
La raccolta di versi liberi (vers libre) “Un amore con due braccia” di Donatella Bisutti è, per davvero, uno splendido e caro libro di poesie d’amore. La poetessa racconta, in prima persona, la storia del suo ultimo (o penultimo) amore con un imprenditore e avventuriero milanese. Il libro si divide in tre parti differenti tra di loro.
Nella prima parte, la poetessa narra le vicende più importanti di questo amore: dal momento dell’innamoramento con il suo giovane amante alla felicità provata con il suo amore. In questo primo tempo la poetessa esprime tutta la sua passione e la sua felicità con il nuovo compagno raggiunta soprattutto nei momenti dell’amplesso con lui. In questo periodo di tempo, la poetessa è molto contenta del suo amore e lo descrive come giovane amante capace di farla crescere e innamorare. Nella parte finale di questa prima parte, la poetessa, però, comincia a spiegare anche i motivi della loro crisi che si avvicina per loro. Viene fuori la gelosia e l’oppressione di lei verso il giovane amante; quindi la poetessa desidera ritornare a stare e a vivere da sola.
Nella seconda parte, la poetessa descrive l’inaspettata rottura con il suo giovane amante che la abbandona improvvisamente. La poetessa si ritrova sola e comincia per lei un rovello interiore che la fa entrare in una spirale di amore – odio verso il suo giovane amante. La poetessa è, continuamente, combattuta tra accettarlo e non accettarlo o mandarlo via definitivamente. Alla fine della seconda parte prevale in lei un senso di ambivalenza verso di lui; infatti lei vorrebbe che lui tornasse, anche se lei sta bene da sola.
Nella terza parte, la poetessa è sicura della sua scelta di vivere da sola, anche se continuamente pensa a lui e lo desidera ancora, ma ormai lui non vive più con lei. Un giorno la poetessa incontra il suo giovane amante a Parigi per una riconciliazione transitoria, ma l’incontro fra i due fallisce e qui, nella stazione Sant Nazare a Parigi, in mezzo alla folla del metrò, avviene la rottura definitiva. Nelle ultime poesie del libro, la poetessa si concentra su di lui ormai lontano e comincia a denigrarlo e a disprezzarlo. Prima lo apostrofa come: “Avventuriero, blasè desabusè, seduttore di una bambola di gomma”, ed infine lo definisce “un personaggio da operetta”.
Molte poesie di questa raccolta sono belle e incisive per il contenuto, cristalline e nitide per la forma.
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Le poesie d’amore sono, in generale, di due tipi fondamentali. Il primo tipo tenta, in genere, di spiegare e chiarire “cos’è l’amore”, come sentimento comune ed astratto degli uomini e delle donne. Le poesie di questo tipo vogliono dare una definizione ampia ed esaustiva dell’amore con tutti gli effetti, positivi e negativi, che ha sugli innamorati. Questa categoria di poesie vuole chiarire qual è la vera essenza dell’amore. Queste poesie persistono in questa ricerca con tanta insistenza, come se volessero scoprire e svelare, ostinatamente, il segreto, occulto e sconosciuto, dell’Amore, che porta gioia ed infonde felicità agli innamorati e far vedere “le stelle” anche di giorno. La prima grande poetessa che diede una definizione ampia e generale sull’amore è stata, senza dubbio, la grande poetessa greca Saffo del VII secolo a. C. che così definì l’amore : “Eros che scioglie le membra/ mi scuote nuovamente/ dolceamara invincibile belva” (Frammento n. 61). Definizione ancora attuale.
Un bel esempio di questo tipo di poesie è, senza dubbio, la bella poesia d’amore “Alcesti” della poetessa Mariangela Gualtieri dal libro “Bestia di gioia” (2010).
Il secondo tipo di poesie d’amore è quello, invece, che si concentra sulle virtù e sulle caratteristiche peculiari del proprio amato o della propria amata. Sono poesie di elogio personale perché il poeta o la poetessa decanta e descrive, con grande passione e con grande entusiasmo, le virtù dell’amato, perché proprio dalle virtù dell’amato o dell’amata dipende la felicità di entrambi. Le poesie di questo tipo d’amore appagano il bisogno concreto d’amore dei due amanti. Il primo grande scrittore di questo secondo tipo di poesie è stato il poeta greco Alceo, contemporaneo di Saffo, che così la descrisse: “Pura Saffo, dai capelli di viola/ che dolcemente sorridi” (frammento n. 65).
Da allora in poi le poesie d’amore sono state le poesie più sentite e più apprezzate da tutti i lettori, i quali desiderano provare e ritrovare le stesse gioie e vogliono rivivere i sentimenti espressi dal poeta o dalla poetessa. I poeti d’amore esprimono e manifestano le loro passioni attraverso le parole, elegiache e leggere, della poesia. Dopo i poeti greci il tema dell’amore diventò il tema principe e dominante dei poeti latini: da Catullo a Properzio e da Ovidio a Massimiano. Poi vi furono i grandi poeti d’amore del Medioevo del Dolce stilnovo: da Guido Guinizzelli a Dante Alighieri. Arriviamo così all’età moderna da John Keats fino ai poeti dei nostri giorni che hanno scritto meravigliose e bellissime poesie d’amore. Nelle poesie d’amore i poeti si soffermano ed evidenziano le loro gioie e le loro sofferenze con lo stesso entusiasmo con cui le vivono. La raccolta “Amore con due braccia” di Donatella Bisutti fa parte, sicuramente, del secondo tipo di poesie d’amore, perché esse sono l’espressione del bisogno e dell’appagamento d’amore della poetessa. Anche in questa raccolta di poesie la poetessa Bisutti esprime, con impeto e delicatezza, le sue passioni e i suoi sentimenti amorosi. Il libro traccia e designa il percorso del suo amore con il suo giovane amante, descrivendone le varie fasi: l’inizio del loro innamoramento, il progresso trionfale del loro amore, l’estasi e la felicità raggiunta da lei, in certe notti d’amore, la rapida crisi che colpisce la poetessa fino alla rottura definitiva del loro amore. La poetessa, comunque, si sofferma soprattutto sugli effetti benefici che essa riceve dagli amplessi con il nuovo compagno e mette in evidenza anche le sensazioni fisiche ed erotiche che prova dopo gli amplessi notturni. La poetessa elogia, inoltre, le fattezze fisiche del suo compagno ed esprime tutto il suo desiderio di volerlo possedere come lui possiede lei.
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UN AMORE CON DUE BRACCIA.
Parte Prima
Amore, mio fragile emblema
(G. Ungaretti).
Le poesie più belle della prima parte del libro sono queste ed altre.
Introduzione.
Il tema dell’opera poetica è, senza dubbio, l’amore, forte e sicuro, che la poetessa nutre per il suo giovane amante. L’idillio si presenta come un amore splendido e foriero di felicità sessuale e sentimentale. Ma nella prima poesia la poetessa esprime e manifesta tutta la sua rimostranza verso di lui che le ha regalato un oggetto strano e inopportuno: una aragosta di plastica “con le zampe molli/ e rosse”. La poesia manifesta tutto il disappunto della poetessa che si aspettava un ben altro regalo per inaugurare il loro rapporto amoroso. Dunque la poetessa rivela la sua delusione per un dono non gradito e certamente fuori luogo, ma la poetessa lo accetta con spirito di compiacenza e di simpatia. Infatti questo regalo poteva rientrare nel comportamento scherzoso e giocoso di lui. La poetessa, infatti, aveva tutto il tempo per capire le abitudini e le vere intenzioni di lui.
La prima poesia dell’opera è, dunque, la seguente.
Ma un’aragosta di plastica
con quelle zampe molli
e rosse
che regalo sguaiato
per il nostro amore appena nato!
Forse mi vuoi dire che è solo un gioco?
O forse che non mette conto
per questo nostro essere diventati amanti
di usare parole troppo grandi?
Un’altra bella poesia è la seguente. (poesia n. 11)
Introduzione.
Mano a mano che la storia d’amore procede nel suo snodarsi, la poetessa, in prima persona ed in progress, espone e rivela i particolari piccanti e descrittivi dei suoi incontri amorosi con il giovane amante. In questa poesia, per esempio la numero 11, la poetessa rivela ed estrinseca la propria soddisfazione e felicità per un amplesso andato a buon fine, al chiaro di luna.
Dopo
E’ il colmo della notte, la luna
si disegna rotonda dentro il vetro,
spande la sua luce
sul lenzuolo.
Lui dorme, io invece
voglio restare sveglia
perché sono felice. Annuso
l’odore della sua pelle
sulla mia, l’odore
delle sue ascelle,
la mia mano ha un contatto lieve
inconsapevole per lui
con il suo braccio addormentato,
il suo sesso addormentato
mi trasmette un’eccitazione
anche più forte
di quando, prima,
abbiamo fatto l’amore.
Un’altra bella poesia è questa. (poesia n. 13)
Introduzione.
Nelle poesie che seguono a questa, l’idillio tra i due amanti prosegue con molta veemenza. Lei si sente appagata e felice con gli amplessi che ha con il suo giovane amante. In questa poesia, per esempio, la n. 13, la poetessa esprime la sua felicità e rivela di aver trovato l’amore giusto al momento giusto. Infatti, lei si sente placata dal suo “grande corpo” e asserisce che non è “più disposta/ a rinunciare alla felicità”.
Non sono più disposta
a rinunciare alla felicità
la voglio, capisci,
almeno una volta nella vita,
voglio sapere com’è
non pensare a niente
non desiderare niente
sentire il sangue che pulsa
tranquillo
non fare fatica
non avere ansia
niente che fa male
non c’è bisogno di sforzarsi
sono già arrivata
c’è qualcun altro adesso che pensa per me
non c’è nemmeno una luce troppo forte
da sopportare
un voltaggio a mille volt
che fa saltare tutte le prese del cuore.
(C’è). Solo un amore
con due braccia.
Un’altra poesia bella è questa. (poesia n. 23)
Introduzione
Nelle poesie che seguono a quella precedente, l’idillio fra i due amanti continua con molta empatia. L’intesa e la concordia cominciano però a inclinarsi e a declinare. La poetessa descrive e manifesta il suo stupore verso il suo giovane amante. Lei è innamorata di lui, ma estrinseca anche il suo disappunto verso di lui e manifesta soprattutto la sua opprimente gelosia, come nella poesia n. 17. Ma nonostante questa incipiente crisi di malumore e di malessere, la poetessa registra dentro di se momenti di crescita fisica, affettiva e sentimentale, come in questa poesia n. 23. E’ una poesia breve ma intensa, dove la poetessa esprime tutta la sua sincerità per il calore e l’amore che riceve dal suo giovane compagno, che la allontanano dalla depressione.
Notte dopo notte
mi tieni e io cresco
tra le tue braccia
a poco a poco dimentico
le buie caverne del cuore
a poco a poco mi scaldo
i miei piedi contro i tuoi piedi
mi allontano dalle lande di ghiaccio.
Un’altra poesia bella è la seguente. (poesia n. 35)
Introduzione
Nelle poesie che seguono a quella precedente, malgrado qualche dissapore tra i due, l’idillio va avanti di bene in meglio. La poetessa condivide e approva i giochi erotici con lui, assapora il tepore del suo corpo, le piace stare ravvolta corpo a corpo con il suo giovane amante. In questa poesia, la n. 35, la poetessa, nonostante sia coinvolta dai chiari segni dell’amore esprime anche qualche dubbio sul loro rapporto amoroso: “perdonami,/ io mi perdo”.
Tu mi togli a me stessa con amore.
Lungo questo cammino
così chiaramente indicato
dai segni rossi del cuore,
amore,
perdonami,
io mi perdo.
Un’altra bella poesia è la seguente. (poesia n. 40)
Introduzione.
Nelle poesie precedenti, l’idillio si è rotto, ormai definitivamente; la relazione amorosa perdura ancora, ma stenta a procedere. La poetessa è, ormai, consapevole che lui non è più l’uomo che sognava e che desiderava per sé. Con lui si percepisce “prepotente,/ arrogante, violenta”. Litigano spesso e lei si trova da sola nella sua silenziosa stanza. Non ha niente da spartire con lui. In questa poesia, la n. 40, la poetessa si rende conto che ormai nemmeno l’aspetto fisico di lui corrisponde ai suoi desideri. Lui è biondo, ma lei desidera un uomo oscuro, come l’uomo cattivo delle favole. Dunque questa poesia, ed altre dello stesso genere, manifesta il famoso fenomeno psicoanalitico della ABREAZIONE. Infatti la magia della poesia è anche questa: far risalire e rivivere nella coscienza ciò che è nascosto nell’inconscio. In questo caso la poetessa si rende consapevole che non vuole un uomo biondo ma vuole un uomo di colorito oscuro e per giunta cattivo. Per questo motivo la poesia compie la funzione di riportare la poetessa alla triste realtà di tutti i giorni, facendola smettere di sognare.
Non ho mai voluto un uomo biondo
come te.
Sogno
un uomo oscuro, pieno di peli scuri,
con la faccia olivastra, gli occhi bui –
un uomo nero
come quello delle favole
che mi faccia paura.
Un’altra poesia bella è la seguente. (poesia n. 42)
Introduzione.
Nelle poesie precedenti ormai il divario con lui è sempre più profondo e netto, come in questa poesia n. 42, nella quale la poetessa descrive ed esprime la sua gioia e il suo diletto, quando si ritrova sola nel suo letto.
Che incredibile diletto
amore mio caro
quando non ci sei
ritrovarmi da sola
nel mio letto.
Un’altra bella poesia è la seguente. (poesia n. 46).
Introduzione
Nelle poesie precedenti, la poetessa manifesta tutto il suo rifiuto e rivela il non-amore per il suo compagno. Le poesie prendono ora la forma di un diario giornaliero che la poetessa scrive per se stessa. Ma nonostante l’amore sia finito, la poetessa, di tanto in tanto, scrive belle poesia sui corpi che sono il fondamento principale dell’amore; infatti questa poesia descrive e fa un bel elogio dei corpi e delle anime che si amano intensamente.
Corpi.
tu e io vicini
con i nostri corpi animali
che soffrono il caldo non respirano
ascoltano il proprio battito irregolare
corpi che versano acqua sudore e orina
corpi che scottano e scoppiano
solo corpi – e per consolarli possiamo solo
stare vicini
la tua mano intorno alle mie spalle
la mia testa nell’incavo del tuo braccio
ecco tutto quello che possiamo fare per loro
prenderci carico uno del corpo dell’altro
per il fatto che siamo due persone che si amano
per il fatto che siamo due persone
e le nostre anime
si amano.
L’ultima poesia bella della prima parte dell’opera è la seguente. (poesia n. 51)
Introduzione.
Nelle poesie precedenti, continua la dimensione intima e l’andamento diaristico della poetessa. Si sente sola, ma vive bene la sua solitudine, anzi è contenta perché ha recuperato le sue vecchie abitudini. Lui ogni tanto si fa vivo e lei ricomincia a stare male. A questo punto della loro storia amorosa, la poetessa cade in uno stato di disperazione perché lei vive nello sconforto e nell’angoscia e si percepisce con lo stato d’animo di chi non ha più alcuna speranza di salvezza. Prevale in lei il malumore e anche un po’ di ironia, come nella poesia n. 48. Invece nell’ultima poesia, la n. 51, la poetessa estrinseca tutto il suo non-amore verso il suo compagno. Con questo stato d’animo di disperata la poesia chiude la prima parte dell’opera poetica.
Anche quando ero più disperata
avevo un sogno:
un giorno avrei trovato
un uomo come te.
Ma adesso che questo
è diventato vero
di non aver più sogni
mi dispero.
Parte Seconda.
Sunt lacrimae rerum
Virgilio
Le poesie più belle della seconda parte del libro sono queste ed altre.
La prima poesia della seconda parte è questa.
Introduzione.
La prima poesia della seconda parte del libro conferma e ribadisce che ormai l’amore, con la A maiuscola, fra i due, è finito, si è consumato fino all’osso. Non rimangono che i rimpianti e la consapevolezza di aver sprecato un amore finito male. Infatti l’amore fra i due non era più appagante e si trascinava tra l’insoddisfazione di lei e l’indifferenza di lui. Ad un tratto anche il rapporto amoroso subisce una svolta inaspettata. Lui l’abbandona senza darle una spiegazione ragionevole e plausibile. In questa poesia, la n. 52, la poetessa si rammarica proprio di questo: è stata abbandonata senza nemmeno “un cenno di preavviso”.
Il nostro amore
sembrava ancora intatto
nuovo nuovo
appena spettinato
quando all’improvviso
senza nemmeno un cenno di preavviso
te ne sei andato
Un’altra bella poesia è la seguente. (Poesia n. 56)
Introduzione.
Nelle poesie che seguono a questa, la poetessa dimentica completamente le cause della rottura del loro amore. Dimentica la sua opprimente gelosia, la sua tendenza a dominarlo e la sua volontà di rimanere da sola. In questa poesia, improvvisamente, la poetessa addossa tutta la colpa a lui; lo accusa di essere scappato lasciando a casa di lei molti oggetti di uso personale. La poetessa, inoltre, imputa al suo ex compagno che lui non ha saputo capire e apprezzare la vera natura di lei: “così bizzarra/ e imprevedibile”.
Sei fuggito portando via con te le tue favole
arraffando le tue cose qua e là
mi hai lasciato solo un messaggio
su una carta da pacchi gialla che dice:
sei una signora borghese della peggiore qualità
Ma come: io così bizzarra, imprevedibile?
Se proprio vuoi lasciarmi, amore,
trova una scusa più credibile.
Un’altra bella poesia è questa. (Poesia n. 65)
Introduzione.
Nelle poesie precedenti, la poetessa si lamenta perché è rimasta sola, nella sua casa silenziosa; ripensa alle parole di lui, ma non rinnega la sua scelta di averlo indotto alla rottura definitiva, poiché ormai non lo amava più. In questa poesia, la poetessa esprime tutto il suo desiderio di rimanere a casa da sola, perché sa che soltanto nella sua casa c’è quiete e silenzio e dove “solo stai – quietamente”
Tu eri la mia casa cos’è casa?
casa è il luogo
dove sei buono con te stesso
non ti rimproveri niente
non pretendi
non attendi
solo stai – quietamente.
Un’altra bella poesia è questa. (Poesia n. 66)
Introduzione.
In questa poesia, la poetessa ricorda con rimpianto e mestizia le serate di San Valentino, trascorse insieme e innamorati “a lume di candela”.
Oggi è San Valentino
il primo
senza di te
venivi con un fiore mi invitavi a cena
a lume di candela mangiavamo ostriche
con lo Chablis.
Adesso del regalo mi rimane
solo al carta che l’avvolgeva
spiegazzata
solo la pena.
Un’altra bella poesia è la seguente. (Poesia n. 79)
Introduzione.
Nelle poesie precedenti la poetessa spiega il suo dolore, i suoi dubbi e il suo tormento interiore per questo amore finito male. In questa poesia, la poetessa mostra, però, di avere acquisito e di aver maturato un’esperienza dolce-amara per un amore che poteva finire meglio. Mostra, infatti, una grande maturità di vita e spiega che poiché la vita è incerta e contraddittoria allora vale la pena di accettarsi per quello che si è, “con i nostri limiti, gli errori, il venir meno”.
Torna amore accetta l’imperfezione non siamo
più gli adolescenti che si tenevano per mano
ma ora che sappiamo
quanto contraddittoria sia la vita
e niente può essere detto che sia davvero vero
solo questo possiamo – volerci bene
accettarci come siamo
con i nostri limiti, gli errori, il venir meno.
Ecco l’ultima poesia della seconda parte. (Poesia n. 80)
Introduzione.
In questa poesia, la poetessa mostra e mette in rilievo un po’ di umorismo all’inglese. Ma è ben poca cosa per attenuare il dolore per la perdita di un uomo ormai così lontano.
Ma allora facciamo così:
io continuo
ad amarti
almeno io – non è poco
è già il 50 per cento
per venirti incontro
il nostro amore lo metto in saldo
ti faccio lo sconto.
Costa tutto così caro
non ci possiamo permettere
quasi più niente.
Parte Terza
Se ora mi stacco
da te non avrai pena
E. Montale
Le poesie più belle della terza parte del libro sono queste ed altre.
La prima poesia della terza parte è questa. (Poesia n. 81)
Introduzione.
Nella terza parte, la poetessa descrive l’avvenuta rottura, ormai definitiva, con il suo giovane amante. Come tutti gli amori finiti male, la poetessa rinfaccia al suo compagno i suoi difetti e le sue mancanze e difende e reclama la sua posizione di indipendenza. La poetessa mantiene la sua lucidità affettiva e mentale e prende atto che ormai il loro amore è consumato. In questa poesia, prevale la mestizia e l’amarezza di un amore falso e bugiardo e accusa il suo ex compagno di essere “un avventuriero/ borghese”.
Ti amo perché
non sei fasulla
dicevi
invece tu lo eri
povero caro
ti inventavi
un mondo che non esisteva
società off shore
un castello a San Marino
un appartamento londinese.
Portavi sempre un completo blu
e un panciotto
con il taschino
eri tornato a vivere
con tua madre.
Eri un avventuriero
borghese.
Un’altra bella poesia è la seguente. (Poesia n. 83)
Introduzione.
In questa poesia la poetessa confessa che il loro amore è stato un sogno basato sull’inganno. Ora è venuto il momento di svegliarsi dal sogno e riprendere coscienza della nuova realtà per cui era necessario “scendere/ ricominciare a camminare”.
Io sono colpevole quanto te.
Tu sapevi che niente di quanto dicevi era vero
Anch’io lo sapevo ma mi piaceva illudermi
che fosse vero.
Tu volevi ingannarmi.
Io volevo farmi ingannare.
Nessuno dei due era migliore dell’altro.
Invece di vivere preferivamo sognare
Poi un giorno ci siamo dovuti svegliare
eravamo arrivati al capolinea
bisognava scendere
ricominciare a camminare.
Un’altra bella poesia è questa. (Poesia n. 88)
Introduzione.
In questa poesia, la poetessa confessa la sua incapacità di non aver saputo capire la personalità del suo ex-compagno. Lui si definiva “Il Poeta” ma non lo era certamente. Lei si addolora perché, come poetessa, doveva capire che lui non era un vero poeta, ma un finto poeta.
“Mi chiamano Il Poeta” dicevi.
Perché vivevi di fantasia.
E’ proprio vero che la più parte della gente
non ha mai capito niente
della poesia.
Ma quello che è sorprendente
è che mi sia sbagliata proprio io.
Ecco l’ultima poesia della terza parte. (Poesia n. 90)
Introduzione.
Nell’ultima poesia, la poetessa esprime tutto il suo sarcasmo verso di lui e lo taccia di essere: “un personaggio da operetta”.
Ciononostante
eri un uomo affascinante
tutte le donne
impazzivano per te.
Anch’io vedi sono stata colpita
dalla parte del cuore
non mi sono ancora riavuta
forse non mi riavrò
forse del tuo assurdo fascino
di quel tuo personaggio da operetta
un giorno – poveretta –
morirò.
COMMENTO ANALITICO.
Io, Biagio Carrubba, credo che non ci sia dubbio che siamo di fronte ad un’opera di poesia d’amore buona e bella. Infatti, l’opera poetica, nel suo complesso, risulta molto gradevole e godibile. La poetessa esprime e descrive con sincerità e devozione il percorso del suo amore con il giovane amante. Lei racconta, però, la storia dal suo punto di vista personale e si mostra di parte riversando su di lui le colpe del loro fallimento amoroso. Alla fine dell’opera, però, la poetessa ammette che anche lei ha fatto degli errori e degli sbagli per i quali è finito il loro amore: “Tu volevi ingannarmi/ Io volevo farmi ingannare”. Ovviamente quando l’amore si basa sull’inganno reciproco, prima o poi, finisce. Così è capitato anche alla poetessa e al suo giovane amante.
Le poesie hanno un metro vario e seguono soprattutto il verso libero. La lexis della poesia è ricca di figure retoriche che si ripetono lungo tutta l’opera poetica. Il linguaggio poetico è chiaro e cristallino, raggiungendo vette molto alte con immagini poetiche. Il linguaggio poetico, inoltre, pur adoperando parole del linguaggio comune, mantiene una struttura sintattica lineare, forbita e decorativa.
Infatti l’ornatus di molte poesie è vigoroso, acuto e ricco di raffinatezze stilistiche. L’uso del “tempo presente” (indicativo e congiuntivo) rende la storia d’amore viva, vivace e fluida. Non c’è magniloquenza e questo è un bene. I sentimenti espressi dalla poetessa sono molti e vari: dall’entusiasmo e dallo stupore iniziali per il suo nuovo amore alla felicità raggiunta soprattutto con lui negli amplessi e nei momenti intimi di serenità; dalla delusione della crisi sopravvenuta fra i due fino alla disperazione finale, quando ormai è rimasta sola e abbandonata dal suo compagno. Ma la disperazione di lei non è una condizione totale e finale perché lei sa già che troverà un altro amore dato che la sua posizione forte, esistenziale e lavorativa le permetterà di trovare presto un altro uomo. Morto un amore se ne trova un altro. L’opera poetica è percorsa, anche, da una sottile ironia e da un senso di humour sia all’inglese e sia di umorismo all’italiana.
Ho intravisto nell’opera poetica anche alcune reminiscenze poetiche di Sergio Corazzini, di Eugenio Montale, di Gesualdo Bufalino, di Mario Luzi e di Giuseppe Ungaretti per l’uso sapiente della punteggiatura e per la forma perfetta dei versicoli spezzati al momento giusto. Infatti credo che la poetessa faccia un uso scaltro e particolare della punteggiatura, che conferisce alle poesie un ritmo veloce e cadenzato. La poetessa dà l’impressione di voler lasciar libere le parole delle poesie secondo la tecnica del libero fluire e senza controllo, (chiamato in letteratura flusso di coscienza). Invece, io credo che la poetessa usi la poca punteggiatura e le spezzatura dei versi, con molta oculatezza e accortezza, al fine di controllare i suoi sentimenti e le sue emozioni e di dare una forma libera e veloce ai versicoli. Infine credo che lo stile dell’opera poetica sia, certamente, brillante e brioso, scorrevole e avvincente, raggiungendo forti suggestioni poetiche. Inoltre lo stile, sobrio e solenne, dell’opera poetica riesce a delectare perché procura piacere, svago e diletto nell’animo dei lettori. (Infatti nel mio animo c’è riuscita).
Finale.
Io, Biagio Carrubba, reputo, infine, che la bellezza di questa opera poetica si possa definire con una sola parola: l’esprit. La poetessa, infatti, riesce a sintetizzare e a conciliare la sua acuta intelligenza con il suo senso dell’umorismo, espressi in una forma nitida, brillante e personale. Infatti la poetessa, nell’opera poetica, riesce a rivelare e a manifestare il proprio pensiero e i propri sentimenti con efficienza, intensità e con forza d’animo. A me piacciono molto le poesie d’amore realistiche e questa opera poetica Un amore con due braccia contiene molte belle poesie di intenso amore realistico. Considerando che viviamo in un periodo dove si scrivono brutte poesie, io ritengo che questo libro poetico sia uno dei pochi libri che si salva dal marasma generale.

Modica 03/ 10/ 2016 Prof. Biagio Carrubba
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