Poesie e frammenti 1913 – 1933.

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Poesie e frammenti 1913 – 1933.

Brecht cominciò a scrivere poesie in giovane età e finì di farlo pochi mesi prima di morire nell’Ospedale della Charitè di Berlino. Io, Biagio Carrubba, penso che la produzione poetica di Brecht comprenda poesie molto belle, redatte in tutta la sua vita di poeta, e altre meno belle. Io, B. C., riporto, qui di seguito, le poesie che mi sono piaciute di più e non menziono le altre, meno significative. “Poesie e frammenti 1913 – 1933” comprende poesie precedenti alla conversione di Brecht al marxismo e poesie successive. Fino al 1930 le poesie seguono la produzione teatrale e personale del poeta; dal 1930 le poesie seguono l’andamento politico e sociale delle nuove idee del marxismo. Le poesie più belle del primo periodo sono. “L’albero in fiamme” (pagina 655), “Leggenda Moderna” (pagina 667), “Inno a Dio” (pagina 699), “La leggenda della Puttana Evelyn Roe” (pagina 701), “Alla sepoltura di Wedekind” (pagina 717), “Oh le inaudite possibilità” (pagina 725), “Germania, cosa bionda, pallida” (pagina 745). La prima poesia, che mi piace riportare in questa selezione poetica, è la poesia dedicata alla vitalità. È una poesia molto bella perché rispecchia, esplicita e esplica la vita gioiosa, goliardica di Bertolt Brecht e lo spirito vitale di Baal. (Volume I. pagina 733).

Testo della poesia. SULLA VITALITA’
1
L’essenziale è la vitalità
ce l’avete dopo una buona acquavite
una donna giovane e sana influisce
sulla vitalità, questo è certo.
2
Giaccion le donne appallottolate a riccio,
portate la frusta a letto con loro!
Si può fare anche nel prato: cioè solo
con la dovuta vitalità.
3
La vitalità, quella che ci riesce anche
col più stupido angelo. La vitalità.
Così che smaniando, prostrato sul ventre,
vi supplica di finirlo del tutto.
4
La vitalità, quella non si cura
dell’animo e del sentimento
si cura piuttosto della faccia nascosta
e della donna come cavalla.
5
Alla vitalità non importano le conseguenze
la vitalità si fa la vita comoda.
Non ci sono ritegni. Per esempio Baal
come uomo non era simpatico.

(Perciò io prego dio mattina e sera
per la vitalità).

Un’altra bella poesiola è la seguente. (Volume I. pagina 757).

ANCHE IL CIELO A VOLTE SPROFONDA

Anche il cielo a volte sprofonda
e precipitano sulle terra le stelle.
Frantumeranno lei e noi insieme.
Sarà forse domani quel giorno.

Dello stesso periodo è la poesia “Ai posteri”, del 1920. Ecco il testo della poesia. (Volume I. Pag. 759).

AI POSTERI

Lo confesso: io
non ho nessuna speranza.
I ciechi parlano di una via d’uscita. Io
ci vedo.
Quando gli errori sono esauriti
siede come ultimo compagno
di fronte a noi il nulla.

Alcune delle poesie politiche del secondo periodo (1930 – 1934), quando ormai la svolta e la conversione al marxismo e al comunismo, era avvenuta in modo definitivo e decisivo, sono: “Elogio dell’Urss”, “I tre soldati”, “Canzone della solidarietà”, “Ballata della goccia sulla pietra rovente”, “Canto dello sciopero”, “Il comunismo è il giusto mezzo”, “I giacigli della notte”, “Dottrina del sabotaggio”, “Canzone della vedova di guerra”, “Passando la frontiera dell’Unione”, “Quando il fascismo diventava sempre più forte in Germania”, “Il fuhrer ha detto: si deve marciare”, “Fra tutte le opere”, “Ballata di politica estera”, “Ballata dell’incendio del Reichstag”, “Attesa del secondo piano”. Una bella poesia di questo periodo è dedicata alla primavera “Vien primavera”, del 1931. (Volume I. pagina 1123).

Testo della poesia
*
1
Vien primavera.
Si rinnova il gioco dei sessi,
gli amanti si trovano.
Già la mano dell’amato con la sua stretta lieve
dà brividi al seno della ragazza.
Lui inebria il suo fugace sguardo.

2
In nuova luce
appare il paesaggio agli amanti, di primavera.
A grande altezza essi spiano
i primi stormi di uccelli.
L’aria è già tiepida.
I giorni si allungano, i prati
rimangono a lungo chiari.

3
A dismisura crescono alberi ed erbe
in primavera.
Ininterrotto è il fruttificato
del bosco, dei prati, dei campi.
E sventatamente la terra
genera il nuovo.

L’ultima bellissima poesia è “Ci dicono che tu non vuoi più lavorare con noi”. (Volume I, pagine 1195 – 1197).

Testo della Poesia
*
I
Ci dicono che tu non vuoi più lavorare con noi.
Sei troppo a terra. Non riesci più a correre di qua e di là.
Sei troppo stanco. Non riesci più a imparare.
Sei bell’e finito.
Non si può chiederti di darti ancora da fare.

Ma sappi:
noi lo chiediamo.

Se sei stanco e ti addormenti
nessuno ti sveglierà per dirti:
alzati, il cibo è pronto.
Perché dovrebbe essere pronto il cibo?
Se non sei in grado di correre di qua e di là
rimarrai a letto. Nessuno
ti cercherà per dirti:
c’è stata una rivoluzione, le fabbriche
ti aspettano.
Perché dovrebbe esserci stata una rivoluzione?
Se sei morto, ti seppelliranno
sia tu colpevole o no della tua morte.

Dici:
ho lottato troppo a lungo. Non posso più lottare.
Allora ascolta:
sia tu colpevole o no:
se non puoi lottare, scomparirai.

2
Tu dici: ho sperato troppo a lungo. Non posso sperare più oltre.
Che cosa hai sperato?
Che la battaglia sia facile?

Non è questo il caso.
La nostra condizione è peggiore di quel che credevi.

Questa è:
se non compiamo azioni più che umane
siamo perduti.
Se non possiamo fare cose che nessuno può chiederci
scompariremo.
I nostri nemici aspettano
il momento della nostra stanchezza.

Quando la lotta ha toccato il punto più aspro
i combattenti sono più stanchi che mai.
Sono i combattenti esausti a perdere la battaglia.

 

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Modica 19/01/2020                                                                   Prof. Biagio Carrubba

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