
Parafrasi della poesia
“I Pastori”
di Gabriele d’Annunzio.
G. D’ANNUNZIO nacque a Pescara nel 1863; poi fanciullo si trasferì a Prato, quindi all’università di Roma, ma qui non si laureò mai perché divenne ben presto un brillante giornalista e un affascinante don Giovanni. A sedici anni scrisse il primo libro di poesie con il titolo “Primo vere” (1879). Da allora in poi scrisse una sterminata produzione letteraria composta di poesie, carmi, romanzi e tragedie che ebbero molta fortuna nel suo tempo e che furono molto lette e rappresentate in teatro. G. D’Annunzio ebbe molte relazioni d’amore tra cui una con la famosa attrice Eleonora DUSE, con la quale convisse 10 anni conducendo una vita dispendiosa, fausta e sfarzosa nella villa della Capponcina in Toscana. Nel 1910 perseguitato dai creditori scappò in Francia. Nel 1915 tornò in Italia dove incitò l’Italia ad entrare nella 1ª guerra mondiale. Durante la guerra fu il protagonista di azioni militari spericolate e spettacolari. Sono famose due missioni: il volo su Vienna e la nota beffa di Buccari. Dopo la guerra, con il fascismo al potere (1923) diventò il poeta ufficiale ed onorato del fascismo. Diventò amico personale del duce. Durante il regime fascista si ritirò sul lago di Garda nella sua famosa villa di Cargnacco. Morì il 1 marzo del 1938.
Alcune opere letterarie e poetiche di d’Annunzio.
Le opere poetiche di Gabriele D’Annunzio.
1. Primo vere 1879;
2. Canto novo 1882;
3. Isotta Guttadauro 1886;
4. Elegie Romane 1887,
5. Poema paradisiaco 1893;
6. Odi navali 1903;
7. Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi 1904;
8. Merope 1912;
9. Asterope postumo.
Le opere narrative.
1. Terra vergine novelle 1882;
2. Il libro delle vergini novelle 1884;
3. San Pantaleone novelle 1886;
4. Il piacere romanzo 1889;
5. Giovanni Episcopo romanzo 1892;
6. L’Innocente romanzo 1892;
7. Trionfo della morte romanzo 1894;
8. Le vergini della roccia romanzo 1896;
9. Il fuoco romanzo 1900;
10. Le novelle della Pescara 1902;
11. Forse che si forse che no romanzo 1910;
12. La leda senza cigno racconto 1916.
Le opere teatrali.
1. Sogno di un mattino di primavera 1897;
2. Sogno di un tramonto d’autunno 1898;
3. La città morta 1898;
4. La gioconda 1899;
5. La gloria 1899;
6. Francesca da Rimini 1901;
7. La figlia di Iorio 1903;
8. Più che l’amore 1906;
9. La nave 1908;
10. Fedra 1909;
11. Il martirio di san Sebastiano 1911;
12. La Parigina 1913.
Altre opere in prosa.
1. La contemplazione della morte 1912;
2. La vita di Cola di Rienzo 1913;
3. Cabiria 1914;
4. Notturno 1921,
5. Le faville del maglio 1924 –1928;
6. L’urna inesausta 1931;
7. Il libro segreto 1935;
8. Teneo te, Africa 1936;
9. Solus ad solas Postumo.
La poetica di G. d’Annunzio.
Io, B. C., reputo che G. d’Annunzio sia stato un grande poeta, per la sua grande capacità di usare, e anche troppo, l’ornatus e la magniloquenza retorica. Le caratteristiche della poetica del D’Annunzio furono anche: l’estetismo, il panismo, l’ulissismo, l’egotismo. L’estetismo affermava che nella vita bisogna perseguire tutto ciò che è bello, e prima di ogni cosa l’arte. Il panismo affermava che nella via bisogna integrarsi con la natura. L’ulissismo affermava che nella vita bisogna scoprire tutto. L’egotismo affermava anche il dominio del sé. Il suo motto era “Memento audere semper” (Ricordati di osare sempre). Ma la ideologia culturale e politica di G. d’Annunzio, per la maggior parte, fu determinata dalla filosofia di Federico NIETZSCHE, che allora si stava diffondendo in tutta Europa. Nietzsche affermava la filosofia del “Superuomo” secondo la quale l’uomo doveva superare sé stesso per diventare un superuomo e quindi esaltava gli uomini forti e disprezzava gli uomini deboli. Nietzsche esaltava anche la superiorità delle razze superiori. D’Annunzio accettò queste idee e nei suoi romanzi egli descrisse personaggi che esaltavano o imitavano il superuomo. D’Annunzio dedicò una lunga poesia a Federico NIETZSCHE quando Eleonora Duse comunicò a G. d’Annunzio la morte del grande filosofo avvenuta il 25 agosto 1900, in Germania. Il titolo di questa poesia è PER LA MORTE DI UN DISTRUTTORE. F. N. XXV agosto MCM.
Introduzione alla poesia
I Pastori
Questa poesia è la 72ª su 88 del terzo libro Alcione. Essa dà inizio alla parte finale della raccolta, che si conclude con “Commiato” dedicata a G. Pascoli. Quest’ultimo gruppo di poesie (Dalla 72ª alla 80aª) hanno una caratteristica in comune: iniziano tutte con la parola settembre. Queste poesie indicano la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno con i suoi lavori come la transumanza cioè il periodico spostamento dalla montagna alla pianura dei greggi. Essa è composta da quattro strofe e di un verso finale. Ogni strofa è composta da cinque endecasillabi con rima A-B-A-C-D-D-E-F-E-G-G-H-I-H-L-L-M-N-M-O-O.
Testo della poesia.
I Pastori
Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natia
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquìo, calpestìo, dolci romori.
Ah perché non son io co’ miei pastori?
Parafrasi della poesia
I PASTORI
1. Settembre. Andiamo. È tempo di scendere giù a mare.
2. In questo mese i miei pastori lasciano i recinti
3. all’aperto della montagna e vanno al mare:
4. scendono nel mar Adriatico mugghioso
5. che è verde come i prati delle montagne.
6. Essi hanno bevuto moltissimo nelle sorgenti montane
7. affinché il sapore dell’acqua natia
8. gli rimanga, come conforto, nei loro cuori nostalgici,
9. affinché (l’acqua natia) plachi la loro sete durante il percorso.
10. Essi hanno rinnovato il loro bastone fatto di nocciòlo.
11. Essi vanno ripercorrendo il sentiero già conosciuto,
12. uno dopo l’altro, come un silenzioso fiume d’erba,
13. sulle orme delle tracce degli antichi padri.
14. Oh fortunata, la voce di chi per primo
15. intravede e annunzia l’ondeggiare del mare.
16. Ora le greggi camminano lungo il litorale
17. marino. Il cielo è senza vento, immobile.
18. Il sole ingialla il pelo delle pecore e
19. lo rende simile al colore della sabbia.
20. Sciacquio delle onde marine, calpestio delle pecore, dolci rumori.
21. Ah, perché anch’io non sono insieme ai miei pastori?
Commento alla poesia.
Io, B. C., penso e suppongo che questa poesia sia solo apparentemente rievocativa del mondo contadino perché, in realtà, il vero tema della poesia è l’inizio dell’autunno. Inoltre, io, B. C., penso che il sovra titolo “SOGNI DI TERRE LONTANE” di questa silloge sia forviante e falso perché d’Annunzio era perfettamente consapevole della sua propizia e favorevole condizione esistenziale, dato che in quel momento conviveva e abitava con la bellissima e famosissima attrice Eleonora Duse. D’Annunzio, secondo me, in questa poesia si mostra ipocrita e falso perché ormai, da molto tempo, il poeta aveva abbracciato e fatta sua la ideologia e la filosofia di Friedrich NIETZSCHE il quale esaltava i valori del super uomo e disprezzava i valori della gente comune così come erano i valori di allora e di oggi. Nella poesia Morte di un distruttore dedicata alla morte di Friedrich NIETZSCHE d’Annunzio si dichiara di essere fratello del filosofo e quindi certamente non si considerava fratello dei pastori abruzzesi. G. d’Annunzio, nel 1903, era totalmente lontano dai problemi, dalla morale e dai valori dei pastori abruzzesi che, certamente, continuavano a vivere una vita difficile e piena di fatiche con la loro transumanza. Infatti, G. d’Annunzio, nel 1903, si trovava in Toscana e precisamente a Romena, nel Casentino, insieme alla sua amante Eleonora Duse, attorniato da cani levrieri e da cavalli costosissimi nella famosa villa della Capponcina a godersi e a vivere, lussuosamente e sfarzosamente, il suo amore e la sua vita fasta di raffinato esteta, seguendo il suo ideale di vita di esteta e di dandy che era, per l’appunto, l’estetismo, il sensualismo e l’erotismo della sua vita. In queste condizioni, propizie e piacevoli, d’Annunzio, secondo me, non pensava, certamente, di voler condividere la sua condizione di vita agiata, fausta, sfarzosa e lussuosa con la vita povera e dura dei pastori abruzzesi. Io, B. C., penso e suppongo che questa poesia sia, soltanto, una rievocazione retorica e formale e non ha niente di vero, di passionale e di compassionale verso i pastori abruzzesi, lontani nello spazio e nel tempo dalla vita straordinaria ed inimitabile che d’Annunzio conduceva in Toscana in compagnia di Eleonora Duse e dei suoi costosissimi cani e cavalli. Nonostante la falsità e la faziosità di d’Annunzio, la poesia risulta bella perché è composta sia con la sensibilità fine di un poeta, nato raffinato ed aulico, melodioso e retorico, sia perché è elaborata, sviluppata e articolata con un linguaggio poetico fine e ricercato. Tutto sommato la poesia risulta godibile e piacevole perché possiede, anche, un dolce ritmo musicale, anche se la rievocazione dei pastori abruzzesi è ben lontana nel tempo e nello spazio, dalla vita fasta, fausta e gaudente che il poeta conduceva, nella villetta della Capponcina, in Toscana, nella quale d’Annunzio assimilava e introiettava, non soltanto l’ispirazione poetica e teatrale, ma riceveva e godeva, anche, l’amore divino e sensuale della bellissima attrice Eleonora Duse.
Modica 01/03/2020 Prof. Biagio Carrubba
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