Una analisi della poesia
“L’ora di Barga” di Giovanni Pascoli.
La poesia è la poesia numero 41, fu scritta nel dicembre del 1900 e pubblicata nella I edizione dell’opera del 1903.
Testo della poesia
Al mio cantuccio, donde non sento
se non le reste brusir del grano,
il suon dell’ore viene col vento
dal non veduto borgo montano:
suono che uguale, che blando cade,
come una voce che persuade.
Tu dici, E’ l’ora; tu dici, E’ tardi,
voce che cadi blanda dal cielo.
Ma un poco ancora lascia che guardi
l’albero, il ragno, l’ape, lo stelo,
cose ch’han molti secoli o un anno
o un’ora, e quelle nubi che vanno.
Lasciamo immoto qui rimanere
fra tanto moto d’ale e di fronde;
e udire il gallo che da un podere
chiama, e da un altro l’altro risponde,
e, quando altrove l’anima è fissa,
gli strilli d’una cincia che rissa.
E suona ancora l’ora, e mi manda
prima un suo grido di meraviglia
tinnulo, e quindi con la sua blanda
voce di prima parla e consiglia,
e grave grave grave d’incuora:
mi dice, E’ tardi; mi dice, E’ l’ora.
Tu vuoi che pensi dunque al ritorno,
voce che cadi blanda dal cielo!
Ma bello è questo poco di giorno
che mi traluce come da un velo!
Lo so ch’è l’ora, lo so ch’è tardi;
ma un poco ancora lascia che guardi.
Lascia che guardi dentro il mio cuore,
lascia ch’io viva del mio passato;
se c’è sul bronco sempre quel fiore,
s’io trovi un bacio che non ho dato!
Nel mio cantuccio d’ombra romita
lascia ch’io pianga su la mia vita!
E suona ancora l’ora, e mi squilla
due volte un grido quasi di cruccio,
e poi, tornata blanda e tranquilla,
mi persuade nel mio cantuccio:
è tardi! E l’ora! Si, ritorniamo
dove sono quelli ch’amano ed amo.
Parafrasi della poesia
Nel mio cantuccio da dove non sento
se non il fruscio dei filamenti del grano
il suono delle ore viene col vento
dal borgo non visto:
suono che viene monotono e blando
come la voce di mia madre.
Tu, voce blanda e piacevole,
mi dici è l’ora! mi dici è tardi!
Ma lascia che ancora io guardi un altro po’
l’albero, il ragno, gli insetti e i fiori,
e le cose che vivono da molti anni o da un anno
o da un’ora e anche le nubi che passano nel cielo.
Lasciami qui fermo a guardare
fra tanto movimento di uccelli e di foglie;
e lasciami udire il gallo che da un podere
chiama e da un altro podere un altro gallo risponde,
e lasciami udire gli strilli di una cincia che si azzuffa
quando la mia anima guarda attentamente verso qualcosa.
E l’ora suona ancora e mi manda
un primo suono di meraviglia stridulo
e quindi con un altro suono blando
la voce mi parla e mi consiglia
e mi incoraggia in modo serio
e mi dice: è tardi! è l’ora!
Tu, voce, vuoi che io pensi al ritorno,
voce che cadi carezzevole dal cielo!
Ma lascia che io guardi ancora questo tramonto
di giorno che mi arriva con una luce velata!
Lo so che è l’ora, lo so che è tardi
ma lascia che io guardi un altro po’.
Lascia che guardi dentro il mio cuore
lascia che io riviva il mio passato;
e lascia che io guardi se sopra quel tronco c’è un fiore,
lascia che io trovi un bacio che non ho dato!
Nel mio cantuccio pieno di ombra solitaria
lascia che io pianga sulla mia vita passata!
L’ora suona ancora e mi squilla
due volte con grido quasi di rimprovero
ma poi ritornata blanda e carezzevole,
mi persuade nel mio cantuccio:
e io mi dico è tardi! è l’ora! Si ritorniamo
dove sono quelli che mi amano e che io amo.
Il tema della poesia
Il tema della poesia è la voce dell’orologio che personifica la voce della madre, che giunge al poeta attraverso il battito dei quarti e delle ore dell’orologio della torre di Barga. Il poeta, immerso nella solitudine della natura, e fermo a guardare la bellezza del campo di grano, vorrebbe resistere al richiamo della madre perché vuole e vorrebbe contemplare ancora un altro po’ la luce del giorno residua e la ricchezza della natura: gli alberi, gli insetti e i fiori. Ma quando la voce della madre diventa più stridula, quasi un rimprovero, allora il poeta decide di rientrare a casa tra coloro che lo amano e che lui ama.
Il messaggio della poesia
Il messaggio della poesia è il fatto che il poeta non regredisce più all’infanzia, come aveva fatto nella poesia “La mia sera”, ma rimuove il passato e accetta semplicemente il presente della sua vita.
La tesi della poesia
La tesi della poesia è la consapevolezza del poeta di rimuovere il passato doloroso e di accettare il presente per quello che; benché scrutandosi all’interno si accorge che non ha realizzato nessun amore, ma trova sempre la sua poesia e alla fine si convince di rientrare a casa a partecipare alla vita attiva della famiglia.
Analisi della forma
Metrica
La poesia è composta da sette strofe di sestine a quinari doppi a rime alternate.
Il linguaggio della poesia
Il linguaggio della poesia è ricchissimo di figure retoriche come la personificazione, le allitterazioni, l’enjambement e il simbolo.
La lexis della poesia
La lexis della poesia è molto alta, lirica e personale.
Il tono emotivo
Il tono emotivo è malinconico, in quanto egli si rende conto che la sua vita trascorsa è abbastanza vuota ma ricca di poesia, e alla fine accetta il consiglio della madre e rientra nella sua famiglia.
La bellezza della poesia
La bellezza della poesia è dovuta alla limpidezza e alla chiarezza dei versi, alla ricchezza delle figure retoriche e alla ricercatezza dei giochi linguistici e retorici che si susseguono in tutta la poesia.
Modica 03 luglio 2019 Prof. Biagio Carrubba
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