
Una breve analisi del libro di poesie
“Canzoni, poesie, cori” di Bertolt Brecht.
I
“Canzoni, poesie, cori”, è il secondo libro di poesie pubblicato nel 1934 da Brecht, con la supervisione di Margarete Steffin e con la collaborazione di Elisabeth Hauptmann. La novità, importante e decisiva, rispetto alla prima opera, è l’inveramento e il cambiamento di Brecht in marxista e in comunista.
Il libro è diviso in 5 parti.
1° parte: 1918 – 1933.
2° parte: 1933.
3° parte: Canzoni e cori dai drammi “La madre” e “La linea di condotta”.
4° Appendice.
5° Note musicali.
Nella prima parte, 1918 – 1933, Brecht traccia il profilo che va dalla repubblica di Weimar fino alla presa del potere del nazismo con a capo Hitler.
Le prime due poesie parlano del milite ignoto; la quarta è dedicata a Rosa Luxemburg. Ecco il testo della poesia con il titolo EPITAFFIO 1919. (Volume I. Pagina 527).
Ora è sparita anche la Rosa rossa,
non si sa dov’è sepolta.
Siccome ai poveri ha detto la verità
i ricchi l’hanno spedita nell’aldilà.
La quinta poesia, la più notevole, è “Ninne – Nanne”, dove una madre dà consigli al suo bambino che dovrà vivere in un mondo perverso e dove Brecht proclama la sua nuova adesione al marxismo e a Karl Max e a Lenin, come afferma nella III strofa della I parte. (Volume I. Pagine 529 – 535).
NINNE – NANNE
1
Terza strofa.
Quando ti concepii, già avevamo sepolto
quasi ogni speranza nel pane e nel lavoro –
e solo in Karl Max e in Lenin era scritto
che noi lavoratori abbiamo un futuro.
2
Quando ti portavo nel mio grembo, per noi le cose
non andavano proprio per il loro verso,
e spesso dicevo; l’essere che io porto,
capita in un mondo perverso.
La madre esorta il figlio a non credere ai capitalisti perché:
4
Quando di notte, insonne, giaccio vicino a te,
spesso tendo la mano verso il tuo piccolo pugno.
Certo loro progettano nuove guerre per te,
che cosa devo fare perché tu non creda alle loro
sporche menzogne?
E termina con queste due strofe:
Tua madre, figlio, non ti ha detto con inganno
che tu sei un uomo di grande statura,
ma non ti ha allevato tra mille ansietà
perché un giorno tu penda da un reticolato
gridando per l’arsura.
Figlio mio, tieniti unito ai tuoi simili
perché la loro forza si dissolva come polvere.
Tu, figlio mio, e io e tutti i nostri simili
dobbiamo stare uniti e dobbiamo ottenere
che al mondo non ci siano due specie di uomini.
Invece la poesia “Canzone della SA” parla di un giovane tedesco che, ammaliato dalla forza di propaganda del nazismo e per fame, si arruola nelle SA, ma quando poi gli dicono di sparare sul nemico di classe, capisce che il nemico era suo fratello. Ecco le due ultime strofe. (Volume I, pagine 537-539).
Ora so: mio fratello sta dall’altra parte.
È la fame che ci tiene uniti,
e io marcio, marcio
con i suoi e i miei nemici.
Così ora mi muore mio fratello,
sono io che lo trucido,
e pure so che, quando è vinto,
anch’io sono perduto.
La poesia “La canzone del nemico di classe” descrive come Brecht capisce chi sono i suoi nemici di classe e ripercorre le azioni che portano all’affermazione di Hitler al potere. Il Fuhrer viene deriso, buffoneggiato, ridicolizzato, beffeggiato e denigrato, con il soprannome Imbianchino. Ecco le ultime due strofe. (Volume I, pagine 547 – 549).
11
Perché, qualunque cosa ci dicano,
noi siamo nemici di classe:
chi di noi non ha osato lottare,
ha osato morire di fame.
Tamburino, noi siamo nemici di classe!
Questo non lo copre il rullo del tuo tamburo!
Industriale, generale e junker
il nostro nemico, sei tu!
È un problema che non si rimanda.
Non si sistema un bel niente!
Verso l’alto non scorre l’acqua
e neppure lo si pretende!
12
L’imbianchino imbianchi se crede,
non ci nasconderà le fessure!
Uno resta e uno deve cedere il passo
o io o te, uno dei due.
E qualsiasi cosa io impari,
l’abc non deve cambiare:
non avrò mai niente in comune
con il nemico di classe.
La parola che ci unisce,
non la si potrà trovare:
dall’alto al basso la pioggia fluisce
e tu sei il mio nemico di classe.
La seconda parte dell’opera “1933” contiene due ballate di sarcasmo verso Hitler e i nazisti, e la parte finale è dedicata ai comunisti combattenti contro il nazismo, che subiscono le torture dei nazisti.
Ecco il testo della poesia “Un resoconto”. (Volume I, pagina 577).
Di un compagno che è caduto nelle mani
degli hitleriani, i nostri raccontano:
È stato visto in prigione.
Il suo aspetto mostra coraggio e valore
e i suoi capelli sono ancora tutti neri.
Nella poesia “Ai combattenti nei campi di concentramento”, Brecht loda coloro che lottano per la vittoria del comunismo. Ecco la strofa finale. (Volume I, pagina 581).
Così voi siete
spariti, ma
non dimenticati,
abbattuti a bastonate, ma
non confutati,
insieme con tutti gli incorreggibili, ostinati combattenti,
gente che, inguaribilmente, persevera nella verità,
ancora e sempre i veri capi della Germania.
Segue la poesia “Sepoltura dell’istigatore nella cassa di zinco” dove Brecht afferma chiaramente la necessità del sistema comunista per una società libera per il proletariato. Ecco la strofa centrale. (Volume I, pagine 583 – 585).
Quello che è nella cassa di zinco ha detto
che c’è bisogno di un altro sistema di produzione
e che voi, masse infinite di lavoratori,
dovete assumere il comando.
Prima non andrà meglio per voi.
Segue l’ultima poesia “Appello al compagno Dimitrov, quando lottava, a Lipsia, davanti alla corte fascista”, nella quale Brecht accusa i nazisti di essere i veri incendiari del parlamento tedesco e loda il compagno Dimitrov per il suo coraggio nell’affrontare e resistere alle torture naziste. Ecco il finale della poesia. (Volume I, pagine 587-589).
Ma tu puoi essere ucciso e non essere vinto.
Poiché come te resistono
anche se non in modo così visibile come te
mille combattenti, anche coloro
battuti a sangue nei loro sotterranei
a questa violenza,
si possono uccidere forse, ma
non vincere.
Come te sospettati di lottare contro la fame,
incolpati di ribellarsi agli sfruttatori,
accusati di lottare contro l’oppressione,
dichiarati colpevoli di appartenere
alla causa più giusta.
Nella terza parte, “Canzoni e cori dei drammi “La madre” e “La linea di condotta”, i cori più famosi sono: “Elogio dell’imparare” (Da “La Madre”), “Elogio del comunismo” (Da “La Madre”), “Elogio del partito” (Da “La Linea di Condotta”), “Ma chi è il partito?” (Da “La Linea di Condotta”) e “Elogio della dialettica” da “La madre”.
Nella quarta parte “Appendice” le poesie sono: “Ballata del mondo che va bene”, “Gloria estinta della metropoli di New York”, “Canzone dei poeti lirici”, “Germania”. Ecco l’incipit e la parte finale della poesia Germania. (Volume I, pagine 649 – 651).
GERMANIA
Parlino gli altri della loro vergogna,
io parlo della mia.
Germania, pallida madre!
Tutta infangata
siedi in mezzo ai popoli.
Più macchie di te
Nessuna ne mostra.
Dei tuoi figli il più misero
giace ucciso.
Quando fu grande la sua fame
gli altri tuoi figli
levarono su di lui la mano.
Questo si mormora.
E con le mani levate in alto,
levate contro il fratello,
ora insolenti ti girano attorno
sghignazzandoti in viso.
Questo si sa.
In casa tua
c’è un grande urlio di menzogne
ma la verità
deve tacere.
Così è?
Perché tutt’intorno gli oppressori ti esaltano, ma
ti accusano gli oppressi?
Gli sfruttati
puntano su te il dito, ma
gli sfruttatori magnificano il sistema
escogitato in casa tua!
E intanto ognuno ti scorge
nascondere il lembo della veste, lordo
del sangue del figlio
tuo migliore.
Chi ascolta i discorsi sonanti nella tua casa, ride.
Ma chi ti avvista, dà mano al coltello
come vedesse un brigante.
O Germania, pallida madre!
Così t’hanno ridotta i tuoi figli:
in mezzo ai popoli stai
oggetto di scherno o di paura!
Il mio giudizio finale.
Secondo me, B. C., l’importanza di questo libro di poesie sta nel fatto che Brecht porta come alternativa al nazismo, il comunismo, e accenna alla possibilità del proletariato di prendere con la lotta di classe il potere e, così, instaurare la nuova società comunista. Si può dire che questo libro è il primo vero libro di poesie marxiste dell’Europa. Il libro anticipa i discorsi che Brecht leggerà nel 1935 e nel 1937 a Parigi, durante i congressi antifascisti.
Modica 22/01/2020 Prof. Biagio Carrubba
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