PARAGRAFO N. 34
Io, B. C., penso e reputo che i Giudei non ebbero nessuna colpa
morale, quando condannarono, crocifissero e uccisero Gesù Cristo,
consegnandolo nelle mani di Ponzio Pilato, il quale, pur non
trovandolo colpevole, su pressione e sollevazione degli Ebrei, lo
consegnò nelle mani dei soldati, i quali gli diedero e gli caricarono
la croce, da portare sulle spalle. I condannati seguirono il sentiero
del monte Calvario, dove fu eseguita la sua crocifissione, insieme
ad altri due ladroni condannati a morte per crocifissione, come
Gesù Cristo. Io, B. C., reputo che i Giudei non furono i colpevoli
della crocifissione e della morte di Gesù Cristo, anche se agirono
e ricattarono Ponzio Pilato, come spiega bene Giovanni
nel suo vangelo. “Da quel momento Pilato cercava di liberarlo.
Ma i giudei continuavano a gridare: <<Se tu liberi costui,
non sei amico di Cesare. Chiunque si fa re, si oppone a Cesare>>.
Sentite queste parole, Pilato condusse fuori Gesù. …
Era la preparazione della Pasqua, intorno all’ora sesta.
Pilato disse ai giudei: <<Ecco il vostro re!>>.
Ma quelli gridavano: <<Via, via! crocifiggilo!>>.
Pilato disse loro: <<Crocifiggerò il vostro re?>>.
Risposero i sacerdoti – capi: <<Non abbiamo altro re
che Cesare>>. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
(Vangelo secondo Giovanni. Cap. 19. Versetti 12 – 16).
Io, B. C., penso e reputo che i giudei non ebbero nessuna
colpa della crocifissione di Gesù Cristo perché essi si com-
portarono ed agirono obbedendo alle loro leggi religiose e
laiche. I sommi sacerdoti volevano rispettare le loro tra-
dizioni religiose ataviche, sacre e profane. I giudei aspet-
tavano da tanto tempo il Messia, come predetto dalle
Sacre Scritture. I giudei e i sommi sacerdoti non riconob-
bero, nel giovane ebreo, Gesù Cristo, il loro Messia, pre-
detto dalle Sacre Scritture. Essi capirono, perfettamente,
che quel giovane che compiva pseudo miracoli e che si
proclamava figlio di Dio, non poteva essere il vero Messia.
Infatti il popolo degli ebrei e i sommi Sacerdoti non rico-
nobbero in quel giovane la natura divina di Gesù Cristo;
anzi i giudei e i sommi sacerdoti consideravano Gesù Cristo
un sobillatore, un sovversivo e un bestemmiatore, per cui
essi lo giudicarono degno di morte, come scrisse Marco nel
suo Vangelo: “il sommo sacerdote lo interrogò di nuovo
dicendogli: <<Sei tu il Cristo, il figlio del Benedetto?>>.
Gesù rispose: <<Sì, sono io. E vedrete il figlio dell’uomo,
seduto alla destra della potenza, venire con le nubi del cielo>>.
[…] tutti lo giudicarono reo di morte.
Alcuni, poi, si misero a sputargli addosso, a coprirgli il volto
e a percuoterlo dicendogli: <<Indovina!>>. E i servi lo presero
a schiaffi. (Vangelo secondo Marco. Cap. 14. Versetti 61 – 65).
Io B. C., ora, propongo due argomentazioni, una endogena e
l’altra esogena, che hanno lo scopo di discolpare e di giustificare
sia l’operato degli scribi e dei sommi sacerdoti – capi, sia il compor-
tamento del sommo sacerdote Caifa e sia il comportamento
del popolo dei giudei che scelsero di liberare Barabba e di far
condannare Gesù da Pilato, come scrivono i quattro evangelisti:
Matteo capitolo 27, versetti 15 – 26; Marco capitolo 15, versetti
5 – 15; Luca capitolo 23, versetti 13 – 25; Giovanni capitolo 19,
versetti 1 – 8.
La prima argomentazione è un motivo endogeno, cioè
un motivo interno alla narrazione dei quattro Vangeli.
Io, B. C., mi chiedo: <<Quali sono le prove e le testimonianze dei Vangeli che provano che Gesù Cristo era veramente figlio di Dio?>>
La prima prova endogena di questa figliolanza divina io, B. C., l’ho scoperta nel brano di Matteo, quando lui afferma che la vergine Maria ha dato alla luce un figlio, voluto da Dio – Padre e concepito attraverso lo spirito santo e come padre putativo scelse Giuseppe. Ecco i versetti in cui Matteo esprime e rivela a Giuseppe, attraverso un angelo che appare a Giuseppe, e gli comunica questa predestinazione: <<Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa: ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Darà alla luce un figlio, e tu lo chiamerai Gesù, egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Tutto ciò è accaduto affinché si adempisse quanto fu annunciato dal Signore per mezzo del profeta che dice: “Ecco la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio che sarà chiamato Emanuele, che significa: con noi è Dio>>. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; ma non si accostò a lei, fino alla nascita del figlio; e gli pose nome Gesù. (Vangelo secondo Matteo. Cap. 1. Versetti 20 – 25).
La seconda prova endogena di questa figliolanza divina, io, B. C., l’ho trovata nel brano di Matteo quando lui parla di Giovanni Battista, il quale, quando nelle acque del fiume Giordano, battezzò Gesù Cristo. Ecco i versetti in cui Matteo descrive la voce di Dio che riconosce Gesù Cristo come suo figlio. “Non appena si immerse, Gesù risalì subito dall’acqua. Ed ecco: si aprirono in lui i cieli e vide lo spirito di Dio discendere in forma di colomba che è venuta su di lui. Ed ecco: una voce venne dai cieli che diceva: <<Questi è il mio figlio diletto nel quale ho posto la mia compiacenza>>. (Vangelo secondo Matteo. Cap. 3. Versetti 16 – 17).
La terza prova endogena della figliolanza divina di Gesù Cristo, io, B. C., l’ho trovata nel versetto di Matteo, quando Satana in persona, si rivolse a Gesù Cristo, che si trovava nel deserto condotto lì dallo Spirito Santo. Satana per tentare Gesù Cristo gli disse queste parole. Ecco i versetti in cui Matteo descrive le tentazioni di Satana rivolte a Cristo. “Gli si avvicinò il tentatore e gli disse: <<Se sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane>>. Ma egli rispose: <<Sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio>>”. (Vangelo secondo Matteo. Cap. 4. Versetti 3 – 4).
La quarta prova endogena della figliolanza divina di Gesù Cristo, io, B. C., l’ho trovata nel brano della trasfigurazione di Gesù, insieme ai discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Ecco il versetto nel quale Matteo rivela ed esprime la voce che fuoriusciva da una nube e proclamava Gesù Cristo figlio di Dio. “Mentre egli stava ancora parlando, una nube splendente li avvolse. E dalla nube si udì una voce che diceva: <<Questi è il mio figlio diletto nel quale ho posto la mia compiacenza: ascoltatelo>>”. (Vangelo secondo Matteo. Cap. 17. Versetto 5).
La quinta prova endogena della figliolanza divina di Gesù Cristo, io, B. C., l’ho trovata nel versetto che elenca la discendenza della genealogia di Gesù Cristo, dal momento che le Sacre Scritture lo fanno discendere dal Re Davide. L’adempimento delle Sacre Scritture prevedeva la nascita di un Messia che avrebbe salvato il popolo ebreo. Giovanni riporta, in un capitolo, quando Gesù Cristo si proclamò di essere il Messia. Ecco il versetto nel quale, Gesù Cristo, parlando con la samaritana, conferma di essere lui il Messia. “Ma viene un’ora, ed è adesso, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità; infatti il Padre cerca tali persone che lo adorino. Dio è Spirito, e coloro che lo adorano in Spirito e Verità devono adorarlo”. La donna gli dice: <<So che deve venire un Messia, (che significa Cristo). Quando quegli verrà, ci annuncerà ogni cosa>>. Gesù le dice: <<Lo sono io, che ti parlo>>. (Vangelo secondo Giovanni. Cap. 4. Versetti 23 – 26). Ma queste prove, secondo me B. C., e tantissimi altre affermazioni fatte da Gesù Cristo nei Vangeli non sono delle prove sicure e certe che testimoniano, in modo inconfutabile, che Gesù Cristo era figlio di Dio, dal momento che Dio non esiste. Anche gli ebrei non sapevano che Gesù Cristo fosse effettivamente il Figlio di Dio, anzi non lo sapeva proprio nessuno, per cui loro agirono secondo le loro tradizioni religiose e secondo i propri interessi politici. I giudei erano adirati con Gesù perché non rispettava le funzioni sacre degli ebrei e non rispettava nemmeno il primo comandamento della religione ebraica che diceva: “non nominare il nome di Dio invano”. Invece Gesù Cristo non faceva altro che proclamarsi figlio di Dio e questo atteggiamento provocatorio di Gesù Cristo urtava la sensibilità e la cultura dei sacerdoti e dei profeti ebrei. Giovanni esprime bene questa ostilità dei sacerdoti ebrei nei confronti di Gesù Cristo, quando i giudei parlarono con Pilato sulla crocifissione di Cristo. Ecco il versetto nel quale Giovanni esprime l’ostilità e l’astio dei giudei nei confronti di Gesù Cristo. “Gli risposero i giudei: <<Noi abbiamo una legge e secondo la legge deve morire, perché si è fatto figlio di Dio>>”. (Vangelo secondo Giovanni. Cap. 19. Versetto 7). Io, B. C., considerando i fatti storici e politici che si evincono dai molti libri della Bibbia, penso e reputo che Gesù Cristo non fu per niente il figlio di Dio come lui si proclamava. Inoltre, io, B. C., giudico e reputo che i rapporti di odio – amore fra i giudei e Gesù Cristo e fra Pilato e i giudei, avvenuti nel momento della crocifissione, come si evince nella narrazione di Gesù Cristo, dai quattro evangelisti, sono aleatori e poco affidabili storicamente, dal momento che i quattro evangelisti non avevano nessuna cognizione di storia e di metodo storico, per cui scrissero ciò che vollero senza nessuna prova concreta di come si svolsero i fatti, ma scrissero l’azione e i miracoli di Gesù Cristo secondo le proprie emozioni, sentimenti e le loro prospettive teologiche ed escatologiche, frutto della loro fantasia e dalla loro elucubrazione inventiva, fisica e metafisica. Inoltre, io B. C., penso e suppongo che Gesù Cristo non abbia voluto compiere l’ultimo miracolo, cioè quello di salvare sé stesso sulla croce, perché doveva adempiere alla volontà di Dio – Padre. Quindi Gesù Cristo non ha salvato sé stesso perché sapeva della decisione di Dio, cioè di suo Padre, perché Dio aveva voluto la crocifissione per redimere l’umanità. Quindi Gesù Cristo non si salvò per adempiere la volontà del Padre, perché era consapevole della sua predestinazione di figlio di Dio e per adempiere a questa predestinazione fece tutto quello che suo Padre, attraverso le sacre scritture, gli aveva prescritto. Ecco il versetto di Giovanni che spiega come Gesù Cristo aspettò fino all’ultimo minuto, prima di morire, per rispettare e obbedire alla Divina Provvidenza. “Dopo ciò, sapendo Gesù che già tutto era compiuto, affinché si adempisse la Scrittura disse: <<Ho sete>>. C’era là un vaso pieno di aceto. Fissata dunque una spugna imbevuta di aceto a un ramo di issopo, gliela accostarono alla bocca. Quando ebbe prese l’aceto, Gesù disse: <<Tutto è compiuto>>; e, chinato il capo, rese lo Spirito”. (Vangelo secondo Giovanni. Cap. 19. Versetti 28 – 30). Dunque, Gesù Cristo, in quanto Figlio di Dio, sapeva che doveva compiere questi atti divini affinché adempisse alla volontà di Dio suo Padre. Ma soltanto lui conosceva questi particolari. I giudei, non conoscendo questi particolari né il volere della Divina Provvidenza, si comportarono, secondo me, così come voleva la loro tradizione ebraica. Quindi, secondo me, B. C., gli ebrei non ebbero nessuna colpa nella crocifissione e nella morte di Gesù Cristo, perché i giudei e i romani erano inconsapevoli della Provvidenza Divina, voluta e programmata da Dio – Padre. Quindi, secondo me, tutta la colpa ricade su Dio – Padre che aveva programmato e voleva attuare il disegno provvidenziale divino, secondo i suoi fini divini imperscrutabili e insondabili. Gesù Cristo era consapevole della non-colpevolezza dei giudei e lo dice a suo Dio – Padre poco prima di morire sulla croce, come riferisce Luca nel capitolo 23 nei versetti 33 – 34. Ecco il versetto nel quale Gesù Cristo confessa a suo padre la non-responsabilità dei giudei della morte crocifissa di Gesù. “Quando giunsero sul posto, detto luogo del Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: <<Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno>>”. Secondo me, B. C., questa frase di Gesù rivolta a Dio, suo Padre, rivela la consapevolezza della non – colpevolezza dei giudei e chiede il perdono dei giudei perché lui li giudicava innocenti e incolpevoli, dal momento che essi agivano, in modo inconsapevole, rispettando le leggi religiose e laiche ebraiche. Tutta questa storia di Gesù Cristo, divina-umana, era voluta e predestinata da Dio, in prima persona, che agiva da burattinaio, muovendo i fili dei burattini umani e cioè i giudei, i romani e lo stesso Gesù Cristo, secondo i suoi fini prestabiliti, insondabili e nascosti. Quindi, secondo me, B. C., tutta la colpa della crocifissione e della morte di Gesù Cristo, ricade interamente e solamente, alla volontà e alla decisione di Dio – Padre, con la sua Divina Provvidenza.
La seconda argomentazione è, invece, un motivo esogeno,
cioè un motivo esterno alla narrazione dei quattro vangeli.
Anch’io, B. C., oggi, come gli ebrei di allora, non avrei saputo riconoscere Gesù Cristo come figlio di Dio, perché non avrei riconosciuto i suoi presunti miracoli come opera di Dio, come Gesù affermava quando gli compiva. Io, B. C., non crederei ai miracoli nemmeno se Gesù Cristo li compisse, in persona, qui davanti a me, davanti ai miei occhi. E, ancora oggi, penso che se qualche giovane venisse ora da me e mi dicesse che lui fosse il figlio di Dio, io non gli crederei, anzi mi sembrerebbe un pazzo che farneticherebbe e delirerebbe. Anzi penso che non soltanto io B. C., ma suppongo che nessun altro uomo di oggi crederebbe a questo giovane che se si proclamasse figlio di Dio, perché tutti gli uomini di oggi penserebbero che questo giovane, presunto figlio di Dio, non sarebbe altro che uno squilibrato che vaneggiasse. Io, B, C., penso, inoltre, che la colpa di Gesù Cristo sia stata quella di aver voluto inventare ed immaginare un altro Dio-Padre che non esisteva nella cultura ebraica e romana. Io, B. C., penso che Gesù Cristo volesse diffondere e predicare un altro Dio, falso e bugiardo, come il figlio. Tale padre, tale figlio. Insomma Dio – Padre e Gesù Cristo erano due incalliti mentitori come gli dei falsi e bugiardi della religione politeista e pagana dei romani. Infine, io, B. C., penso e reputo che le prove che il giovane ebreo aveva portato a suo carico e a suo favore, erano state quelle di aver compiuto molti miracoli, in nome di Dio, suo Padre, per l’appunto. Ma io, B. C., affermo che non ci sono prove, oggettive e concrete, che dimostrino i miracoli compiuti da Gesù Cristo. E nego, anche, la Divina Provvidenza e l’esistenza di Dio – Padre. Le 5 prove di san Tommaso sono soltanto prove logiche, tautologiche e metafisiche, quindi non hanno nessun valore pragmatico e scientifico. Inoltre io, B. C., penso che le cinque prove “fisice e metafisice” di san Tommaso sono soltanto dei paralogismi per nulla oggettivi e scientifici. Ma, anche, la prova ontologica, a priori, di san Anselmo e priva di ogni validità scientifica e razionale; si tratta, secondo me, di una prova a priori soggettiva e tautologica.
MODICA 26 MARZO 2022
PROF. BIAGIO CARRUBBA
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