L’opera poetica “Sentimento del tempo” di Giuseppe Ungaretti.

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L’opera poetica “Sentimento del tempo”
di Giuseppe Ungaretti.

Giuseppe Ungaretti pubblicò la sua seconda raccolta di versi nel 1933 con il titolo “Sentimento del tempo” che comprendeva 62 poesie. Nel 1936 fu pubblicata la seconda edizione dove aggiunge altre poesie così che l’edizione definitiva comprende 70 poesie. “Sentimento del tempo” è un’opera poetica che presenta temi molto diversi rispetto alla prima opera e presenta anche delle novità formali rispetto all’Allegria. Le cause e i motivi che portarono Ungaretti al cambiamento della sua poetica e dei temi sono in parte di natura personale e in parte di natura sociale e politica e in parte di natura religiosa; tutti motivi che nacquero subito dopo la fine della prima guerra mondiale e che influenzarono enormemente la vita di Ungaretti sia sul piano poetico sia sul piano politico-sociale e sia sul piano religioso.

Ragioni di una svolta.
I motivi politici del cambiamento di Ungaretti sono i seguenti.
1) L’avvicinamento di Ungaretti verso il nuovo movimento di Benito Mussolini.
2) Il lavoro a Parigi presso il giornale “Il popolo d’Italia” giornale diretto da Benito Mussolini.
3) Il rientro in Italia e il lavoro presso il Bollettino dell’ufficio stampa del ministero degli esteri.
4) Va ad abitare a Marino e qui comincia la conoscenza del Lazio e dell’ambiente paesaggistico.
5) Le condizioni economiche precarie del suo stipendio e della sua abitazione.
6) L’amicizia personale con il duce.
7) L’iscrizione al partito fascista nel 1924.

I motivi personali del cambiamento di Ungaretti sono i seguenti.
1) Il matrimonio nel 1920 con Jeanne Dupoix “una gentile figliola che culla con infinita abnegazione il mio tempo agro”.
2) La nascita e la morte del primogenito.
3) La nascita della primogenita Anna Maria nel 1925.
4) La morte della madre nel 1930.
5) Dispiaceri famigliari e disagio economico creano nell’animo di Ungaretti uno stato malinconico e nostalgico verso il tempo passato.

I motivi poetici e culturali del cambiamento di Ungaretti sono i seguenti.
1) La partecipazione alla rivista “La Ronda”, uscita a Roma tra il 1919 e il 1922, diretta da Vincenzo Cardarelli. La rivista letteraria si fa portavoce di un organico “ritorno all’ordine”, di un nuovo classicismo. La rivista proponeva il superamento delle esperienze d’avanguardia e proponeva un ritorno alla tradizione italiana con la riproposta di Petrarca, Manzoni, Leopardi. Il modello di stile fu riconosciuto dai rondisti nella prosa delle Operette Morali che portò alla definizione di un concetto dell’arte come esercizio formale, estraneo, ad implicazioni ideologici e contenutistiche e che si esplicò nella raffinatezza della cosiddetta “prosa d’arte”.
2) Nel 1930 Ungaretti stesso esprimeva in modo chiaro questo senso e ritorno al classico come spiega nello scritto: “Ragioni di una poesia” del 1949: “Le mie preoccupazioni in quei primi anni del dopoguerra erano tutte tese a ritrovare un ordine, un ordine … in quegli anni io rileggevo umilmente i poeti, i poeti che cantano…. cercavo il loro canto, non cercavo l’endecasillabo del tale, era il canto della lingua che cercavo nella sua costanza attraverso i secoli… era il battito del cuore che volevo sentire in armonia con il battito del cuore dei miei maggiori di una terra disperatamente amata” (Da Vita di un uomo pagina LXXI – LXXII)
3) Il recupero della metrica classica: l’endecasillabo, il settenario, il novenario;
4) L’uso della analogia e il linguaggio dei simbolisti francesi;
5) Sempre in questo scritto scriveva: “Il poeta d’oggi cercherà dunque di mettere a contatto immagini lontane, senza fili. Se tenta di mettere a contatto immagini lontane, sarà anche perché, in un paese che ha trovato tanta emigrazione, egli, nato, altrove, può avere nostalgia di climi assenti. Quando dal contatto d’immagini, gli nascerà luce, ci sarà poesia, e tanto maggiore poesia, per quest’uomo che vuole salire dall’inferno a Dio, quanto maggiore sarà la distanza messa a contatto” (Da Vita di un uomo pagina LXXX).

I motivi religiosi del cambiamento di Ungaretti sono i seguenti.
1) La conversione alla religione cattolica nel 1928. Sempre nello stesso scritto Ungaretti spiega così la sua crisi religiosa: “Ma subito dopo, e forse non erano nemmeno passati due anni, l’esame di coscienza doveva prendere un carattere spasmodico. Inquietudine, perplessità, angoscia non potevano non sconvolgere allora l’animo di un poeta, del poeta dell’Inno alla Pietà”. Non si trattava più d’intendere più la misura per chiarirsi il sentimento del mistero; ma di spalancare gli occhi spaventati davanti alla crisi di un linguaggio – si trattava di cercare ragioni di una possibile speranza nel cuore della storia stessa: di cercarle, cioè, nel valore della parola così scrive il poeta “Oggi il poeta sa e risolutamente afferma che la poesia è testimonianza d’Iddio, anche quando è pura bestemmia. Oggi il poeta è tornato a sapere, ad avere gli occhi per vedere, e, deliberatamente, vede e vuole vedere l’invisibile nel visibile. Egli sa che spetta solo a Dio leggere infallibilmente nell’abisso dei singoli e conoscere veramente il passato, il presente e l’avvenire. Egli sa che anche il cuore umano non è quella buca che credono i libertini piena di lordura. Egli sa che nel cuore umano non si troverebbe che debolezza e ansia – e la paura, povero cuore, di vedersi scoperto” (Da Vita di un uomo pagg. LXXX – LXXXI).
Tutti questi motivi portarono al cambiamento di Ungaretti che intanto stava scrivendo le poesie di “Sentimento del tempo” che è un’opera decisamente nuova rispetto all’Allegria”, anche se riprende molte delle novità formali che essa conteneva.

Genesi del “Sentimento del tempo”.

Ungaretti stesso spiega la genesi di “Sentimento del tempo”: “Sino al 1932, nel corso di quegli anni, la mia poesia trova forma osservando il paesaggio, osservando Roma sotto il mutamento delle stagioni, Roma o la campagna romana. Chi segue le poesie di Sentimento vedrà che quasi tutte le poesie della prima parte descrivono paesaggi d’estate, l’estate essendo allora la mia stagione. Amavo, amo ancora l’estate, ma dalle mie ossa è lontana, non è più la mia stagione…. Il barocco è qualche cosa che è saltato in aria, che s’è sbriciolato in mille briciole: è una cosa nuova, rifatta con quelle briciole, che ritrova integrità, il vero. L’estate fa come il barocco: sbriciola e ricostruisce. Gli autunni arriveranno più tardi, con la terra promessa” (da Ungaretti – Vita d’un uomo – pagg. 530 – 531) A pagina 532 dello stesso libro scrive: “Occorre considerare il barocco anche nel suo aspetto metafisico e religioso, cioè nel suo rapporto con l’uomo in preda, ne medesimo tempo, all’esaltazione della propria infallibilità fantastica di facitore, e al sentimento di precarietà della propria condizione. I due aspetti sono costante condizione della vita, che è creazione e distruzione, vita e morte. Che cosa poteva essere la poesia se non la ricerca inesausta e mai approdata a soluzione di tutto ciò? Insomma, nella contemplazione del barocco a poco a poco la mia poesia inclinava a porsi il problema religioso” e poco oltre scrive: “Avevo sempre meditato sui problemi dell’uomo e del suo rapporto con l’eterno, sui problemi dell’effimero e sui problemi della storia” (pag. 533). E nelle pagine 535 e 536 scrive: “Il Sentimento è dunque la pienezza implacabile del sole, la stagione di violenza e, nello stesso tempo, la clausura dell’uomo, nella seconda parte del libro, dentro la propria fralezza. Nel Sentimento del tempo come in qualsiasi altro momento della mia poesia sino ad oggi, quest’uomo ch’io sono, prigioniero nella sua propria libertà, poiché come ogni altro essere vivente è colpito dall’espiazione d’un’oscura colpa, non ha potuto non fare la presenza d’un sogno d’innocenza. Di innocenza preadamitica, quella dell’universo prima dell’uomo. Sogno dal quale non si sa quale altro battesimo potrebbe riscattarci, togliendoci di dosso la persecuzione della memoria”. Nello scritto “Ungaretti commenta Ungaretti” del 1963 il poeta così sintetizza i temi dell’opera a pagina 823: “Lo scorrere del tempo, il mutare del tempo, la brevità di durata del tempo e ciò che del tempo rimane, che è il soffio della poesia” e poco dopo scrive a pagina 826: “Ci sono tre momenti nel Sentimento del tempo del mio modo di sentire successivamente il tempo. Nel primo mi provavo a sentire il tempo nel paesaggio come profondità storica; nel secondo, una civiltà minacciata di morte mi induceva a meditare sul destino dell’uomo e a sentire il tempo, l’effimero, in relazione con l’eterno; l’ultima parte del “Sentimento del tempo”, ha per titolo L’Amore, e in essa mi vado accorgendo dell’invecchiamento e del perire della mia carne stessa”.

Sentimento del tempo.

L’opera poetica si divide in 7 sezioni. La prima sezione “Prime” raccoglie le poesie scritte tra il 1919 e il 1924 e risentono ancora delle poesie dell’Allegria. La seconda sezione “La fine di Crono” raccoglie poesie scritte tra 1925 e il 1931 disposte però non in ordine cronologico. Queste poesie già mostrano un modo di poetare lontano dall’Allegria e sono poesie del tutto nuove e manifestano già tutte le caratteristiche della nuova produzione del poeta: versi ermetici, versi regolari nella metrica, versi oscuri, versi polisemantici, versi staccati tra di loro da spazi ampi e vuoti tra una strofa e un’altra, l’uso originale della analogia. I temi sono quelli dei paesaggi estivi, e pensieri metafisici come Una Colomba, Fine di Crono. La poesia più oscura è senza altro “L’Isola”, ed anche la poesia “Fine” è molto oscura: “In sé crede e nel vero chi dispera?”. Siamo evidentemente all’inizio dell’Ermetismo.
La terza sezione “Sogni e Accordi” raccoglie poesie scritte tra il 1927 e il 1929. contiene poesie paesaggistiche e ambientali, anche una poesia sulla precarietà e nullità dell’uomo: “Ombra” (da Ungaretti – Vita d’un uomo – pag. 140).

Ecco il testo:

Uomo che speri senza pace,
Stanca ombra nella luce polverosa,
L’ultimo caldo se ne andrà a momenti
E vagherai indistinto…

Questa è una bella poesia perché esprime tutta l’indeterminatezza e l’inquietudine dell’uomo ridotto a Ombra, destinato a vagare indistintamente e continuamente.

Segue subito dopo la poesia “Stelle” (da Ungaretti – Vita d’un uomo – pag. 142).
Ecco il testo:
STELLE
1927
Tornano in alto ad ardere le favole.

Cadranno colle foglie al primo vento.

Ma venga un altro soffio,
Ritornerà scintillamento nuovo.

Il mio giudizio critico su Sentimento del Tempo.

Io, Biagio Carrubba, giudico l’opera poetica Sentimento del tempo una grande e bella raccolta poetica. Infatti contiene poesie molto belle come La Madre, La Pietà, Caino, La Preghiera ed altre. Poesie nuove ed originali piene di pathos e di pietas che le fanno essere valide in qualsiasi tempo e circostanze. Sono vere e proprie poesie metafisiche che toccano il cuore e l’animo di tutti. Comunque il limite di Sentimento del tempo sta proprio in questa unica dimensione dell’opera e cioè solo metafisica e le manca la parte esistenziale dell’uomo e le manca anche la parte politica della società italiana. La mancanza della dimensione esistenziale è dovuta al fatto che Ungaretti non parla dell’uomo esistenziale che vive tutti i giorni in preda alle mille difficoltà quotidiane in cerca di soluzioni concrete e pratiche. Ungaretti cercava il mistico nell’effimero, l’eterno nella storia, la pace eterna nella guerra secolare. La mancanza della dimensione politica è dovuta al fatto che Ungaretti era perfettamente adeguato al regime fascista anzi un fedele e fervente uomo ubbidiente al Duce. Questa perfetta compenetrazione tra lui e il regime non gli faceva vedere (e poi solo gli oppositori del regime che erano pochi) la mancanza di libertà che il dittatore Mussolini aveva instaurato in Italia. Ungaretti non cercava la libertà sua personale né quella del popolo italiano; si sentiva libero e perfettamente integrato nell’ideologia fascista. Ora poiché non per forza un buon libro di poesia deve contenere un’opposizione politica contro un stato dittatoriale e autarchico, ma certo la mancanza di libertà si fa sentire nel libro che risulta allora a una sola dimensione quella metafisica. È un vero peccato che un grande poeta come Ungaretti abbia ricercato nell’ideologia fascista una via di uscita per il popolo italiano, ma non fu l’unico o il solo. Molti intellettuale dell’epoca preferirono l’ordine fascista al disordine sociale degli anni 1919 – 1924. Comunque Sentimento del tempo resta una pietra miliare della letteratura italiana.

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Modica 13 aprile 2019                                                                                                          Prof. Biagio Carrubba

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