Finisce l’esilio danese e inizia l’esilio svedese. (aprile 1939 – aprile 1940).

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Finisce l’esilio danese e inizia l’esilio svedese. (aprile 1939 – aprile 1940).

I

Klaus Volker scrive, a pagina 279. “All’insaputa dell’ufficio stranieri della polizia danese, a Pasqua del 1939, Breht partì da Skovbostrand con Ruth Berlau. Una settimana dopo lo seguirono Helene Weigel con Margarete Steffin e i figli. Un invito a una conferenza a Stoccolma da parte della società statale dei teatri filodrammatici, procuratogli da Georg Brating e dallo scrittore H. P. Matthis, permise a Brecht di entrare in Svezia. Margarete Steffin dovette prima diventare cittadina danese per poter attraversare senza difficoltà il confine svedese: un compagno danese si mise a disposizione per celebrare il matrimonio sulla carta. […] Mentre a Copenaghen Ruth Berlau curava la stampa delle Poesie di Svendborg, sull’isoletta di Lidingo nei pressi di Stoccolma Brecht e la sua famiglia trovarono alloggio in una casa messa gentilmente a disposizione dalla scultrice Ninan Santesso. (Pagina 280). […] Con l’attore e regista H. Greid, autore di un libro sulla dialettica, Brecht discuteva problemi di etica marxista. Nelle sue conversazioni di Lidingo a Brecht premeva soprattutto di restare produttivo, di non lasciarsi sconvolgere, a volte difficilmente comprensibili, come ad esempio il patto Hitler – Stalin. Giudicò opportuno non associarsi né agli emigranti che condannavano in blocco soltanto l’Unione Sovietica, né a coloro che giuravano senza riserve su Mosca.” (Pagina 283).

II

Finisce l’esilio svedese e inizia l’esilio finlandese. (Maggio 1940 – maggio 1941)

Klaus Volker scrive a pagina 285. “Nell’aprile 1940 Brecht con la sua Famiglia e con Margarete Steffin, Brecht lasciò la Svezia e proseguì in Finlandia. Fu una partenza precipitosa verso un paese dove esisteva ancora una possibilità di trovare un asilo non controllato dai nazisti. Anche a Helsinki i profughi potevano contare sull’aiuto di artisti progressisti e di compagni che erano stati informati da Stoccolma. Gli scrittori Hella Wuolijoki e Elmer Diktonius furono i primi a interessarsi e si incaricarono di procurare si profughi un alloggio e la benevolenza delle autorità. Nell’ottobre del 1940 Hella Wuolijoki fu costretta a vendere la sua tenuta, così che Brecht, si trasferì nel quartiere del porto di Helsinki. Qui scrisse “I dialoghi di profughi” e qui scrisse il dramma “La resistibile ascesa di Arturo Ui”. Intanto Brecht aspettava i documenti per entrare negli USA. Ecco le quattro poesie che Brecht scrisse durante l’esilio finnico. (Volume II, pagine 965 – 971).

Prima poesia. (Pagina 965)

*

Noi siamo adesso profughi
in Finlandia.

La mia figlioletta
a sera viene a casa imprecando; con lei
nessun bambino vuole giocare. È tedesca e proviene
da un popolo di ladroni.

Quando alzo la voce in una discussione
vengo zittito. Qui non si gradisce
che alzi la voce uno
che proviene da un popolo di ladroni.

Quando ricordo alla mia figlioletta
che i tedeschi sono un popolo di ladroni
lei è tutta contenta con me che non siano amati
e ridiamo insieme.

Seconda poesia. (Pagina 967)

*

Con una bottiglia di vino sul tavolo
la nostra amica finlandese ci descriveva
come la guerra aveva devastato il suo giardino di ciliegi.

Il vino che beviamo, diceva, viene da lì.
Noi vuotammo i bicchieri
in ricordo del giardino massacrato
e brindando alla ragione.

Terza poesia. (Pagina 969)

*

A me che vengo da una famiglia di contadini
ripugna vedere
come si butti via il pane.
Si capisce
come io odii la loro guerra!

Quarta poesia. (Pagina 971)

*

Questo è l’anno di cui si parlerà.
Questo è l’anno di cui si tacerà.

I vecchi vedono morire i giovani.
I folli vedono morire i saggi.

La terra non regge più ma ingoia.
Dal cielo non cade più pioggia ma ferro soltanto.
(L’anno in questione, di cui parla Brecht, è il 1940).

Klaus Volker continua a scrivere e a descrivere, nelle pagine 285 – 290, la snervante attesa per la partenza del viaggio verso gli Stati Uniti. “Il 12 maggio 1941 arrivarono finalmente i sospirati visti americani, per Margarete Steffin un visto turistico con il quale si potevano per intanto eludere i controlli sanitari d’obbligo. Per evitare il rischio di un arresto a Petsamo si decise per la ferrovia transiberiana fino a Vladivostok. Durante il viaggio lo stato di salute di Margarete Steffin peggiorò di giorno in giorno. A Mosca, dove era stata programmata una breve sosta, non si poté evitare il ricovero in una clinica. Brecht voleva rimanere ma fu spinto a proseguire giacché il vapore che in giugno salpava da Vladivostok per gli USA era forse l’ultima possibilità di fuga. Margarete Steffin trovò giusta questa decisione, si mostrò tranquilla e rassegnata, consolandosi con un anello e un elefantino ricevuti in regalo al momento del commiato. “Io verrò dopo, solo due cose mi possono trattenere: il pericolo di vita e la guerra. Tu mi hai detto cose tali che sono assolutamente tranquilla”. Oltre il lago Bajakal, quattro giorni dopo, Brecht ricevette un telegramma firmato dagli scrittori Apletin e Fadeev con la notizia della morte della sua piccola maestra”. Come scrisse Brecht nella stupenda e delicata poesia dedicata alla morte di Margarete Steffin:

Nell’anno nono della fuga di fronte a Hitler
esausta per i viaggi
il gelo e la fame della Finlandia invernale
e per l’attesa del passaporto per un altro continente
è morta la nostra compagna Steffin
nella città rossa di Mosca.

 

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Modica 25/01/2020                                                                         Prof. Biagio Carrubba

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