Qualche notizia comune e semplice
sul teatro di Luigi Pirandello.
I
Introduzione.
L’inizio della produzione teatrale di Pirandello avvenne nel 1910, anno della rappresentazione degli atti unici La Morsa e Lumie di Sicilia, che l’autore riprese da alcune novelle scritte precedentemente. Nel 1915 a Milano un’importante compagnia mise in scena al teatro Manzoni la commedia in tre atti Se non così. Questa commedia prese poi, nel 1921, il titolo definitivo “La ragione degli altri”. Pirandello, da questo successo, trasse nuovo impulso per continuare la sua produzione teatrale. Dopo una prima produzione di commedie, Pirandello nel 1921 iniziò a scrivere dei drammi con la tragedia “Sei personaggi in cerca d’autore”, che diede all’autore una fama internazionale; da questo momento la produzione teatrale divenne oggetto di interesse di tutti i critici, i quali posero le opere di Pirandello al centro dei loro dibattiti, considerandole alla stregua delle opere letterarie di Kafka e teatrali di B. Brecht, e di altri scrittori e letterati europei come Proust, Joyce e Musil.
Le opere teatrali più importanti di Pirandello sono le seguenti.
1) Il dovere del medico del 1913;
2) La ragione degli altri del 1915;
3) Cecè del 1915;
4) Pensaci Giacomino del 1916;
5) All’uscita del 1916;
6) Liolà del 1916;
7) La giara del 1916;
8) Così è (se vi pare) del 1917;
9) Il berretto a sonagli del 1917;
10) Il piacere dell’onestà del 1917;
11) Il giuoco delle parti del 1918;
12) L’innesto del 1919;
13) La patente del 1919;
14) L’uomo, la bestia e la virtù del 1919;
15) La signora Morli, uno e due del 1919;
16) Tutto per bene del 1920;
17) Come prima, meglio di prima del 1920;
18) Sei personaggi in cerca d’autore del 1921;
19) Enrico IV del 1922;
20) L’imbecille del 1922;
21) Vestire gli ignudi del 1922;
22) L’uomo dal fiore in bocca del 1923;
23) La vita che ti diedi del 1923;
24) Ciascuno a suo modo del 1924;
25) Bellavita del 1926;
26) Diana e la Tuda del 1926 (dedicata a Marta Abba);
27) L’amica delle mogli del 1927 (dedicata a Marta Abba);
28) La nuova colonia del 1928;
29) O di uno o di nessuno del 1929;
30) Lazzaro del 1929;
31) Questa sera si recita a soggetto del 1930;
32) Come tu mi vuoi del 1930 (dedicata a Marta Abba);
33) Sogno (ma forse no) del 1931;
34) Trovarsi del 1932 (dedicata a Marta Abba);
35) Quando si è qualcuno del 1933;
36) Non si sa come del 1934;
37) La favola del figlio cambiato del 1934;
38) I giganti della montagna del 1936 (Incompiuto) che nel 1937 è stata presentata a Firenze al Giardino di Boboli, con la direzione di Renato Simoni. Nel 1918 Luigi Pirandello chiamò la sua produzione teatrale “Maschere Nude”. Pirandello scelse il titolo Maschere Nude poiché sintetizza tutta la sua filosofia teatrale. Maschere Nude vuole significare la concezione secondo la quale ogni uomo ha sopra la sua faccia, una maschera che nasconde la sua vera personalità. Il compito di Pirandello è quello di smascherare ogni uomo per farlo apparire quello che è effettivamente ed infatti distingue la persona dal personaggio. La persona è l’uomo integro, pulito e coerente; il personaggio è l’uomo che si mostra agli altri con la sua maschere sotto la quale può essere falso e ipocrita per raggiungere i propri obiettivi.
Pirandello scrisse 3 opere dedicate al teatro che fanno parte del Teatro nel Teatro.
1) Sei personaggi in cerca d’autore del 1921
2) Ciascuno a modo suo del 1924
3) Questa sera si recita a soggetto del 1930
Le ultime 3 tragedie sono di genere surrealistico, riguardano i miti astorici del passato, che Pirandello stesso ha definito Mito, ognuna di esse.
1) La nuova colonia del 1928
2) Lazzaro del 1929
3) I giganti della montagna del 1936 (Incompiuto) che nel 1937 è stata presentata a Firenze al Giardino di Boboli, con la direzione di Renato Simoni.
II
Le caratteristiche del teatro di Pirandello.
Pirandello scrisse molte opere teatrali che hanno come protagonisti vari personaggi tutti diversi tra di loro. Fra le sue commedie più famose vi sono “Liolà”, dove il protagonista è un contadino, la tragedia “Enrico IV” che nella tragedia è un finto imperatore. In tutta la sua vita, Pirandello scrisse tante altre opere teatrali, oltre alle due già dette, i cui protagonisti sono piccoli borghesi o uomini comuni che cercano di essere sé stessi, anche se molte volte recitano una parte che non gli piace. I casi umani trattati da Pirandello sono molto vari e diversi e lui cerca di dimostrare le ragioni dei loro comportamenti. Pirandello nella sua produzione teatrale forse è riuscito ad anticipare in Italia la filosofia dell’Esistenzialismo francese che stava nascendo in Germania e in Francia. Ma egli, dato che descrive la relatività dei casi umani che sono comuni a tutte le epoche e a tutte le società si può definire uno scrittore universale e quindi immortale e forse ha anticipato addirittura la nostra società attuale postmoderna, la quale nell’ultimo scorcio del secolo scorso e nel primo decennio del nuovo secolo è diventata socialmente molto più frammentata e frammentaria, culturalmente più disorganica e disunita, politicamente molto più divisa e autonoma. Infatti, io, B. C., constato che l’umanità si sta trasformando, antropologicamente, in una umanità, sempre più, addentro ad una conoscenza scientifica del mondo e dell’universo ed è, sempre più, consapevole della pluralità delle incognite che gravano sul destino di tutta l’umanità. Il genio letterario e teatrale di Luigi Pirandello aveva intravisto tutto questo e, con le sue commedie e tragedie, lo ha portato sulle scene del suo teatro, facendo emergere e mettendo in risalto, sempre di più, la frammentarietà dello spirito umano e la relatività dei casi umani, estremi e curiosi che popolano la vita di tutti i popoli e le civiltà del mondo. Pirandello è stato, secondo me, così, il precursore della società postmoderna e, addirittura, della società postcontemporanea.
III
Il relativismo pirandelliano.
Pirandello espresse la sua visione sociale di vita, sia nelle novelle che nelle opere teatrali dove la sua Weltanschauung viene dispiegata in modo completo a partire dai primi atti unici del 1910 fino all’ultima grande tragedia del 1936, “I giganti della montagna”. Pirandello spiega e chiarisce in modo chiaro la sua visione di vita già nei due saggi del 1908 “L’umorismo” e “Arte e Scienza”. Alla base della sua filosofia c’è il relativismo, quella concezione filosofica che afferma che un giudizio è solo soggettivo quindi valido per chi lo esprime. Il relativismo si contrapponeva al positivismo che affermava che la verità sta nella realtà. Mentre, Pirandello, affermando il relativismo esaltava il soggetivismo. Pirandello in un primo momento distinse ed espresse il relativismo psicologico (soggettivo) di cui “Il fu Mattia Pascal” è il romanzo più riuscito in forma letteraria. A base del suo soggettivismo psicologico, Pirandello cita continuamente lo psicologo francese, Alfred Binet, il quale in un’opera di psicologia del 1892, Les Altérations de la personnalité, aveva affermato che ogni uomo ha un io che si frantuma nel corso della propria vita: la nostra personalità si modifica col tempo. Secondo Binet, infatti, la personalità non è una entità fissa, permanente ed immutabile; è una sintesi di fenomeni che varia con gli elementi che la compongono e che è in via di continua ed incessante trasformazione. Pirandello fa sue queste idee e presenta nei suoi personaggi uomini che hanno un io frammentato e spezzato come nel “Il fu Mattia Pascal”. Questa concezione mutabile dell’io era stata già affermata da un grande filosofo francese Biagio (Blaise) Pascal che aveva detto: non c’è uomo che differisca più da un altro che da se stesso nella successione del tempo. In un secondo tempo, Pirandello, allargò il relativismo riportandolo nella società e definendolo relativismo sociale. Le opere teatrali del periodo del relativismo sociale sono: “Il Piacere dell’onestà” (1917), “Il giuoco delle parti” (1918) e tante altre. In un terzo momento Pirandello allargò ed ampliò ancor di più il relativismo portandolo da sociale ad assoluto intendendo dire che non vi sarà mai una verità certa per tutti cioè nessuno riuscirà mai a conoscere la verità assoluta di come stanno le cose effettivamente. Il dramma che esprime meglio il relativismo assoluto è, a detta dei critici, la Signora Frola e il signor Ponza, suo genero. La caratteristica principale del relativismo sociale di Pirandello è espresso in queste commedie assurde, paradossali, ambigue, curiose, strane che suscitano nello spettatore amarezza, rabbia, incredulità e gioia. Nel 1921 Pirandello lasciò la commedia e scrisse tragedie tra cui la famosa “Sei personaggi in cerca d’autore”. Questa fase finì nel 1926, quando cominciò a scrivere altre tre commedie di tipo mitico, astorico e surrealista, definite dallo stesso Pirandello: Miti. Oltre a queste commedie, Pirandello scrisse altre tragedie sul teatro stesso che aggiungono molto anche al relativismo teatrale e sociale.
IV
Giudizio e conclusione mia personale.
Io, Biagio Carrubba, non ho nessun dubbio sul genio letterario e sulla grandezza di drammaturgo di Luigi Pirandello. Egli ha saputo descrivere molto bene il mondo della società moderna italiana e di quella internazionale della sua epoca e del suo periodo storico. Pirandello ha descritto il mondo dei disagiati, il mondo degli alienati, il mondo dei piccoli borghesi, ma anche quello primitivo dei contadini e quello di personaggi che cercano il loro autore. Ha visto e intravisto l’attuale società postmoderna già molti anni fa perché ha saputo intuire il relativismo filosofico odierno, la pluralità delle ideologie, la frammentarietà delle classi sociali, la disgregazione dell’individuo. Da tutte le opere di L. Pirandello, le novelle, i romanzi, le commedie e i drammi, emerge la visione di vita di Pirandello conosciuta come Pirandellismo. L. Pirandello descrive i personaggi e le loro storie sempre in situazioni particolari, assurde, inconsuete, paradossali, quasi inverosimili e quasi incredibili. Egli analizza il carattere, le fobie, i ragionamenti di alcuni personaggi penetrando dentro la loro psiche e la loro personalità mettendo a nudo la loro essenza interiore e chiarendo di volta in volta il perché essi agiscono in quel modo e non in un altro. Certe volte i drammi dei personaggi scadono nell’umorismo o nel ridicolo ma essi sono soltanto la facciata della tragedia che stanno vivendo, come nella famosa novella “L’ombra del rimorso” (1914, VII volume) poi trasposta da Pirandello nell’atto unico “Bellavita” (1926). Pirandello stesso distingue persona da personaggio, le persone sono quelle vere, sono gli uomini che soffrono e gioiscono nella loro vita; mentre i personaggi sono le persone che agiscono in pubblico e recitano molte parti che non gli piacciano o che magari odiano. La grandezza artistica e letteraria di Pirandello consiste nel fatto che egli sa descrivere molto bene i personaggi e le loro situazioni in cui vivono. Egli sa mettere a nudo le passioni e le tragedie delle persone, ma sa anche cogliere la loro meschinità o la loro generosità di uomini di tutti i ceti sociali: dai contadini più poveri ai borghesi più ricchi, dai piccoli borghesi ai nobili più blasonati. La commedia, nella quale Pirandello fa emergere e mette in rilievo l’amore è la bella e sentita commedia “L’innesto” del 1917 nella quale la protagonista fa accettare a suo marito un figlio non suo per amore di lei. Ecco le battute finali della commedia. “Laura. Ma a ciò che io ho voluto, con tutta me stessa, per te, e che devi volere anche tu! È mai possibile che tu non ci creda. Giorgio. Si, si … nel tuo amore, credo. Laura. E dunque, che vuoi di più, se credi nel mio amore? in me non c’è altro! Sei tu in me, e non c’è altro! Non c’è più altro! Non senti. Giorgio. Si, si. Laura. Ah, ecco! Il mio amore! Ha vinto! Ha vinto! Il mio amore!” La commedia rappresenta, secondo me, B. C., il trionfo dell’amore ed è, anche, un inno alla vita, dal momento che il nascituro troverà una casa e una famiglia accogliente e il bambino sarà cresciuto ed educato con l’affetto e con l’amore dei genitori.
V
Giudizio mio personale sull’opera narrativa e teatrale di Luigi Pirandello.
Io penso che la bravura di Pirandello, la bellezza e il fascino delle sue opere letterarie e teatrali consistano nel fatto che Pirandello sia un gran maestro nel descrivere il passaggio, la trasformazione e la metamorfosi in maniera lineare, avvincente, senza soluzione di continuità, di molti aspetti della vita sociali che vanno: dalla realtà alla fiction; dalla vita alla forma; dalla realtà alla finzione; dalla parte propria alla parte altrui; dalla Ragione alla pazzia; dalla regolarità della vita borghese alla disperazione della vita piccolo borghese; dal benessere sociale al malessere sociale; dalla lucidità suicida al labirinto della vita; dal senso della vita al non-senso della vita, dalla fiction alla realtà. Infine, io, B. C., reputo e affermo che Pirandello abbia saputo cogliere e rappresentare l’autenticità degli uomini nel loro essere violenti, brutali, assassini, perfidi, falsi, tratteggiandone la loro umana natura, dandone una visione completa di essa. Riporto un brano del libro “L’uomo delle contraddizioni” (Sellerio 2017, pagina 111) di Luigi Filippo d’Amico che riporta il giudizio di Pirandello sulla commedia “Sagra del signore della nave” e sulla natura umana. Ecco il brano nel quale Pirandello commenta il suo atto unico ed esplicita il suo giudizio sulla natura umana. “Nel nuovo, sgargiante teatro, il 2 aprile 1925, andò in scena un atto unico Sagra del signore della Nave, che il teatro del Convegno aveva restituito a Pirandello perché di realizzazione troppo costosa. Pirandello così lo descrive: È un affresco violentissimo nel quale ho voluto rappresentare quanto c’è di tragico nella bestialità umana; e la rappresentazione del peccato e della penitenza di questo armento umano che ha in sé qualcosa di bestiale… È l’intera visione della vita e dell’umanità che piange dopo aver peccato, sintesi tragica e comica ad un tempo”. Pirandello ha saputo, così, ben descrivere, secondo me, la complessità dell’uomo moderno, la quale non è stata meno inferiore dell’uomo postcontemporaneo, ma diversa e determinata da un’altra cultura scientifica; invece, l’attuale società postcontemporanea è diversa, ma non inferiore, di quella che seguirà la nostra attuale società, benché la prossima società del mondo occidentale che io, B. C., definisco, fin da d’ora, società “Post-Postcontemporanea”. La prossima società post-postcontemporanea, che è già alle porte, sarà dominata e caratterizzata da un’altra e più intensa conoscenza scientifica e tecnologica. In altre parole, lo Zeitgeist dell’uomo moderno di Pirandello era diverso dallo zeitgeist dell’uomo postcontemporaneo di oggi, il quale sarà diverso da quello dell’uomo post-postcontemporaneo, che già appare all’orizzonte aperto e già tracciato da noi, uomini e donne dell’attuale contemporanea.
Modica 12/11/2019 Prof. Biagio Carrubba
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