Introduzione alla poesia “Supplica a mia madre”.
La poesia “Supplica a mia madre” fu scritta da Pier Paolo Pasolini il 24 aprile 1962 e fu inserita nella prima edizione del libro “Poesia in forma di rosa” pubblicato nel 1964, nella prima sezione “La Realtà” della quale è la poesia numero quattro. La madre del poeta era già comparsa come protagonista e figura costante in molte altre poesie della produzione poetica precedente di Pasolini. Non bisogna quindi meravigliarsi che la madre venga ancora poetata in questa nuova opera data l’enorme importanza che lei ebbe nella vita psicologica ed esistenziale del poeta; anzi la poesia è la spiegazione, in forma poetica, del dramma interiore del poeta che spiega in termini psicoanalitici e psicologici la sua vita interiore che si riverbera in quella privata e sociale. La madre è parte in causa del suo comportamento sociale e il poeta spiega nell’opera, ovviamente tra le righe, la genesi psicogena del suo comportamento omosessuale.
Testo della poesia
Supplica a mia madre
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Parafrasi della poesia.
Trovo difficile esprimere con parole di figlio
il mio status sociale (omosessuale),
al quale io, nel mio cuore, ben poco assomiglio.
Tu sei la sola persona al mondo che conosce il mio cuore,
ciò che esso è sempre stato e ciò che era prima di aprirsi ad altri amori.
Per ciò devo confessarti l’orrenda verità:
la mia angoscia nasce dentro la tua affettività.
Nonostante ciò sei insostituibile, anche se
la mia vita, che tu mi hai dato, è condannata alla solitudine.
Ma io non voglio restare solo, perché ho una vorace fame d’amore
perché ho bisogno di amori di corpi carnali,
mentre la mia anima è tutta in te, sei tu,
ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia signoria:
per ciò ho passato la mia infanzia succube di questo sentimento
alto, irrimediabile, preso da questo amore immenso.
Il tuo amore era l’unico modo per appassionarmi alla vita,
era l’unica forma per amarla: ma ora questa schiavitù è finita.
Sopravviviamo: e ciò che adesso rimane è la confusione
di una vita rinata che non si spiega con la ragione.
Ti supplico, ah ti supplico di restare ancora con me.
Sono qui, solo con te sperando in un futuro aprile.
Sintesi della poesia.
Il poeta ha difficoltà a trovare le parole per esprimere alla madre il perché egli appare diverso agli occhi degli altri, perché egli interiormente non si sente di assomigliare a ciò che appare. Solo sua madre conosce l’anima del poeta dal di dentro e conosce ciò che egli è sempre stato prima di avere rapporti esterni con gli altri. Per questo motivo il poeta svela alla madre la vera causa del suo comportamento che coinvolge anche lei perché è dalla madre che scaturisce il comportamento psicogeno del figlio. Per questo motivo la madre appare al poeta insostituibile e ciò lo condanna alla solitudine. Ma il poeta non vuole restare solo perché ha voglia di amare anche altre persone e vuole avere con loro rapporti carnali privi di anima. Invece l’anima del poeta è tutta dentro a quella della madre ma questo amore immaturo e irrisolto verso di lei lo ha reso sempre schiavo. Per ciò il poeta ha passato la sua infanzia succube dell’amore della madre che era l’unico modo per appassionarsi alla vita; ma ora questa schiavitù è finita. Dopo la rivelazione del suo segreto alla madre, il poeta si sente libero da quest’amore filiale e inizia per lui una vita nuova che non si spiega solo in maniera razionale ma soprattutto inconsciamente. Il poeta supplica infine la madre di restare comunque accanto a lui, perché è sempre da solo, e spera di restare con lei nel prossimo futuro e nella primavera che si avvicina.
Il tema della poesia.
Il tema della poesia è certamente l’amore controverso ed irrisolto del poeta verso la madre. Pasolini ha amato, da sempre, la madre, dalla quale non si è mai distaccato e dalla quale ha ricevuto il suo profondo amore. Questo amore ha però causato nel poeta un conflitto edipico che poi è stato la causa della sua “diversità sessuale” che lo ha sempre condannato alla solitudine. Ora però il poeta non vuole rimanere da solo e vuole avere altri rapporti carnali mentre riserva l’amore spirituale ed affettivo alla madre. Egli ha trascorso tutta la sua infanzia schiavo di questo amore edipico verso la madre perché questo era l’unico modo per appassionarsi alla vita e sentirsi vivo. Ma ora Pasolini prende coscienza di questo amore edipico e lo svela a sé stesso per ricominciare una nuova vita che non si spiega solo con la ragione. Il poeta vuole che la madre, comunque, rimanga al centro della sua vita cosicché la prega di non andarsene, di rimanere con lui e spera di vivere insieme a lei il prosieguo di una vita che rifiorisce in primavera, ad aprile. Pasolini in una versione precedente ha chiarito bene il finale della poesia, scrivendone una variante: “Finita, dico, nel tempo, non nella sua luce. /Non si sa mai dove i decenni conducono. /Si sopravvive. I sensi sono sempre completi/i giorni del futuro hanno i vecchi segreti…/ti supplico, ti supplico: non voler morire/pensa a me solo al mondo, altro non posso dire“. (Dai Meridiani –Tutte le poesie – vol. I pag. 1712)
Il messaggio della poesia.
Il messaggio della poesia è dato dalla consapevolezza del poeta di avere avuto un amore morboso verso la madre e proprio da questo amore è nata l’angoscia della sua vita. La madre è sempre insostituibile, anche se il poeta vuole avere altri rapporti carnali. Ma l’amore per la madre era stato l’unico modo per dare un senso alla sua vita; oggi questa schiavitù verso di lei è terminata e così comincia una nuova vita che il poeta si augura si rinnovi nel futuro aprile.
La tesi della poesia.
La tesi della poesia è la supplica alla madre di rimanere con lui, con il figlio, perché senza di lei Pasolini non riesce a restare e perché la madre rimane sempre l’unica ragione della sua vita. Pasolini trova difficoltà a formulare la supplica alla madre perché non trova le parole adatte per esprimere tutto il suo dramma interiore ed esteriore e per spiegare il suo comportamento psicogeno, in quanto “l’orrendo conoscere” di questa verità sarebbe per la madre una frustrazione incomprensibile e impensabile.
Genere e metrica della poesia.
La poesia è autobiografica e spiegata in termini psicoanalitici e psicologici. La poesia è costituita da due versi in coppia alcuni dei quali hanno la rima baciata e altri la rima libera.
Il linguaggio poetico.
Il linguaggio poetico della poesia è decisamente tragico e passionale perché costruito con parole piene di disperazione e perché esprime il conflitto tipico interiore. Il linguaggio poetico esprime, ma non apertamente, tutto il conflitto edipico che il poeta ha attraversato dalla sua infanzia fino all’età adulta ma esprime anche la volontà di risolvere e svelare il suo dramma alla madre per chiarire a sé stesso la nuova vita che vorrebbe ricominciare insieme a lei.
Le figure retoriche.
La figura retorica predominante della poesia è l’ellissi, cioè la mancanza di molte frasi che sono sottintese ma che sorreggono i versi manifesti della poesia. Infatti è spesso ripetuto il pronome “ciò” che cela il conflitto interiore del poeta. Un’altra figura retorica importante presente nella poesia è l’anafora “ti supplico, ah ti supplico” che ha lo scopo di dare maggiore enfasi alla richiesta fatta dal poeta alla madre di non abbandonarlo.
Il tono emotivo.
Il tono emotivo della poesia è drammatico perché esprime l’angoscia del poeta verso la madre e verso la vita. Il poeta è consapevole che la sua infanzia è trascorsa nell’attrazione affettiva verso la madre che si divideva con l’attrazione verso gli altri, verso corpi senz’anima. Questo conflitto edipico ha causato nel poeta un comportamento psicogeno e da ciò è scaturita la sua diversità sociale. Questo dramma interiore dà al poeta e alla poesia una tragicità molto intensa e dolorosa, anche se l’ultimo verso esprime una speranza di rinnovamento verso il futuro. Pertanto il tono emotivo della poesia è cupo, mesto, trascinante e melodrammatico.
La lexis della poesia.
La lexis della poesia è ambigua ed anfibologica perché costruita su un linguaggio poetico altamente intenso, drammatico ed ellittico. La poesia resta comunque sufficientemente chiara.
La bellezza della poesia.
Il fascino della poesia deriva dal dramma psicologico ed edipico analizzato dal poeta che ama la madre che per lui rimane insostituibile. Pasolini sa che il suo conflitto edipico non si è ancora risolto e ciò lo condanna alla solitudine sociale. La bellezza della poesia è tutta concentrata sulla propria autoanalisi, sulla sua autorivelazione e sulla scoperta e manifestazione del suo dramma personale agli altri e alla madre in particolare. Tutto ciò dà alla poesia una tragicità e una drammaticità eterna che si trova in tutti i soggetti colpiti da un rapporto edipico, conflittuale ed irrisolto con la madre. È una poesia dunque che fa pensare alla tragedia greca e al conflitto edipico eterno scoperto da Freud. Ma la poesia, oltre al lato inconscio ed affettivo, mostra un ragionamento lucido, razionale, analitico e rivelatore.
Modica, 12/ 07/ 2018 Prof. Biagio Carrubba
Modica, 30 aprile 2023
Modica, 02 maggio 2023
Commenti recenti