Viaggio di nozze
Un breve racconto di Cesare Pavese.
Cesare Pavese scrisse il breve racconto, “Viaggio di nozze”, dal 24 novembre 1936 al 6 dicembre 1936, cioè 9 mesi dopo il rientro dal confino di Brancaleone Calabro. Completò il racconto pochi giorni prima della morte del grande scrittore siciliano Luigi Pirandello avvenuta il 10 dicembre del 1936 a Roma. Viaggio di nozze è il terzo racconto scritto da Pavese nel 1936 ma fu pubblicato postumo nel 1950 pochi mesi dopo la sua morte. Questo breve racconto è un gioiello di scrittura ricamata ed è una lezione preziosa di prosa-poesia tipica della prosa d’arte degli anni ’30. Infatti la prosa del racconto è fitta di sintagmi poetici e di espressioni narrative molto eleganti e raffinate. Una prosa quindi che si dilegua e si rarefà in un linguaggio aulico, chiaro, preciso e forbito. Il racconto si compone di otto brevi capitoletti. Però Pavese nella edizione definitiva ne trascrisse soltanto sette, escludendo il numero sette originario che io nella mia sintesi riporto. Il racconto narra la breve storia di un giovane professore di francese che racconta la sua storia in prima persona. Egli descrive i suoi sentimenti verso una giovane commessa che diventa sua moglie. Il protagonista è un giovane dal carattere solitario ed ombroso che si rende conto che proprio per questa sua indole, schiva e permalosa, non è riuscito a dare tutto il suo amore alla giovane donna che lo ha amato veramente e teneramente nei due anni di matrimonio. Il racconta inizia con il flash-back del monologo interiore di un uomo, ormai adulto, che ripensa al suo passato ed al suo matrimonio che non ebbe successo perché lui non riuscì a dare alla moglie l’amore che meritava.
I Capitoletto.
Nel primo capitoletto, il protagonista della storia, ormai avanti negli anni della sua vita, si rammarica e rimpiange il suo breve matrimonio. Ora che il protagonista ha capito che lui riuscirebbe ad adattarsi all’amore che gli dava Cilia, ora che ha capito l’amore che ha ricevuto da sua moglie Cilia allora, ora sua moglie è morta. Il protagonista rimugina il fatto che se fosse riuscito a capire allora l’amore datogli dalla moglie, certamente avrebbe apprezzato di più l’affettuosità e la premurosità della giovane donna e sarebbe stato meno scontroso con lei. Nei due anni di vita matrimoniale il protagonista si doleva per aver perso la sua vita solitaria non riuscendo ad apprezzare l’amore che riceveva. Il protagonista dice infatti che fu la moglie ad insistere affinché si sposassero, e non lui, che era indifferente all’amore di lei. Fu lei che lo convinse a sposarla dicendogli che una moglie innamorata come lei gli avrebbe fatto trovare una casa accogliente ed amorevole dove lui, rincasando, avrebbe riacquistato la gaiezza che la vita di tutti i giorni gli toglieva. Il protagonista, che conduceva una vita stanca ed avvilita, accettò di sposarsi e fu anche contento della decisione. Il protagonista allora si decise a sposarla perché lei lo accettava così “brusco e scioperato com’era”. Con questi propositi si decisero di sposarsi.
II Capitoletto.
Il protagonista avvertì, ancora una volta, Cilia della sua povertà dato che faceva il professore di francese e veniva pagato ad ore. Cilia gli disse che avrebbe continuato a fare la commessa ma lui non era d’accordo e la giovane donna accettò la sua decisione. L’amore tra i due non fu una novità. La vita coniugale, non modificò le abitudini e il carattere del protagonista, mente Cilia continuò ad avere un atteggiamento sempre più premuroso ed affettuoso verso di lui. Lui aveva paura che in lei venisse fuori una “volgare sciatteria”. Invece il sorriso di lei diventò sempre più luminoso e gioioso, “appunto, s’era trasfigurato”. Anche lui, dopo qualche settimana di matrimonio, aveva acquisito una certa serenità e lo capiva quando si svegliava al mattino e il risveglio non era più gelido come una volta. Comunque, nonostante l’amore ricevuto, il protagonista continuava a rimpiangere la vita solitaria di prima. Cilia intanto guadagnava qualche cosa rammendando qualche vestito che gli passava la sua vicina di casa, “certa Amalia trentenne”. Amalia aveva il volto devastato da una orribile scottatura che si era fatta da bambina. Cilia, scherzando, aveva detto al marito che l’unica donna con cui lui l’avrebbe potuta tradire era Amalia che provava verso di lui un sentimento di timidezza.
III Capitoletto
Il protagonista descrive la voglia di Cilia di volere imparare le sue cose per ridurre la propria ignoranza ed essere degna di lui. L’uomo, con entusiasmo, cominciò a leggere e spiegare molte poesie e romanzi alla moglie per farle capire la bellezza della vita e la felicità di molti personaggi vissuti prima che loro nascessero. Il protagonista era fiero di tirare fuori ciò che è bello e giusto in una favola e in una poesia “e nel dirlo con accese parole”. Cilia lo seguiva e gli faceva anche qualche domanda pertinente ma dopo qualche mese il protagonista si dice dispiaciuto per non essere riuscito a colmare la differenza culturale tra i due perché terminarono “le letture educative”. L’unico svago piacevole per i due era andare al cinematografo quando la donna era libera di mostrare il suo affetto nell’oscurità. Una sera Cilia disse al marito che Amalia spendeva i suoi soldi per curarsi la cicatrice in modo da potere trovare un marito. Il protagonista, un po’ infastidito rispose, che le donne pensano solo a cercare marito. Dopo un piccolo battibecco sull’argomento il protagonista lasciò la stanza con un brutto sorriso.
IV Capitoletto
Nel quarto capitoletto il protagonista si rende conto sempre di più che Cilia era tutta la sua vita. Comunque lui non finiva di fantasticare. Un pomeriggio incontrò il suo vecchio amico di università, Malagigi. I due si incontrarono alla stazione e si salutarono. Malagigi lo informò che stava per partire per la Cina e gli offrì un caffè alla stazione. Dopo un po’ il protagonista riuscì a liberarsene e ritornò a casa con pensieri convulsi che gli erano stati suscitati dall’incontro inaspettato con Malagigi. Ritornò a casa e non trovò Cilia che era scesa dalla sua vicina e lui rimase al buio a guardare la pentola che bolliva sopra il fornello del gas.
V Capitoletto
Il protagonista una notte accennò di Malagigi a Cilia descrivendolo come uno “strambo figuro”. Cilia pregò il protagonista di farsi una foto insieme per avere un ricordo del loro matrimonio. Il giorno dopo il protagonista prese i pochi denari dal libretto e insieme decisero di fare un viaggio di svago. Il protagonista disse a Cilia che quel viaggio sarebbe stato un vero e proprio viaggio di nozze perché ora si conoscevano e stavano bene insieme e di quel viaggio ne avevano bisogno. I due decisero di andare a mare a Genova.
VI Capitoletto
Il protagonista, durante il viaggio, si mostrò ombroso e Cilia rispettò con pazienza questo suo comportamento. A Genova, dopo tanto girovagare per vicoli e stradine tortuose, i due trovarono un albergo, in un viale deserto, poco illuminato e silenzioso. I due coniugi si informarono del posto dove erano e seppero che si trovavano vicino al porto. Cilia volle farsi una passeggiata con il marito Giorgio e insieme andarono ad ascoltare i lievi tonfi delle onde e gli aliti labili che giungevano dal mare. Cilia si mostrò estasiata del luogo e della passeggiata e disse, contenta, che l’indomani avrebbero rivisto tutto alla luce del sole. Al ritorno in albergo il protagonista, di scatto, a metà scala disse di non avere ancora sonno e che andava a farsi due passi per il corso.
VII Capitoletto
(Questo capitolo è quello che Pavese non riportò nella versione definitiva del racconto. Secondo me questo capitolo è molto bello ed interessante, come tutti gli altri, per cui ho deciso di riportarne il riassunto per avere una visione completa del racconto). In questo settimo capitoletto il protagonista descrive le sue emozioni e sensazioni durante la passeggiata notturna solitaria che fece al porto. Si sentiva ben vivo, osservava con stupore il mare e gli spruzzi sul molo. Era contento di essere lì al molo perché non doveva dividere il tempo con nessuno. Decise allora di rimanere fino all’alba. Entrò in una bettola e bevve qualche bicchiere di vino tra una folla di gente che rideva e schiamazzava. Ogni tanto pensava a Cilia e la immaginava che dormiva tranquilla in albergo. Dopo un po’ uscì dalla bettola e incontrò anche una donna sotto un lampione che gli disse qualcosa. Di mattino presto vide salire la nebbia dal mare e sentì freddo. Era solo e vedeva alzarsi la “nuvolaglia acre e fredda” che stagnava sulla strada. Decise di tornare in albergo.
VIII Capitoletto
In questo ottavo, e ultimo capitoletto, Giorgio capisce che ormai tutto quello che faceva lo faceva per assecondare le sue fantasticherie e per godersi la sua vita solitaria e non faceva niente per corrispondere l’amore che gli dava Cilia. Comunque questa consapevolezza non gli bastò per cambiare la sua vita solitaria e per avvicinarsi alla moglie. Rientrò nell’albergo e vide Cilia e la padrona dell’albergo che si altercavano sulla scala e la moglie piangeva. Giorgio dormì sodo fino alle due del pomeriggio. Si svegliò di botto e vide Cilia che lo guardava tristemente e silenziosamente. Guardò l’orologio e vide che dovevano ripartire subito. Giorgio pregò la moglie di non piangere perché anche lui non si era divertito a Genova eppure non piangeva.
Commento e mio giudizio personale su VIAGGIO DI NOZZE.
Il tema del racconto è certamente l’amore. In questo caso, purtroppo, i due giovani non vivono e non partecipano alla stessa qualità d’amore. Cilia era premurosa, affettuosa e pronta verso il marito perché lo amava. Giorgio, invece, rimaneva sempre freddo e distaccato perché seguiva più le sue fantasticherie che l’amore verso Cilia. Il viaggio di nozze che doveva, nelle intenzioni dei due, riequilibrare, rinvigorire e fare rinascere l’amore, non ebbe successo per cui il matrimonio fallì. Dopo due anni di matrimonio Cilia morì anche per le delusioni e per la freddezza dell’amore ricevuto dal marito. Nemmeno il viaggio di nozze è stato sufficiente per far nascere nel protagonista un atteggiamento di affetto e di amore verso la moglie. Giorgio sceglie la passeggiata solitaria al posto dell’agape, cioè della comunione d’amore con la moglie. Il viaggio di nozze è fallito perché il protagonista preferisce starsene da solo e in questo modo non ricambia l’amore che riceve, che è un amore puro e disinteressato, che è l’amore più bello e sublime che un uomo possa ricevere da una donna, sia essa moglie, sia essa madre. Il rifiuto del protagonista dell’amore della moglie ha due conseguenze:
1. il fallimento del viaggio di nozze che finisce in modo triste e desolato perché lei piange e lui è rattristato perché vede la moglie soffrire;
2. il fallimento del matrimonio e dell’agape perché lei viene continuamente mortificata e bistrattata dal comportamento di Giorgio che non riesce a godere dell’amore di lei.
La tesi del racconto è quindi la prova che solo l’amore può rendere felice una coppia di sposi e quando non c’è l’amore da una delle due parti fallisce il matrimonio e anche la vita di coppia. Io, Biagio Carrubba, apprezzo la bellezza di questo racconto sia per la lexis chiara e piana, sia per l’intreccio della storia, breve ma intensa, ma soprattutto perché condivido la tesi fondamentale e cioè che l’amore è il motore della vita e l’attrazione tra due esseri umani che insieme possono raggiungere la felicità. L’amore dà anche senso alla vita di due giovani che si amano per davvero e che insieme decidono di formare una famiglia. Invece quando non c’è l’amore il matrimonio fallisce e fallisce la famiglia che è il fulcro della società che a sua volta aiuta e collabora al consolidamento della famiglia. I due protagonisti, comunque, sono entrambi dei soggetti positivi e costruttivi perché ambedue tendono a produrre e a creare una storia d’amore anche se alla fine non ci riescono del tutto. Io, Biagio Carrubba, penso che nella vita, i giovani è meglio che tentino di vivere una storia d’amore anziché starsene da soli e passivi di fronte alla potenza dei sentimenti, davanti all’inebriante spettacolo della vita e alla variabilità della natura. Rispetto a tutti gli altri racconti di Pavese che sono monotoni e pessimisti e in cui i protagonisti sono inclini al suicidio e questo comportamento crea un senso di disagio e frustrazione nel lettore, in Viaggio di nozze, i due protagonisti non provano né rancore, né odio, uno verso l’altro e ciò rende il breve racconto veramente vivace, unico e positivo e crea nel lettore allegria e voglia d’amore. VIAGGIO DI NOZZE rappresenta quindi un inno alla famiglia, alla vita e all’amore.
Modica, 28/ 09/ 2018 Prof. Biagio Carrubba.
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