La dialettica e il formalismo di Brecht.
Le contraddizioni sono speranze!
I
Io, B. C., voglio qui presentare e riportare dei lacerti sulla dialettica e sul formalismo di Bertolt Brecht, presi dall’interessantissimo libro. Bertolt Brecht. Scritti sulla letteratura e sull’arte. Biblioteca/culture visuali. Meltemi editore. Ottobre 2019. Io, B. C., ho scelto quest’epigrafe che Brecht ha riportato nel suo scritto Il processo dell’Opera da tre soldi. L’epigrafe si trova, ora, nel libro Scritti sulla letteratura e sull’arte. Meltemi editore a pagina 75. Io, B. C., ho prescelto questa epigrafe perché, secondo me, essa esprime bene l’importanza e lo spirito che la dialettica ha avuto per tutta la vita di Brecht. Infatti, al centro della riflessione di Brecht ci sta la nozione di Dialettica che lui ha preso sia dagli scritti di Marx, ma anche dal suo filosofo amato e cioè Hegel. Secondo Brecht al centro della vita e della società e della Storia ci sta la dialettica come qualcosa che continuamente muta nell’altro. La storia si trasforma, la società si trasforma, l’uomo si trasforma, così che ciò che è più importante è lotta che permette il passaggio da uno stato all’altra. Senza la lotta non c’è movimento né passaggio da uno stadio inferiore a uno stadio superiore. Le contraddizioni fanno parte integrante della vita e senza di esse non ci sarebbe progresso. Brecht ribadisce, in numerosi scritti, l’importanza della dialettica come momento importante della vita, come scrive nello scritto “Tesi per la letteratura proletaria”. Testo che si può leggere interamente nel libro. Bertolt Brecht. Scritti sulla letteratura e sull’arte. Biblioteca/culture visuali. Meltemi editore. Ottobre 2019. “1. Combatti scrivendo! Mostra che combatti! Realismo vigoroso! La realtà è già dalla tua parte, mettiti tu dalla sua! Lascia parlare la vita! non farle violenza! Sappi che i borghesi non le permettono di parlare! Tu però puoi farlo. Devi farlo. Scegliti i punti in cui la realtà viene eliminata falsificandola, mettendola da parte, imbellettandola. Raschia via il belletto! Contraddici invece di fare monologhi! Suscita la contraddizione! I tuoi argomenti sono l’uomo che vive, che è soggetto ed oggetto dell’agire e la sua vita quale essa è veramente. Sii impavidi, è la verità che è in gioco! Se le tue conclusioni e le tue proposte sono giuste, devi sopportare la contraddizione della realtà, indagare le difficoltà nella loro terribile totalità, affrontarle davanti agli occhi di tutti.”
II
Brecht inserì la bella poesia “Elogio della dialettica”, nel libro poetico “Canzoni, poesie, cori”, scritta nel dramma didattico “La madre”. ecco il testo della poesia. (Volume I, pagina 613).
ELOGIO DELLA DIALETTICA
Il sopruso oggi s’inoltra con passo sicuro.
Gli oppressori fanno progetti per diecimila anni.
La violenza assevera: così è, così rimarrà.
Non risuona voce se non quella dei dominanti
e sulle piazze dice chiaro lo sfruttamento: si
comincia solo adesso.
Ma degli oppressi molti ora dicono:
ciò che vogliamo, non verrà mai.
Chi è ancora vivo, non dica: mai!
Il certo non è certo.
Così com’è, non rimarrà.
Quando avran parlato i dominanti
toccherà parlare ai dominati.
Chi osa dire: mai?
Da chi dipende se dura l’oppressione? Da noi.
Da chi dipende se viene infranta? Sempre da noi.
Chi fu abbattuto, si rialzi!
Chi è perduto combatta!
Chi ha conosciuto la sua condizione, come si può trattenerlo?
Poiché i vinti di oggi sono i vincitori di domani
e il mai si muta in: oggi stesso!
Ecco come Federico Ewen, nel suo libro BERTOLT BRECHT. La vita, l’opera, i tempi. Univ. Econ. Feltrinelli a pagina 345 spiega l’importanza che Brecht dava alla dialettica. “Brecht si mantenne fermamente fedele alla – buona vecchia dialettica -. La dialettica potrà ancora ispirare e guidare la lotta delle classi lavoratrici, anche se attualmente è stata oscurata dal momentaneo indebolimento del movimento proletario. Egli applica la propria dialettica alla confutazione dell’accusa che Korsch muove all’Unione Sovietica, quello di aver tradito il marxismo. Brecht fece osservare che l’Unione Sovietica – non è solo uno Stato che controlla i lavoratori, ma è anche uno Stato controllato dai lavoratori; vale a dire che una precisa situazione storica, il piano Quinquennale, la collettivizzazione e la industrializzazione, nonché il rafforzamento dell’apparato difensivo, erano responsabili della particolare forma dello Stato, che era statalista, ma anche questo avrebbe subito una trasformazione, e proprio ad opera delle classi lavoratrici. Questo argomento è sempre presente nella mente di Brecht: la separazione della – meccanica – dello Stato dal suo fondamentale carattere classista.”
III
E nello scritto La Dialettica, Brecht scrive a pagina 331. (Meltemi editore) “Insipide, vuote, piatte diventano le poesie quando pretendono di eliminare dal loro contenuto le contraddizioni, quando le cose di cui esse trattano non si presentano nella loro forma viva, cioè complessa, non ancora compiuta, tale da non poter venire completamente formulata. […] e a pagina 332 continua con Lo stupendo sprezzo del pericolo proprio dei rivoluzionari, che ha le sue radici nel potente senso di responsabilità nei confronti di tutti gli uomini, cede il posto alla pusillanimità di coloro che non vogliono – fare passi falsi -. E ai loro occhi il modo migliore per non – fare passi falsi – consiste nel non fare passi in nessuna direzione e sforzarsi il più possibile di dire cose vecchie, e per di più alla vecchia maniera. Naturalmente, però, in tal modo le vecchie cose non sono più le stesse di prima.”
IV
Ma già Brecht nel dramma didattico aveva espresso chiaramente il bisogno di cambiare il mondo, nel canto recitato dal coro di controllo.
Ecco il testo della poesia “Trasforma il mondo: ne ha bisogno”. (Volume I, pagina 1007).
TRASFORMA IL MONDO: NE HA BISOGNO
Con chi non siederebbe l’uomo giusto
per aiutare la giustizia?
Quale medicina sa troppo d’amaro
al moribondo?
A che bassezza non ti piegheresti, per
sterminare la bassezza?
Potessi tu finalmente trasformare il mondo, perché
con te stesso essere troppo buono?
Affoga nella lordura,
abbraccia il boia, ma
trasforma il mondo: ne ha bisogno!
Tu, chi sei?
Puzzolente esci
dalla stanza pulita!
Perché saresti tu l’ultima lordura che
Devi eliminare!
Su questo aspetto del pensiero di Brecht è molto interessante conoscere un brano di Cesare Molinari che così scrive:” “Andern die Welt”: -cambiare il mondo- era il motto preferito di Brecht – e il mondo cambia, ma non viene cambiato, non almeno secondo un progetto razionale o ragionevolmente coerente. Cambia seguendo vie tortuose, ritorni e involuzioni, non irridendo le “magnifiche sorti e progressive” solo da un punto di vista meramente tecnologico. L’esperimento socialista è fallito anche perché non si basava su una scienza sociale che ancora non esiste e che forse non esisterà mai, ma semplicemente su una filosofia della storia, che, non diversamente da quella hegeliana, prevedeva un finis histoire incarnata nell’avvento del socialismo. Un finis histoire cui del resto Brecht non aveva mai creduto, convinto com’era (assieme a Mao Tse-tung) che nuove contraddizioni sarebbero sorti in seno al socialismo, poiché pensava che della triade dialettica hegeliana il termine decisivo fosse il secondo (l’antitesi), e non il terzo (la sintesi), forse senza accorgersi che così trasformava il millenaristico ottimismo del marxismo in un sostanziale pessimismo”. (da Bertolt Brecht di Cesare Molinari pagina XI). Anche Klaus Volker, a pagina 401, riporta una bella pagina sulla dialettica di Brecht. “Senza conoscenza della dialettica sono incomprensibili trapassi come quelli di Stalin come motore a Stalin come freno…La liquidazione dello stalinismo può avere successo soltanto con la mobilitazione della saggezza delle masse ad opera del partito. L’unico dialettico fra i leader politici dei paesi socialisti dopo Lenin, era per Brecht Mao Tse-tung. Il suo saggio Sulla contraddizione fu per lui negli ultimi anni della sua vita uno dei libri più importanti. Il saggio tratta della sopravvivenza di strutture antagonistiche anche dopo il superamento della società capitalista. In esso Mao sottolinea con vigore la legge delle contraddizioni che governa il mondo intero e le risolve in dinamicità. L’eterno gioco delle contraddizioni interessa l’autore più dello stato definitivo del comunismo: “In ogni fenomeno è insita la contraddizione fra il nuovo e il vecchio che è causa di una continua e complessa lotta. L’esito di questa lotta è che il nuovo cresce e assume una posizione di dominio mentre il vecchio regredisce e incomincia a estinguersi. Ma non appena il nuovo ha il sopravvento sul vecchio, il modo di essere di un vecchio stato di cose si muta nel modo di essere di uno nuovo”.
V
Il formalismo di Brecht.
La polemica sul formalismo fra Brecht e Lukcas fu lunga e complessa e si prolungò nel tempo dagli anni ’30 agli anni ’50 quando Brecht scrisse l’ultimo scritto sulla dialettica con il titolo Che cos’è il formalismo? Testo che oggi si può leggere per intero nel libro. Bertolt Brecht. Scritti sulla letteratura e sull’arte. Biblioteca/culture visuali. Meltemi editore. Ottobre 2019, nelle pagine 414 – 420.
VI
Tra il 1936 e il 139 Brecht ebbe una lunga e complessa diatriba e polemica con il grande critico settario Gyorgy Lukcas sul realismo e sul formalismo. In sostanza Brecht affermava che la forma ha la sua importanza quanto il contenuto. E che non bisognava avere paura della forma; il contenuto è importante (e in questo senso dava la massima importanza alla realtà socialista) ma non per questo bisogna dimenticare la forma. Perché se si dimentica la forma nascono nuovi problemi. Brecht, nello scritto, Che cos’è il formalismo? Afferma, a pagina 415, che. “In arte la forma riveste grande importanza. Essa non è tutto, eppure rappresenta tanto che il trascurarla può bastare ad annientare un’opera. Non è qualcosa di esteriore, qualcosa che l’artista aggiunga al contenuto, è così intrinsecamente connessa col contenuto che spesso si presenta all’artista come contenuto, infatti, quando egli produce un’opera d’arte, capita per lo più che certi elementi formali affiorino contemporaneamente alla materia e in certi casi addirittura prima di essa”. Poi nello stesso scritto Brecht continua a pagina 417. “All’inizio la nuova forma promette un sacco di cose, ma ben comincia ad avanzare un sacco di pretese, completamente staccate dal contenuto e dalla sua funzione. […] La nuova forma era solo un ordine nuovo, come lo si è visto nel nazionalsocialismo, un modo nuovo, piacevole, sorprendente di disporre le vecchie cose, cioè un formalismo […] come è possibile che gli artisti producano delle riproduzioni di tutto ciò con i vecchi mezzi artistici?”. Brecht nello stesso scritto, a pagina 420, dà una definizione sintetica del suo formalismo. “La forma di un’opera d’arte non è altro che la perfetta organizzazione del suo contenuto, il suo valore quindi dipende completamente da quest’ultimo.” Ed io (Biagio Carrubba) condivido queste riflessioni di Brecht.
Finale
Io, B. C., concludo questa rapida carrellata di lacerti sulla dialettica e sul formalismo di Brecht con l’interessante riflessione che Brecht aveva sul popolo. Riflessione che ora la si può leggere nel libro Moltemi editore a pagina 422. In questo finale, Brecht scrive: “Ciò che occorre fare è definire che cosa è il popolo. E vederlo come una massa quanto mai ricca di contraddizioni e in via di evoluzione, una massa di cui facciamo parte noi stessi. Posto di fronte all’artista, nelle vesti di pubblico, il popolo non è soltanto l’acquirente o il committente ma anche il fornitore; esso fornisce idee, fornisce movimento, fornisce l’argomento e fornisce la forma. In maniera non omogenea e sempre mutevole, come il popolo stesso”.
Modica 22/01/2020 Prof. Biagio Carrubba
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