Mimnermo di Colofone

Share Button

Mimnermo di Colofone

Mimnermo nacque a Colofone, o forse a Smirne, intorno al 670 – 660 a.C. La suda colloca la sua acme alla XXXVII Olimpiade e cioè tra il 632 e il 629 a.C. Molto probabilmente era di origine aristocratica e il suo nome significa “Colui che resiste sull’Ermo”. Infatti in un suo frammento, Mimnermo, parla di un suo antenato che combatté eroicamente nella piana del fiume Ermo. I grammatici alessandrini pubblicarono due opere di Mimnermo: la Nannò, dal nome di una flautista amata dal poeta, e la Smirneide, un’elegia dedicata alla città di Smirne. La Nannò doveva raccogliere poesie brevi e di argomento amoroso che Callimaco definì “poesia alla spicciolata”. Invece la Smirneide doveva essere una raccolta elegiaca che celebrava la guerra della città di Smirne contro la Lidia di Gige che attaccò le città ioniche intorno al 685 a.C. Non rimane nulla delle opere di Mimnermo tranne 20 frammenti che però danno un taglio particolare al suo orizzonte poetico e cioè quello erotico-amoroso. Ma non è un caso perché proprio il filone lirico-amoroso è quello conosciuto già dall’antichità. Infatti sia Orazio sia Properzio ricordano Mimnermo appunto come grande poeta d’amore. Properzio ha scritto che “plus in amore valet Mimnermi versus Homero” (in materia d’amore un verso di Mimnermo ha più valore della poesia di Omero). Gli studiosi pensano che nelle opere di Mimnermo che non sono state ritrovate sicuramente si parlasse anche di politica e non solo di amore.

II
Orizzonte poetico di Mimnermo.

La caratteristica principale dei poeti ionici del VII secolo a.C. è quella di allontanarsi ormai dall’epos guerresco di Omero per aprire nuove strade al linguaggio lirico. Infatti poeti come Archiloco e Mimnermo cercarono strade alternative per dare nuovi contenuti al nuovo metro dell’elegia e per abbandonare i temi della guerra di Troia. Sia Archiloco che Mimnermo hanno fondato, insieme, la lirica. Archiloco ha posto il suo io nel campo della realtà comune dandoci una autobiografia di sé stesso e della sua vita mentre Mimnermo ha dato inizio alla elegia intima ed amorosa mettendo in risalto l’amore e la giovinezza contrapponendoli alla vecchiaia e alla morte. Mentre Omero esalta nelle sue opere la giovinezza degli eroi come Achille, Ulisse ed Ettore nella sfera militare e rispetta la vecchiaia di Nestore e la sua esperienza, Mimnermo descrive l’amore di tutti i giorni tra gli uomini comuni e non tra gli eroi ed esalta la giovinezza contrapposta alla vecchiaia che nega e distrugge l’amore. In questo senso Mimnermo è il primo poeta elegiaco e d’amore della letteratura greca ed occidentale. Anche nei poemi omerici e negli inni omerici l’amore era già noto ed era messo in primo piano ma ciò che Mimnermo mette di nuovo è l’aspetto piccante e furtivo dell’amore stesso come si evince nella prima bella lirica che ci è rimasta.

Testo della lirica

Quale vita, che dolcezza senza Afrodite d’oro?
Meglio morire, quando non avrò più cari
gli amori segreti e il letto e le dolcissime offerte,
che di giovinezza sono i fiori effimeri
per gli uomini e le donne.
Quando viene la dolorosa vecchiaia
che rende l’uomo bello simile al brutto,
sempre nella mente lo consumano malvagi pensieri;
né più s’allieta guardando la luce del sole;
ma è odioso ai fanciulli e sprezzato dalle donne:
tanto grave Zeus volle la vecchiaia.
(Traduzione di S. Quasimodo).

In questa elegia Mimnermo riesce molto bene a dare molti aspetti formali sia sulla semantica sia sulla sintassi che sulle figure retoriche e riprende versi dell’Iliade. Ma le reminiscenze omeriche sono il punto di partenza per Mimnermo dai cui parte per poi scrivere l’elegia che ha però una fisionomia e un taglio originale, lontano e nuovo rispetto all’epos omerico. L’importanza di questa elegia è data anche dal fatto che Mimnermo trasferisce l’amore descritto dall’epos di Omero dagli dei e dagli eroi al campo degli uomini comuni e fa di questo amore il fulcro della giovinezza il cui dono principale è l’amore piccante e furtivo che deve essere colto rapidamente perché appena finisce la giovinezza incombe la vecchiaia che distrugge sia il fisico degli uomini che l’amore. L’uomo invecchiato, secondo Mimnermo, perde tutta la bellezza della vita perché ormai non è in grado di carpire l’amore furtivo che c’è tra giovani innamorati o tra coppie d’amanti che praticano l’eros legittimo ed illegittimo e godono della giovinezza e della vita. Quando, invece, subentra la vecchiaia, l’uomo invecchiato è sbeffeggiato dai giovani e schernito ed umiliato dalle donne perché ormai impotente di fronte alla bellezza giovanile femminile. Questa contrapposizione tra giovinezza e vecchiaia è insopportabile per Mimnermo il quale preferisce allora morire anziché diventare vecchio e perdere le gioie e i doni della giovinezza e dell’amore. Quindi il messaggio dell’elegia di Mimnermo è quello di invitare tutti gli uomini a godere e a carpire l’amore giovanile prima che finisca e prima che arrivi la vecchiaia che poi impedisce l’amore legittimo ed illegittimo, quello alla luce del sole o quello nascosto.

III
Un’altra lirica elegiaca sullo stesso tema di Mimnermo, ancora più famosa, è questa.

Testo della lirica.

Noi come le foglie genera la stagione dai molti fiori
di primavera, quando al raggio del sole subito crescono.
Simili a loro, per un attimo i fiori di giovinezza
godiamo, dagli dèi ignari del bene
e del male. Abbiamo al fianco le Chere fosche:
una tiene il destino penoso di vecchiaia,
l’altra di morte. E’ un istante il frutto
di giovinezza, quanto sulla terra si diffonde il sole.
E come subito l’ora abbia passato il suo discrimine,
essere morti è meglio che la vita.
Molti dolori nascono nell’animo: ora è la casa
in rovina, e le amare opere di povertà;
un altro non ha figli, e con questo rimpianto
scende sotto la terra all’Ade;
un altro ancora la malattia l’opprime. Non c’è uomo
a cui Zeus non dia molti mali.
(Traduzione di M. Cavalli)

In questa elegia Mimnermo parte dalla famosa similitudine di Omero del VI canto dell’Iliade: “Tidide magnanimo, perché mi domani la stirpe? / Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; / le foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva / fiorente le nutre al tempo di primavera; / così le stirpi degli uomini: nasce una, l’altra dilegua”. (Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti). Questa similitudine di Omero tra le foglie e gli uomini viene piegata ad un’altra similitudine e cioè quella tra la breve vita delle foglie e il breve periodo della gioventù. Infatti entrambi finiscono presto perché le foglie hanno pochi mesi di vita fino all’autunno mentre la giovinezza è formata da pochi anni fino all’arrivo della vecchiaia che porta tanti malanni. Mimnermo elenca come esempio quattro tipi di malanni che porta la vecchiaia e cioè la rovina della casa, la povertà, il morire senza discendenti con la discesa nell’Ade con questo rimorso e le malattie senili che colpiscono e logorano il corpo e la mente dei vecchi. Alla fine Mimnermo conclude dicendo che Zeus dà a tutti gli uomini nella vecchiaia molti danni, malanni e rovine per cui la vecchiaia diventa odiata dagli uomini e anche in questa elegia Mimnermo afferma che è meglio morire anziché vivere una brutta vecchiaia. Anche in questa elegia vi sono molti nessi e reminiscenze omeriche ma alla fine l’elegia risulta molto bella e gradevole per la similitudine con le foglie che sarà poi ripresa da tanti altri poeti dall’antichità fino ad oggi, come Virgilio, Dante fino a Nazim Hikmet. Un altro aspetto importante di questa lirica è costituito dal fatto che Mimnermo prende come simbolo le foglie che in Omero rappresentano la generazione della stirpe degli uomini che passano sulla terra. In Mimnermo, invece, le foglie sono il simbolo dell’amore comune perché sono talmente tante e comuni così come gli amori tra gli uomini comuni e non l’amore raffinato tra gli dèi. Anche qui il messaggio della poesia di Mimnermo è quello di vivere la giovinezza nel migliore modo possibile perché la giovinezza costituisce il periodo di vita in cui si vive in modo ancora incosciente e spensierato e i giovani non si preoccupano della morte che sentono ancora lontana mentre i vecchi vivono male perché sentono la vecchiaia e la morte che incombe. Infatti, i giovani vivono la loro giovinezza in modo incosciente e spensierato perché gli dèi non hanno svelato nulla sulla verità agli uomini e nemmeno ai giovani e quindi questi, a maggior ragione, sono ignari per la loro età del bene e del male come affermano i vv. 4 – 5.

IV
Altri tre frammenti di Mimnermo sul tema della vecchiaia e della giovinezza sono.

Testo del frammento.

A Titono diede Zeus un male senza fine:
la vecchiaia, ancora più agghiacciante della tetra morte.
(Traduzione di M. Cavalli)

Testo del frammento.

Se libro da malattia e dolorosi affanni
sessantenne mi cogliesse il destino di morte!
(Traduzione di M. Cavalli)

Testo del frammento.

Subito la pelle mi si inonda di sudore,
e mi smarrisco, quando vedo il fiore
bello e giocoso insieme, di giovinezza:
ah, durasse ancora! Ma come un sogno è breve
l’amata giovinezza, e maledetta, orribile
subito incombe sulla nostra testa la vecchiaia,
che odioso insieme e spregiato rende l’uomo e irriconoscibile
e come rovina si versa sugli occhi e sulla mente
(Traduzione di M. Cavalli)

Finale.

Questi tre frammenti che, anch’essi, vertono sul tema della giovinezza e della vecchiaia affermano la solita tesi di Mimnermo che bisogna vivere la giovinezza e gli amori giovani e fuggire, anche con la morte, la vecchiaia. L’ultimo frammento presenta un problema perché alcuni critici pensano che solo la seconda parte sia di Mimnermo mentre per la prima parte non sono sicuri ma io penso, invece, che l’intero frammento sia di Mimnermo perché tutto il frammento compare nella silloge di Teognide nei versi 1017 – 1022. Io, Biagio Carrubba, condivido appieno l’invito di Mimnermo a godere gli amori della giovinezza e quindi a cogliere il Carpe diem della vita perché reputo felice colui che vive la sua vita ricca di amore e di affetti perché una vita senza amore, senza Afrodite scade nella povertà di sentimenti, di cultura e nella solitudine che è una delle peggiori forme di vecchiaia che può vivere un uomo. Condivido anche l’amore avventuroso e peccaminoso così come lo descrive Mimnermo nel III verso della I elegia “gli amori segreti e il letto e le dolcissime offerte”.

20190223_143535
Modica 09 marzo 2019                                                          Prof. Biagio Carrubba

Share Button

Replica

Puoi usare questi tag HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>