
La Passione (5)
Mario Luzi
I testi 9, 10, 11 e 12 de “La Passione” di Mario Luzi costituiscono la parte centrale di tutta l’opera e sono testi molto importanti perché proprio in queste parti secondo me, Biagio Carrubba, viene fuori la tesi sconvolgente e sconcertante di Luzi, fulcro di tutta l’opera.
Ancora una volta Luzi si allontana dal percorso tradizionale della Via Crucis per dispiegare ed illuminare la sua tesi, e cioè che Gesù non solo ha sofferto tanto per la malvagità degli uomini ma risponde a loro con un sentimento di odio e di rancore. Nel testo 9 Gesù durante la Via Crucis continua il suo dialogo con Dio e Luzi, comincia a far emergere la tesi di tutta “La Passione” e cioé la scoperta della natura del peccato che arreca dolore agli uomini
Secondo Luzi Gesù, il Messia, vive e nutre verso gli uomini un sentimento di amore e odio; nello stesso tempo egli scopre e si rende conto della natura ambivalente degli uomini: buona e cattiva.
Da un lato Gesù descrive con crudezza ed imparzialità la tendenza al male degli uomini ma, dall’altro lato sa di esser venuto sulla Terra per salvarli così come il Padre ha voluto. Gesù ribadisce questa volontà di Dio Onnipotente in diversi passi, ne riporto uno:
“[…] Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. […]”
Giovanni, 12-47
Secondo Luzi il grande peccato degli uomini é quello “di essere uomini, genia greve di Adamo”, cioè il primo uomo che insieme ad Eva, invogliata dal serpente, si ribella a Dio e commettono insieme il peccato originale della storia dell’umanità. Ovviamente Luzi vuole andare aldilà del mito della Bibbia e va nel cuore degli uomini che non conoscono la natura del proprio peccato e non sanno cosa fare per uscire dal peccato originale. In questo senso l’ignoranza del peccato in parte giustifica il comportamento ambiguo ed ambivalente degli uomini che da un lato vorrebbero salvarsi da soli ma dall’altro lato non ci riescono pur tentando ogni possibilità di salvezza, rimanendo così nello stato di peccato come afferma Giovanni che spiega la causa dello stato tenebroso dell’umanità:
“[…] E il giudizio é questo: la luce é venuta al mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie”
Giovanni, 3-19
Luzi prosegue facendo riferimento al grande sacrificio di Gesù che sacrifica la sua vita al posto degli uomini e asserisce: “Io lo laverò questo peccato, così é scritto” perché la natura del peccato degli uomini é varia ed inesauribile e sono in poche a salvarsi dalle loro colpe. Infatti per Gesù alcuni uomini: “sono empi e commettono empietà” e altri invece “ non si macchiano di colpe di violenza”; infine un’altra parte nasconde le loro colpe e vive come ipocriti e questi sono: “i più nefasti per il mondo”.
Ma Gesù contro gli ipocriti scaglia il suo anatema:
“[…] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. […]”
Matteo 23-27,28
Il testo 9 termina con l’affermazione di Gesù Cristo che tutti gli uomini “hanno un loro malessere nel cuore” e ciò richiama un passo molto conosciuto del Vangelo di Matteo:
“[…] Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena […].”
Matteo 6-34
Il testo 10 mostra ancora più chiaramente la tesi de “La Passione” che vede Gesù nutrire amore per i suoi discepoli e gli uomini ma, allo stesso tempo avverte anche l’odio e l’ostilità contro di lui; per questo motivo non li capisce e ne ha soggezione tanto che si sente solo dinnanzi a loro e si percepisce debole nell’affrontare la passione.
In questo testo infatti Gesù dice che la Via Crucis “e’ un cammino solitario, (e) nessuna pietosa lamentatrice lo compiange.”. Ora mentre in questo testo prevale l’amore di Gesù per i discepoli, nel testo 11 emerge l’ostilità degli uomini verso di lui. Nel testo 10 lui ama “la famiglia umana finché era amabile e ben oltre” e rivolgendosi ai suoi discepoli dice: ”io (per loro) non ero solo il maestro o il medico prodigioso/ma il fratello delle loro miserie e delle loro consolazioni”.
Questo testo termina con l’affermazione di Gesù che dice: “che io li sovrastassi come maestro nella sapienza e nella potenza sanatrice”. Questo verso fa riferimento a dei versetti di Giovanni:
“[…] Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri. […].”
Giovanni 13-34,35
Il testo 11 dell’opera esprime in modo chiaro l’odio e l’ostilità degli uomini verso Gesù perché lo credono un impostore ed un blasfematore. Gesù avverte questa ostilità nei suoi riguardi e vede che essa si trasforma “in odio e in avversione”. Gesù guarda con sgomento la derisione della folla e afferma: “la canea mi oltraggia, mi insulta e mi deride”. Di fronte a tanta derisione ed odio della turba Gesù cade quasi in depressione e scoraggiamento e dice a suo Padre: “Padre, (Gesù) il figlio dell’uomo sente venirgli meno l’amore per gli uomini. Sarebbe la sconfitta più penosa, fa’ che questo non accada.”. Questo finale del testo richiama molti passi dei Vangeli che esprimono l’odio ed il rancore degli uomini contro Gesù, ne riporto uno:
“[…] I Giudei portarono di nuovo delle pietre pe rlapidarlo. Gesù rispose loro: << Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per uqale di esse mi volete lapidare?>>. Gli risposero i Giudei: << Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio.>> […]”
Giovanni 10-31/33
Il testo 12 inizia con un riferimento netto e chiaro alla nona stazione della Via Crucis tradizionale e cioé il fatto che cade per la terza volta. Infatti il titolo di questa stazione é: “Gesù cade la terza volta”. Subito dopo Gesù continua la descrizione dell’odio e della derisione del popolo degli Ebrei nei suoi confronti e ne carpisce tutta la malignità e la malvagità affermando: “ il supplizio della misconoscenza e del tradimento alla loro perfidia é un piacere più sottile, lo delibano i sommi sacerdoti”. Contemporaneamente Gesù guarda con amore sua madre e tutti coloro “che la accompagnano e molti altri addolorati e increduli”. In mezzo a tanta confusione umana e dolore divino, Gesù fa riflessioni metafisiche ed escatologiche che riguardano il suo futuro e quello dell’umanità : “ ma io sarò morto e risorto” sia per quelli che si salveranno sia per quelli che rimarranno chiusi nell’ottusità. Il testo termina con la speranza di Gesù che “tutti potranno essere salvi, così vuole l’Alleanza” ma intanto la folla lo spinge con forza e ferocia verso l’altura. Gesù anche qui appare come frastornato e disorientato ma è ben sicuro della sua natura divina e del suo insegnamento che ha seminato tra la gente e che si riassume nelle famose dieci beatitudini.
E allora solo coloro che crederanno in lui e nelle beatitudini saranno salvi come affermano i versetti di Matteo:
“[…] beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande é la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. […]”
Matteo 5-11,12
Il linguaggio poetico di questi quattro testi de “la Passione” continua la linearità e la lucidità di tutta l’opera mostrandosi serrato e pieno di interrogazioni retoriche che danno all’opera uno stimmung malinconico e razionale. In definitiva il linguaggio poetico eccita un tono emotivo alto e forte e crea una riflessione costante e sferzante che non lasciano respiro sia a chi ascolta la Passione nella Via Crucis e sia a chi la legge.
Modica, 13 Ottobre 2012
Biagio Carrubba
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