Se “IF” di Rudyard Kipling

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Se “IF” di Rudyard Kipling

Il romanziere Rudyard Kipling e il figlio John (ufficiale della Irish Guards)

Introduzione

SE è la più celebre poesia di Rudyard Kipling scritta nel 1895 a chiusura del racconto Brother Square-Toes nella raccolta Rewards and Fairies pubblica nel 1910. La poesia è rivolta al figlio ma il modello di vita e di carattere a cui Kipling si rifà è ispirato alla personalità di L.S. Jameson, leader dell’infausta spedizione militare che, verso la fine del 1895, tentò di rovesciare il governo boero del Transvaal e riaffermare il dominio inglese. (“IF” e poesie scelte a cura di Alberto Rossatti – introduzione di Viola Papetti – Edizione Bur – Biblioteca Universale Rizzoli – 2003 – pag. 250 – 251). Queste notizie sono indispensabili per capire lo spirito, l’ambito e la bellezza della poesia. Kipling era soprattutto un romanziere ma sapeva verseggiare bene. Inoltre, dal punto di vista politico, Kipling fu sempre, fin da giovane, un convinto assertore e sostenitore dell’imperialismo e dell’espansionismo anglo-americano e inoltre conosceva molto bene l’ambiente e la vita militare, inglese ed indiana. Quindi la poesia è impregnata della cultura vittoriana e militare di fine 1800 che esaltava l’imperialismo britannico e americano. Infatti SE, insieme all’altra poesia “Il fardello del bianco”, esprime la cultura e la politica di Kipling, con tutto il clima entusiasta che il poeta sapeva trasfondere nelle sue poesie e nel quale credeva fermamente.

Testo della poesia.

Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te
L’hanno persa e danno la colpa a te,
Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
Ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell’attesa,
O essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;
Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
E trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui,
O guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con strumenti usurati.
Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio di una monetina,
E perdere, e ricominciare daccapo
Senza mai fiatare una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, nervi, e polsi
A sorreggerti anche quando sono esausti,
E così resistere quando in te non c’è più nulla
Tranne la Volontà che dice loro: “Resistete!”
Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune,
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
Se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore a ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che contiene,
E — cosa più importante — sarai un Uomo, figlio mio!

Parafrasi

I
Se tu figlio mio non perdi il tuo autocontrollo quando tutti lo perdono
e se hai fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
se sei calunniato e non rispondi con la calunnia
se sei odiato e non rispondi con l’odio
e se non ti mostri né presuntuoso né saccente,
II
se sogni ma non trasformi i sogni né in illusioni né in utopie
se pensi ma non trasformi i pensieri né in ideali né in chimere
se sai affrontare la fortuna e la sfortuna
in modo equidistante da questi due eventi,
se hai la pazienza di sentire le tue parole,
che vengono travisate da imbroglioni,
che le usano per ingannare gli sciocchi,
se vedi le tue cose distrutte per le quali hai dato la vita
e se ricominci a ricostruirle anche con gli strumenti logori,
III
se sai fare un solo mucchio di tutte le tue vincite
e te le giochi a testa o croce
e se perdi sai ricominciare daccapo
senza lamentarti della perdita
se sai forzare cuori, nervi e lena a lavorare per te,
anche se sfiniti,
se tieni duro quando ormai in te non c’è più nulla che resiste
tranne la volontà che dice loro: “resistete”,
IV
se sai parlare con la gente e ti mantieni onesto,
se sai marciare con uomini importanti
senza perdere la simpatia dei soldati semplici
se non ti lasci condizionare né dagli amici né dai nemici
se tutti gli altri contano per te ma nessuno conta mai troppo;
se tu sai riempire il minuto inesorabile che passa
dando valore ad ogni secondo di esso,
allora la terra e tutto ciò che vi è in essa sarà tua,
e, cosa ancora più importante, tu figlio mio, sarai Uomo.

Secondo Kipling il figlio diventerà uomo solo quando riuscirà ad acquisire tutte le qualità positive di una formazione militare e di adeguamento alla cultura del tempo che sono introdotte, con un ritmo incalzante, dal primo all’ultimo verso.

Quindi, in sintesi, tu figlio mio, sarai Uomo se sarai:
vv. 1 – 2 Un uomo lucido, razionale, logico e dominatore di te stesso.
vv. 3 – 4 Fiducioso in te stesso, sicuro di te stesso e deciso
v. 5 Prudente, avveduto e paziente
v. 6 Calmo, cauto e sincero
v. 7 Imperturbabile, riflessivo e riservato
v. 8 Modesto, temperato e moderato
v. 9 Pratico, responsabile e metodico
v.10 Intelligente, ingegnoso ed esigente
vv.11-12 Equidistante, indipendente ed indifferente
vv.13-14 Astuto, accurato e comprensivo
vv.15-16 Perseverante, insistente e dinamico
vv.17-20 Intraprendente, ostinato e vigoroso
vv.21-24 Resistente, originale e tenace
v.25 Comunicativo, dinamico e rapido
v.26 Disponibile, diligente e leale
v.27 Distante, equidistante e riservato
v.28-30 Impegnato, valorizzatore del tempo, maturo, vigoroso e parsimonioso fino a diventare quasi cinico e scettico.

II

Nella poesia “SE” Kipling affronta e sviluppa il tema della formazione del carattere e dell’indole del figlio che è ancora in via di definizione. Il padre dà al figlio una serie di consigli, o una serie di precetti, che seguendoli gli permetteranno di diventare un uomo maturo, indipendente, autorevole e sicuro di se, che si potrà integrare nella comunità militare e sociale del primo novecento. Io, Biagio Carrubba, penso che i consigli e i precetti che Kipling dà al figlio siano i valori e gli usi della vita militare: coraggio, dominio di sé, resistenza alle avversità e disciplina. Gli indizi che i consigli rivolti al figlio sono tratti dall’ambiente militare sono alcuni verbi e parole come: marciare, ferire, durezza del carattere, resistere, giocare a testa o croce. Solo se il figlio riuscirà ad evitare le chimere, i sogni, le debolezze, riuscirà a godere dei beni della terra e della vita e cosa ancora più importante, diventerà un uomo tenace capace di vivere con gli altri, sia con i più forti che con i più deboli, senza subire né la vittoria né le sconfitte che la vita sicuramente riserva ad ogni uomo. Quindi la poesia lancia senza dubbio un messaggio etico e morale. Il messaggio di etica e di moralità è ripreso dai valori dell’esercito inglese dell’epoca vittoriana. Il figlio deve confermarsi e uniformarsi ai valori della cultura e della civiltà vittoriana del tempo che dominavano nella società di fine XIX secolo. Ma Kipling tenta di andare oltre a questi valori storici e culturali di fine secolo della sua patria e si spinge fino a delineare un ideale stoico per il figlio: resistere agli eventi esterni ed essere indifferente a tutti e a tutto per essere solo sé stessi e dimostrare la propria fortezza d’animo e del proprio carattere, ma godere allo stesso tempo, durante la vita, di tutti i frutti della terra e sapersi mantenere equidistante ed imperturbabile stando a contatto sia con i più furbi che con i malvagi, sia con i più feroci che con i più onesti. La tesi peculiare di tutta la poesia, dopo un incalzare di venti protasi, viene esplicitata con vigore e con forza nell’ultima strofa quando, finalmente, Kipling chiarisce, con le due apodosi finali: “Tu figlio mio potrai godere della bellezza della terra e della vita soltanto dopo avere mostrato il tuo carattere e solo dopo esserti mostrato padrone di te stesso. Solo allora sarai Uomo”. La poesia, intensa e incalzante, è composta solo di 32 versi disposti in 4 strofe di 8 versi ciascuna. Il genere della poesia è pedagogico-formativo, culturale-filosofico ma anche di monito al figlio. La poesia riprende il registro linguistico della quotidianità perché usa espressioni della vita quotidiana ma anche della formalità perché contiene diverse, e riuscite, figure retoriche che sono: l’anafora, l’accumulazione, l’antitesi, una litote, l’iperbato e l’enumerazione finale. L’anafora è la ripetizione della congiunzione subordinante condizionale SE che si presenta e viene ripetuta in quasi tutti i versi della poesia.

III

L’accumulazione è presente in tutte venti le protasi, introdotta dal SE, che si assommano ed incalzano una dopo all’altra. Le antitesi, che sono presenti in quasi tutti versi, sono importanti perché danno il contro tono al tono, che è la frase principale. Le antitesi si trovano nella seconda parte del verso e si presentano come una avversativa della proposizione principale. Es. Se non perdi la testa (tesi) quando tutti intorno a te la perdono e se la prendono con te (antitesi). Il poeta usa la litote per dire al figlio di essere modesto ma glielo dice in maniera opposta. Nel verso 8 dice: “ma se non fai troppo il santo, o il sapientone”. L’iperbato è presente nel verso 15 perché l’aggettivo infrante è separato dal nome cose, da una relativa interna. “O vedi le cose, cui ha dato la vita, infrante”. L’enumerazione finale è negli ultimi due versi che si susseguono uno dopo l’altro: “Tua è la terra e tutto ciò che è in essa, e più ancora, sarai Uomo, figlio mio!”. Nella poesia è presente un alto tono emotivo che è tutto concentrato a dare precetti e consigli educativi, di forza, di energia e di disciplina per adeguarsi ai valori militari e culturali dell’Inghilterra di allora ma soprattutto di elevarsi dal contingente storico e raggiungere i valori etici stoici che sono validi per sempre, per suo figlio e per tutti. La lexis della poesia è intrisa di espressioni personali, del linguaggio poetico e dei versi di Kipling che si differenziano da quelli dei poeti inglesi del tempo. La poesia “SE” tra i critici è molto amata-odiata. È amata dagli estimatori ed odiata dai detrattori. Io, Biagio Carruba, porto il mio piccolo contributo a questa diatriba spiegando, quelli che per me sono i due motivi di bellezza ed interesse della poesia. La bellezza della poesia scaturisce, in primis, dalla originalità della struttura sintattica della poesia. Dopo avere enumerato più di venti protasi o proposizioni condizionali, la poesia si conclude con due apodosi che risolvono e chiariscono le venti premesse iniziali. Il figlio sarà uomo quando riuscirà a forgiarsi un carattere di ferro, una personalità sicura di sé e una indole che avrà il dominio di sé e degli altri. Il figlio sarà uomo quando saprà valorizzare ogni minuto della sua vita senza farsi abbattere né dalle calunnie né dall’odio altrui e così potrà godere ciò che la terra di bello gli offrirà e saprà schivare il brutto. Il secondo motivo di bellezza della poesia deriva dal fatto che la struttura sintattica e l’elocuzione della poesia sono molto elaborate e anzi sono costruite seguendo lo schema protasi più apodosi perché seguono il ritmo crescente ed incalzante delle accumulazioni fino ad arrivare alle due ultime enumerazioni. Il lettore legge la poesia rapidamente, quasi perdendo il fiato, seguendo le 20 incalzanti accumulazioni fino ad arrivare alla fine dove scopre la soluzione finale. Sui motivi di bellezza della poesia, giudicata in modo controverso da molti critici, il mio giudizio è molto simile a quello di Craig Raine che ha scritto così: “Quello a cui reagisce un lettore sensibile non sono i dettagli del consiglio, ma la struttura retorica estesa fino all’impossibile. IF è una unica frase, infinitamente gravata dal peso delle ipotetiche…La poesia dimostra in scala ridotta la possibilità di raggiungere qualcosa di autenticamente difficile. Come poesia composta di una sola frase, è una delle più lunghe e possiede tutta la qualità poetica dell’amorosamente differito finale del concerto per violoncello di Dvorak. La forma ci dice non meno del contenuto, ed è, innegabilmente, poesia di alto livello”. (“IF” e poesie scelte a cura di Alberto Rossatti – introduzione di Viola Papetti – Edizione Bur – Biblioteca Universale Rizzoli – 2003 – pag. 47).

IV

Il mio giudizio personale sulla poesia SE di Kipling si avvicina molto a quello di Viola Papetti, scritto nell’introduzione al libro: “Il codice anglo-spartano che governò la sua vita diurna è indigeribile per gli stomaci postmoderni…Disturba quello imperialistico nazional-popolare, ma si possono scoprire i segni di un processo trans culturale in atto, un transito verso future sistemazioni sulla spinta di impulsi emotivi parzialmente inconsci, e inevitabilmente ambigui” (“IF” e poesie scelte a cura di Alberto Rossatti – introduzione di Viola Papetti – Edizione Bur – Biblioteca Universale Rizzoli – 2003 – pag. 11).

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Modica 02 febbraio 2019                                                                                              Prof. Biagio Carrubba.

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