Il percorso poetico, culturale, ideologico e personale di Salvatore Quasimodo.
Il percorso poetico, culturale, ideologico e personale di Salvatore Quasimodo inizia negli anni ’20 del 1900 e si svolge tra la Sicilia e la città di Roma. Tra il 1919 e il 1929 Quasimodo inizia il suo apprendistato poetico e scrive le sue prime poesie tra cui la bellissima “Vento a Tindari”. Tra il 1929 e il 1942 Quasimodo, come la maggior parte dei poeti italiani, scrive poesie ermetiche. È probabile che Quasimodo scrisse le sue prime opere poetiche ermetiche sia perché l’ermetismo era l’unica poetica consentita dal regime fascista, anche se mal tollerata e criticata aspramente, sia forse, perché, Quasimodo condivideva appieno l’ermetismo. Quasimodo forse si adattava all’ermetismo perché lo riteneva l’unica forma poetica allora possibile in Italia. Fatto sta che Quasimodo, contemporaneo di Giuseppe Ungaretti, ma indipendente da lui, fu uno dei padri fondatori dell’ermetismo con la sua prima opera poetica “Acque e Terre” pubblicata nel 1930. Negli anni successivi Quasimodo, con le sue altre opere poetiche, consolidò e rafforzò la sua produzione ermetica con “Oboe sommerso” del 1932 e “Erato e Apollion” del 1936 fino al 1942 con l’ultima pubblicazione del volume miscellaneo “Ed è subito sera”. Anche la sua contemporanea produzione di traduttore dei poeti greci risentiva dell’influsso dell’ermetismo ed infatti la sua traduzione de “Lirici greci” del 1940 è improntata su uno stile ermetico. Poi arrivò la seconda guerra mondiale e con essa le cose cambiarono sia in Italia che nel mondo. Infatti la guerra portò alla fine del fascismo e dell’ermetismo e nacque nel 1943 la nuova letteratura poetica italiana che si richiamava al neo realismo cinematografico che proprio in quegli anni stava nascendo. E fu così che anche Quasimodo, tra i primi in Italia, guardò al neorealismo cinematografico e poetico e così cominciò a scrivere poesie di orientamento neorealistico e tra queste la prima poesia fu senz’altro “Alle fronde dei salici” inserita poi nell’opera poetica “Giorno dopo giorno” pubblicata nel 1947. Ma fu la terrificante e terribile vista della nefandezza e degli orrori della guerra che fece maturare Salvatore Quasimodo che, da uomo distaccato dalla vita sociale e immerso nella traduzione delle poesie, passò, tra il 1943 e il 1944, con la morte di bambini innocenti e con la lotta dei partigiani, a produrre poesie neorealistiche. La presa di coscienza della brutalità della guerra, la stoltezza del fascismo e la disumanità del nazismo furono i motivi che diedero la svolta poetica a Quasimodo insieme a tanti altri intellettuali e poeti come Ungaretti e Montale. Subito dopo la guerra, Quasimodo diventò un uomo libero di sinistra che vedeva l’Italia con gli occhi del pacifista e del democratico di sinistra e giudicava la barbarie e la disumanità della guerra e la riconduceva alla bestialità dell’uomo contemporaneo e alla ferinità dell’uomo primitivo. In questo clima post bellico, tra il 1945 e il 1948, Quasimodo scrisse un’altra raccolta neo realistica dal titolo “La vita non è sogno” pubblicata nel 1949. In questa opera il poeta dispiega il suo dolore contro il tremendo orrore della guerra e la disumanità dei nazisti ed esprime anche un forte spirito di pacifismo, di amore e un forte spirito verso la vita.
Modica 18 / 08/ 2018 Prof. Biagio Carrubba
Commenti recenti