INTRODUZIONE AL LIBRO POETICO
TRASUMANAR E ORGANIZZAR
DI P.P. PASOLINI.
(INTRODUZIONE, SINTESI E COMMENTO).
I
Pasolini pubblicò il libro di poesie “TRASUMANAR E ORGANIZZAR” nell’aprile del 1971 e fu l’ultimo libro pubblicato dal poeta prima della sua tragica morte. L’antologia raccoglie le poesie scritte tra il 1968 e il 1970. Pasolini aveva preannunciato il libro già qualche anno prima nell’intervista del 1969 a Jean Duflot. In questa intervista Pasolini spiegò anche il significato del titolo: “Del resto, la prossima raccolta di poesie che pubblicherò s’intitolerà Trasumanar e organizzar. Con questa espressione voglio dire che l’altra faccia della “trasumanizzazione” (la parola è di Dante, in questa forma apocopata), ossia dell’ascesa spirituale, è proprio l’organizzazione. Nel caso di san Paolo, l’altra faccia della santità, del rapimento al “terzo cielo”, è l’organizzazione della Chiesa” (da Pasolini – Tutte le poesie – Volume II – I Meridiani – Pag. 1517). Le poesie trattano i temi imperanti ed imperiosi del ’68 e del biennio ’69 – ’70 visti dal punto di vista personale di Pasolini che scrive per l’appunto su molti personaggi di allora giudicati dal suo punto di vista particolare e personale. I temi delle poesie manifestano e rivelano tutti i giudizi e le ragioni che Pasolini esprime nei confronti dei suoi interlocutori culturali, politici e personali, interpellati nelle poesie, in un dialogo fitto, pungente e critico con loro. Oltre a queste poesie che rientrano nel clima, nello spirito e nei temi di “Trasumanar e organizzar”. Queste ulteriori poesie si trovano nell’opera “Pasolini – Tutte le poesie – Volume II – I Meridiani” da pag. 221 a pag. 389.
II
TRASUMANAR E ORGANIZZAR
L’opera poetica si divide in due grandi libri e ognuno di questi contiene, a sua volta, diverse sezioni:
Libro primo:
I Sezione: DUE DOCUMENTI
II Sezione: POESIE SU COMMISSIONE
III Sezione: LA NASCITA DI UN NUOVO TIPO DI BUFFONE
IV Sezione: TRASUMANAR E ORGANIZZAR
V Sezione: Appendice – Per i sentieri (II): Piccoli poemi politici e personali
Libro secondo:
I Sezione: CHARTA (SPORCA)
II Sezione: POEMI ZOPPICANTI
III Sezione: LA RESTAURAZIONE DI SINISTRA
IV Sezione: SINECIOSI DELLA DIASPORA
V Sezione: LA CITTÀ SANTA
VI Sezione: MANIFESTAR
La prima poesia della I sezione, “Egli o tu” è dedicata ed ispirata a Bob Kennedy ed è una buona e bella poesia.
Un’altra bella poesia della II sezione è “Dutschke” dedicata ed ispirata a Rudi Dutschke che fu uno dei leader del ’68 tedesco.
Un’altra poesia bella della III sezione è Il gracco.
Un’altra bella, e molto lunga, poesia della IV sezione, è “Trasumanar e organizzar” la diciottesima poesia; in questa poesia Pasolini mischia i suoi temi personali alla sua decisione di iscriversi al PCI.
La prima bella della II sezione, (II libro) è la n. 33 che ha per titolo è “La poesia della tradizione” nella quale Pasolini esprime tutto il suo pessimismo sulla generazione dei giovani del ’68 e sull’esito negativo di quel periodo con la vittoria del capitale.
La poesia più bella della III sezione (II libro) è La restaurazione di sinistra, tutta dedicata ai problemi interni dell’Italia e del PCI di allora.
La più bella poesia della VI sezione (II libro) è “Manifestar (Appunti)”.
III
Pasolini, nel risvolto del libro, dà alcune spiegazioni sul significato di alcune poesie, ma non contento subito dopo scrisse una recensione sul libro dal titolo “Pasolini recensisce Pasolini”. Questa recensione oggi si può leggere soltanto nel volume “Pasolini – Saggi sulla letteratura e sull’arte – I Meridiani – Pag. 2575 – 2580). In questa recensione Pasolini dà alcune delucidazioni e spiegazioni su come comprendere le varie poesie dell’intera opera e spiega il perché abbia scelto questo titolo e la differenza tra trasumanar e organizzar.
IV
Io, Biagio Carrubba, penso che la poesia più bella dell’intera opera sia, per l’appunto, “Manifestar (Appunti)”. Riporto qui la parte finale della poesia Manifestar (appunti).
Testo della poesia.
Per quanto fitta sia la trama dei doveri di un anziano
qualcosa in essa si è lacerato
e io infatti intravedo l’intollerabile faccia della libertà;
non avendo più grazia e forza
ho cercato allora di difendermi sorridendo, come appunto
i vecchi, che la sanno lunga –
Ma la libertà è più forte: sia pure per poco
essa vuole essere vissuta –
È un valore che distrugge ogni altro valore
perché ogni valore non è che una difesa
eretta contro di lei;
e i valori, appunto, sono sentiti specialmente dai semplici;
dai giovani
(solo in essi, appunto, l’obbedienza è grazia);
è sulle loro schiere che contano i Capi per andare avanti,
sulle loro pulite, innocenti schiere –
Semplicità e gioventù, forme della natura,
è in voi che la libertà è rinnegata
attraverso una serie infinita di doveri,
puliti, innocenti doveri, a cui, manifestando
si grida con aria minacciosa obbedienza,
ché i semplici e i giovani son forti
e non sanno ancora di non poter tollerare la libertà.
19 aprile 1970
(aprile dolce dormire)
V
Io, Biagio Carrubba, credo che per capire l’esatto significato di questa poesia bisogna rifarsi alle poesie precedenti della sezione “La restaurazione di sinistra” ed in particolare alla poesia “La poesia della tradizione”. Inoltre, secondo me, non bisogna seguire, l’operazione fatta da Giacomo Jori, il quale riporta un passo di Pasolini nel suo libro “Pasolini” (Einaudi Tascabili) a pagina 117, che spiega la poesia. Il passo che Jori riporta è, a sua volta, tratto dall’articolo di Pasolini “Il cinema impopolare” che oggi si può trovare solo sul testo “Pasolini – Saggi sulla letteratura e sull’arte – Volume I – I Meridiani – Pag. 1600– 1610). Questo articolo di Pasolini tratta di un argomento completamente diverso rispetto alla poesia. Questa azione di Giacomo Jori è certamente un’azione arbitraria e personale perché l’accostamento tra la poesia e l’articolo è fuorviante e non aiuta all’esatta comprensione della poesia anche se il pezzo riportata da Jori è molto bello per altri motivi perché contiene una spiegazione di cosa sia la vita per i cattolici e per i comunisti. Riporto una parte dell’articolo “Il cinema impopolare”: “Libertà”. Dopo averci ben pensato ho capito che questa parola misteriosa non significa altro, infine, nel fondo di ogni fondo, che… “libertà di scegliere la morte”. E ciò, non c’è dubbio, è scandaloso, perché vivere è un dovere; su questo i cattolici (la vita è sacra perché ce l’ha data Dio) e i comunisti (bisogna vivere per adempiere il nostro dovere verso la società) non sono d’accordo? Anche la natura è d’accordo: e per aiutarci ad essere amorosamente attaccati alla vita, ci fornisce dell’istinto di conservazione (Pasolini – Saggi sulla letteratura e sull’arte – Volume I – I Meridiani – Pag. 1600). Secondo me, Biagio Carrubba, gli sbagli di Jori son due: avere accostato due brani di argomento diverso ed inoltre il fatto che la poesia è di aprile del 1970 mentre l’articolo fu scritto a fine del 1970 per altri motivi e per una rivista letteraria. Per me l’interpretazione della poesia è questa: Pasolini, prendendo spunto sui giovani del ’68 ribadisce il suo giudizio negativo sul ’68 ma, questa volta, giudica la libertà come un fattore positivo per gli anziani ma non per i giovani. Infatti il messaggio della poesia è quello che gli anziani, che hanno superato le difficoltà della vita e i vincoli della società, possono assaporare e godere della libertà mentre i giovani, ancora inesperti ed immaturi, devono superare le prove della vita e sono vincolati ai doveri della società per cui non riescono ad assaporare e tollerare la libertà.
Questo messaggio lo si capisce da tutta la poesia ma certamente i versi più belli sono: “Ma la libertà è più forte: sia pure per poco / essa vuole essere vissuta”. Io, Biagio Carrubba, credo che effettivamente questi siano bellissimi versi che ribadiscono, ancora una volta, l’importanza che Pasolini dava alla sua libertà e alla libertà in generale che è il grande, ed unico, vero valore per gli uomini perché la libertà caratterizza l’essenza stessa della natura umana e soltanto chi riesce a viverla interamente si può definire un uomo libero e per questo motivo la libertà vince tutti gli altri valori. Quanto più un uomo è avanti con l’età tanto più apprezza la libertà che può vivere internamente e socialmente mentre ancora i giovani la devono capire e maturare ma, ovviamente, non è preclusa a nessuno.
VI
Un’altra grande novità del libro è certamente quella del linguaggio poetico che l’opera presenta. Mentre ancora nella prima parte dell’opera Pasolini scrive con un linguaggio poetico formale, sostenuto, coerente e compatto ad un certo punto, nella seconda parte del libro, il poeta abbandona questo linguaggio poetico compatto e comincia a scrivere poesie senza punteggiatura e senza coerenza nello stile perché, nel frattempo, tra il 1968 e il 1970 matura l’idea che la poesia è passata da un stile solenne e classico ad una scrittura informale e quasi inutile come scrive nel risvolto del libro: “Il primo di questi principi è stato quello di resistere contro ogni tentazione di letteratura-azione o letteratura-intervento: attraverso l’affermazione caparbia, e quasi solenne, dell’inutilità della poesia.”. Per questo motivo, dato che ha cambiato idea sulla poesia, in sostanza, ed in definitiva, Pasolini cambia stile e modo di scrivere perché il ’68 aveva cambiato completamente la società e quindi anche la poesia. Un giudizio giusto sullo stile della poesia lo dà Enzo Golino nel libro “Pasolini – Il sogno di una cosa” che sullo stile di questa poesia così scrive:
“In questi componimenti ogni assetto metrico viene stravolto da una assoluta libertà strutturale e da calcolata noncuranza stilistica. Solo a tratti la scrittura argina e compone il fluire di parole e di argomenti che Pasolini scaglia sulla pagina con un atteggiamento che ricorda il gesto pittorico di Jackson Pollock: un’action painting tramutata in action writing”. (Dal libro Enzo Golino, Pasolini – Il sogno di una cosa – Bompiani tascabile, 2005).
Finale.
Sono passati 47 anni dalla pubblicazione di questa opera di Pasolini. Certamente l’opera è datata e per molti versi superata, dato che viviamo ormai in una società totalmente diversa da quella in cui visse e poetò il poeta Pasolini. Ma nonostante ciò l’opera resta ancora valida e per certi aspetti attuale. Io, Biagio Carrubba, infatti, ritengo che l’opera Trasumanar e organizzar sia attuale per due motivi.
Il primo motivo è dato dal fatto che Pasolini riesce a descrivere e ad esprimere tutti i propri sentimenti e le sue riflessioni nei riguardi degli eventi del 1968 e del post 1968.
Il secondo motivo è dovuto al fatto che ancora una volta il poeta Pasolini si mostra un poeta iconoclasta e anticonformista rispetto alla poesia degli anni 1960 – 1970.
Modica 14/ 09/ 2018 Prof. Biagio Carrubba
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