L’opera poetica “Le Occasioni” di Eugenio Montale.

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L’opera poetica “Le Occasioni”
di Eugenio Montale.

I
Introduzione all’opera poetica “Le Occasioni” (1928 – 1939).

Fatti politici, fatti personali ed eventi europei che sono
alla base dell’opera poetica Le occasioni.

La seconda opera poetica “Le Occasioni” fu pubblicata da Eugenio Montale nel 1939. La divisione interna tiene conto della prima opera “Ossi di seppia” che era divisa in sezioni, ma l’itinerario culturale e poetico tiene conto soprattutto di tutte le opere poetiche italiane ed europee e dei grandi fatti politici avvenuti in Italia ed in Europa tra il 1926 e il 1939. Gli avvenimenti poetici di preparazione all’opera per Montale sono: nel 1925 scrive un importante saggio su Italo Svevo; 1926 il poeta chiede l’indirizzo di T. S Eliot a Londra; nel 1928 legge, studia e traduce le opere poetiche del grande poeta anglo-americano Thomas S. Eliot del quale fu sua la concezione del correlativo oggettivo; nel 1930 legge la prima raccolta poetica di Salvatore Quasimodo “Acque e terre”; nel 1932 legge la seconda opera poetica di Salvatore Quasimodo “Oboe sommerso”; nel 1933 legge la seconda opera poetica di Giuseppe Ungaretti “Sentimento del Tempo”; nello stesso periodo frequenta il caffè letterario “Le Giubbe Rosse” dove incontra i poeti che si rifanno alla poetica dell’ermetismo: Mario Luzi, P. Bigongiari, Sergio Solmi ed altri; collabora con le riviste letterarie “Solaria” e “Letteratura” e con altre riviste dove pubblica le poesie che scrive; nel 1935 legge la prima opera poetica di Mario Luzi “La Barca”; nel 1936 legge il saggio di critica letteraria “La poesia ermetica” di Francesco Flora; nel 1938 legge il saggio critico “Letteratura come vita” del giovane critico Carlo Bo, comparso sulla rivista “Frontespizio”, che chiarisce i principi teorici della poetica dell’ermetismo, ricavandoli direttamente dalla produzione poetica. Tra i grandi fatti politici italiani ed europei Montale constata il passaggio del Fascismo da movimento politico a regime totalitario nel 1925 – 1926; segue la trasformazione del regime fascista in impero fascista dopo la conquista dell’Etiopia nel 1936 e l’avvicinamento di Mussolini ad Hitler nel 1937 e nel 1938; segue poi attenzione e preoccupazione l’espansionismo e il totalitarismo del nazismo di Hitler che stava attuando una politica espansionistica contro altri grandi stati europei ultimo dei quali fu la Polonia, la cui conquista diede inizio alla II Guerra Mondiale. Tra i grandi fatti personali che segnano la vita personale di Montale vi sono: nel 1927 il poeta si trasferisce a Firenze dove lavora nella casa editrice “Bomperad” e dal 1929 al Gabinetto G. P Vieusseux come direttore; sempre nel 1927 conosce Drusilla Tanzi moglie del critico d’arte Matteo Marangoni; nel 1931 muore il padre Domenico; nel 1933 una giovane studiosa americana, Irma Brandeis, si reca a salutare Montale al Gabinetto Vieusseux e inizia così una relazione culturale ed intellettuale che dura fino al 1939; nel 1938 viene licenziato dal regime fascista perché non si iscrive al partito fascista. La sua coerenza politica alle idee liberali e la sua forte personalità di uomo indipendente e distaccato dai partiti politici spiegano il suo rifiuto al partito fascista; nell’aprile 1939 va a convivere con Drusilla Tanzi dopo la morte del marito di lei in un appartamento di viale Duca di Genova; nell’ottobre del 1939 a Torino pubblica la seconda opera poetica “Le occasioni”, che sono il risultato finale di questo percorso e contesto culturale, poetico e politico.

II

L’opera poetica “Le occasioni”.

Il libro poetico Le occasioni è diviso in quattro sezioni:
I) che inizia con la poesia “Vecchi Versi”;
II) MOTTETTI che inizia con la poesia “Lo sai: debbo riperderti e non posso”;
III) che inizia con la poesia “TEMPI DI BELLOSGUARDO”;
IV) che inizia con la poesia “LA CASA DEI DOGANIERI”.

I temi delle poesie sono.
1) I ricordi della Liguria.
2) I ricordi di donne come Liuba, Dora Markus.
3) I ricordi di luoghi o di città.
4) I ricordi di Irma Brandeis.
5) Il momento della partenza di Irma come nel mottetto “Addii, fischi nel buio, cenni, tosse”.
6) La paura di perdere nella sua memoria le immagini di Irma come nel mottetto “Non recidere,
forbice, quel volto,”.
7) L’ultimo mottetto, “…ma così sia. Un suono di cornetta”, esprime il disincanto del poeta di fronte alla vita nei versi finali; “La vita che sembrava/casta è più breve del tuo fazzoletto”.
8) La fugacità della felicità vissuta con Anna degli Uberti come nella bella poesia “La casa dei
doganieri”.
9) Il tema della guerra che Hitler stava preparando in Europa.
10) Il tema della trasformazione di Irma Brandeis in Clizia, ovvero la ninfa che nella mitologia greca amava il sole. Clizia, avendo provocato la morte di Leucotoe, fu trasformata da Sole in girasole o eliotropio come narrano le Metamorfosi di Ovidio. Nel mito, Clizia resta sempre fedele al Sole, cioè ad Apollo, Dio della cultura; il suo simbolo è il girasole che si volge sempre verso il sole che è simbolo del valore supremo della cultura che caratterizza l’umanesimo fiorentino degli anni trenta. Per questo motivo Clizia è una nuova Beatrice, l’annunciatrice di un nuovo valore e di una nuova religione: quella delle Lettere. Dunque Clizia è il simbolo. o meglio l’allegoria della donna-angelo, messaggera dei valori della cultura, della ragione e dell’intelligenza ma è anche il simbolo della poesia. Questa concezione della cultura era comune anche a molti poeti che vivevano a Firenze negli anni trenta. La più bella poesia di questa opera è senza dubbio “Nuove Stanze”, dove Montale esprime tutta la sua preoccupazione per l’imminente guerra, ma esprime anche la sua fiducia verso Irma che simboleggia l’amore, ma soprattutto la cultura, la civiltà e la ragione anche se è consapevole che da soli questi valori non bastano a fermare la guerra.

Nuove stanze.

TESTO DELLA POESIA

Poi che gli ultimi fili di tabacco
al tuo gesto si spengono nel piatto
di cristallo, al soffitto lenta sale
la spirale del fumo
che gli alfieri e i cavalli degli scacchi
guardano stupefatti; e nuovi anelli
la seguono, più mobili di quelli
delle tue dita.

La morgana che in cielo liberava
torri e ponti è sparita
al primo soffio; s’apre la finestra
non vista e il fumo s’agita. Là in fondo,
altro stormo si muove: una tregenda
d’uomini che non sa questo tuo incenso,
nella scacchiera di cui puoi tu sola
comporre il senso.

Il mio dubbio d’un tempo era se forse
tu stessa ignori il giuoco che si svolge
sul quadrato e ora è nembo alle tue porte:
follia di morte non si placa a poco
prezzo, se poco è il lampo del tuo sguardo,
ma domanda altri fuochi, oltre le fitte
cortine che per te fomenta il dio
del caso, quando assiste.

Oggi so ciò che vuoi; batte il suo fioco
tocco la Martinella ed impaura
le sagome d’avorio in una luce
spettrale di nevaio. Ma resiste
e vince il premio della solitaria
veglia chi può con te allo specchio ustorio
che acceca le pedine opporre i tuoi
occhi d’acciaio.

Parafrasi della poesia.

Dopo che al tuo gesto gli ultimi fili di tabacco
si spengono nel portacenere di cristallo,
sale lentamente verso il soffitto,
con movimento circolare, il fumo
che gli alfieri e i cavalli degli scacchi
guardano meravigliati; e lo seguono
altri nuovi anelli di fumo, più mobili
di quelli alle tue dita.

Il miraggio che sprigionava in aria
torri e ponti è cessato al primo soffio;
la finestra si apre inavvertitamente e
il fumo si scompiglia. Là in fondo
si muove un altro esercito: un raduno infernale
di uomini che non conosce questo tuo incenso,
stando sulla scacchiera della quale
soltanto tu puoi comprendere il senso.

Il mio dubbio di un tempo riguardava
la possibilità che tu stessa non capissi
il dramma che si svolge sul quadrato della storia
e ora è una tempesta alle tue porte:
una pazzia assassina non si calma a poco prezzo,
benché ci sia lo sguardo dei tuoi occhi,
essa richiede forze ben diverse,
e soltanto il dio del caso, quando assiste,
può nasconderti dietro le fitte cortine.

Oggi so che cosa vuoi: la Martinella
batte il suo fioco tocco di campana
che trasmette una angoscia di paura
agli uomini che sono avvolti in una
luce spettrale e fredda.
Ma chi da solo e da sveglio resiste a questa paura
vince il premio della vittoria
poiché può opporre lo sguardo freddo
dei tuoi occhi al fuoco delle armi
che acceca gli indifesi.

Sintesi della poesia.

Il poeta e Clizia giocano a scacchi
all’interno di una stanza riempita di fumo.
La donna spegne la sigaretta in un portacenere
e le volute di fumo salgono verso l’alto.
Gli alfieri e i cavalli guardano stupefatti
il fumo che forma immagini di città.

Fili di fumo che sembrano torri e ponti,
che vengono distrutti non appena si apre
la finestra e il vento scompiglia le figure.
Intanto altri eserciti più spietati si stanno
preparando alla guerra, ma essi non conoscono
la forza della tua cultura e della tua razionalità,
la quale può comprendere il senso della storia,
ma non basta da sola per fermare la guerra.

Il mio dubbio di una volta era quello se tu stessa
eri consapevole del tuo dramma e se oggi
comprendi la guerra che si sta preparando
nel quadrato della storia che è diventata
per te una tragedia vicina:
la pazzia assassina di Hitler chiede altre forze
per essere arrestata e non basta la luce dei tuoi occhi;
solo il dio del caso, quando assiste,
può salvarti dietro le sue fitte cortine.

Oggi so ciò che vuoi: la Martinella annuncia
con il suo fioco tocco l’inizio della guerra
e avvolge in una luce fredda l’aria.
Chi può resistere da solo e da sveglio
alla paura della guerra riuscirà a vivere
poiché potrà opporre i tuoi occhi di acciaio
alla tempesta di fuoco delle armi
che uccidono i deboli.

Il messaggio della poesia.

C’è un divario tra la percezione individuale e la realtà storica, questa ultima contrassegnata ormai da una “follia di morte” che richiede solo nuove vittime e alla quale la donna può sfuggire solo se “il dio/del caso” la nasconderà dietro le sue fitte cortine.

III

Analisi della forma.

1) Il genere di poesia è autobiografico e politico.
2) La metrica della poesia è composta da versi liberi. Quattro strofe di otto versi ciascuna. Ogni strofa è formata da endecasillabi e chiusa da un verso più breve.
3) Le figure retoriche sono molte: prevalgono le inversioni e le allitterazioni, gli enjambement, le metafore e l’allegoria.
4) Il tono emotivo è pacato ma triste e preoccupato.
5) Il linguaggio poetico è alto e difficile, anche se vi sono parole comuni e nomi propri di oggetti concreti come La Martinella (la campana di Palazzo Vecchio a Firenze che suonava per annunciare eventi tristi e disastri).
6) La lexis della poesia è originale propria del modo di poetare di Montale, che usa una lexis tra l’ermetismo e il realismo, senza retorica e senza lungaggini superflue.
7) L’allegoria della poesia: la poesia è tutta pervasa dall’allegoria che va dalle figure delle città medioevali (torri e ponti) all’incenso che rappresenta la religiosità di Clizia; dalla guerra che si svolge nel gioco degli scacchi alla guerra vera che si stava svolgendo in tutta Europa.
Il parallelismo tra guerra degli scacchi e guerra nazista è anche l’allegoria della condizione umana che è sempre soggetta alla follia di morte di alcuni dittatori come Hitler, che comandano gli Stati e gli eserciti, la cui volontà di possesso travalica la razionalità dell’umanità indifesa e distrugge ogni civiltà e cultura.

Analisi e giudizio sulla intera opera poetica Le occasioni.

La caratteristica positiva dell’intera raccolta è senza dubbio la capacità di Montale di esprimere i suoi sentimenti e le sue idee tenendosi distaccato dal partito fascista italiano senza farsi prendere da inutili entusiasmi che allora coinvolgevano la moltitudine del popolo italiano e un buon gruppo di intellettuali che aderivano attivamente al regime, non ultimo Giuseppe Ungaretti e tanti altri. L’opera poetica mostra di essere aderente alla realtà dei tempi e il clima culturale mostra il terrore militare che stava nascendo in tutta Europa. L’opera dimostra l’estraneità del poeta al fascismo ed esprime anche il suo carattere disincantato di fronte alla durezza della vita. Il suo amore per Clizia è semplice ed il poeta è consapevole che le forze dell’amore e della poesia da sole non bastano a salvare l’umanità dalla follia della morte messa in atto dalle ideologie del nazismo e del fascismo. L’opera poetica esprime bene il realismo politico e sociale di Montale che non si lascia fuorviare da sentimentalismi o da “favole che ardono nel cielo”, come faceva e scriveva negli stessi anni Ungaretti. Montale si lascia guidare dal suo buon senso che lo allontana sempre di più dalla ferocia e dall’ottimismo del fascismo e del nazismo. Montale sceglie l’allegoria e non il simbolismo, il correlativo oggettivo e non le analogie e questo lo avvicina di più alla cultura inglese.

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Modica 03 maggio 2019                                                                      Prof. Biagio Carrubba

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