UNA PROVA LOGICA E FILOGENETICA, MA NÉ SCIENTIFICA E NÉ EPISTEMIOLOGICA, SULLA INESISTENZA DI DIO.

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Il mio cruccio esistenziale e filosofico è stato, da sempre, fin da quando frequentavo il liceo scientifico di Scicli (1968 – 1973), quello di dimostrare la non-esistenza di Dio. Oggi, con questo articolo filosofico e pragmatico, io, B. C., penso di poter dire che ho trovato, intuito, elaborato, formulato ed espresso, con parole chiare e lineari, una prova, convincente ed importante, della inesistenza di Dio. Io, B. C., penso, reputo e suppongo che il ragionamento, che ho fatto, per dimostrare l’inesistenza di Dio, sia chiaro e semplice, perché la dimostrazione logica, sulla genesi dell’idea di Dio, mi è venuta chiara, improvvisa e spontanea nella mente, nel sonno e in sogno, durante la notte del 15 aprile 2023. Ma poi, dal giorno dopo, io, B. C., ho scritto, ho riscritto, ho letto e riletto, ho corretto e ricorretto, con cura e con attenzione, in pratica con diligenza, il ragionamento sulla prova della inesistenza di Dio; infine, dal 16 aprile e nei giorni seguenti, ho redatto, integrato e concluso tutto il ragionamento filosofico e pragmatico, sulla inesistenza di Dio, fino alla data odierna. Il punto di partenza del mio ragionamento, filosofico e teologico, e le mie riflessioni, logiche e razionali, sul tema della inesistenza di Dio, sono i seguenti. In primis, io, B. C., penso, reputo e giudico che la religione cristiana sia la religione più assurda e astrusa, perché è nata ed è cresciuta su argomenti e con riflessioni che io giudico delle patacche, vere e proprie; inoltre le reputo, anche, delle invenzioni e delle immaginazioni, fantastiche e inverosimili, inventate e narrate da parte dei 4 evangelisti; invenzioni e fantasticherie che sono nate dalla mente di 4 evangelisti che, non sapendo né scrivere e né leggere, dettarono i loro ricordi sul loro maestro Gesù a degli scribi, i quali compilarono e scrissero le invenzioni, le fantasticherie, le inventive e i ricordi dei 4 evangelisti, definendoli con il nome Vangeli. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e ritengo, anche, che tutte le lettere scritte da san Paolo alle comunità religiose cristiane del suo tempo non siano altro che lettere retoriche, utopistiche e consolatorie, inventate ed elaborate di sana pianta da san Paolo; inoltre, io, B. C., giudico che queste lettere non siano altro che delle vere e proprie fandonie eccelse e delle menzogne elaborate e circostanziate da san Paolo e indirizzate a tutte le pseudo e fragili comunità cristiane di quel periodo. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che la prima fandonia che riguarda san Paolo sia proprio la sua caduta da cavallo, nella quale lui sentì la voce di Gesù Cristo. L’episodio della caduta dal cavallo di san Paolo è raccontato, descritto e narrato da san Luca nel suo libro Atti degli apostoli. Ecco le parole di san Luca: “(Saulo) strada facendo, mentre stava avvicinandosi a Damasco, d’improvviso una luce dal cielo gli sfolgorò d’intorno: caduto da cavallo, udì una voce che gli diceva:<<Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?>>. Egli rispose: <<Chi sei, o Signore?>>. E quegli:<<Io sono Gesù che tu perseguiti; ma alzati in piedi, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare.>> … Saulo si alzò da terra e, aperti gli occhi, non poteva vedere nulla. Allora, prendendolo per mano, lo condussero a Damasco>>. (Da La Bibbia. EDITORE SAN PAOLO –  a cura di Antonio Girlanda. -Atti degli apostoli, capitolo 9, versetti 3 – 8. Pagina 1167). Io, B. C., penso, reputo e giudico che la voce di Gesù Cristo che richiama san Paolo, sulla via di Damasco, al cristianesimo non sia altro che una grande bufala e una grande balla costruita ad arte per razionalizzare e giustificare sé stesso e di giustificare e di razionalizzare la conversione di san Paolo al cristianesimo. Io, B. C., penso, reputo e giudico, inoltre, che il cristianesimo, per tutte le bufale, le balle e le fandonie che sono contenute nella sua nascita, sia, certamente, una religione assurda, inverosimile e priva di ogni razionalità, ma che grazie e attraverso ai 4 Vangeli e alle lettere di san Paolo abbia avuto, con il passare dei secoli, una grande visibilità e una grande credibilità tra i poveri e i diseredati pagani del suo tempo, che abitavano e vivevano nel mondo latino, sotto l’impero romano. In secundis, sulla base di queste mie considerazioni e riflessioni, io, B. C., oggi me ne sto alla larga da ogni forma di sacro e da ogni genere di religioni, che esistono sulla faccia della Terra, perché considero tutte le religioni del mondo delle pure invenzioni e menzogne che hanno il solo scopo di ingannare e illudere la gente onesta e credulona. Insomma, io, B. C., non ho nessuna fiducia e nessuna stima per gli uomini di Chiesa, di qualsiasi religione essi siano e non ho nemmeno fiducia né stima per i Papi, chiunque essi siano, di qualsiasi religione. Perciò, io, B. C., ogniqualvolta che vedo in TV il Papa o qualunque altro prelato, di qualsiasi altra religione, cambio subito canale, per non ascoltare le loro parole e le loro prediche, perché, io, B. C., so, perfettamente, che le loro prediche e i loro discorsi sono fondati sul nulla, sulle menzogne e sulle fantasticherie dei 4 Vangeli. Come è noto, la Chiesa di Roma ha sempre svolto una funzione negativa e distruttiva nei confronti dell’Italia. Già Dante Alighieri, nella Divina Commedia e Niccolò Machiavelli, nel Principe, hanno messo in rilievo il ruolo negativo che la Chiesa ha avuto nei confronti dell’Italia. L’unico Governo che ha sovvenzionato e difeso la Chiesa, come struttura gerarchica ed ecclesiastica, è stato Mussolini, il quale, con la sua dittatura fascista, l’ha inserita, l’ha integrata e l’ha sottomessa all’interno del proprio Stato fascista e soggiogata all’interno del regime fascista, ma ambedue, le strutture e le istituzioni, ricavavano vantaggio e favori dalla strana e coercitiva alleanza politica ed istituzionale. A proposito di fascisti e di Chiesa di Roma, l’altro giorno, io, B. C., ho visto in TV i due capi: la leader del partito del post fascismo e Premier del Governo in carica e il Papa e capo della Chiesa di Roma di oggi. Io, B. C., vedendo i due, uno di fronte all’altra, Papa e Papessa, due brutture gerarchiche e due brutte persone, che si scambiavano moine e gesti affettuosi, cambiai subito canale perché so quanto danno e disastri stanno portando e porteranno all’Italia; e cambiai canale anche per non vedere e non ascoltare queste due figure, bugiarde e ipocrite, così negative e distruttive per l’Italia. In tertiis, infine, io, B. C., ogni qual volta, che vedo comparire davanti a me un prete o un monaco, una suora o una monaca, mi allontano subito da costoro perché non crederei ad una sola parola di ciò che essi direbbero sulla esistenza di Dio; infatti, mentre loro dicono, affermano e sostengono l’esistenza di Dio, perché sperano, illusoriamente, nella loro resurrezione post mortem; io, B. C., invece, nego assolutamente e convintamente l’esistenza di Dio con i ragionamenti e le riflessioni che qui scrivo e che riporto, nei seguenti paragrafi. Inoltre, io, B. C., penso, affermo e asserisco che non spero nella mia resurrezione post mortem. Insomma, io, B. C., penso, immagino, suppongo e giudico che come la materia crea e fa crescere, sul pianeta Terra, ogni vita, in tutte le sue forme umane, animali, vegetali, così la materia ha fatto nascere e crescere, anche, i pianeti, le galassie e tutti gli universi materiali, conosciuti e non conosciuti, scoperti e non scoperti, compresi la materia oscura e l’energia oscura, di cui si intuisce l’esistenza, ma di cui ancora gli scienziati e gli astronomi non hanno scoperto né hanno potuto studiare la loro composizione materiale. Comunque, gli scienziati affermano, anche, che l’universo visibile, visto, osservato e studiato mediante i telescopi rappresenta soltanto il 5% di tutta la massa visibile del nostro universo, mentre la materia oscura e l’energia oscura, invisibili, rappresentano il 95% di cui ancora non si conoscono né il luogo dove si trovano, né la materia di cui sono composti. Intanto gli astronomi e gli scienziati delle stelle e dei buchi neri cercano, con tutte le forze e con tutto l’impegno possibile, e con i propri telescopi nei vari osservatori astronomici, sparsi in tutto il mondo; purtroppo, fino ad adesso, i risultati, sulla materia oscura e sulla energia oscura, sono alquanto incerti e deludenti; ma è certo che entro i prossimi 10 anni, gli scienziati dei buchi neri e gli astronomi, riusciranno a trovare sia la materia oscura sia l’energia oscura. Io, B. C., penso, suppongo, presagisco e immagino che sia la materia oscura e sia l’energia oscura si possono trovare in fondo ai buchi neri, dove l’energia solare, attirata e trascinata dentro dai buchi neri, viene trasformata in materia oscura e in energia oscura. Quando gli scienziati costruiranno dei telescopi così potenti da poter guardare in fondo al buco nero allora troveranno li, sicuramente, sia la materia oscura che l’energia oscura. Infine, io, B. C., considerando tutte le ipotesi e le variabili scientifiche, con le quali gli astronomi e gli scienziati cercano di scoprire, risolvere e capire i misteri dell’universo, di cui ora non sappiamo nulla, penso, suppongo, immagino e presagisco che la materia distruggerà, devasterà ed annullerà, anche, ogni cosa creata, così come afferma la prima legge dell’entropia: in natura nulla nasce, nulla muore, ma tutta si trasforma, ma poi, alla fine, anche le trasformazioni più piccole saranno annullate e trasformate nel nulla dal nostro Sole, quando con il suo gonfiore assorbirà, ingloberà e inghiottirà, nel corso di milioni di anni, il nostro infuocato e arido pianeta Terra.

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È noto che la storia scritta, vera e propria, sia cominciata, all’incirca, quasi 25 mila anni fa, quando i gruppi umani, discendenti dall’homo sapiens sapiens, lasciarono e finirono di abitare le grandi grotte naturali e cominciarono a costruire le prime palafitte, poi costruirono le prime case, poi edificarono i primi villaggi e infine fondarono le prime città in molti territori del mondo. Prima della storia, vera e propria, scritta ed operosa, i grandi gruppi umani, che vivevano in clan, si suddivisero in grandi gruppi famigliari e, questi ultimi, si divisero, poi, in famiglie sempre più ristrette formando generazioni di famiglie che si riconoscevano di padre in figlio, tramandandosi i ricordi di famiglia, ma lasciando in eredità, anche, i beni personali e familiari e le proprietà terriere ai propri figli o ai propri nipoti, creando e costituendo, così, la prima forma di proprietà privata. Infatti, io, B. C., penso, giudico e suppongo che la proprietà privata sia nata dal lascito e dalla eredità dei Faraoni e dei Re ai propri discendenti, dicendo loro: “Questo potere, questo trono e queste terre sono miei, figlio mio, te li lascio come mia eredità e come proprietà privata; se riuscirai a conservali e a ingrandirli come vuoi tu, allora sarai un Re, figlio mio!”. Io, B. C., penso, immagino e suppongo che la proprietà privata abbia avuto, così, una origine nobiliare e regale, i quali emarginarono, scartarono, estromisero, esclusero e scacciarono, così, la maggioranza della popolazione dal potere e dalle proprietà terriere, costringendo, così, migliaia di contadini e di poveri, divenuti schiavi, a lavorare per il Faraone e per i nobili, che li impiegarono nella costruzione delle grandi piramidi, ancora esistenti in Egitto. Da queste grandi trasformazioni, sociali e civili, nacquero, prima in Africa e poi in Europa, anche, le prime grandi civiltà, grandiose e maestose, come la civiltà egiziana, che si sviluppò sulle sponde del lunghissimo ed immenso fiume Nilo. La civiltà egiziana amministrava e governava, inoltre, molte città, dove abitavano i cittadini e gli schiavi; inoltre la civiltà egiziana dominava, anche, le popolazioni che si espandevano e si estendevano sui molti grandi territori egiziani e che abitavano in molte città e in diversi villaggi del regno egiziano. Inoltre, in Egitto, comparvero, anche, i Re, che venivano chiamati Faraoni, i quali trasmettevano il trono ai propri figli; inoltre i faraoni erano considerati e adorati come Dei. Anche in Europa si affermarono grandi popoli e grandi civiltà, come i Dori, gli Achei e i Greci, che conquistarono molti territori e si stabilirono nella penisola greca e nel Peloponneso e, subito dopo, cominciarono a navigare il mar Mediterraneo per vendere e comprare merci con altri popoli limitrofi. Dunque, io, B. C., penso, ritengo e suppongo che, nel medesimo tempo, le prime popolazioni storiche, da 25 mila anni a questa parte, avevano già chiaro in mente il concetto e l’idea di Dio. Infatti, tutti questi popoli adoravano o un solo Dio, come il popolo ebreo, oppure veneravano molti dei, come i popoli dell’Europa meridionale: i popoli italici e i popoli greci. Io, B. C., penso, reputo e suppongo, come è noto, che prima dei 25 mila anni della storia scritta c’era già stata la lunga epoca della preistoria che durava già, almeno, da 200 mila anni, all’incirca, dall’homo Neanderthal, che aveva popolato tutta l’Europa, all’homo sapiens sapiens, il quale aveva popolato l’Europa e si era stabilito, anche, in ogni parte del mondo. Ma, come tutti sappiamo, prima di questa preistoria c’era stata l’evoluzione dell’uomo, dagli ominidi all’homo erectus, e dall’homo habilis all’homo Neanderthal. Infine l’homo sapiens sapiens, intorno a 100 mila anni fa, pur incrociandosi e accoppiandosi con le donne dell’homo Neanderthal, vinse e superò, nell’evoluzione, l’homo Neanderthal e rimase l’unica specie di uomo, sapiente e vivente, sulla Terra. Ebbene, io, B. C., penso, affermo e asserisco che tutte queste popolazioni preistoriche: dagli ominidi all’homo Neanderthal e all’homo sapiens, che popolarono l’Europa e l’Africa, non ebbero mai, in mente, nessuna idea di Dio e nessun concetto di Dio, né tanto meno possedettero un’idea circonstanziata e personificata di Dio. Dunque, per più di 2.000.000.000 di anni, gli uomini preistorici non ebbero mai pensato né elaborato nessuna idea di Dio né il concetto di Dio. La vita degli uomini preistorici si svolgeva, soprattutto, nell’andare a caccia per soddisfare i bisogni primari: nutrirsi, ripararsi e difendersi dalle altre popolazioni, aggressive e offensive, che tentavano di occupare altri territori, oltre a quelli dove abitavano. Inoltre, gli uomini preistorici cacciavano, anche, gli animali per procurarsi le pellicce e così ricoprirsi e ripararsi dal freddo, dal caldo a dalle intemperie climatiche. A mano a mano che il tempo passava, i popoli umani preistorici si raccolsero in caverne e vivevano in clan. Incominciò a manifestarsi, così, la prima evoluzione sociale e civile e furono elaborate, anche, le prime manifestazioni artistiche, com’è testimoniato dai graffiti che ci hanno lasciato disegnati nelle grotte dove abitavano. Inoltre i primi popoli civili cominciarono a spostarsi dall’Africa e si riversarono prima in Europa, poi in Asia e, infine, invasero tutti gli altri territori del mondo. Ebbene, io, B. C., penso, reputo e suppongo che la differenza tra gli uomini della preistoria e gli uomini della storia, vera e propria, scritta e civilizzata, sia la prova fondamentale della inesistenza di Dio, dato che tutte le popolazioni preistoriche non avevano mai pensato e non avevano mai elaborato né l’idea di Dio e né il concetto di Dio. E questa differenza costituisce, per me, una prova, indefettibile e inconfutabile, della inesistenza di Dio, perché se l’idea di Dio ci fosse stata sempre dovrebbe esserci stata, anche, tra gli uomini preistorici. Invece gli uomini preistorici non hanno avuto in mente né l’idea di Dio né il concetto di Dio; concetto che è nato, progressivamente e filogeneticamente, negli uomini di altre generazioni successive, alle soglie della storia, vera e propria, tra 25.000 e 20.000 anni fa.

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Inoltre, io, B. C., penso, suppongo e giudico che le prime popolazioni storiche antiche, ma civilizzate, per evoluzione, filogenetica ed ontogenetica, cominciarono a fabbricare le prime armi, sia per cacciare gli animali ma, anche, per combattere, vincere e distruggere altri gruppi umani, sia per conquistare altri territori e sia per aumentare il proprio potere regale e personale. Si può dire e supporre, dunque, che per più di 200 mila anni gli uomini dell’ultima preistoria non ebbero mai la necessità di pensare all’idea di Dio perché la loro evoluzione, sociale e mentale, lenta e lunga, non richiedeva la necessità di rivolgersi ad un Essere superiore che risolvesse i problemi esistenziali e che salvasse gli uomini preistorici dalla morte. Io, B. C., penso, reputo e suppongo, anche, che gli uomini della prima e seconda preistoria non avessero in mente né l’idea né il concetto di Dio perché tutti indaffarati a procurarsi i beni di prima necessità, senza preoccuparsi né della paura della morte né di un Essere che li salvasse dalla morte. Però, quando i primi uomini preistorici, delle popolazioni più civilizzate e più evolute, all’incirca tra i 25.000 e i 20.000 anni fa, cominciarono a sentire il bisogno di chiedere aiuto e protezione per ripararsi e difendersi dai nemici o dalle intemperie del clima, allora, alcuni uomini, deboli e fragili, cominciarono a chiedere aiuto ed immaginarono, nei loro pensieri, un Essere superiore a loro, chiamato Dio, che fosse capace di salvarli dalle intemperie climatiche e dalla morte. Inoltre, io, B. C., penso, suppongo e reputo che questi primi uomini preistorici, alzarono gli occhi al cielo e si rivolsero a questo Essere superiore. Io, B. C., penso, suppongo e reputo che i popoli preistorici supposero, immaginarono e pensarono che questo Essere, vivo, eterno, onnipotente e onnisciente, potesse abitare sopra la Terra, nella volta sterminata del cielo; inoltre, io, B. C., penso, suppongo e giudico che le popolazioni preistoriche immaginarono e supposero che gli dei, inventati nella loro mente, potessero proteggerli dagli altri popoli ostili o dalle intemperie climatiche e infine sperarono che gli dei potessero, anche, salvarli dalla morte. Dunque, ebbene, io, B. C., penso, suppongo e reputo che l’idea di un Essere superiore ed eterno, onnipotente e onnisciente, che potesse salvare dalla morte quegli uomini che pregavano quell’Essere superiore, capace di intervenire e salvare quegli uomini preistorici che imploravano il suo aiuto, nacque in quel preciso momento, cioè nel momento della presa di coscienza della debolezza e della fragilità dell’uomo di fronte alla natura ostile e di fronte alla malvagità di altri popoli. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e suppongo che, proprio in quel processo storico, che va dal trapasso di tempo dalla preistoria alla storia, dunque dai 25.000 anni ai 20.000 anni di tempo fa nacque, per la prima volta, l’idea di Dio. Io, B. C., penso, giudico e reputo che in quel periodo di tempo nacque, anche, l’idea di Dio, come un Essere superiore a tutti, formulata o dal primo popolo o dal primo uomo che concepì l’idea di un Essere superiore ed eterno. Prima della storia, dunque, io, B. C., penso, reputo e suppongo che nessun gruppo umano preistorico pensò ed elaborò l’idea di Dio, e ciò dimostra, efficacemente e oggettivamente, storicamente e filogeneticamente, la prova della inesistenza di Dio. Io, B. C., dunque, penso, reputo e suppongo che l’idea di Dio, nel periodo preistorico, non ci sia mai stata, né sia stata elaborata dalla mente di un solo uomo vivente preistorico sul pianeta Terra. Io, B. C., penso, giudico e reputo che questo fatto costituisca, per me, una prova, inconfutabile, incontrovertibile e necessaria, della non-esistenza di Dio. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e sostengo che il fatto che non ci sia stata l’idea di Dio, sulla faccia della Terra, per milioni di anni e per milioni di uomini, che hanno vissuto e pensato, prima della storia vera e propria, costituisca per me la migliore prova e la prova più convincente ed oggettiva per mostrare e dimostrare, filogeneticamente e ontogeneticamente, l’inesistenza di Dio. Perciò, io, B. C., affermo, deduco, sostengo e dichiaro che Dio, come Essere superiore ed ontologico, non è mai esistito e non esisterà mai. Io, B. C., penso, reputo e sostengo che l’idea di Dio è soltanto il frutto dell’immaginazione e del pensiero del cervello umano, cosicché quando la mente umana scomparirà, anche l’idea di Dio scomparirà. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che tutte le ipotesi scientifiche e logiche che vogliano tentare di spiegare l’origine dell’idea di Dio sono soltanto letteratura, poesia, favole, miti, menzogne, chimere e suggestioni metafisiche, che non hanno niente di scientifico e di razionale. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e suppongo che la differenza tra la mancanza di idea di Dio, negli uomini preistorici, e l’elaborazione del concetto di Dio negli uomini storici, costituisce una prova logica, esistenziale e filogenetica, ma non epistemologica né scientifica della dimostrazione della inesistenza di Dio. Infine, io, B. C., dunque dico, deduco, arguisco, sostengo e affermo, in sintesi, che la genesi dell’idea di Dio ha una genesi storica e filogenetica; inoltre, io, B. C., penso, immagino e suppongo che l’idea di Dio non può avere una prova e un’origine metafisica, cioè fuori dalla mente umana, perché l’idea di Dio e il concetto di Dio sono innati nella mente degli uomini. Infine, per concludere questo paragrafo, io, B. C., penso, immagino e suppongo che l’idea di Dio è stata sopita e placata, per milioni di anni, nella mente degli uomini e immagino e penso, anche, che essa non sia nata fuori dal cervello umano, cioè non è stata calata dall’alto.  Insomma, io, B. C., penso, suppongo, immagino e ritengo che l’idea di Dio, per milioni di anni, è rimasta sopita nel cervello degli uomini preistorici in potenza; poi, con il passare dei secoli, per filogenesi e per ontogenesi, l’idea di Dio è nata, si è svegliata e si è sviluppata nella mente degli uomini, primitivi e preistorici, ed è passata in atto, negli uomini storici. (Uso un linguaggio aristotelico). Così gli uomini storici, per tremore e per timore, hanno inventato, immaginato e creato l’idea di Dio, ma non soddisfatti gli hanno dato, anche, un nome, un corpo, un’anima, un’idea e una volontà. Infine, io, B. C., voglio esprimere il mio ragionamento, filosofico e pragmatico, con parole più semplici, affermando che prima l’idea di Dio, negli uomini preistorici, era assopita e addormentata nella loro mente; poi l’idea di Dio, negli uomini storici, per fragilità e debolezza, si è svegliata e creata, assegnandole, anche, una figura umana, un nome, un corpo, un’anima, un’idea e una volontà. Insomma, io, B. C., penso, reputo e giudico che l’idea di Dio si è trasformata nel concetto di Dio, quando i primi uomini ormai civilizzati, trasferirono a Dio le proprie qualità personali e quindi il l’Essere, onnicomprensivo e senza nessuna identità, diventò un Dio personalizzato, un Dio volenteroso, un Dio volubile e mobile, e infine, anche, un Dio animoso, così come gli uomini se lo immaginavano nella propria mente e somigliante alla loro personalità e al proprio carattere. Infine, in Europa e poi in Grecia, il concetto di Dio si trasformò ancora un’altra volta, quando i greci accoppiarono Zeus ad un’altra dea che fu sua moglie: la dea Era. Dall’unione di Zeus ed Era nacquero i figli, ma Zeus rimase sempre un grande viveur e un grande amante per molte altre dee e per molte donne umane che erano felici di accoppiarsi con lui per avere e generare una prole divina.

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Io, B. C., affermo e sostengo, inoltre, che l’idea di Dio prima della storia non c’era e ciò prova, in modo inequivocabile e preciso, la inesistenza di Dio. Infatti, io, B. C., penso, sostengo e affermo che l’idea di Dio, sentito come un Essere ontologico e soprannaturale, che potesse aiutare e salvare gli uomini dalla morte, sia nata con l’evoluzione sociale e civile dei popoli sparsi sul pianeta Terra. Ovviamente, una volta che molti popoli, ormai molto avanti nell’evoluzione e nella civiltà, come gli egiziani, i greci e gli etruschi in Italia, accettarono l’idea di Dio, come un’idea viva, e sentirono Dio come un Essere concreto e superiore agli uomini, nacquero, anche, i primi culti e i primi riti sacri per compiacere quell’Essere supremo o Dio e ringraziarlo per togliere loro, così, la paura, terrificante e naturale, della morte. Inoltre, io, B. C., penso, suppongo e reputo che, mentre il tempo passava, i popoli credevano, riverivano e adoravano, per fideismo e per superstizione, sempre di più, questo Essere, considerato e creduto supremo, eterno, onnipotente e onnisciente, a cui fu dato il nome di Dio (Colui che è sempre stato) per gli ebrei, mentre, invece, in Grecia i popoli greci gli diedero il nome di Zeus o padre eterno. Infine, io, B. C., penso, suppongo e sostengo che l’idea di Dio sia nata soltanto per via filogenetica da una generazione di uomini ad un’altra generazione di uomini: dalla preistoria alla storia e sempre all’interno dei vari popoli che si diffusero nell’Africa, in Europa e nel mondo. Io, B. C., penso, affermo e reputo che il sentimento di paura, di bisogno e di fragilità degli uomini abbia dato inizio all’idea di Dio, innata nella mente degli uomini; inoltre, io, B. C., penso e immagino che l’idea di Dio non sia calata dall’alto, come un corpo estraneo venuto dal di fuori, ma io penso e suppongo che gli uomini abbiano scoperto l’idea di Dio dentro la loro mente, ed elaborata dal cervello umano, perché innata e sopita nella mente umana. Inoltre, io, B. C., penso, giudico e suppongo che l’idea di Dio nacque durante l’evoluzione umana e precisamente nel passaggio dalla preistoria alla storia. Infine, io, B. C., penso, reputo e affermo che l’idea di Dio, come Essere vivo e personificato, non esisteva prima della storia, così come non esiste nemmeno oggi, perché nessuna dimostrazione teologica o scientifica o epistemologica è riuscita a dare la vita naturale all’idea di Dio come Essere ontologico. Infine, io, B. C., penso, giudico e ritengo che la prova logica ed ontologica di san Anselmo d’Aosta, sia, anch’essa, una prova falsa, errata e sbagliata, perché la sua dimostrazione logica, razionale e metafisica non ha un riscontro concreto, fisico e reale con la realtà effettiva del nostro mondo e perché manca l’ontos, cioè l’Essere, vero e proprio, attaccato e incorporato all’idea di Dio. In ultimo, io, B. C., per concludere questo articolo, filosofico e pragmatico, sulla inesistenza di Dio, ed in contrapposizione alla prova logica e ontologica di sant’Anselmo d’Aosta, riporto, qui di seguito, la bellissima descrizione e intuizione di Galileo Galilei sulla natura matematica e geometrica della natura nella lingua della matematica, i cui caratteri sono triangoli, cerchi e figure geometriche: così afferma ne Il Saggiatore (1623). A questo proposito e su questo punto, sull’ipotesi scientifica (A) e sull’ipotesi teologica (B) (Galileo Galilei contro sant’Anselmo d’Aosta), io, B. C., voglio aggiungere un’altra e ultima riflessione personale, che riguarda la mia idea di Dio nel corso della mia vita. Infatti io ho sempre avuto per certo e ho affermato che l’unica ipotesi possibile era quella scientifica (tesi A), dando ad essa il 99% di verità e di realtà, mentre assegnavo all’ipotesi religiosa o teologica (tesi B) soltanto l’1% di verità e di possibilità. Ora, invece, con questo mio articolo, filosofico e teologico, ho maturato la convinzione e la persuasione che l’unica ipotesi vera e corretta sia quella scientifica (tesi A) e quindi assegno a questa ipotesi il 100% di verità e di realtà, mentre tolgo l’1% alla tesi teologica, perché la ritengo totalmente falsa ed inesistente, perché inverificabile e non provabile. Inoltre, io, B. C., penso, reputo, giudico e suppongo che delle due ipotesi, quella scientifica e quella teologica, soltanto una può essere quella vera (secundus non datur). Infine, io, B. C., penso, giudico, discerno e affermo che l’unica tesi vera e reale sia quella scientifica, perché è la tesi che si può sperimentare ed è verificabile con il tempo, con le ricerche scientifiche e tecnologiche; il che significa che io, B. C., penso, suppongo e giudico che l’ipotesi teologica (tesi B) sia inverificabile, impraticabile, illusoria, falsa ed errata, e quindi la nego in modo assoluto e convincente. Insomma, io, B. C., penso, suppongo e giudico che l’idea di Dio è, soltanto, una fuga dalla realtà (una escape dalla realtà). Ma, io, B. C., penso, suppongo e reputo che scappare dalla realtà per rifugiarsi nell’idea e nel concetto di Dio, sia un modo vano, inutile, evanescente, aleatorio e utopistico per non affrontare la cruda e feroce realtà, sociale e civile di tutti i giorni.  Infine, dopo queste considerazioni e riflessioni personali, io, B. C., penso, reputo, consiglio e giudico che la strada maestra, per restare e vivere bene dentro la società, sociale e civile, sia quella di rispettare le leggi del proprio Stato, rispettare gli altri cittadini, lavorare onestamente, per migliorare il proprio modo di vita e per godere e contemplare le bellezze della natura e del cielo e non credere più alle parole dei libri sacri che ormai sono diventati libri anacronistici, obsoleti e contengono soltanto frasi e ragionamenti fuori dalla logica e dalle aspettative degli uomini postcontemporanei. Insomma e in definitiva, per concludere questo paragrafo, io, B. C., finisco di considerarmi e di definirmi un agnostico e, d’ora in poi, mi considero e mi definirò, sempre, un ateo, completo e sicuro, togliendo così l’1% di dubbio agnostico che mi restava nella mia convinzione logica. In questo modo quel punto di dubbio, l’1% di agnosticismo, lo tolgo completamente dal dubbio e lo aggiungo definitivamente al 99% di certezza, già sistemata e ordinata nella mia mente, e, così, raggiungo e completo il mio ateismo con il 100% di sicurezza e di certezza, affermando, così, in modo netto e deciso, la mia convinzione sulla inesistenza di Dio.

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Io, B. C., penso, reputo e ritengo che una riflessione e una meditazione a parte meritano la nascita e la genesi dell’idea di Dio e del concetto di Dio da parte della religione cristiana e cattolica di Roma. Come sappiamo tutti, tutta la genesi della nascita di Gesù Cristo e l’idea di Dio è contenuta, narrata e descritta nei 4 Vangeli degli Apostoli, insieme al libro Atti degli Apostoli di san Luca e assieme al libro L’Apocalisse di san Giovanni. Questi testi, come è noto, sono il fondamento teorico e teocentrico della nascita storica e della dottrina teorica della spiritualità della Chiesa cattolica ed Apostolica di Roma. In questi testi, Gesù Cristo, ovvero il figlio di Dio, ovvero Dio stesso che si è incarnato prendendo la forma di uomo, nel giovane Gesù Cristo, dice e afferma più volte, secondo i 4 Vangeli degli Apostoli, che lui, dopo la sua resurrezione, sarebbe ritornato un’altra volta sulla Terra. Il ritorno di Gesù Cristo sulla Terra, dopo la sua resurrezione, viene espresso con il concetto di parusia, come viene spiegato ed evidenziato dal Vangelo di san Matteo (capitolo 24, versetti 29-30). Ma il concetto di parusia, cioè del ritorno di Gesù Cristo sulla Terra, viene ripreso anche da san Giovanni nella sua Apocalisse (capitolo 22, versetti 12-13. Pagina 1319). I 4 Vangeli affermano e narrano che Gesù Cristo è ritornato sulla Terra a trovare i suoi Apostoli molte volte, e precisamente 10 volte, ma non si capisce se Gesù Cristo, dopo la resurrezione, sia ritornato sulla Terra o in forma di spirito o soltanto con il suo corpo umano fatto di carne e ossa. I quattro evangelisti affermano che Gesù Cristo è ritornato sulla Terra, a ritrovare e a farsi riconoscere dai suoi Apostoli, a volte in forma di spirito, altre volte in forma di uomo, in carne e ossa. In tutto, i ritorni di Gesù Cristo, dopo la sua resurrezione, sono stati ben 10 volte, come afferma una nota al Vangelo di san Matteo nella Bibbia, pubblicata dalla casa editrice San Paolo. Questa nota afferma: “Dopo la resurrezione, secondo i racconti evangelici, Gesù apparve 10 volte: (1) alle donne al sepolcro e (2) mentre tornavano; (3) a Pietro; (4) ai due di Emmaus; (5) a parecchi in Gerusalemme, assente Tommaso, (6) poi lui presente; (7) presso il lago Tiberiade; (8) sul monte di Galilea; (9) a mensa per l’ultima volta; (10) all’ascensione. Ma non tutto, come dice Giovanni, è stato scritto. E san Paolo nota altre apparizioni taciute dai Vangeli (1 Cor. 15, 5 – 8). Questa nota si trova nell’edizione della Bibbia pubblicata a cura di Antonio Girlanda dalla casa editrice San Paolo 2010, a pagina 1077. Ma, io, B. C., penso, reputo e giudico che tutte queste apparizioni e ritorni di Gesù Cristo sulla Terra, raccontati e testimoniati da diversi discepoli e da altri, non siano altro che solenne menzogne ed invenzioni fantastiche dei discepoli e di san Paolo, i quali avevano tutto l’interesse e la volontà a dimostrare il ritorno di Gesù Cristo sulla Terra, per testimoniare, dimostrare e tenere vivo sia l’insegnamento morale e per dare testimonianza dei miracoli compiuti dal loro Maestro Gesù Cristo, morto in croce sotto Ponzio Pilato. Ma io, B. C., penso, reputo e giudico, inoltre, che i 4 evangelisti non hanno riportato né dato nessuna prova concreta sulla resurrezione e sul ritorno di Gesù Cristo sulla Terra, lasciando, così, tutto nel vago e nel mistero la vera fine del loro Maestro Gesù Cristo. Io, B. C., penso, suppongo e immagino che la fantasia dei 4 evangelisti abbia acceso, anche, la fantasia di san Paolo, il quale, da parte sua continuò e portò avanti, per suo conto, la mistificazione della resurrezione di Gesù Cristo. Come testimonia san Luca nella sua opera, Atti degli Apostoli, san Paolo cominciò a viaggiare in Siria e in Grecia, parlando e facendo credere a tutti gli ascoltatori la storia e la passione del giovane ebreo Gesù Cristo, che era morto crocifisso da Ponzio Pilato; ma san Paolo predicava e insegnava, anche, che Gesù Cristo era anche risorto ed era anche ritornato sulla Terra per ritrovare, per farsi riconoscere dai suoi Apostoli e per rinnovare il suo insegnamento morale e teologico. Ma quando san Paolo, nell’Areopago di Atene, raccontò la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, i greci, che lo ascoltarono, cominciarono a deriderlo, perché non credettero alle sue parole. San Luca scrive e descrive, con queste parole, l’incredulità dei greci e il sarcasmo che gli ascoltatori greci dell’areopago ebbero nei confronti di san Paolo. Ecco le parole di san Luca, riportato e scritto nel testo Atti degli Apostoli: “Quando (gli uditori greci) sentirono parlare di resurrezione dei morti, alcuni lo canzonarono, altri dicevano: <<Su questo argomento ti sentiremo ancora un’altra volta. Così Paolo se ne uscì di mezzo a loro.>> (Atti degli Apostoli. capitolo 17. Versetti 32-33. Pagina 1177). L’unica volta, in cui Gesù Cristo dice di essere ritornato, in carne e ossa, a ritrovare i suoi discepoli e altri, si trova nel Vangelo di san Giovanni, quando Gesù Cristo disse a Tommaso: “<<Metti il tuo dito qui e guarda le mie mani, porgi la tua mano e mettila nel mio fianco, e non essere più incredulo, ma credente>>”. Rispose Tommaso e gli disse: “<<Signore mio e Dio mio>>”. Gli disse Gesù: “<<Perché mi hai visto hai creduto? Beati coloro che hanno creduto senza vedere!>>”. (Dal Vangelo secondo Giovanni. Capitolo 20, versetti 27 – 29. Pagina 1155). Io, B. C., penso, reputo e giudico che anche questa occasione di incontro tra Gesù Cristo e san Tommaso, così come è descritta e raccontata da san Giovanni, sia una storia falsa, bugiarda, una balla, ambigua, ambivalente e inverosimile, perché il dialogo tra i due, Gesù Cristo e san Tommaso, è incompleto e falso. San Tommaso, infatti, non ha toccato il fianco di Gesù Cristo. Infatti Gesù Cristo, dopo avere invitato Tommaso a toccarlo sul fianco, non viene toccato da Tommaso. San Tomaso così non lo tocca e quindi ciò vuol dire, secondo me B. C., che la prova fisica e tattile non c’è stata. Quindi, io, B. C., penso, reputo e giudico che la prova fisica e tattile, tra Tommaso e Gesù, non sia valida perché san Tommaso non ha toccato il fianco di Gesù Cristo, per cui non ha avuto la prova, fisica e tattile, dell’esistenza e del ritorno di Gesù Cristo fra i suoi condiscepoli. Inoltre, è evidente che l’incontro e il contatto fra i due rimane in sospeso, non sciolto e non praticato, cosicché san Tommaso non ha avuto la prova della veridicità del corpo, in carne e ossa, di Gesù Cristo. Insomma, io, B. C., penso, immagino e suppongo che non essendoci stata la prova tattile e fisica tra Gesù Cristo e san Tommaso non ci sia stata nemmeno la vidimazione, cioè l’attestazione dell’autenticità che rende autentico e vero l’incontro tra Gesù Cristo e san Tommaso. Quindi, io, B. C., infine penso, reputo e giudico che la mancanza della vidimazione annulli la prova tattica e fisica tra i due, ma garantisce la fandonia e la menzogna dell’evangelista san Giovanni. Da queste mie considerazioni, io, B. C., penso, reputo e giudico che il mancato incontro e il mancato tatto fra i due, Gesù Cristo e san Tommaso, sia la prova più evidente che quell’incontro sia stato un incontro, inventato ad arte, inverosimile e non credibile. Per cui, io, B. C., penso, reputo e giudico che anche questa prova e questa testimonianza di Gesù Cristo e del suo ritorno sulla Terra non sia altro che un’altra baggianata, un’altra fandonia, un’altra menzogna e un’altra balla, inventata, scritta e riportata anche dall’evangelista san Giovanni. Infine, io, B. C., penso, immagino e suppongo che, in tutte le altre occasioni, la presenza di Gesù Cristo tra i discepoli sia stata in forma di spirito e non è mai avvenuta in forma di uomo fatto di carne e ossa, e ciò prova, ancora una volta, la non credibilità e l’ignoranza dei 4 evangelisti sulla fine reale e vera di Gesù Cristo.

6

Io, B. C., penso, suppongo e immagino che se Gesù Cristo fosse tornato in carne e ossa i 4 evangelisti avrebbero continuato a raccontare la vita storica e terrena di Gesù Cristo; invece i 4 evangelisti non hanno più raccontato la seconda vita di Gesù Cristo, dopo la sua resurrezione, e ciò dimostra, secondo me, che Gesù Cristo non è mai ritornato sulla Terra né in forma di spirito né in forma di uomo in carne e ossa. Io, B. C., penso, reputo e giudico, inoltre, che il riconoscimento di Gesù Cristo, da parte degli Apostoli, così come è riportato e narrato da tutti 4 gli evangelisti, costituisca la prova della fondazione della religione del cristianesimo, perché con questo riconoscimento, la nuova religione cristiana si differenziava dalla religione del paganesimo, che era dominante in tutta l’area del Mediterraneo. Ma io, B. C., penso, reputo e giudico, anche, che se i 4 evangelisti hanno fatto nascere la nuova religione cristiana, nello stesso tempo, però, hanno desistito a narrare e a raccontare la vita di Gesù Cristo, dopo la sua resurrezione, dal momento che non c’era nessun Gesù Cristo risorto. Io, B. C. penso, reputo e giudico che proprio da questo riconoscimento, da parte degli evangelisti, sia nata l’idea del Dio cristiano che si differenziava, ovviamente, da tutte le altre genesi di Dio delle altre religioni. Io, B. C., giudico, reputo e sostengo che le citazioni e le dichiarazioni dei quattro evangelisti, sul ritorno di Gesù Cristo sulla Terra, siano, soltanto, delle balle e delle frottole perché Gesù Cristo non può essere ritornato dopo la sua morte, per il semplice fatto che Dio o Gesù Cristo, nella forma di uomo, non è ritornato sulla Terra, dal momento che non esiste e quindi non può ritornare colui che non è mai esistito e che non esisterà mai. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che tutti e quattro i vangeli e gli altri testi fondamentali e fondativi della religione cristiana e cattolica di Roma non siano altro che testi inventati, fantastici e menzogneri dei quattro evangelisti e di san Paolo. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico che in tutte le storie che i 4 evangelisti raccontano non ci sia nulla di vero sulla vita e sulla passione di Gesù Cristo. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che, come non ci sia nulla di vero sui racconti dei miracoli compiuti da Gesù Cristo, che guariva i malati e resuscitava i morti, così, io, B. C., penso che non ci sia nulla di vero, neanche sul ritorno di Gesù Cristo, dopo la sua morte e la sua resurrezione, perché non c’è stata nessuna resurrezione. Io, B. C., inoltre, penso, immagino e suppongo che non ci sia stato nemmeno il ritorno di Gesù Cristo tra i suoi discepoli; l’unica cosa certa, che si può accettare, razionalmente e storicamente, è la storia di un giovane giudeo che è morto sulla croce per ordine del governatore di Roma, Ponzio Pilato. Inoltre, io, B. C., penso, giudico e ritengo che tutto ciò che i 4 evangelisti hanno raccontato e narrato sulla vita e sui miracoli di Gesù Cristo, sia, soltanto, una invenzione fantastica della loro mente immaginaria, immaginifica e delirante. Inoltre, io, B. C., penso, suppongo e immagino che tutte le volte che, nei 4 Vangeli, Gesù Cristo, ovvero Dio stesso, come Essere ontologico ed eterno, afferma che ritornerà di nuovo sulla Terra, sa di mentire e di dire una menzogna perché conosce la sua inesistenza, dal momento che non esiste né in cielo né in Terra. Io, B. C., penso, reputo e giudico che tutte le storie, i fatti, le azioni, i miracoli e i discorsi compiuti e fatti da Gesù Cristo non siano altro che il frutto della loro immaginazione e non siano altro che delle fandonie e delle menzogne, elaborate e messe in circolazione per inventarsi una nuova e assurda religione, che si differenziasse dal paganesimo imperante e circolante nel mondo latino. Infine, io, B. C., penso, giudico e reputo che tutto ciò che i 4 evangelisti scrissero dopo la morte di Gesù Cristo, sia soltanto una narrazione inventata, di sana pianta, sul figlio di Dio, il quale, certamente, non era il figlio di Dio, ma tutt’al più poteva essere un giovane profeta che predicava e asseriva di essere lui il figlio di Dio senza portare, però, nessuna prova su questa discendenza e figliolanza tra Dio e Gesù Cristo. Su questo punto, io, B. C., voglio fare un’altra considerazione conclusiva. Infatti, io, B. C., penso, presuppongo e reputo che, se tutte le frasi dette, attribuite e pronunciate da Gesù Cristo sono, in effetti, frasi, concetti, fantasie, menzogne, elaborate e rimuginate dai 4 evangelisti, riportate da loro nei 4 Vangeli, ciò significa, secondo me, che i 4 evangelisti hanno mentito sui fatti, sulle azioni e sui miracoli compiuti da Gesù Cristo. Io, B. C., allora, penso, suppongo e immagino che, come i 4 evangelisti hanno mentito sui fatti, sulle azioni, sui discorsi pronunciati da Gesù Cristo e sui miracoli compiuti da lui, così io, B. C., suppongo e presuppongo che i 4 evangelisti abbiano mentito, anche, sulla messa in scena del ritorno di Gesù Cristo sulla Terra, dopo la sua resurrezione. Infine, io, B.C., penso, reputo e giudico che tutti i miracoli compiuti da Gesù Cristo, che i quattro evangelisti raccontano, narrano e descrivono nei quattro vangeli, non sono altro che patacche, menzogne e alterazione della verità che loro hanno voluto inventare, millantare, fantasticare e, infine, scrivere e riportare nei loro quattro Vangeli. Inoltre, io, B. C., penso, giudico e suppongo che anche le cinque prove dell’esistenza di Dio, elaborate da san Tommaso, non siano delle vere prove, logiche, esistenziali e teologiche perché anch’esse non riescono a dare la prova dell’esistenza, vera e concreta, di Dio, considerato come Essere soprannaturale che possa salvare gli uomini dalla morte certa, naturale e materiale. La morte, cioè la trasformazione fisiologica del corpo umano, come tutti sanno, è una legge naturale che è nata con la vita sulla Terra. La nece, infatti, domina tutti gli uomini della Terra e cesserà di esistere quando cesserà di esistere il pianeta Terra e nessun uomo non è mai riuscito a sottrarsi ad essa, né ci riuscirà mai. Inoltre, la nece è necessaria perché mantiene in equilibrio il numero delle nascite degli uomini e di tutti gli altri esseri viventi, con il numero dei morti di tutti gli esseri viventi, perché se non ci fossero i morti il numero dei vivi diventerebbe talmente grande che gli uomini viventi si sbranerebbero e si mangerebbero fra di loro. Ora, è evidente che la natura per evitare tutto questo massacro, disumano e terrificante, ha predisposto, ha realizzato e messo in essere il processo della morte naturale. Questo concetto della morte naturale, predisposto e messo in pratica dalla natura, è stato espresso ed è stato sviluppato molto bene dal grande poeta Giacomo Leopardi, in un brano del suo Zibaldone. Ecco cosa scrive G. Leopardi sulla inevitabilità della morte: “La natura, p. necessità della legge di distruz. e riproduz., e p. conservare lo stato attuale dell’universo, è essenzialm. regolarment. e perpetuam. persecutrice e nemica mortale di tutti gli individui d’ogni gen. e specie, ch’ella dà in luce; e comincia a perseguitarli dal punto med. in cui li ha prodotti. Ciò, essendo necessaria conseg. dell’ord. attuale delle cose, non dà una grande idea dell’intelletto di chi è o fu fautore di tale ordine.” (Dallo Zibaldone, 4485 – 86 (11 aprile 1829). Inoltre, Giacomo Leopardi ripete lo stesso concetto nell’abbozzo dell’inno Ad Arimane.

Re delle cose, autor del mondo, arcana

malvagità, sommo potere e somma

intelligenza, eterno

dator dei mali e reggitor del moto,

io non so se questo ti faccia felice, ma mira e godi ec. contemplando eternam. ec. produzione e distruzione ec. per uccidere partorisce ec. sistema del mondo, tutto patimento.

(Da Giacomo Leopardi. CANTI. Edizione Newton & Compton editore. Pagina 291).

7

Io, B. C., per concludere questi ragionamenti e queste riflessioni sul tema evanescente della inesistenza di Dio, penso, affermo e sostengo che noi uomini, di questo tempo postcontemporaneo, non dobbiamo nemmeno aspettarci che Dio intervenga, nell’immediato presente, per portarci la salvezza dai cambiamenti climatici, che già, oggi, affliggono, devastano e distruggono l’Italia e tutto il mondo, come è avvenuto in questi giorni con l’alluvione in Emilia Romagna, perché Dio, come Essere eterno, soprannaturale, onnipotente e onnisciente, non esiste e quindi non potrà salvare l’umanità né dai cambiamenti climatici, né dalla morte naturale, la quale colpisce e distrugge, inevitabilmente e indifferentemente, qualsiasi corpo umano e qualsiasi materia che vive e fa parte del pianeta Terra. Inoltre, io, B. C., penso, sostengo e suppongo che il pianeta Terra, com’era all’inizio, spopolato, spoglio, infuocato, secco, deserto e privo di umanità, così il pianeta Terra, alla fine della cessazione della vita degli uomini e di qualsiasi oggetto, sarà e diventerà spopolato, spoglio, infuocato, secco, deserto, privo di umanità e privo dell’idea di Dio. Infine, io, B. C., posso soltanto dare, per certo, che l’unica previsione probabile, che oggi gli scienziati astronomi suppongono e affermano sulla fine del pianeta Terra, sia quella che, tra qualche miliardo di anni, quando la stella Sole si espanderà nella sua fase finale di vita, fino a diventare una gigante rossa, la Terra sarà inghiottita, assorbita e inglobata dal Sole morente. Se tutto questo finale della Terra si verificherà, come previsto dagli scienziati astronomi, allora non c’è dubbio che, in quelle condizioni e in quel preciso momento, sulla Terra non ci sarà nemmeno l’idea né il concetto di Dio. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico che una ulteriore prova della inesistenza di Dio è data dal tempo presente, senza andare indietro né nel lontano passato e senza anticipare il lontano futuro; infatti, io, B. C., penso, giudico e reputo che, se un Dio oggi esistesse, scenderebbe subito dal suo regno e porterebbe un po’ di pace e di serenità all’umanità di oggi e rimetterebbe in equilibrio anche il cambiamento climatico che oggi tormenta, affligge e distrugge tutta l’umanità. Inoltre, io, B. C., penso, suppongo e presagisco che il mancato intervento divino, sulla Terra e tra gli uomini, manifesti e renda esplicito, in modo inconfutabile e inequivocabile, la inesistenza di Dio. Infine, io B. C., penso, reputo, discerno e giudico che nessun uomo e nessuna donna, se hanno un minimo di intelligenza pratica e se hanno un minimo di intelligenza logica e realistica, possano credere e possano seguire il cristianesimo e accettarlo nei suoi culti e nei suoi riti. Inoltre, io, B. C., penso, giudico e reputo che nessun uomo e nessuna donna giudea abbiano mai creduto e mai pensato che Gesù Cristo fosse il Messia aspettato da tutti i Giudei. Infatti i Giudei furono i primi ascoltatori a non credere a Gesù Cristo come il nuovo Messia. Purtroppo, invece, molti altri intellettuali, teologi e filosofi di allora, come sant’Agostino, credettero al cristianesimo fin dal suo esordio e scrissero tanti libri per dimostrare la verità del cristianesimo. Io, B. C., penso, reputo e giudico che tutti gli intellettuali, teologi e filosofi di allora, che hanno creduto e seguito il cristianesimo, hanno sbagliato e sono caduti in errore perché hanno creduto e dato seguito alle fanfaluche, alle menzogne e alle balle del cristianesimo, scritte dai 4 evangelisti e dalle lettere scritte da san Paolo. Io, B. C., penso, reputo e giudico, inoltre, che, ancora oggi, nessun uomo e nessuna donna contemporanei credano alle assurdità, alle fandonie e alle balle del cristianesimo. Io, B. C., penso, suppongo e presagisco che, soltanto,  gli allocchi, gli stupidi e i creduloni inseguano e possano credere alle stupidaggini e alle bugie scritte nei 4 Vangeli, nelle lettere di san Paolo e possano credere come veri tutti i ragionamenti , elaborati e scritti, sia da tutti i filosofi e teologi della filosofia patristica e sia da tutti i filosofi e teologi della filosofia Scolastica, come sant’Anselmo, san Tommaso d’Aquino, Bonaventura da Bagnoregio e tutti gli altri filosofi della Scolastica, incluso il rasoio di Guglielmo di Occam. Purtroppo, io, B. C., vedo e costato che, da allora fino ad oggi, vi sono, ancora oggi, tanti filosofi e teologi postcontemporanei che credono e seguono, inutilmente e illusoriamente, il cristianesimo del nostro mondo postcontemporaneo, tutto basato sulla tecnologia e sulla scienza razionale e sperimentale che esclude ogni forma di metafisica e di teologia. Infine, io, B. C., per finire questo mio lungo ragionamento sulla inesistenza di Dio, voglio suggerire a tutti coloro che hanno un minimo di cervello, razionale e concreto, di non seguire le idee contenute nei 4 Vangeli e di non credere nemmeno a tutti i libri sacri di tutte le religioni del mondo, perché non hanno nessun fondamento scientifico e non sono credibili nelle loro dottrine teologiche e teoriche. Per questo motivo, io, B. C., affermo che non bisogna seguire le parole e nemmeno credere a ciò che dicono sia il Papa, sia tutti gli alti e altri prelati della Chiesa di Roma, compresi i monaci, i frati, le monache e le suore, perché tutti i loro discorsi sono inficiati, invalidati, sfiduciati, sminuiti e svalutati dalle fandonie e dalle balle scritte nei 4 Vangeli, nelle lettere di san Pietro e nelle opere filosofiche e teologiche di tutti i filosofi e teologi della filosofia Patristica e della filosofia Scolastica. Io, B. C., penso, reputo e giudico che tutte queste opere filosofiche e teologiche, a cominciare dai 4 vangeli, per finire alle ultime opere filosofiche e teologiche della filosofia scolastica, compreso Il rasoio di Guglielmo d’Occam, sono piene di fregnacce, frottole, panzane, bugie, menzogne, patacche, astruserie, assurdità, sillogismi e para sillogismi, sofismi e tanti altri ragionamenti fasulli che hanno creato, sorretto e sostenuto tutto l’apparato dottrinario e teologico della Chiesa, cattolica e apostolica, di Roma, la quale, secondo me, B. C., non ha niente di vero nelle sue fondamenta ed è costruita su dei pilastri e pareti evanescenti e trasparenti. Comunque sia, io, B. C., penso, reputo e giudico che, nonostante tutte le tempeste e le bufere di pioggia e di grandine che hanno tempestato la Chiesa, essa, per sua fortuna, resiste ancora oggi, ma, io, B. C., penso, reputo e giudico che la resistenza e la longevità della Chiesa di Roma sia stata una sfortuna e una disgrazia per tutti gli italiani e per tutti gli altri popoli del mondo.  Io, B. C., personalmente, penso, reputo e giudico che la Chiesa di Roma sia stata sempre una istituzione religiosa negativa per tutti i cittadini del mondo, perché fondata, costruita e sorretta sul nulla, sulle bugie e sulle menzogne dei 4 evangelisti e sulle elucubrazioni di san Paolo.

8

A conclusione del mio lungo ragionamento, filosofico e pragmatico, e per terminare questo mio articolo culturale, filosofico e teologico, io, B. C., infine, penso, reputo e giudico che il sacro, la fede e le religioni di tutto il mondo deformano, alterano, commutano e traviano la visione della realtà naturale del pianeta Terra e di tutto l’universo, visibile e invisibile. Infatti, sia la Bibbia, sia il Corano e sia tutti gli altri testi religiosi fondamentali di tutte le altre religioni, come il buddismo, l’induismo, ecc. sono considerati dai prelati, dai presuli, dai loro adepti, membri e fedeli, come dei testi sacri, e quindi come testi veritieri, santificati, inviolabili e intoccabili. Ma, io, B. C., invece, reputo, immagino e giudico che questi testi, sacri, religiosi e teologici, non hanno nulla di sacro e di divino, perché penso, reputo e suppongo che, nelle parole e nei contenuti di questi testi, non ci sia immersa e infusa nessuna sacralità, santità, divinità e religiosità e nessuna fede, nessuna venerabilità e nessuna inviolabilità. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che questi testi, divenuti sacri e inviolabili, deformano e condizionano tutti i suoi adepti e discepoli, che a loro volta diffondono questi testi tra la gente che non conosce il contenuto di questi libri. Inoltre mi addolora il fatto che milioni di persone, ascoltando i discorsi e le prediche di questi prelati religiosi, credono, ingenuamente e illusoriamente, alle parole, alle prediche e ai discorsi di questi uomini religiosi che credono e diffondono le parole e i ragionamenti di questi testi sacri. Inoltre, mi dispiace e mi fa pena e tristezza che gli adepti, i prelati, i preti e gli affiliati di queste religioni e confessioni religiose, condizionano, limitano, vincolano, controllano, dominano e suggestionano il modo di vedere, per sé stessi e per gli altri, il modo di vedere, godere, vivere e contemplare la natura e la vita propria e la vita del pianeta Terra e delle stelle. Inoltre, io, B. C., penso, giudico e affermo che le religioni, il sacro e le fedi siano e costituiscano dei preconcetti mentali e linguistici che inficiano, invalidano, contraddicono e screditano il modo di guardare, osservare, contemplare e studiare la bellezza della natura e delle stelle. Infatti, secondo i religiosi e gli apostoli del sacro e della fede, la bellezza della natura e delle stelle è dovuta alla generosità e alla bontà del suo creatore, o Dio o Allah, come si preferisce chiamarlo, mentre io, B. C., penso, giudico, discerno e suppongo che la bellezza della natura, delle stelle e dell’intero universo sia dovuta alla materia stessa e sia insita, innata, congenita, connaturale e connaturata alla materia stessa che ha creato ogni cosa vivente nell’universo, conosciuto e non conosciuto, visibile e invisibile. Quindi, io, B. C., infine, penso, giudico e affermo che, per tutte le mie considerazioni e le mie riflessioni, espresse e manifestate in questo lungo articolo, filosofico e teologico, antireligioso e anti fideistico, bisogna rinnegare, abiurare e fare la palinodia di ogni forma di religione, di ogni forma di sacro, di ogni forma di fede e di ogni forma di confessione religiosa. Infine, io, B. C., per tutti questi motivi e per tutte queste mie riflessioni, sopra esposte, atee e laiche, dico che più invecchio più divento ateo, e quindi vi prego, o genti, di dare ascolto a questi ultimi miei appelli finali.

Appelli finali.

1-O genti, vi prego, uscite, ripudiate, abiurate il sacro, il fideismo, il misticismo di ogni religione ed entrate nel mondo naturale della ragione, della tecnica e della scienza.

2-O genti, vi prego, abbandonate la superstizione, l’idolatria, il feticismo, il fanatismo e la devozione religiosa ed entrate nel razionale, nel laicismo, nel materialismo, nello scientismo e nell’ateismo.

3-O genti, vi prego, lasciate l’ignoranza, la cattiveria, l’odio, la menzogna, l’ipocrisia, l’avarizia ed acquisite e prendete, come moneta buona e pregiata, la sapienza, la bontà, l’amore, la verità, la lealtà, la generosità, la munificenza, la liberalità e la magnificenza del vivere.

4-O genti, vi prego, liberatevi degli abiti talari, liberatevi dai sai e dalle tonache e dai cappelli cardinalizi e dalla papalina papale e indossate, invece, gli abiti che la gente comune indossa tutti i giorni: dai pantaloni alle camicie, dai vestiti maschili alle gonne e camicette femminili, dai giubbotti alle tute da lavoro, così importanti per differenziare tutti i vari lavori, mestieri e professioni del mondo laico, civile e professionistico.

5-O genti, vi prego, uscite dalle chiese, uscite dai monasteri e dai conventi e dalle cattedrali ed entrate nelle case civili, negli appartamenti dei condomini, nei palazzi delle città o nelle villette di campagna, dove potete respirare l’aria pulita delle montagne, delle colline e del mare.

6-O genti, vi prego non leggete più tutti i testi religiosi, ritenuti sacri e santi dagli adepti, dai prelati, dai presuli di qualunque religioni o di qualsiasi confessione religiosa esistente tra i popoli del mondo, perché questi libri, ritenuti sacri e santi, sono, ormai, diventati anacronistici, obsoleti, falsi e non hanno più niente da insegnare a nessuno; inoltre non leggete più questi libri perché traviano, deformano e sviano tutti i lettori dai loro sentimenti giusti e sinceri e creano, invece, preconcetti che sono contro la morale e le leggi dello Stato; inoltre questi libri religiosi, ritenuti falsamente sacri e santificati, deformano la percezione della realtà naturale e deviano, anche, la visione del cielo e delle stelle; invece leggete i libri di scienza e di tecnologia e tutti quei libri della ricerca scientifica e tecnologica che hanno lo scopo di scoprire e comprendere la realtà naturale, per quella che è; inoltre, questi libri scientifici hanno lo scopo di incentivare e di contemplare il cielo e le altre stelle.

7-O genti, vi prego non credete più né ai Papi, né ai Cardinali, né ai Vescovi, né ai Diaconi, né ai Presuli, né ai Preti, né ai Monaci, né alle Suore, di qualsiasi religione, cattolica e protestante, e di qualsiasi confessione religiosa esistenti tra tutti i popoli del mondo, perché tutti questi uomini, che parlano in nome di Dio, sono tutte persone false e ipocrite, perché basano le loro idee e le loro credenze sulle mistificazioni e sulle falsità dei libri sacri e  santificati, a cominciare dalla Bibbia per finire all’ultimo opuscolo religioso di una qualsiasi setta religiosa che predica e insegna in nome di Dio. Infine, io, B. C., penso, reputo e suppongo che tutti questi libri, falsamente sacri, sono, soltanto, libri che raccontano e nascondono fandonie, bugie e storie inventate di sana pianta, che non hanno e non contengono nulla di vero e nulla di concreto; invece abbiate fiducia e speranza nella scienza e negli scienziati perché sono le uniche persone che un giorno possano scoprire e capire la verità sul mondo e sull’universo; inoltre, abbiate fiducia e speranza nella medicina e nei medici perché sono le uniche persone che un giorno possano scoprire tutti i farmaci e le medicine che allungano la vita e possano evitarci e salvarci dalla terribile, insopportabile, inutile, tremenda e dolorosa morte.

Bibliografia.

La Bibbia EDITORE SAN PAOLO, 2010 a cura di Antonio Girlanda.  

Modica, 06/06/2023                                                              Prof. Biagio Carrubba

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