
comparirà un altro neo-universo,
ancora più grande e più maestoso
di prima, più nuovo e più fulgido
del nostro universo, morto e sepolto.
Già tutta questa metamorfosi, rinascita
e rigenerazione è stata prevista e
prefigurata, con calcoli matematici e
astronomici, giusti e precisi, dagli
scienziati di oggi, i quali hanno, già,
prefigurato, prestabilito e definito
come andrà a finire da ora in poi fino
alla fine dello spazio/tempo universale.
Dopo di che, risorgerà una nuova
Araba Fenicia, una nuova aquila,
che sorvolerà per altri miliardi di anni,
nel nuovo spazio /tempo, e darà vita
a una nuova generazione di uomini,
gettati su un altro pianeta Terra.
VI
Ed io, B. C., prefigurandomi, nella mia mente,
ed immaginando, interminati spazi,
e nuovi silenzi e una sterminata quiete,
aldilà del nostro sistema solare e aldilà
della nostra galassia, la Via Lattea,
potrò, finalmente, morire, chiudere gli occhi
soddisfatto e contento, perché so come
andrà a finire non solo sulla Terra, ma,
anche e soprattutto, al nostro universo.
Morirò in pace con me stesso e con la
scienza di oggi e con quella di domani,
la quale, sicuramente, sarà ancora più precisa
e darà maggiori dettagli, dati e date, rispetto
alle previsioni di oggi, ancora incerte,
frastagliate e approssimative, e ancora,
in cerca della materia e dell’energia oscura.
Le scienze astronomiche di domani saranno,
ancora, più precise nella rappresentazione
e nella descrizione delle immagini finali
dell’ultima deflagrazione degli astri e
saranno ancora più esatte a predire e seguire
l’ultima apocalisse che coinvolgerà
e distruggerà non solo il pianeta Terra,
ma prefigurerà, raffigurerà e delineerà
anche, tutto il completo collasso dell’intero
universo, conosciuto fino ad oggi.
Nota finale.
Io, B. C., penso e reputo che la poesia postcontemporanea, post climatica e post apocalittica non debba essere una poesia personale e personalistica, ma debba essere una poesia sociale che abbia lo scopo di essere una poesia comunitaria, utile e pragmatica. Infatti la caratteristica primaria della poesia postcontemporanea è quella di spingere all’azione i lettori della poesia postcontemporanea. L’azione, in questo caso, è quello di fortificare, rincuorare, confortare e incrementare tutta la resilienza che vive in ogni lettore della poesia postcontemporanea e di suscitare e destare il vigore, la resistenza di tutti i cittadini che vogliono difendersi dal gran male che, oggi, assilla, assalta e assale tutti i popoli del mondo, colpiti dal covid-19. La poesia postcontemporanea, post climatica e post apocalittica deve infondere coraggio, fede, carità e amore in tutti i cittadini che riescono a sopravvivere alla grande epidemia del coronavirus, il quale, nei prossimi mesi contagerà, inevitabilmente e sicuramente, altri milioni di persone e porterà la morte in ogni luogo e in ogni parte della Terra. Ad oggi le persone contagiate sono più di 8 milioni e le vittime sono più di 400.000 in tutto il mondo. Io, B. C., penso che il compito principale del poeta postcontemporaneo e post apocalittico deve rappresentare e descrivere gli effetti del contagio sia nel singolo contagiato, sia nella famiglia in cui abita e sia nella comunità a cui appartiene. Inoltre, il poeta postcontemporaneo e post apocalittico deve fortificare gli animi dei lettori e deve spronare e incitare a vivere e deve spingere tutti i lettori ad affrontare il male conosciuto del coronavirus. Allora, secondo me, il poeta postcontemporaneo deve far leva e sperare sui vaccini che, fra qualche mese, potranno sconfiggere definitivamente il male oscuro che ci opprime e ci distrugge silenziosamente notte e giorno nelle nostre case, deformando il nostro bel corpo giovane e vitale. Da tutto questo ragionamento sulla poesia postcontemporanea, post climatica e post apocalittica, io, B. C., deduco che lo scopo principale della poesia postcontemporanea e post apocalittica deve essere quello di mantenere lo spirito, la psiche e l’umore, giovanili e vitali, vivi e creativi dei lettori postcontemporanei e post climatici. Essi devono fortificare la loro resilienza per affrontare nei prossimi 2 decenni la spaventosa e definitiva apocalisse che ci aspetta. Inoltre, secondo me, la poesia postcontemporanea, post climatica e post apocalittica deve dare uno scopo all’esistenza di tutti noi e deve indicare, anche, un senso alla nostra vita e deve elargire una ragione per vivere e una ragione per morire. Insomma, la poesia postcontemporanea deve indicare e guidare verso una vita che abbia uno scopo e un senso e deve saper dare una interpretazione di tutta la realtà sociale che vediamo e in cui viviamo. Infine, la poesia postcontemporanea deve saper unirci a tutti gli altri membri in una comunità collettiva e solidale che dia forza e coraggio a tutti i suoi membri, perché soltanto così non si rimane sbandati, picari, banditi da ogni società e da ogni civiltà, alta e raffinata, com’è la nostra, tecnologicamente e mediaticamente, molto sviluppata e avanzata. Mi sembra di rileggere, di riascoltare, di sentire e ribadire le felici e indimenticabili immagini dello stupendo e immortale componimento poetico “La ginestra” del giovane favoloso Giacomo Leopardi, quando poeta questi versi: “ed ordinata in pria/l’umana compagnia, /tutti tra sé confederati estima/gli uomini, e tutti abbraccia/con ver amor”. Ma, secondo me, nulla di tutto questo succederà; non vi sarà nessuna confederazione tra gli uomini. L’unica cosa sicura che, secondo me, ci sarà, sarà, soltanto, l’Apocalisse.
Modica 27/06/2020 Prof. Biagio Carrubba
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