La poesia degli epigrammi
Dall’antologia palatina (12).
XII
La poesia degli epigrammi
Con l’inizio dell’età ellenistica (323 a.C.-31 a.C.) si aprì la fase storica definita Ellenismo che aveva il greco come lingua comune (Koiné o lingua parlata) in tutte le monarchie nate dopo la morte di Alessandro Magno (10 giugno 323 a.C.). Dopo le grandi battaglie tra i vari diadochi (successori) nacquero i grandi regni post-greci tra cui si formarono: Il regno di Siria (con capitale Antiochia), il regno di Macedonia (con capitale Pella), il regno d’Egitto (con capitale Alessandria), il regno di Pergamo (con capitale Pergamo), il regno di Battriana (con capitale Battriana). In questi nuovi regni nacquero e si diffusero nuove filosofie elaborate dai più importanti filosofi dell’epoca: Epicuro, Zenone, Pirrone etc. che diffusero una nuova mentalità filosofica e culturale aderente all’individualismo dei nuovi cittadini. L’insegnamento epicureo “vivi nascosto” rispondeva perfettamente ai nuovi valori dell’ellenismo. Nacque così anche una nuova poetica che valorizzava un linguaggio alto e dotto, una mescolanza di forme poetiche e registri linguistici diversi che esaltava soprattutto l’originalità e la brevità dei temi poetici. L’iniziatore di questa nuova poetica fu, senza dubbio, Callimaco di Cirene che visse lungamente ad Alessandria d’Egitto. La nuova cultura filosofica e letteraria nacque nel “Museo” di Alessandria d’Egitto e nella “Biblioteca” adiacente, dove Callimaco vi lavorò a lungo. Queste istituzioni culturali furono volute dai Tolomei che si autoproclamarono faraoni d’Egitto. Il primo faraone fu Tolomeo I Soter (322-283 a.C.); il secondo Tolomeo II Filadelfo (285- 246 a.C.) e Tolomeo III (246-221 a.C.) fino ad arrivare all’ultimo Tolomeo, padre di Cleopatra. L’epigramma era nato in Grecia già intorno all’VIII secolo a.C. La parola epigramma vuol dire: “scrittura sopra” dal greco epi – gramma che significa, appunto, sopra-scrittura quindi propriamente scrivere sopra. Il primo epigramma famoso è quello che si riferisce alla “coppa di Nestore” rinvenuta ad Ischia, che reca, per l’appunto, l’iscrizione epigrammatica: “Io sono la bella coppa di Nestore: chi mi beve, subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella ghirlanda”. L’epigramma è composto da due distici elegiaci. I primi epigrammi si trovano scritti soprattutto sui monumenti funebri ed oggetti votivi. Si può dire che il primo epigrammista e poeta conosciuto sia stato Simonide di Ceo (550 a.C.- 467 a.C.), al quale seguirono tanti altri poeti ed epigrammisti che diffusero l’epigramma in tutta l’area della Magna Grecia e nei nuovi regni ellenistici. In seguito gli epigrammi si ingrandirono di numero, passando da un distico a cinque distici elegiaci e con diversi metri poetici. Aumentarono anche i temi e gli argomenti degli epigrammi: si passò dal lamento per il deceduto all’amore e ad altri argomenti particolari.
Le caratteristiche formali e metriche dell’epigramma sono:
I) la raffinatezza formale;
II) la mescolanza dei registri linguistici;
III) l’uso di giochi di parole;
IV) la pointe, o punta, cioè il finale dell’epigramma con il quale il poeta sintetizza l’epigramma, o lo spiega o ne rovescia il significato del testo, con una battuta finale sarcastica, capace di far nascere un leggero sorriso nel lettore, amico di poeti.
V) la varietà degli argomenti e dei metri (varietas).
II
Tutti gli epigrammi greci sono stati raccolti in una grande opera poetica dal titolo Antologia Palatina, che ha avuto una lunga storia ed una fortuna in Europa nel corso dei secoli passati. La prima poetessa di lingua greca ma vissuta in Calabria, nativa di Locri Epizefiri (versante ionico) fu Nosside (ca 430 a.C.-360 a.C.), la quale scrisse molti epigrammi. Tra questi uno dei più importanti e belli è certamente quello che ha tema l’amore.
1
Dall’antologia palatina, Liber V, 170.
“Non c’è cosa più dolce dell’amore: ogni gioia
è inferiore ad esso; io sputo anche il miele”
Nosside dice questo. Ma chi non è amato da Afrodite
non sa quali fiori siano le rose della dea.
Un altro epigramma che ha per tema l’amore e che ha per metafora il miele è quello di Asclepiade.
Archeade era molto innamorato di me: ora, che sono sventurata,
non mi guarda nemmeno per scherzo.
2
Dall’antologia palatina, Liber XII, 153.
L’amore non è sempre dolce, sebbene sia di miele;
ma quando il Dio tormenta gli amanti allora
l’amore diventa soave e prezioso.
3
Un altro bell’epigramma sull’amore è quello riferito ai baci, scritto da un Anonimo.
Una fanciulla, di sera, mi diede un bacio con labbra umide.
Il bacio era di miele, e la sua bocca spirava nettare.
Dall’antologia palatina, Liber V, 305.
Per quel bacio sono diventato ebbro:
così tanto amore ho bevuto.
Questi tre epigrammi sono molto belli e mi piacciono molto.
Modica, 09 maggio 2020 Prof. Biagio Carrubba
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