Confronto, raffronto e scontro tra Ungaretti e Montale.

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Confronto, raffronto e scontro tra Ungaretti e Montale.

Credo sia possibile fare un confronto, un raffronto e uno scontro tra due dei maggiori poeti del novecento, anche se tutta la loro vita è stata vissuta in maniera diametralmente opposta. Tutti e due i poeti sono nati sul finire del 1800 e anche se Montale era un po’ più giovane entrambi hanno partecipato direttamente alla prima guerra mondiale. Dopo la grande guerra Ungaretti diventa fascista, mentre Montale antifascista. Ungaretti vive a Roma, mentre Montale vive a Firenze, proprio negli anni in cui nasce e si sviluppa la poesia ermetica dei poeti fiorentini degli anni trenta.
Ungaretti pubblica nel 1933 “Sentimento del tempo” che è considerato il libro guida dell’ermetismo, mentre Montale pubblica “Le Occasioni”, nel 1939, che è un libro che parla di un amore nascosto (Clizia) e si fa portavoce delle terribili paure che il nazismo e il fascismo si stavano preparando a portare in tutta l’Europa. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1947, Ungaretti pubblica “Il dolore”, che esprime tutto il dolore personale del poeta per il popolo italiano e per le deportazioni che subisce, mentre Montale pubblica, nel 1956, “La bufera e altro” che condanna il fascismo e il nazismo e anche la nuova società consumistica, sul modello americano, nella quale stavano entrando le grandi democrazie europee. In pieno boom economico Ungaretti pubblica una raccolta iniziata in pieno clima ermetico e anche poesie dedicate nuovamente al dolore del figlio; Montale, invece, prende le distanze dalla società consumistica, utilitaristica ed epicurea degli anni ’60. Sul finire degli anni ’60, Ungaretti si appassiona agli avvenimenti scientifici, come l’allunaggio del 1969, mentre Montale aumenta la sua produzione poetica in maniera esponenziale polemizzando sempre di più contro la società consumistica dai valori caduchi ed effimeri, negando ogni possibile felicità se non nell’intemporaneo, come scrive in due poesie di “Diario Postumo”. Il tema del caduco è espresso nella poesia nr. 33, “A sufficienza nel abbiamo di un mondo”.

Testo della poesia.

A sufficienza ne abbiamo di un mondo
che già scoppia. Rumori di motori
sculture fatte a strati, libri
che s’ammucchiano su tutti gli scaffali.
La raffica c’investe, induce ad acquistare
fin l’ultimo giornale. Poi tutto brucerà
dans l’espace d’un matin. Ignoro
quali sventure porterà con sé
il trionfo del caduco e se
si salveranno poche parole imperiture.

Il tema della felicità è trattato nella poesia “La felicità”, la numero 25 di Diario Postumo.

Testo della poesia.

Ieri sentii che l’inverno mi aveva
riservata una sorpresa lieta.
Svelavi ad alta voce i miei pensieri.
– E se la vita fosse un mistero vano?
– Resta nel tuo eliso, non essere crudele
verso quel vago senso di speranza
che a noi, solo, rimane. Ben altro
è la felicità. Esiste, forse,
ma non la conosciamo.

Ungaretti non riceve nessun premio pubblico, anche se ha la stima universale come grande poeta affermato in Italia e nel mondo, mentre Montale, nel 1967, è nominato senatore a vita. Ungaretti, risentito dalla nomina a senatore a vita di Montale, ironizzò: “Montale è senatore Ungaretti fa all’amore” (da Cortellessa – Einaudi editore – pagina 130). Montale, nel 1975, quando Ungaretti era morto da 5 anni, riceve, per sommo merito e gloria riconosciuta da tutti, il premio Nobel per la letteratura. Ambedue i grandi poeti hanno detto delle grandi verità ed entrambi si sono confrontati nella ricerca della verità. Ma mentre Ungaretti, con la sua conversione religiosa del 1928, ha dato e detto una parola definitiva sull’importanza della fede e della Chiesa Cattolica, Montale è rimasto scettico e agnostico, laico e materialista, ma non ha escluso del tutto Dio, dopo l’incontro con la sua amica poetessa Annalisa Cima, come afferma negli ultimi versi della poesia “Il clou”: “E fu così che il tuo parlare/timoroso e ardente mi rese/in breve da ateo credente”. A Ungaretti è certo mancata la dimensione del sociale e del politico, poiché non ha mai scritto poesie di questo genere; dapprima perché era un fedele e convinto fascista e poi perché era divenuto un cittadino democratico come molti altre persone del secondo dopoguerra; Montale, invece, tenne viva la polemica contro il potere costituito, dapprima con il suo liberalismo integrale contro il regime fascista, e poi, sempre da liberale autonomo ed indipendente, contro la divisione della società italiana in tanti partiti politici diversi, secondo lui poco puliti, come era la società italiana degli anni ’60 e ’70. Si respira nelle opere di Montale quasi un disprezzo per la gente comune, modesta, limitata, rovinata dall’affannosa ricerca di una vita consumistica volta a migliorare la propria condizione sociale. In questo senso, Montale, restò un poeta aristocratico in quanto non si mescolò mai con la massa, rimanendo riservato, austero, quasi sdegnoso. Questo disprezzo verso il “popolino” certo non gli creava molta simpatia tra i giovani del boom economico, mentre la sua intransigenza antifascista gli aveva creato tanta simpatia e ammirazione tra gli antifascisti negli anni ’50, ricevendone lodi e ammirazione, al tempo della pubblicazione della “Bufera e altro”. Io penso che la sincerità di Ungaretti sia la base di tutta la sua produzione poetica come quando ha invocato tutti i poeti di togliersi la loro maschera come ha scritto nel famoso “Monologhetto” del 1951:

Poeti, poeti, ci siamo messi
Tutte le maschere;
ma uno non è che la propria persona.

A questo invito, io penso che Montale avrebbe risposto con questi versi, della famosa poesia “All’amico Pea”.

Quando Leopoldo Fregoli udì il passo della morte
indossò la marsina, si mise un fiore all’occhiello
e ordinò al cameriere servite il pranzo.
Così mi disse Pea della fine di un uomo che molto ammirava.

In effetti Pea fu grande e stimato amico sia di Ungaretti che di Montale e ammirò entrambi i poeti, grandi maestri di poesia, che hanno saputo pensarla, scriverla e comunicarla a tutti noi seguaci e appassionati lettori.
Risultato finale 10 a 10; pareggio assoluto e giusto fra i due massimi poeti del XX secolo.

 

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Modica 16 aprile 2019                                                                                                         Prof. Biagio Carrubba

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