Analisi di una poesia di Mimnermo di Colofone

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Analisi di una poesia di Mimnermo di Colofone

Mimnermo nacque a Colofone, o forse a Smirne, intorno al 670 – 660 a.C. La suda colloca la sua acme alla XXXVII Olimpiade e cioè tra il 632 e il 629 a.C. Molto probabilmente era di origine aristocratica e il suo nome significa “Colui che resiste sull’Ermo”. Infatti in un suo frammento, Mimnermo, parla di un suo antenato che combatté eroicamente nella piana del fiume Ermo. I grammatici alessandrini pubblicarono due opere di Mimnermo: la Nannò, dal nome di una flautista amata dal poeta, e la Smirneide, un’elegia dedicata alla città di Smirne. La Nannò doveva raccogliere poesie brevi e di argomento amoroso che Callimaco definì “poesia alla spicciolata”. Invece la Smirneide doveva essere una raccolta elegiaca che celebrava la guerra della città di Smirne contro la Lidia di Gige che attaccò le città ioniche intorno al 685 a.C. Non rimane nulla delle opere di Mimnermo tranne 20 frammenti che però danno un taglio particolare al suo orizzonte poetico e cioè quello erotico-amoroso. Ma non è un caso perché proprio il filone lirico-amoroso è quello conosciuto già dall’antichità. Infatti sia Orazio sia Properzio ricordano Mimnermo appunto come grande poeta d’amore. Properzio ha scritto che “plus in amore valet Mimnermi versus Homero” (in materia d’amore un verso di Mimnermo ha più valore della poesia di Omero). Gli studiosi pensano che nelle opere di Mimnermo che non sono state ritrovate sicuramente si parlasse anche di politica e non solo di amore.

Testo della poesia

“NOI COME LE FOGLIE GENERA LA STAGIONE DAI MOLTI FIORI”
del poeta greco Mimnermo, vissuto nella Grecia Ionica nel VII secolo a.C.

Noi come le foglie genera la stagione dai molti fiori
Di primavera, quando al raggio del sole subito crescono.
Simili a loro, per un attimo i fiori di giovinezza
Godiamo, dagli Dei ignari del bene e
Del male. Abbiamo al fianco le Chere fosche:
una tiene il destino penoso della vecchiaia,
l’altra di morte. È un istante il frutto
di giovinezza, quanto sulla terra si diffonde il sole.
E come subito l’ora abbia passato il suo discrimine,
essere morti è meglio che la vita.
Molti dolori nascono nell’animo: ora è la casa
In rovina, e le amare opere di povertà;
un altro non ha figli, e con questo rimpianto
scende sotto la terra all’Ade;
un altro ancora la malattia lo opprime. Non c’è uomo
a cui Zeus non dia molti mali.

Analisi del contenuto.

Parafrasi e costruzione diretta della poesia.

La stagione di primavera dai molti fori genera le foglie
Che rapidamente fioriscono ai raggi del sole.
Noi uomini simili alle foglie siamo (perché) per breve tempo
Godiamo dei piaceri della giovinezza e (perché)
Siamo ignari del Bene e del male (non svelatoci) dagli Dei.
Abbiamo sempre al fianco le nere Dee del Destino:
una sorregge il penoso destino della vecchiaia
l’altra sorregge il fatale destino della morte.
I beni della giovinezza passano in un istante
come la luce del sole di un giorno passa sulla terra.
E non appena il tempo della gioventù passa fulmineo
È meglio la morte che la vita.
Molti dolori nascono nell’anima:
un dolore è la casa in rovina, e
un altro dolore è la triste condizione di povertà;
un altro dolore per un altro è la mancanza di figli, e
scende giù nell’Ade con questo rimpianto;
un altro dolore è la malattia che opprime un altro.
Non c’è uomo a cui Zeus non dà molti mali.

Il tema della poesia.

Il tema di questa poesia di Mimnermo è la fugace rapidità della giovinezza che presto finisce come le foglie che in primavera subito fioriscono ai raggi del sole. E gli uomini nella gioventù vivono la loro migliore età perché sono ignari del loro futuro e perché sorretti dalle straordinarie forze ed energie del loro corpo e dalla creatività della loro mente. Ed è proprio questo stato di sconoscenza del futuro del loro Bene e del loro Male non svelato dagli Dei che gli uomini possono vivere e godersi i piaceri della giovinezza spensierati, vitali e fiduciosi al dischiudersi della vita, amandola. (Infatti chi sapesse i dolori e il brutto destino che lo attendono, allora si priverebbe di godere anche i pochi beni che la gioventù gli riserva). Come dice magnificamente Marina Cavalli nella sua introduzione a Mimnermo:” L’essenza della creatura giovane si risolve nella sua sublime leggerezza, in quell’ignoranza delle esperienze di vita che sola permette di godere la fugacità dell’istante nell’illusione dell’eternità. (pagina XIV)” Dunque uno stato di incoscienza che permette ai giovani di vivere un breve periodo di vita quasi magico ed illusorio di tante belle speranze, ma rimangono immancabilmente disillusi all’arrivo della dolorosa vecchiaia, la quale porta tristi pensieri e pene di ogni tipo fino alla fatale e tragica conclusione della morte. Zeus nel dare i molti mali agli uomini non risparmia nessuno.

Sintesi e coerenza della poesia: inizio, sviluppo e conclusione.

La poesia inizia con una similitudine che riprende quella celebre che Omero aveva scritto nell’Iliade. Gli uomini sono come le foglie: essi rapidamente crescono nella gioventù e brevemente godono i piaceri di essa, ma subito dopo decadono con l’arrivo della vecchiaia, così le foglie rapidamente crescono e fioriscono ai raggi del sole della primavera, ma subito dopo decadono con l’arrivo della fredda stagione. Ecco la similitudine di Omero:” Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; le foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva fiorente le nutre al tempo della primavera; così le stirpi degli uomini: nasce una, l’altra dilegua.” Poi la poesia si dispiega con l’immagine dei giovani ignari del Bene e del male poiché gli dei non glielo svelano, anzi le Moire stanno al fianco dei giovani: l’una sorregge la dolorosa vecchiaia, l’altra porta la terribile e definitiva morte. La giovinezza dura un istante, come la luce del giorno sulla terra. E non appena il tempo della gioventù trascorre fulmineo è meglio la morte che la vita. La vecchiaia porta molte preoccupazioni: la casa in rovina, i figli, la malattia. Zeus dà agli uomini molti mali non risparmiando nessuno. Come nella precedente poesia l’ultimo verso racchiude una sentenza definitiva di Zeus sulla triste condizione esistenziale degli uomini.

La tesi della poesia.

La tesi della poesia è molto bene esplicitata da Marina Cavalli nella sua introduzione a Mimnermo quando scrive:” Il famoso paragone omerico viene piegato da Mimnermo a significare invece proprio la fatale rapidità di una stagione primaverile di giovinezza che dura soltanto l’attimo in cui il sole, al primo sorgere, sembra aprire i suoi raggi e distenderli sulla terra.”

Fatti, personaggi, tempi e luoghi della poesia.

Il fatto principale della poesia è sicuramente il paragone tra la breve giovinezza e la bella e calda stagione primaverile e la similitudine tra gli uomini che per un istante hanno diletto dei piaceri della giovinezza e le foglie che rapide fioriscono ai raggi del sole e come le foglie muoiono all’arrivo della fredda stagione, così gli uomini non appena il tempo della giovinezza dilegua è meglio la morte che la vita. La vecchiaia porta molti dolori e pene fino al sopraggiungere della morte che libera da ogni male, così Zeus ha voluto la triste condizioni dei mortali.

Contesto storico, culturale, filosofico e sociale della poesia.

La poesia è la perfetta espressione della cultura postomerica del VII secolo a.C. Essa riprende i molti miti della religione politeista della civiltà greca arcaica e li piega in forma poetica, come la famosa similitudine di omero nell’Iliade. Riporta la concezione di vita greca raffigurata dall’attività delle Dee Moire. Zeus quando dà agli uomini i molti mali, non risparmia nessuno, quasi volesse dire che Zeus non privilegia alcuni, ma tratta tutti allo stesso modo con la stessa giustizia, con la stessa fortuna, mentre la realtà insegna che i destini degli uomini sono diversi tra di loro, dai più sfortunati ai più fortunati, cambiando la sorte degli uomini in modo imprevedibile. Infine ben riuscita è l’immagine di chi sconsolato ed afflitto, con il rimpianto di non avere avuto figli, scende sotto terra, nell’Ade.

Analisi della forma.

Il genere della poesia.

Il genere della poesia è sia lirico, ma anche formale e sia sociale. È lirico perché esprime la Weltanschauung del poeta, è formale perché è attenta al linguaggio poetico espresso, ed è sociale perché il suo messaggio è rivolto a convincere i lettori della sua tesi contenuta nella poesia e a far accettare la visione di vita del poeta.

La metrica della poesia.

La poesia è composta da un unico frammento in lingua greca del genere elegiaco.

Le figure foniche.

Le figure foniche della poesia dipendono dalla traduzione in italiano, per cui cambiano a secondo del linguaggio scelto dal traduttore.

La stimmung della poesia.

I sentimenti più importanti espressi nella poesia sono: il sentimento del rimpianto per la giovinezza che passa in fretta; il sentimento di tristezza per le preoccupazioni per i mali che porta la vecchiaia e il sentimento di giustizia del poeta quando nell’ultimo verso dice che Zeus tratta gli uomini tutti allo stesso modo cioè non privilegia alcuni e condanna gli altri alle sofferenze, ma tutti sono soggetti a molti mali.

La coesione e coerenza.

La coesione è buona e dipende anche dalla traduzione fatta dal traduttore.

Il lessico e la sintassi della poesia.

Il lessico della poesia è altamente letterario. La sintassi della poesia fatta soprattutto da frasi paratattiche e da poche subordinate.

La lexis e le figure retoriche della poesia.

La lexis della poesia è davvero notevole, raffinata, dovuta alla similitudine e alla inversione delle frasi. Le figure retoriche sono: una similitudine “Come a Loro”; le inversioni delle frasi, una metonimia (i fiori di giovinezza), simboli, come “Le Chere” che simboleggiavano il destino. Il linguaggio poetico ed espressioni poetiche. Il linguaggio della poesia è altamente poetico e molte sono le espressioni poetiche “Per un attimo i fiori di giovinezza godiamo”; ” È un istante il frutto/ di giovinezza, quanto sulla terra si diffonde il sole”;” Non c’è uomo a cui Zeus non dia molti mali”.

Analisi interpretativa della poesia.

Genere testuale della intera raccolta poetica.

Tutti i frammenti che ci rimangono della produzione poetica di Mimnermo sono concentrati sulla brevità della giovinezza, sulla tristezza della vecchiaia e sulla ripetitività della vita, simboleggiata nel frammento numero 12 dal mito del Sole. Come riporta la Cavalli a pagina 167:” Secondo la tradizione, ogni giorno il Sole, dopo aver attraversato il cielo da oriente a occidente con i suoi cavalli, durante la notte torna ad est per risorgere, passando il mare su una coppa d’oro fabbricata da Efesto.” Come scrive Marina Cavalli a pagina X la produzione poetica ed elegiaca di Mimnermo è rivolta “alla meditazione sul senso della vita”. Dunque si può dire che il genere testuale dei frammenti poetici di Mimnermo sia di natura etico-filosofica. Le figure retoriche semantiche (Allegoria, metafora, similitudine, analogia, simbologia). Nella poesia vi è una similitudine, una metafora, e sono nominati anche alcuni simboli mitologici. Il visone di vita del poeta è sintetizzata molto bene da Marina Cavalli esprime bene la Weltanschauung di Mimnermo, quando scrive:” La similitudine, che ha in Omero il compito di alludere alla vicenda di nascita e morte che inserisce l’uomo nel ciclo naturale degli eventi, viene piegata da Mimnermo a significare la brevità della giovinezza, con una forte impronta pessimistica. (pagina 166). Insegnamento morale dell’intera raccolta poetica. L’insegnamento morale che scaturisce dall’intera raccolta poetica di Mimnermo è l’invito a riflettere sulla brevità della giovinezza e sulla caducità dell’uomo e a godere dei fragili beni ed effimeri piaceri della giovinezza.

Conclusione.

Aspetti estetici della poesia.

La bellezza della poesia scaturisce dalle molte componenti belle di cui è composta la poesia: il tema elegiaco, il linguaggio poetico, il messaggio esortativo a riflettere sulla brevità della giovinezza e a godere in tempo i piaceri della vita.

Commento e mia valutazione personale.

Questo secondo frammento lirico completa il primo ed insieme costituiscono una forte poesia elegiaca, la quale invia un messaggio universale a tutti gli uomini.
Infatti l’esortazione a godere dei piaceri della breve giovinezza è un messaggio valido ed utile per tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. E credo si possa affermare che l’intera produzione poetica sia la capostipite del genere di poesia che invita a godere dei piaceri della fugacissima giovinezza e della vita, senza cadere nell’edonismo più crudo e più triviale, anzi mette in primo piano l’aspetto malinconico per la giovinezza che fugge via imprendibilmente. Come scrive ancora una volta molto bene marina Cavalli:” Mimnermo fissa per la prima volta i canoni di connotazione poetica della giovinezza e della malinconia che entreranno poi a fra parte delle abitudini espressive della cultura occidentale.” Molti secoli sono passati dal VII a.C. e dalla produzione poetica di Mimnermo, ma credo che ancora il messaggio di Mimnermo sia ancora valido e giusto anche per noi che viviamo oggi. Ancora oggi siamo ignari del Bene e del Male che ci attende nel futuro, anche se già si intravedono le inevitabili catastrofi naturali ed ambientali che ci attendono nei prossimi decenni. Seppure oggi sappiamo molto di più sull’uomo, della vita sulla terra e sull’intero universo cosi ché abbiamo una migliore conoscenza su di esso, si può dire anche che in senso assoluto è bene ancora oggi godere dei piaceri della giovinezza e scansare i mali della vecchiaia e in questo caso la scienza ci aiuta enormemente. Concludo riprendendo l’ultimo verso di Mimnermo. Se Zeus ha dato molti mali a tutti gli uomini, credo che il Dio buono dei cristiani ha dato anche i mezzi per uscire dalla brutalità della natura e dalla cattiveria dei malvagi e cioè ha dato anche la Bontà insita in ogni essere umano, sentimento capace di sollevarsi ed avvicinarci alla più luminosa luce divina. Una ultima considerazione va fatta sulla traduzione. Credo che la traduzione fatta dal poeta S. Quasimodo sia più bella, più affascinante, più poetica rispetto a quella della Cavalli, ma ho scelto di riportare il testo della Cavalli primo perché ho già riportato il primo frammento e quindi è giusto riportare anche il secondo per motivi di continuità e di stile linguistico, secondo perché il testo di Quasimodo si ferma al 13 verso, per cui il testo è incompleto, ma vi sono nella sua traduzioni delle espressioni veramente molto belle come “Noi simili a quelle per un attimo/ abbiamo diletto del fiore dell’età, ignorando il bene e il male per dono dei celesti….Fulmineo/ precipita il frutto di giovinezza/come la luce d’un giorno sulla terra./ E quando il suo tempo è dileguato/ è meglio la morte che la vita.”

Una interpretazione del testo poetico.

Il tema di questa poesia di Mimnermo è la fugace rapidità della giovinezza che presto finisce come le foglie che in primavera subito fioriscono ai raggi del sole. E gli uomini nella gioventù vivono la loro migliore età perché sono ignari del loro futuro e perché sorretti dalle straordinarie forze ed energie del loro corpo e dalla creatività della loro mente. Ed è proprio questo stato di sconoscenza del futuro del loro Bene e del loro Male non svelato dagli Dei che gli uomini possono vivere e godersi i piaceri della giovinezza spensierati, vitali e fiduciosi al dischiudersi della vita, amandola. Infatti chi sapesse i dolori e il brutto destino che lo attendono, allora si priverebbe di godere anche i pochi beni che la gioventù gli riserva. Come dice magnificamente Marina Cavalli nella sua introduzione a Mimnermo:” L’essenza della creatura giovane si risolve nella sua sublime leggerezza, in quell’ignoranza delle esperienze di vita che sola permette di godere la fugacità dell’istante nell’illusione dell’eternità. (pagina XIV)” Dunque uno stato di incoscienza che permette ai giovani di vivere un breve periodo di vita quasi magico ed illusorio di tante belle speranze, ma rimangono immancabilmente disillusi all’arrivo della dolorosa vecchiaia, la quale porta tristi pensieri e pene di ogni tipo fino alla fatale e tragica conclusione della morte. Zeus nel dare i molti mali agli uomini non risparmia nessuno. La poesia inizia con una similitudine che riprende quella celebre che Omero aveva scritto nell’Iliade. Gli uomini sono come le foglie: essi rapidamente crescono nella gioventù e brevemente godono i piaceri di essa, ma subito dopo decadono con l’arrivo della vecchiaia, così le foglie rapidamente crescono e fioriscono ai raggi del sole della primavera, ma subito dopo decadono con l’arrivo della fredda stagione. Ecco la similitudine di Omero:” Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; le foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva fiorente le nutre al tempo della primavera; così le stirpi degli uomini: nasce una, l’altra dilegua.” Poi la poesia si dispiega con l’immagine dei giovani ignari del Bene e del male poiché gli dei non glielo svelano, anzi le Moire stanno al fianco dei giovani: l’una sorregge la dolorosa vecchiaia, l’altra porta la terribile e definitiva morte. La giovinezza dura un istante, come la luce del giorno sulla terra. E non appena il tempo della gioventù trascorre fulmineo è meglio la morte che la vita. La vecchiaia porta molte preoccupazioni: la casa in rovina, i figli, la malattia. Zeus dà agli uomini molti mali non risparmiando nessuno. Come nella precedente poesia l’ultimo verso racchiude una sentenza definitiva di Zeus sulla triste condizione esistenziale degli uomini. Tutti i frammenti che ci rimangono della produzione poetica di Mimnermo sono concentrati sulla brevità della giovinezza, sulla tristezza della vecchiaia e sulla ripetitività della vita, simboleggiata nel frammento numero 12 dal mito del Sole. Come riporta la Cavalli a pagina 167:” Secondo la tradizione, ogni giorno il Sole, dopo aver attraversato il cielo da oriente a occidente con i suoi cavalli, durante la notte torna ad est per risorgere, passando il mare su una coppa d’oro fabbricata da Efesto.” Come scrive Marina Cavalli a pagina X la produzione poetica ed elegiaca di Mimnermo è rivolta “alla meditazione sul senso della vita”. Dunque si può dire che il genere testuale dei frammenti poetici di Mimnermo sia di natura etico-filosofica. La tesi della poesia è molto bene esplicitata da Marina Cavalli nella sua introduzione a Mimnermo quando scrive:” Il famoso paragone omerico viene piegato da Mimnermo a significare invece proprio la fatale rapidità di una stagione primaverile di giovinezza che dura soltanto l’attimo in cui il sole, al primo sorgere, sembra aprire i suoi raggi e distenderli sulla terra.” Il fatto principale della poesia è sicuramente il paragone tra la breve giovinezza e la bella e calda stagione primaverile e la similitudine tra gli uomini che per un istante hanno diletto dei piaceri della giovinezza e le foglie che rapide fioriscono ai raggi del sole e come le foglie muoiono all’arrivo della fredda stagione, così gli uomini non appena il tempo della giovinezza dilegua è meglio la morte che la vita. La vecchiaia porta molti dolori e pene fino al sopraggiungere della morte che libera da ogni male, così Zeus ha voluto la triste condizioni dei mortali. La poesia è la perfetta espressione della cultura postomerica del VII secolo a.C. Essa riprende i molti miti della religione politeista della civiltà greca arcaica e li piega in forma poetica, come la famosa similitudine di omero nell’Iliade. Riporta la concezione di vita greca raffigurata dall’attività delle Dee Moire. Zeus quando dà agli uomini i molti mali, non risparmia nessuno, quasi volesse dire che Zeus non privilegia alcuni, ma tratta tutti allo stesso modo con la stessa giustizia, con la stessa fortuna, mentre la realtà insegna che i destini degli uomini sono diversi tra di loro, dai più sfortunati ai più fortunati, cambiando la sorte degli uomini in modo imprevedibile. Infine ben riuscita è l’immagine di chi sconsolato ed afflitto, con il rimpianto di non avere avuto figli, scende sotto terra, nell’Ade. Il genere della poesia è sia lirico, ma anche formale e sia sociale. È lirico perché esprime la Weltanschauung del poeta, è formale perché è attenta al linguaggio poetico espresso, ed è sociale perché il suo messaggio è rivolto a convincere i lettori della sua tesi contenuta nella poesia e a far accettare la visione di vita del poeta. Il lessico della poesia è altamente letterario. La sintassi della poesia fatta soprattutto da frasi paratattiche e da poche subordinate. Le figure retoriche sono: una similitudine ” Come a Loro”; l’inversioni delle frasi, una metonimia (i fiori di giovinezza), simboli, come “Le Chere” che simboleggiavano il destino. Il linguaggio della poesia è altamente poetico e molte sono le espressioni poetiche “Per un attimo i fiori di giovinezza godiamo”; “È un istante il frutto/ di giovinezza, quanto sulla terra si diffonde il sole”;” Non c’è uomo a cui Zeus non dia molti mali”. Nella poesia vi è una similitudine, una metafora, e sono nominati anche alcuni simboli mitologici. Marina Cavalli esprime bene la Weltanschauung di Mimnermo, quando scrive:” La similitudine, che ha in Omero il compito di alludere alla vicenda di nascita e morte che inserisce l’uomo nel ciclo naturale degli eventi, viene piegata da Mimnermo a significare la brevità della giovinezza, con una forte impronta pessimistica.( pagina 166) L’insegnamento morale che scaturisce dall’intera raccolta poetica di Mimnermo è l’invito a riflettere sulla brevità della giovinezza e sulla caducità dell’uomo e a godere dei fragili beni ed effimeri piaceri della giovinezza.

Finale.

La bellezza della poesia scaturisce dalle molte componenti belle di cui è composta la poesia: il tema elegiaco, il linguaggio poetico, il messaggio esortativo a riflettere sulla brevità della giovinezza e a godere in tempo i piaceri della vita. Questo secondo frammento lirico completa il primo ed insieme costituiscono una forte poesia elegiaca, la quale invia un messaggio universale a tutti gli uomini. Infatti l’esortazione a godere dei piaceri della breve giovinezza è un messaggio valido ed utile per tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi. E credo si possa affermare che l’intera produzione poetica sia la capostipite del genere di poesia che invita a godere dei piaceri della fugacissima giovinezza e della vita, senza cadere nell’edonismo più crudo e più triviale, anzi mette in primo piano l’aspetto malinconico per la giovinezza che fugge via imprendibilmente. Come scrive ancora una volta molto bene marina Cavalli:” Mimnermo fissa per la prima volta i canoni di connotazione poetica della giovinezza e della malinconia che entreranno poi a fra parte delle abitudini espressive della cultura occidentale.” Molti secoli sono passati dal VII a.C. e dalla produzione poetica di Mimnermo, ma credo che ancora il messaggio di Mimnermo sia ancora valido e giusto anche per noi che viviamo oggi. Ancora oggi siamo ignari del Bene e del Male che ci attende nel futuro, anche se già si intravedono le inevitabili catastrofi naturali ed ambientali che ci attendono nei prossimi decenni. Seppure oggi sappiamo molto di più sull’uomo, della vita sulla terra e sull’intero universo cosi ché abbiamo una migliore conoscenza su di esso, si può dire anche che in senso assoluto è bene ancora oggi godere dei piaceri della giovinezza e scansare i mali della vecchiaia e in questo caso la scienza ci aiuta enormemente. Concludo riprendendo l’ultimo verso di Mimnermo. Se Zeus ha dato molti mali a tutti gli uomini, credo che il Dio buono dei cristiani ha dato anche i mezzi per uscire dalla brutalità della natura e dalla cattiveria dei malvagi e cioè ha dato anche la Bontà insita in ogni essere umano, sentimento capace di sollevarsi ed avvicinarci alla più luminosa luce divina. Un’ultima considerazione va fatta sulla traduzione. Credo che la traduzione fatta dal poeta S. Quasimodo sia più bella, più affascinante, più poetica rispetto a quella della Cavalli, ma ho scelto di riportare il testo della Cavalli primo perché ho già riportato il primo frammento e quindi è giusto riportare anche il secondo per motivi di continuità e di stile linguistico, secondo perché il testo di Quasimodo si ferma al 13 verso, per cui il testo è incompleto, ma vi sono nella sua traduzioni delle espressioni veramente molto belle come “Noi simili a quelle per un attimo/ abbiamo diletto del fiore dell’età, ignorando il bene e il male per dono dei celesti….Fulmineo/ precipita il frutto di giovinezza/come la luce d’un giorno sulla terra./ E quando il suo tempo è dileguato/ è meglio la morte che la vita.”

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Modica 15 marzo 2019                                                                                   Prof. Biagio Carrubba

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