GLI EPIGRAMMI PIU’ BELLI DELL’ANTOLOGIA PALATINA (4).

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GLI EPIGRAMMI PIU’ BELLI
DELL’ANTOLOGIA PALATINA (4).

IV
Gli epigrammi epidittici più belli
di Asclepiade di Samo.

Asclepiade nacque a Samo intorno al 320 a.C., in gioventù si trasferì ad Alessandria d’Egitto. Fu molto noto durante la sua vita e fu elogiato da Teocrito. Callimaco lo considerava un suo avversario e lo inserì tra i “Telchini”. Scrisse molti componimenti lirici ed è rimasto famoso perché Asclepiade diede vita al metro che prende il suo nome “Asclepiadeo maggiore e minore”. Si può affermare, con certezza, che Asclepiade fu un poeta d’amore perché tutti i suoi epigrammi sono incentrati sull’eros. Infatti, Asclepiade declina l’amore in molte sue manifestazioni: la passione, l’entusiasmo, la noia e il piacere erotico. Fra gli epigrammi più belli di Asclepiade spicca, sicuramente, per ironia e simpatia, quello dedicato ai pericoli della vita.

1
Dall’antologia palatina, Liber V, 64.
“Nevica, grandina, suscita foschia,
lancia fulmini, scuoti le nubi
piene di fuoco su tutta la Terra.
Certo, se tu mi uccidi
la finirò: ma se mi lasci vivo,
anche in mezzo ai pericoli più gravi
continuerò la vita nei piaceri.
Perché, o Zeus, Eros mi trascina e domina
anche te. Per lui, un giorno
mutato in oro, forzando pareti
di bronzo sei giunto ad un letto d’amore.”

Un altro simpaticissimo e spiritoso epigramma è quello riferito alle giovani vergini che vengono apostrofate per la loro riservatezza e per il loro pudore.

2
Dall’antologia palatina, Liber V, 85.
“Tu difendi la tua verginità.
E perché? Nell’Ade non troverai
un solo amante.
Sono qui, tra i vivi,
i piaceri di Cipride:
là, sulle rive di Acheronte, o vergine
saremo ossa e cenere.”

Un altro epigramma, gioioso e scherzoso, che riguarda la gelosia è quello riferito ad Ermione.

3
Dall’antologia palatina, Liber V, 158.
“Un giorno giocavo con Ermione,
maestra d’amore. Sulla cintura a ricami
di fiori, o dea di Pafo, c’era scritto in oro:
“Amami tutta e non soffrire
se sarò anche di un altro.”

Un altro epigramma, bello e piccante, è quello riferito all’eros sotto le coperte.

4

Dall’antologia palatina, Liber V, 169.
“Dolce d’estate togliersi la sete
con della neve; dolce ai naviganti,
appena finisce l’inverno, il soffio
di Zefiro che annunzia primavera;
ma quanto più dolce agli amanti stringersi
sotto una coltre e celebrare Cipride.”

II

Un altro epigramma, in cui Asclepiade mette in evidenza la sua malinconia è quello che riguarda “la sua noia di esistere”.

1
Dall’antologia palatina, Liber XII, 46.

“Ahimè, non ho ancora ventidue anni
e sono stanco di vivere! Oh Amori,
che cos’è questo tormento?
Perché mi bruciate? E se Morte mi colpisce,
Amori che farete? Già! Come prima
giocherete scherzando con i dadi.”

Ma l’epigramma più bello e più famoso di Asclepiade è quello, senza dubbio, che sintetizza i temi simposiaci e la fugacità della vita in una sola elegia.

2
Dall’antologia palatina, Liber XII,50
“Bevi, Asclepiade! Perché queste lacrime?
Che cosa ti fa soffrire? La crudele Afrodite
non fece sua preda solo te,
né solo su di te Eros amaro tese l’arco e le sue frecce.
Beviamo la bevanda pura di Bacco;
il giorno è un dito.
Oppure aspettiamo di vedere di nuovo
la lampada compagna del sonno?
Ma via, beviamo, disperato amante!
Tra non molto dormiremo una notte infinita.”

Quest’ultimo epigramma si rifà ad una poesia di Alceo, il quale esortava i suoi compagni a bere perché “il giorno è lungo quanto un dito”.

Questi sei epigrammi sono molto belli e mi piacciono molto.

 

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Modica, 05/05/2020                                               Prof. Biagio Carrubba

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