Biografia di P. P. Pasolini. (In sintesi)

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Biografia di P. P. Pasolini.
(In sintesi)

Epigrafe. Dalla poesia “POETA DELLE CENERI”.
(MERIDIANI vol. II pag. 1287)
Perciò io vorrei soltanto vivere
pur essendo poeta
perché la vita si esprime anche solo con sé stessa.
Vorrei esprimermi con gli esempi.
Gettare il mio corpo nella lotta.

1

Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna il 5 marzo 1922 da Carlo Alberto Pasolini (1892 – 1958), tenente di fanteria a Casarsa (Friuli) di antica famiglia romagnola, e da Susanna Colussi (1891 – 1981), di famiglia contadina friulana.
Il padre aveva un’indole orgogliosa e possessiva; il giovane poeta sviluppò con il padre un rapporto molto conflittuale. La madre era mite e affettuosa. La famiglia era soggetta a frequenti trasferimenti dovuti alla professione militare del padre.
Nel 1925 visse a Belluno dove nacque anche il fratello minore Guido. Nel 1928 i Pasolini ritornarono di nuovo a Casarsa, ospiti della casa materna.
Nel 1929 la famiglia si trasferì a Sacile dove la madre un giorno mostrò una poesia al figlio, il quale, a sua volta, con suo stupore e meraviglia ne scrisse un’altra già di una certa fattura e levatura. Questi episodi particolari vengono raccontati dallo stesso Pasolini nella prefazione “Al lettore nuovo” che precedeva una raccolta di sue poesie del 1970. Da allora in poi il giovane poeta compose interi quaderni di poesie. (Da Poesie, Garzanti editori 2001 pag. 6).
Nel 1933 il padre venne trasferito a Cremona dove la famiglia rimase fino al 1935.
Nel 1936 la famiglia Pasolini si trasferì a Scandiano dove Pasolini iniziò il Ginnasio.
Nel 1937 la famiglia Pasolini si trasferì a Bologna e Pier Paolo inizia il liceo Galvani dove conosce studenti che diventeranno suoi amici intimi.
Pasolini trascorse la fanciullezza vagando da una città all’altra al seguito del padre; ma trascorse buona parte della sua giovinezza a Casarsa, casa materna, luogo felice dell’infanzia e fonte della sua prima precoce ispirazione letteraria.
Nel 1939 un supplente d’italiano, un giovane poeta, Antonio Rinaldi, un giorno lesse in classe la poesia “Le bateau ivre” di Rimbaud; la lettura di questa poesia, costituì per Pasolini un momento di allontanamento dal fascismo, come afferma lo stesso Pasolini nella prefazione “Al lettore nuovo”: <<È vero che io non ero più fascista <> da quel giorno del ’37 in cui avevo letto la poesia di Rimbaud>>. (Da Poesie di Pasolini. Garzanti editore, pag. 8).
Nel 1939-1940 Pasolini si iscrisse all’Università di Bologna nella facoltà di lettere.
Nel 1940 cominciarono le prime turbe giovanili omoerotiche che lui cerca di sconfiggere presentandosi agli altri suoi amici come un giovane <>. (Da Meridiani, vol. I, pag. LXVIII). In questi anni Pasolini lesse moltissimi poeti italiani e scoprì anche Freud.
Nel 1941, insieme ai suoi amici Luciano Serra, Francesco Leonetti e Roberto Roversi, progettò una rivista letteraria con il titolo “Eredi” che non ebbe un seguito perché vi erano restrizioni ministeriali sull’uso della carta. La rivista sarebbe stata chiamata “Eredi” in quanto loro si consideravano eredi dell’ermetismo italiano, quindi filtrata della poesia moderna di Ungaretti, Montale e Sereni. (Da Meridiani Tutte le poesie vol. I pag. LXX).

2

Nel 1942 pubblicò la prima raccolta di versi “Poesie a Casarsa”, in dialetto friulano, a proprie spese. Pasolini inviò il libro a Gianfranco Contini, il quale lo recensì in modo positivo e appassionato. Il poeta ne provò una immensa gioia e soddisfazione. (Dalla introduzione “A lettore nuovo” – Garzanti editore, pag. 7).
Tra il 1942 e il 1943, Pasolini scrisse diversi articoli su due riviste fasciste: “Il Setaccio” della GIL (Gioventù Italiana del Littorio) e “Architrave” del GUF (Gioventù Universitaria Fascista). Negli articoli scritti per queste riviste, Pasolini mostra qualche considerazione critica verso il fascismo ma non si discosta dall’ideologia fascista.
Il I° settembre del 1943 venne arruolato, ma dopo l’8 settembre fuggì dal reparto e si rifugiò a Casarsa dalla madre.
Nel 1944 per sfuggire ai bombardamenti aerei e ai rastrellamenti dei fascisti per l’arruolamento forzato nel nuovo esercito della Repubblica di Salò, si rifugiò in una frazione di Casarsa, a Versuta, dove affittò una stanzetta e un casolare. Qui aprì una scuola per i bambini del luogo dove insegnò, insieme alla madre, fino al 1947. Durante questo periodo si innamorò di un alunno, Tonuti Spagnol, che frequentava questa scuola con il quale rimase in collegamento epistolare per anni, che diventò il suo alunno preferito perché per Pasolini fu un vero e proprio amore.
In tutti questi anni Pasolini continuò a scrivere poesie, riempiendo vari quaderni, e nel 1944 istituì presso Versuta una “Accademia in lingua friulana” alla quale dedicò una rivista nella quale scriveva le sue poesie; il primo numero della rivista uscì nel maggio 1944 con il titolo “Stroligùt di cà da l’aga” (“Lunario pubblicato al di qua dell’acqua”, cioè del corso del Tagliamento).
Alla fine del 1944 il fratello Guido partì da Casarsa e si arruolò in una formazione partigiana “Osoppo” ma a causa delle rivalità con un’altra formazione partigiana comunista jugoslava, Guido fu fatto prigioniero e ucciso il 12 febbraio 1945. La notizia arrivò qualche mese dopo alla famiglia Pasolini e sia la madre che Pier Paolo rimasero scioccati della tragica morte di Guido.
Nel febbraio del 1945 Pier Paolo fondò un’altra accademia col nome “l’Academiuta di lenga furlana” che raccolse un piccolo gruppo di neo poeti.
Nell’agosto del 1945 uscì il primo numero della nuova rivista con il titolo “Il Stroligut” che ricomincia la numerazione per distinguersi dai numeri precedenti.
Il 26 novembre dello stesso anno Pasolini si laureò in letteratura, a Bologna, discutendo la tesi di laurea: “Antologia della poesia pascoliana: introduzione e commenti”. In questa occasione, il padre Carlo Alberto, fatto prigioniero all’inizio della guerra, incontrò Pier Paolo nella seduta di laurea.
Nel 1946 Pasolini continua a insegnare nella scuola a Versuta e chiama alcuni suoi amici per collaborare con lui; si presenta come suo aiuto Silvana Mauri che lo raggiunge partendo da Milano. Nel 1946 scrive altre poesie che fanno parte del diario intimo chiamato “Quaderni rossi”.
Nel 1947 Pasolini si iscrisse al Partito comunista italiano, diventando segretario della sezione di Casarsa e svolgendo una intensa attività politica. In questi anni si fanno sempre più evidenti le manifestazioni omosessuali e ne parla, per la prima volta, in una lettera a Silvana Mauri del 1947. In questa lettera Pasolini difende la parola omosessualità e così le scrive: “Non allarmarti, per pietà, Silvana, a questa parola: pensa che la verità non è in essa, ma in me, che infine, malgrado tutto, sono largamente compensato dalla mia joy, dalla mia gioia che è curiosità e amore per la vita”. (Da Enzo Siciliano. Vita di Pasolini. Rizzoli BUR pag. 167).
Alla fine del 1947 P.P. Pasolini ebbe l’incarico di insegnare materie letterarie nella scuola media di Valvasone.

3

Nel 1948 il padre trasferisce da Versuta alla casa di Casarsa l’Accademia cambiandole il nome in “Academiuta di lenga furlana – Guido Pasolini”. Ma il padre comincia a bere e diventa alcolizzato facendo aumentare i contrasti con la moglie tanto che Susanna è costretta ad abbandonare il marito perché il delirio dura più notti. Pier Paolo dopo molti litigi tra i genitori è costretto a fare intervenire uno psichiatra di Udine per fare curare il padre. Il medico, che viene sbattuto fuori dalla casa dal padre, fa in tempo a diagnosticare una “sindrome paranoidea”.
L’affettuoso rapporto di Pasolini con la madre – figura centrale della sua vita – diventa ancora più forte, mentre peggiorano ulteriormente l’incomprensione e l’attrito con il padre reduce e infermo.
Nel 1948 Pasolini comincia a leggere Gramsci e partecipa a diverse manifestazioni del PCI.
Nel settembre del 1949 Pasolini è denunciato e condannato per corruzione di minori (omosessuale), in quanto il I settembre del 1949 si apparta con tre ragazzi a Ramuscello e Cordovado; il giorno dopo i tre ragazzi ne parlano in paese e viene scoperta la vera natura del poeta. Tutti in paese si scandalizzano di questo avvenimento e premono sui Pasolini affinché abbandonino Casarsa. Pasolini, espulso dal partito per “indegnità morale”, sospeso dall’insegnamento, si rifugia a Roma con la madre.
A Roma Pasolini e la madre arrivarono il 28 gennaio del 1950 lasciando il padre da solo a Casarsa. A Roma Pasolini lavorò come insegnante supplente in una scuola media parificata privata.
Nel 1950 a Roma, Pasolini e la madre andarono ad abitare a Piazza Costaguti, nel cuore del ghetto ebraico, a pochi metri dal Tevere. Qui conobbe qualche mese dopo il poeta Sandro Penna con il quale diventò inseparabile compagno e insieme formarono una coppia solidale alla ricerca di ragazzini per attività omosessuali. Pasolini trascorse i primi anni in una borgata romana e in estrema miseria; ma l’esperienza delle borgate di periferia e la frequentazione dei giovani sottoproletariati ispirarono a Pasolini i suoi primi due romanzi: “Ragazzi di vita” pubblicato nel 1955 e “Una vita violenta” pubblicato nel 1959.
All’inizio del 1950 in una lettera scritta a Silvana Ottieri, Pasolini scrive di accettare la sua omosessualità e per quanto riguarda il suo futuro spiega: <>.
(Da Enzo Siciliano -Vita di Pasolini –Rizzoli editore pagg. 207 – 208).
Come scrive Enzo Siciliano nella “Vita di Pasolini” <>. (Da Enzo Siciliano -Vita di Pasolini – Rizzoli BUR pag. 208).
Nel 1951 comincia a conoscere le altre borgate limitrofe e conosce Sergio Citti sulle rive dell’Aniene. Sergio Citti diventa un intimo amico di Pasolini e fa conoscere a Pasolini il dialetto romanesco, molto importante per Pasolini, perché proprio sul dialetto romanesco e sulla vita di borgata scrive il suo primo racconto: “Il Ferro-bedò” che entrerà come un capitolo di “Ragazzi di vita”.
Nel 1951 un professore gli fece trovare un posto come insegnante in una scuola media parificata privata, dove rimase fino al 1953.
Nel 1951 conobbe Giorgio Caproni, Attilio Bertolucci e Gadda che diventarono suoi ospiti frequenti.
Nel 1952 curò e pubblicò l’antologia della poesia dialettale.
Nel 1953 scrisse altri poemetti che raccolse nel 1957 nella famosa opera “Le Ceneri di Gramsci”; a fine anno si licenzia dalla scuola privata perché ormai l’editore Garzanti gli assicura uno stipendio per lavorare solamente al romanzo “Ragazzi di vita”.
Nel 1954 si trasferì in un nuovo appartamento a Monteverde Nuovo, in via Fonteiana 86. Collaborò, per la prima volta, alla sceneggiatura di un film di Mario Soldati: La donna del fiume.
Nel 1955 pubblica il romanzo “Ragazzi di vita” che gli dette subito notorietà in tutta Italia anche se il libro fu molto contrastato e non condiviso da molti critici, anche di sinistra, come Carlo Salinari.
Il romanzo ottenne un grande successo di pubblico e vinse il premio Colombi Guidotti.
Insieme a Francesco Leonetti e a Francesco Roversi progetta la rivista “Officina” che comincia la sua pubblicazione in quest’anno.
Nel 1955 pubblica l’antologia “Canzoniere Italiano”; prende l’abitudine di cenare fuori con Alberto Moravia ed Elsa Morante ai quali si uniscono di volta in volta, Bassani, Penna, Parise e Bertolucci.
Nel 1955 la magistratura milanese denuncia il romanzo “Ragazzi di vita” perché romanzo di <>.
Nel 1956, il 4 luglio si celebra a Milano il processo contro “Ragazzi di vita”. Carlo Bo, chiamato a testimoniare dalla difesa sul suo valore artistico, dichiara: <>. La sentenza è di assoluzione con “formula piena” (da I Meridiani Tutte le poesie vol. I pag. XCVI).
Nel 1957 pubblica l’opera poetica “Le ceneri di Gramsci” e in agosto il libro viene premiato a Viareggio assieme al volume “Poesie” di Sandro Penna. Scrisse anche l’importante saggio La libertà stilistica, ora pubblicato nei Meridiani.
Nel 1958 l’editore Longanesi pubblica l’opera “L’usignolo della Chiesa Cattolica”.
La notte del 19 dicembre 1958 Pasolini torna a casa appena in tempo per vedere il padre morire.
Nel 1959 esce la nuova serie della rivista “Officina” che contiene l’epigramma “A un Papa” contro Pio XII cosa che procurerà successivamente la chiusura della rivista.
Nello stesso anno pubblica il romanzo “Una vita violenta” che suscita anch’esso numerose polemiche.
Nel 1960 anche il romanzo “Una vita violenta” viene denunciato per oscenità. Lavora in altre sceneggiature per diversi film e prepara il film “Accattone” di cui sarà il regista.
Nello stesso anno cominciano numerosi incidenti per cui sarà molte volte denunciato. Il primo incidente avviene il 30 giugno perché diede un passaggio nella sua automobile a due ragazze di Trastevere coinvolte in una rissa.

4

Nel 1961 pubblica l’opera poetica “La religione del mio tempo”. Tra aprile e agosto gira il film “Accattone”. In autunno è coinvolto negli incidenti del Circeo che gli procureranno diversi processi a suo carico.
Nel 1962 parte per un lungo viaggio in Egitto, Sudan, Kenia e Grecia. Tra aprile e giugno gira il film “Mamma Roma”. Gira anche il film “La Ricotta”. Durante la lavorazione del film conosce Ninetto Davoli.
Nel 1963 fa un altro lungo viaggio in Yemen, Kenya, Ghana e Guinea.
In marzo Susanna e Pier Paolo si trasferiscono in un nuovo appartamento di loro proprietà all’EUR in via Eufrate 9, dove il poeta vivrà fino alla sua morte. Da questo momento a casa di Pier Paolo abita anche Graziella Chiarcossi, una nipote della madre.
A marzo esce il film “La Ricotta” che viene subito sequestrato e processato per vilipendio alla religione di Stato. Il processo si celebra a Roma tra il 6 e il 7 marzo con la condanna di Pasolini a 4 mesi di reclusione.
Da settembre frequenta la cittadina di Assisi e fa conoscenza con il biblista Don Andrea Carrano e progetta di girare un film su Gesù Cristo.
A maggio del 1964 pubblica l’opera poetica “Poesia in forma di Rosa”; tra aprile e giugno gira “Il vangelo secondo Matteo”.
Il 4 settembre il film viene presentato alla mostra di Venezia e subito dopo ottiene molti premi in tutta Europa, anche se, al solito, suscita polemiche e scandali.
Tiene una conferenza con il titolo “Nuove questioni linguistiche”, il cui materiale è successivamente inserito nell’importante libro “Empirismo eretico”.
Nel 1965 ad ottobre iniziano le riprese del film “Uccellacci e uccellini” con Totò e Neretto Davoli. Si fa più intensa ed impegnativa la relazione con Ninetto Davoli.
A novembre pubblica la raccolta “Alì dagli occhi azzurri”.
Nel 1966, durante la convalescenza, legge i dialoghi di Platone e su questa lettura scrive alcuni testi per il teatro: “Orgia”, “Bestia da stile”, “Porcile”, “Pilade”, “Teorema” e “Edipo re”.
In agosto va a New York e prima di partire scrive una lunghissima poesia autobiografica “POETA DELLE CENERI” molto importante perché attesta il nuovo corso di poesia che Pasolini svolgerà negli anni successivi. Questa poesia si trova, ora, pubblicata nei Meridiani, Tutte le poesie vol. II da pag. 1261 a pag. 1288.
Alla fine dell’anno gira il film “La terra vista dalla luna” con Silvana Mangano, Totò e Ninetto Davoli.
Nel 1967 gira il film “Che cosa sono le nuvole?” con Totò, Ninetto Davoli e Laura Betti. Il film è molto bello e l’ultima battuta del film, bellissima, è recitata dal burattino Totò che compendia tutta l’estetica e la filosofia di Pasolini: “Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato”. Gira anche il film Edipo re con Silvana Mangano che viene presentato alla mostra cinematografica di Venezia, ma non ottiene molto successo.
Nel 1968 scrive il romanzo “Teorema” del quale gira anche il film e gira anche il film “Porcile”.
A maggio del 1968 scrive una lunga poesia “Il P.C.I. ai giovani”, che pubblicata con un colpo di mano sul settimanale L’espresso, scatena una polemica tra gli intellettuali di sinistra.
Durante la contestazione studentesca di Roma, Pasolini scrive, dunque, il pamphlet in versi dal titolo “Il PC ai giovani”, dove Pasolini critica la ribellione giovanile in quanto borghese e destinata a fallire. Questa posizione di Pasolini contro gli studenti era dovuta al fatto che egli aveva modificato il suo pensiero politico e culturale, rispetto ai primi anni del suo arrivo a Roma, assumendo punti di vista contraddittori e confusionari, criticando tutte le altre posizioni politiche e culturali di quegli anni. Pasolini scriveva molto su molti giornali esprimendo posizioni che erano in contrasto con tutti gli altri centri culturali. Rafforzava le sue idee con i suoi film che intanto facevano molto scandalo e suscitavano varie proteste da ogni centro politico e civile. Si può dire che Pasolini con i suoi scritti poetici, giornalistici e con i suoi film seguisse le teorie espresse in quegli stessi anni dal grande filosofo tedesco, ma naturalizzato americano, Herbert Marcuse, i cui libri avevano un grande successo in Italia e in Europa e avevano influenzato la nascita del movimento studentesco parigino del maggio del ’68. In questa situazione difficile, Pasolini, poiché da un alto suscitava scandalo con la sua omosessualità dichiarata a tutti e con i suoi film eretici, dall’altro lato Pasolini con i suoi articoli contro il palazzo dei politici democristiani e contro il PCI, diventò un intellettuale scomodo e odiato da tutti: politici, intellettuali, borghesi, comunisti e gente comune. Anche il poeta è consapevole della sua posizione scomoda e iconoclastica verso tutti e dispettosa verso il potere politico italiano.
Nel 1969 gira i film “Teorema” e “Medea” con protagonista Maria Callas. Compie un secondo viaggio a New York.
Nel 1970 fa un altro lungo viaggio in Africa e scrive la sceneggiatura del film “Il Decameron”. Il film viene girato nello stesso anno, ma esce nelle sale cinematografiche nel 1971. Il poeta è consapevole della sua posizione scomoda nei confronti degli altri intellettuali, poeti e registi italiani, e nei confronti degli italiani. Così scrive alla fine della sua introduzione Al lettore nuovo del 1970: “Ciò che mi colpisce ancora, rileggendo questi versi, è rendermi conto di quanta fosse ingenua l’espansività con cui li scrivevo: proprio come se scrivessi per chi non potesse volermi che un gran bene. Adesso capisco perché sono stato tanto sospetto e odiato”. (Da Poesie Garzanti editore 2001 pag. 11).
Nel 1971, in aprile, pubblica il libro di poesie “Trasumanar e organizzar”; scrive la sceneggiatura del secondo film della “Trilogia della vita” traendolo dai “Racconti di Canterbury” di Chaucer.
Ninetto Davoli, poiché si sposa con una donna, abbandona P.P. Pasolini che rimane da solo e comincia a cercarsi nuovi partner sessuali. Quest’abbandono crea un periodo di crisi a Pasolini, che inizia a scrivere, allora, una raccolta poetica dal titolo “L’hobby del sonetto”, a cui lavora fino al 1973.
Nel 1972 pubblica una importantissima raccolta di saggi dal titolo “Empirismo eretico” e gira il secondo film della trilogia “I racconti di Canterbury”; scrive la sceneggiatura del nuovo film “Il fiore di Mille e una notte” e comincia a scrivere anche l’ultimo romanzo, incompiuto, “Petrolio”.
Nel 1973 comincia a scrivere articoli sul Corriere della Sera che poi saranno raccolti nel volume “Scritti corsari”; tra aprile e giugno gira il film “Fiore delle mille e una notte”; in settembre pubblica due testi teatrali “Calderòn” e “Affabulazione”.
Nel 1974 scrive altre poesie che formeranno l’ultimo libro di poesie con il titolo “La nuova gioventù”. All’inizio del 1974 esce nelle sale cinematografiche l’ultimo film della trilogia “Dedicata alla vita”: Il fiore di mille e una notte. La trilogia ottiene in tutta Italia molto successo di pubblico e di critica, ma suscita anche molte polemiche in tutta l’opinione pubblica italiana.
Nel 1975, a febbraio cominciano le riprese del suo ultimo film “Salò o le 120 giornate di Sodoma”; inizia a scrivere altri articoli che saranno raccolti nel volume “Lettere Luterane”, pubblicate nel 1976. A maggio vengono pubblicati i sui articoli scritti sul Corriere della sera con il titolo Scritti corsari. Pubblica anche “La Divina Mimesis”. Questi articoli sui giornali rispondono ad interventi di altri autori o a eventi politici a cui Pasolini risponde con le sue idee e con le sue opinioni personali. In questi articoli Pasolini mostra la sua indipendenza culturale e la sua verve polemica e creativa. In essi Pasolini lancia nuove parole d’ordine come omologazione di massa o mutazioni antropologica. Gli argomenti ricorrenti sono: l’omologazione culturale, la scomparsa del sottoproletariato e delle culture popolari, lo sfacelo dell’Italia. In questi articoli Pasolini è sempre controcorrente: critica i giovani, i politici del palazzo e i politici della DC. In ottobre finisce di girare “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. Il film uscì postumo a Parigi, subito dopo la morte del poeta.
Nella notte tra il I e il II novembre, all’idroscalo di Ostia, viene trovato assassinato. La polizia ferma un ragazzo di 17 anni, Pino Pelosi, che guida la macchina di Pasolini e comincia così il processo contro Pino Pelosi, il presunto assassino di Pasolini. Nei processi che ne seguono Pino Pelosi viene condannato a 9 anni di carcere che sconta.
Io, Biagio Carrubba, suppongo che vi fu un complotto nell’omicidio di Pasolini perché credo che un ragazzo, gracile ed esile, di appena 17 anni, da solo, non possa avere ucciso Pasolini che aveva un fisico forte e asciutto.
Secondo me, invece, c’è stato un complotto organizzato da un clan fascista che odiava a morte e voleva uccidere il poeta a tutti i costi. Suppongo, inoltre, come secondo motivo, che il giovane Pelosi non doveva conoscere, per la sua scarsa cultura, né il viso né la fama del poeta. E, come terzo motivo, credo che il giovane Pelosi, spaventato dalla lite con il poeta, non avrebbe preso la macchina per fuggire ma sarebbe fuggito a piedi di corsa. Invece il giovane Pelosi, come gli era stato ordinato e organizzato, prese l’automobile del poeta passandogli sopra per due volte per far credere a tutti che l’omicidio era solo del giovane e non del clan fascista che l’aveva preparato e voluto.
Quindi, per tutti questi motivi, non sono d’accordo con il cugino di Pasolini Nico Naldini che nel libro BREVE VITA DI PASOLINI (Guanda editore) sostiene che non vi fu complotto nell’omicidio di Pasolini “di qualsiasi provenienza” pag. 135. Io, Biagio Carrubba, non so come siano andati, effettivamente, i fatti e le circostanze della notte tra l’1 e il 2 novembre 1975. So, soltanto, che la morte di Pasolini ha causato la perdita di un intellettuale, di un poeta e di un regista che ancora avrebbe dato e prodotto tanto alla creazione artistica ed estetica, alla poesia, alla letteratura e al cinema mondiale perché Pasolini era un genio creativo, fecondo e facondo e addirittura prolisso.

5

Finale.

Molto bello e significativo è stato, anche, l’elogio funebre che ha pronunciato e declamato il grande romanziere e suo amico personale Alberto Moravia durante i funerali del poeta, che si svolsero a Roma, con grande partecipazione di gente comune e molti intellettuali che erano amici del poeta.
In seguito Pasolini venne sepolto nel cimitero di Casarsa in Friuli, mentre una lapide fu posta all’Idroscalo di Ostia che ricorda l’omicidio del poeta.
La ricostruzione della tragica morte di Pasolini e le vicende del processo subito dopo la morte sono state ricostruite molto bene nel libro di Marco Tullio Giordana “Pasolini Un delitto Italiano”, (Oscar Mondadori, 1994), e nell’omonimo bel film dello stesso autore, scrittore e regista. Insomma l’omicida (o gli assassini) di Pasolini hanno fatto un martire del poeta. Lo hanno martirizzato e martoriato.
La drammatica morte di Pasolini ricostruita e giudicata da me.

LA DRAMMATICA MORTE DI PASOLINI

È un brusio la vita, e questi persi
in essa, la perdono serenamente,
se il cuore ne hanno pieno: a godersi

eccoli, miseri, la sera: e potente
in essi, inermi, per essi, il mito
rinasce…Ma io, con il cuore cosciente

di chi soltanto nella storia ha vita,
potrò mai più con pura passione operare,
se so che la nostra storia è finita?

(ultime tre strofe del poemetto
“Le ceneri di Gramsci”)

Questa domanda retorica trovò una risposta effettiva, nella drammatica morte del poeta, poiché, presumibilmente, i fascisti lo uccisero con l’esca del “ragazzo di vita”. Ma c’è da dire che Pasolini, dopo vent’anni di lotta, (1955 – 1975) contro tutti aveva cambiato di molto le sue idee sui giovani del sottoproletariato romano; infatti in uno degli ultimi suoi articoli pubblicati sul Corriere della Sera aveva scritto:
<<L’universo romano è un universo “odioso” …Infatti i giovani proletari e sottoproletari romani appartengono totalmente all’universo piccolo borghese>> (da Due modeste proposte per eliminare la criminalità in Italia – Corriere della Sera 18 ottobre 1975 – Ora raccolto nel libro Pier Paolo Pasolini – Lettere Luterane – Einaudi – 1977).>>.
Ma i fascisti lo ammazzarono ugualmente, perché volevano eliminare l’intellettuale Pasolini, cioè colui che si batteva contro tutte le forme
di neofascismo e di oppressione omologante. Il messaggio fondamentale di Pasolini, secondo me, resta la sua vita, vissuta all’insegna della libertà personale e della indipendenza culturale. Infatti lui visse libero da tutto e da tutti, pur amando la vita e gli altri, come dimostra il messaggio di libertà estetica e l’amore per l’eros e per la vita, che proviene e che emana dalla magnifica bellezza dei suoi film, dei suoi romanzi e delle sue poesie.
Ma i versi che sintetizzano e condensano, molto bene, una buona parte della vita e della personalità di Pasolini sono le ultime terzine della poesia LA PERSECUZIONE.
Ecco, in sintesi, alcune terzine belle e tristi che dispiegano e illustrano la vita e la morte di Pasolini.

La mia vittoria, la mia sconfitta, la mia interezza!
Tutto è ora alle mie spalle…È bastato un nero
fiato di vento sopra questa ebbrezza

infima e infinita, volgare e austera,
di un pomeriggio di Ferragosto,
perché io, finendo, ritornassi vero.

Occhi, tornate occhi! Io riconosco
ciò che conobbi: sole e solitudine.
Sensi, tornate sensi, il posto

della vita è nuovo, atrocemente nudo.
Risalgo in macchina, rimetto in moto…

…Ah vergogna e splendore, vergogna e splendore!
Mille nubi di pace accerchiano il cielo,
amore, mai non finirai d’essere amore.
(da Meridiani Tutte le poesie vol. I pag. 1142 – 1143).

Io, Biagio Carrubba, ritengo che la morte di Pasolini, avvenuta in modo cruento, feroce, ingiusta, prematura e improvvisa abbia fatto dimenticare le pecche e i vizi di Pasolini e ci ha restituito un Pasolini purificato, pulito e puro che avrebbe ancora prodotto e creato, nel resto della sua vita, molti bei film, molte belle poesie e romanzi e avrebbe generato, ancora, tanta altra bella cultura estetica per tutti gli italiani e per il resto del mondo.
Io, Biagio Carrubba, personalmente, quando morì Pasolini, ero molto giovane, ma mi ricordo, perfettamente, che ogni volta che usciva, in Italia, un film di Pasolini suscitava sempre scandali e polemiche. Gli italiani rimanevano, dapprima, sconcertati e meravigliati dalle scene dei suoi film erotici, come accadde per la trilogia dedicata alla vita: Il Decamerone, I racconti di Canterbury e Il fiore di mille e una notte. Poi, con gli altri film, i cittadini italiani provarono stupore e furono sconvolti dalle scene, erotiche, iperrealistiche e surreali, dell’ultimo suo film: Salò o le 120 giornate di Sodoma. In definitiva, io, Biagio Carrubba, affermo che questi film furono e costituirono, allora, per l’Italia degli anni ’70, un processo di liberazione dalla morale comune e corrente ed iniziarono un processo di conoscenza psichica interiore di ognuno per conoscere il proprio inconscio. Questi film furono, anche, un motivo di avvicinamento per scoprire la vera natura sessuale dell’essere umano e stimolarono ad avvicinarsi a scoprire la verità sulla libertà sessuale degli anni ’70. In conclusione, oggi, posso affermare che Pasolini, sia con la sua poesia e sia con i suoi film, ha dato e diede un enorme contributo alla scoperta e alla pratica del sesso in tutte le sue forme erotiche ed omoerotiche e contribuì, enormemente, alla rivoluzione sessuale che, negli anni ’60 – ’70, era in pieno sviluppo e svolgimento in tutte le società occidentali, dall’Europa agli USA. Egli ha fatto tutto questo con piena coscienza e con piena volontà perché era, per natura e per indole, un iconoclasta e un ribelle per cultura e per ideologia. Per questo motivo finì ammazzato per mano di fascisti che sono rimasti ignoti fino ad oggi. Credo, infine, che Pasolini abbia contribuito, anche, alla nascita delle società postcontemporanee odierne, perché se, oggi, le famiglie arcobaleno, i Gay Pride possono manifestare tutto il loro orgoglio omosessuale in molte città italiane e se la legge sulle unioni civili in Italia è stata approvata, tutto ciò, in parte, è stato merito della caparbietà e della tenacità di Pasolini e della sua magnifica opera estetica e creativa e della sua produzione artistica, filmica e poetica.

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Modica 02/ 07/ 2018                                                                                                                 Prof. Biagio Carrubba

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