Sintetica biografia di Mario Luzi.

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Sintetica biografia di Mario Luzi.
I

1914. Mario Luzi nacque a Castello (allora in provincia di Sesto Fiorentino) oggi, invece, è una nota frazione di Firenze, il 20 ottobre del 1914, da Ciro Luzi e da Margherita Papini. Aveva una sorella più grande di lui, Rina. Il padre svolgeva il lavoro di capostazione a Castello. Luzi, nella sua fanciullezza, fu legatissimo alla madre, ricordata in molte poesie.
1920. Inizia a frequentare le scuole elementari di Castello.
1926. A seguito di un trasferimento del padre il fanciullo fu affidato allo zio Alberto Luzi a Milano.
1927. M. Luzi ritornò in Toscana, dai suoi genitori e cominciò a frequentare il ginnasio di Siena.
1929. Cominciò a frequentare il liceo classico “Galileo” di Firenze.
1931. Pubblica la prima poesia, Sera d’aprile, su “Il feroce, mensile dei giovani”.
1932. Si iscrisse nell’Università di Firenze in Lettere, superando brillantemente tutti gli esami con professori di fama mondiale, come Attilio Momigliano e Luigi Foscolo Benedetto.
1933. Conosce all’Università la studentessa Elena Monaci che più tardi diventò sua moglie.
1934. Nasce l’amicizia con Romano Bilenchi e con Piero Bigongiari.
1935. Pubblicò la sua prima opera poetica con il titolo “La barca”. Collabora con la rivista “Il frontespizio”
1936. Si laureò in letteratura francese con una tesi sulla narrativa di Mauriac. Dagli anni ’40 in poi diventò, con i suoi libri di poesie, uno dei massimi rappresentanti dell’ermetismo.
1937. Cominciò a insegnare in diversi licei, prima a Massa, a Parma e a Roma. Inoltre cominciò a pubblicare le sue poesie in molte riviste poetiche dell’epoca come “Letteratura”, “Paragone” e nella rivista “Campo di Marte” e cominciò a frequentare i poeti che frequentavano il caffè “Le giubbe rosse”.
1938. M. Luzi conobbe molti poeti ermetici come Alfonso Gatto, Vasco Pratolini, Piero Pratolini, Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi. Sedeva nei tavoli del bar accanto a: Onofrio Martinelli, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Ottone Rosai, Antonio Loria e Gino Pini proprietario del caffè. (Nomi e foto sono presenti nel libro Mario Luzi Vita fedele alla vita, pagg. 34, 36, 38 e 40. Passigli Editori. 2004). Collabora alla rivista “Campo di Marte” insieme a Alfonso Gatto.
1940. Pubblica la sua seconda opera poetica ermetica “Avvento notturno”.
1942. Il 20 giugno, M. Luzi sposò Elena Monaci e i due coniugi andarono ad abitare a Firenze.
1943. Il 17 ottobre nella clinica di Montevarchi, nacque il figlio Gianni, l’unico figlio del poeta.
1945. Mario Luzi, dopo la liberazione, cominciò a insegnare nel liceo scientifico Galileo Galilei di Firenze. Continua a scrivere poesie ermetiche e cominciò a collaborare a riviste letterarie e di cultura: “Botteghe oscure”, “Poesia” e “Il mondo”.
1946. Pubblicò la sua terza opera poetica con il titolo “Un brindisi”.
1947. Pubblicò la sua quarta opera con il titolo “Quaderno gotico”.
1952. Pubblicò la sua quinta opera poetica ermetica con il titolo “Primizie del deserto”. Con questa opera poetica finisce il periodo ermetico del poeta e comincia il periodo neorealistico.
1955. Cominciò ad insegnare Lingua e cultura francese presso la facoltà di Scienze politiche di Firenze e vi rimase a insegnare per oltre 30 anni, fino al 1989.
1957. Pubblica la prima opera poetica neorealistica con il titolo “Onore del vero”.
1959. Muore la madre a cui dedica la raccolta di tutte le poesie fino ad allora pubblicate: Alla memoria di mia madre, con il titolo “Il giusto della vita”.
1962. È incaricato dal rettore Carlo Bo a tenere una serie di lezioni alla Università di Urbino.
1963. Luzi pubblicò la seconda raccolta poetica Nel Magma di orientamento neorealistico. Subito dopo proseguì nella sua strada e sviluppò la sua poetica personale, differenziandosi dagli altri poeti ognuno dei quali sviluppò il proprio pensiero poetico, cosicché M. Luzi, seguendo le sue convinzioni religiose e la propria poetica personale all’interno della pluralità della poetica della società moderna italiana, scrisse moltissimi libri di poesie, avendo sempre presente la sua fede in Cristo e nella chiesa cattolica. Intanto, in tutti questi anni, M. Luzi intraprese numerosi viaggi, in Italia e all’estero, che lo portarono a conoscere e a visitare molti luoghi e nazioni di tutto il mondo.
1965. Nacque il nipote Andrea, figlio di Gianni e di Loretta Bollesi. Qualche mese dopo morì, però, il vecchio padre Ciro. Pubblicò la terza opera poetica neorealistica con il titolo “Dal fondo delle campagne”.
1971. Pubblicò la quarta opera poetica neorealistica con il titolo “Su fondamenti invisibili”. Pubblicò anche un’opera teatrale con il titolo “Ipazia” che diventò ben presto una rappresentazione teatrale, con Ilaria Occhini e Gianfranco Tedeschi, protagonisti.
1972. M. Luzi continuò l’insegnamento di letteratura comparata all’Università di Urbino. Nello stesso anno si separò dalla moglie e andò ad abitare da solo a Firenze, in via Bellariva, nel lungarno.
1974. Compì il suo primo viaggio negli USA a cui ne seguirono altri tre.
1978. Luzi cominciò a scrivere opere poetiche di attualità politica e sociale dando inizio, anche, alle opere postmoderne. La prima opera poetica, di impegno sociale e postmoderna, fu l’opera “Al fuoco della controversia”. Scrisse molte poesie politiche, che commentavano e giudicavano il terrorismo rosso e lo stragismo nero dell’Italia degli anni ’70 e anni ’80, senza però schierarsi pubblicamente e politicamente. Pubblicò il dramma “Il libro di Ipazia”. Conobbe, anche, il sacerdote don Fernaldo Flori.
1979. Cominciò a frequentare il prete don Fernaldo Flori, abate di Sant’Anna in Camprena e Rettore del seminario di Pienza, un sacerdote di straordinaria spiritualità, che diventò il suo migliore confidente e amico. Trascorsero insieme molte estati a Pienza dove don Fernaldo Flori curava e gestiva la sua basilica di Pienza, in val d’Orcia, dove il poeta aveva assistito, molte volte, alla veglia pasquale con don Fernaldo Flori.
1980. Luzi insieme ad altri poeti, visitò, anche, la grande muraglia cinese.
1981. M. Luzi vinse il concorso universitario per professore ordinario di letteratura francese al magistero di Firenze. Poi, l’anno dopo, passò a insegnare letteratura francese nella facoltà di scienze politiche fino al suo pensionamento.
1983. Pubblicò il dramma “Rosales”.
1984. Pubblicò un saggio con il titolo “Discorso naturale”.
1985. Pubblicò la seconda opera poetica di attualità e postmoderna con il titolo “Per il battesimo dei nostri frammenti”. Il libro presenta in forma chiara e netta tutto il giudizio deontico e morale del poeta, sulla politica italiana e sul terrorismo eversivo di destra e di sinistra.
1989. Luzi fu messo in pensione dall’Università dove insegnava. Pubblicò uno scritto con il titolo “Corale della città di Palermo per Santa Rosalia”.
1990. Luzi pubblicò la prima opera poetica, personale e postmoderna, con il titolo “Frasi e incisi di un canto salutare”.
1992. Pubblicò una prosa con il titolo “Io, Paola, la commediante” che era un omaggio a Paola Borboni.
1994. Luzi pubblicò la seconda opera poetica, personale e postmoderna, con il titolo “Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini”.
1995. Luzi pubblicò il dramma “Felicità turbate” una biografia drammatica del pittore Jacopo da Pontormo, testo teatrale messo in scena per il maggio musicale dello stesso anno.
1996. Il 10 febbraio, a Pienza, morì improvvisamente don Fernaldo Flori, a cui M. Luzi aveva ricorso la sua attenzione e la sua confidenza per arricchire la sua spiritualità e la sua poesia. Inoltre, in questi anni, M. Luzi ricevette moltissimi premi letterari e poetici da parte di istituzioni pubbliche e private.
1997. Luzi pubblicò il dramma “Ceneri e ardori”. M. Luzi fu sempre un poeta cattolico e cristiano come disse e scrisse nell’opera “La porta del cielo. Conversazione sul cristianesimo”, a cura di Stefano Verdino Piemme, casale Monferrato 1997. In questa opera M. Luzi scrisse: “Io ho sempre messo al centro il Cristo e ripenso al monito di mia madre sull’eucarestia non come rito, ma come vera presenza. Questo ho ritrovato in don Flori, lui mi ha fatto sentire veramente la messa e l’eucarestia, quando, sacerdote, superava la sua e la nostra umanità, investendosi del sacrificio della messa, così avvertivi che nelle sue funzioni in lui il cristianesimo avveniva, in modo inesauribile. L’ho conosciuto nel 1978 e ci siamo frequentati per 18 anni, tutte le estati, quando ero suo ospite nell’ex seminario di Pienza. Lui era in perenne stato di devozione, leggeva il breviario non per disciplina ma per intimo raccoglimento. Era anche in perenne atteggiamento critico verso la tradizione, sia nei confronti della storia della Chiesa, sia rispetto alle affermazioni di principio assoluto. Era universalistico e quindi anche la negazione entrava nel discorso, e non conosceva integralismi”. (Brano preso dal libro Mario Luzi Vita fedele alla vita. autobiografia per immagini a cura di Fabio Grimaldi Passigli Editori. 2004. Pag. 103).
1999. Ad aprile pubblicò “LA PASSIONE”. Via Crucis al Colosseo, su invito di Papa Giovanni Paolo II, per celebrare la Pasqua di quell’anno. Con il passare degli anni, il suo cattolicesimo e la sua fede in Cristo si accentuarono, ancora di più. La passione è, secondo me, il suo capolavoro poetico e costituisce l’apoteosi della sua opera teologica, religiosa e poetica. Il 3 luglio a Pienza fu inaugurato il centro studi “La barca” dove ogni anno viene pubblicato un bollettino sugli aggiornamenti delle opere di M. Luzi che è ancora in attività. A ottobre pubblicò un’altra opera poetica postmoderna con il titolo “Sotto specie umana”. Pubblicò anche un’opera religiosa con il titolo “Fiore nostro fiorisce ancora”, dove emerge in modo chiaro e netto tutto il pessimismo del poeta sull’Italia di fine secolo e sulle preoccupazioni del nuovo secolo. Infatti così scrive il poeta: Sia il millennio un allarme temporale/all’intemporalità che noi viviamo/da poveri, umilmente, giorno per giorno, /sia esso un incremento/senza fine del Verbo e del suo senso. Figli miei, voglio essere il luogo/ per la crescita degli uomini/ tutti, di ogni provenienza e origine. Da Mario Luzi. Fiore nostro fiorisce ancora. Passigli Editore. Pag. 23.
2000. Pubblica un altro testo religioso che riprende e amplia il tema del testo dell’anno prima con il titolo “Opus florentinum”, dove il poeta spiega e illustra in modo chiaro e netto il suo messaggio cristiano, infatti così scrive: “O vieni tempo, alcuni/ ti temono, non io (chiesa Santa Maria del Fiore di Firenze)/ perché di rischi e di pericoli/ è intessuta la mia vicenda temporale/ nell’eternità di Dio/ non è proprio dell’uomo vivere in unità/ l’eterno; e neppure della chiesa/, se non fosse in taluni dei suoi asceti/. Leggere e ahimè vivere i tempi, non misconoscerli o negarli/ è ancora parte del ministero mio sopra la terra/. Che questo sia fatto degnamente in reciproca profferta/ di magistero e perenne apprendistato. Vengano a me per imparare gli uomini, vengano per insegnare e a crescere/ la dottrina mia, vengano, venite. Per questo spalanchiamo la porta che fu sempre aperta.” Da Mario Luzi. Opus florentinum. Passigli poesia. Pagg. 51 – 57. Il brano citato si trova a pagina 56.
2001. È pubblicato un importante libro scritto da Florinda Ruzzi con il titolo “quasi privato” Lietocollelibri Editori. Il libro è una conversazione tra l’autrice e il poeta M. Luzi, il quale espone in tutta chiarezza la sua visione religiosa della vita. infatti alla domanda della Ruzzi: “Come vive oggi il suo rapporto con Dio, professore? Luzi risponde: lo vivo vivendo. Quello che c’è intorno a noi, alla nostra vita è già un dono; è già divino. Non trovo alterità. Sembra eretico, ma non è; noi facciamo parte di questo prodigio che è la vita universale, dal cui interno si è staccato il messaggio per gli uomini, che sono i Vangeli. E il centro è Cristo”. Pag. 3. Ruzzi chiede: “Allora il male sarebbe l’ombra?” Luzi risponde: “L’umanità è una specie forse prediletta, perché ha avuto il beneficio dell’incarnazione. Ma tante specie, tanti modi di vita sono al mondo… noi siamo uno: ma siamo quello che contribuisce alla perfettibilità dell’essere. In questo ha ragione Theillard de Chardin che non ha messo in contrasto la storia umana con quella divina. Però non sappiamo il disegno qual è, né il disegno che si va facendo…”. Pag. 23. Ruzzi chiede: “Quale pane le ha lasciato don Fernando”. Pag. 91. Luzi risponde: “La conoscenza naturale, tende alla “simpatia” ultima, ed alla fine è atto unitivo: theosis. Il padre è tale nell’ora della nascita eterna del figlio. L’uguaglianza – umana e divina – del Cristo è l’esemplare eterno del cristico, la divina effluenza per divino amore che lo centro, origine e culmine e con lui anche l’uomo… dove la cristofania è l’emblema universale e unici dell’uomo: uguaglianza ineguale per natura nel mistero.” Pag. 92.
2002. Scrisse la bella poesia dedicata alla moglie Elena Monaci ma che rimase inedita. Ora si trova nel libro Lasciami, non trattenermi, con il titolo “Ritorno da una visita di rito” Garzanti Editore. Pagg. 13, 20.
2003. Fu ritrovato un vecchio manoscritto che conteneva la prima stesura di La barca e fu pubblicato con il titolo “Poesie ritrovate”. M. Luzi, ancora una volta, afferma e ribadisce la sua adesione a Cristo e la sua fedeltà alla chiesa come testimoniò nel libro Mario Luzi “Le nuove paure”. Conversazione con Renzo Cassigoli. Passigli editore. “LUZI. Ma come ho detto in altre occasioni quello che è rimasto, e che per me conta, è il fondamento evangelico, e sono la cultura e la vita spirituale che attorno a quel fondamento è cresciuta. La Chiesa, per me, ha avuto il grande merito di trasmetterci i Vangeli, per il resto la considero un’organizzazione umana i cui errori e cui antichi pregiudizi sono parte integrante di un magistero che, sicuramente, viene dalla fonte, ma proviene anche dal tempo”. (Pag. 82). E a pag. 110 dello stesso libro M. Luzi, ancora una volta, ribadisce la sua fiducia verso un futuro migliore con queste parole: “Nel regime dell’umano non vedo mai nulla di definitivo. E per fortuna, perché altrimenti finirebbero le pulsioni vitali. Posso dirle, però, che non vedo al mondo nulla di disperante. La disperazione non mi appartiene. So che ognuno di noi deve compiere la propria esperienza e vivere il proprio tempo con desiderio di mutarlo in meglio, e lavorando per questo. La creazione del mondo non è mai finita e noi siamo qui, a collaborare per quel che ci è dato alla sua prosecuzione. CASSIGOLI. Sempre che l’uomo non distrugga il pianeta. LUZI. Anche con questo rischio, purtroppo. Ma è la vita. partecipiamo e collaboriamo resistendo e lottando. Alla fine le rispondo col verso di una mia poesia pubblicata ne Al fuoco della controversia: “Ancora combattimento e ancora combattimento”.
2004. Luzi pubblicò un’altra opera poetica postmoderna con il titolo “Dottrina dell’estremo principiante”. In tutte queste opere Luzi accentua ancora di più la forma postmoderna delle sue poesie – con i suoi versi frastagliati, a scalino, a incastro e a scaleno- in questo modo ha franto e ha sbaragliato la forma della poesia moderna tradizionale. Nell’ottobre del 2004, in occasione del suo novantesimo compleanno, il Presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, nominò M. Luzi senatore a vita e con questa carica il poeta partecipò attivamente alle sedute del Senato e, benché novantenne, fece sentire la sua voce e la sua protesta contro alcuni politici del governo Berlusconi. Il 9 novembre entrò per la prima volta, come Senatore a vita, per i suoi meriti artistici e poetici, nell’Aula di Palazzo Madama, ma non pronunciò la prolusione scritta per quella occasione. Uscì una biografia per immagini di M. Luzi con il titolo “Vita fedele alla vita”, a cura di Fabio Grimaldi, che contiene fotografie, molte rare, del poeta da quando era giovane, da quando insegnava nei licei della Toscana, fino al 1998, di cui c’è una rarissima con Giorgio Caproni del 1986 (pag. 96) e l’ultima del 2003.
2005. Ritornò a Palazzo Madama il 10 febbraio, accompagnato da Caterina Trombetti. L’ultimo intervento pubblico di Luzi fu il 18 febbraio per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. Al mattino del 28 febbraio Mario Luzi morì, improvvisamente e inaspettatamente, ma serenamente, nella sua casa di via Bellariva. Il discorso pubblico, che il poeta voleva pronunciare nel suo insediamento al Senato, ma che non riuscì a pronunciare per la sua improvvisa scomparsa, si trova ora nel libro Autoritratto Garzanti Editore nelle pagine 355 – 357. Il primo marzo, i solenni funerali furono celebrati alla presenza del capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e altri politici, ministri e una folta partecipazione di comuni cittadini. Riposa nel piccolo cimitero di Castello accanto alla tomba dei genitori. Io, Biagio Carrubba, infine, affermo che Mario Luzi ci ha lasciato, in eredità, un patrimonio culturale e poetico di valore inestimabile, caro, prezioso e prestigioso, tale che rimarrà, per sempre, nei nostri cuori, nei nostri ricordi e nelle nostre menti.
2006. Stefano Verdino pubblicò una serie di scritti critici, non continui nel tempo, con il titolo “La poesia di Mario Luzi”.
2007. È uscito il libro poetico autobiografico, “Autoritratto” che contiene tutte le poesie scelte da M. Luzi come la sua ultima antologia. Il libro è molto importante e bello, perché, oltre alle poesie dell’antologia, contiene anche scritti che spiegano e illustrano molto bene le ultime opere poetiche di M. Luzi. Ed è prezioso perché riporta, anche, per intero, il Discorso per la nomina a Senatore a vita che il poeta non ebbe il tempo di leggerlo.
2009. È uscito, anche, il libro poetico autobiografico “Lasciami, non trattenermi” che contiene tutte le sue ultime poesie inedite scritte dal poeta negli ultimi tre anni di vita ma non ancora pubblicate. Il libro prende il titolo dall’ultima poesia scritta, presumibilmente, dal poeta qualche giorno prima della sua morte improvvisa, nella sua casa di via Bellariva sul lungarno. Il 20 ottobre è morta Elena Monaci, l’ex moglie del poeta. L’ultima poesia, scritta dal poeta e dedicata alla moglie, con il titolo “Elena – 18 agosto” si trova, ora, nel libro Dottrina dell’estremo principiante a pag. 148.

Commiato e finale.

Ecco il giudizio finale del suo amatissimo e stimatissimo biografo: Stefano Verdino.
“Luzi è stato non solo un grande poeta, ma un grand’uomo, qualità non sempre connesse, capace più di ascoltare gli altri che manifestare il proprio narcisismo d’artista e questo era talmente basso da non curarsi nemmeno di possedere i libri che scriveva. Ci mancherà moltissimo quest’uomo sceso nell’invisibile e nel silenzio. Possiamo solo augurarci che nella definitiva remissione della parola abbiano pieno senso i suoi ultimi versi: “Poi il silenzio, /quel silenzio si dice è la tua voce” dalla poesia Infine crolla, pagina 184, e salutarlo con il verso finale: “Addio, ora ben altro è il prato” dalla poesia La barca, l’incantata, pagina 185, dell’opera poetica Dottrina dell’estremo principiante.
Elogio funebre preso dal libro Mario Luzi Autoritratto, Garzanti Editore 2007, pag. 414.

II

Gran finale.

A proposito di Giuliana Sgrena, anch’io, Biagio Carrubba, scrissi una poesia per Nicola Calipari e Giuliana Sgrena, che, ora, mi fa molto piacere riproporla sotto la biografia di Mario Luzi.

Ad un anno dalla morte il tuo ricordo
non è scomparso, anzi il ricordo
della tua abnegazione e della tua
generosità si è rafforzato in noi.
Ci rendiamo conto del tuo gesto eroico
con il quale vive ancora oggi
l’incolpevole e coraggiosa Giuliana,
la quale soffre continuamente
la tua prematura e volontaria morte.
La vita continua comunque sulla terra,
ma nulla è cambiato in Italia,
dal giorno della tua scomparsa.
L’unica cosa positiva è quella che
Berlusconi, causa indiretta e determinante,
della tua morte, sta per andarsene
e così libera l’Italia dalla sua
ingombrante e vergognosa presenza
per cui noi non possiamo che
esserne lieti e felici.
Finisco questa rievocazione con tristezza,
ma anche con un monito ai potenti
e padroni della terra,
affinché rinuncino alle guerre che
portano morti inutili e profondi dolori.
Riporto, infine, il bell’appello di Primo Levi
ai potenti del mondo:
“Potenti della terra padroni di nuovi veleni,
tristi custodi segreti del tuono definitivo,
ci bastano d’assai le afflizioni donate dal cielo,
prima di premere il dito, fermatevi e
considerate”.
Dedicata a Giuliana Sgrena affinché la sua
vita possa continuare nel miglior modo
possibile in una Italia, priva del cavaliere,
e governata da uomini politici che si
impegnino a perseguire la pace nel mondo.

Ripropongo la stessa poesia ma scritta su emulazione della poesia ANNO DOMINI MCMXLVII di Salvatore Quasimodo.

Per Nicola Calipari.

Nel primo anniversario della morte di
Nicola Calipari.
Parla Nicola Calipari rivolgendosi a
Silvio Berlusconi:
“Hai finito di far battere i tamburi
a cadenza di morte su tutti gli orizzonti.
Hai finito di far trasportare la bara
stretta nella bandiera.
Hai finito di rendere piaghe e lacrime
a pietà, rovina su rovina.
E ora che hai portato le armi in Iraq
lasciami un giorno senz’armi sopra l’erba,
al rumore dell’acqua in movimento,
al rumore di canne fresche tra i capelli,
mentre abbraccio mia moglie e
i miei bambini che amo e mi amano.
Lasciaci un solo giorno per noi,
o pseudo Padrone d’Italia,
prima che rulli ancora l’aria e il ferro,
e una scheggia ci bruci in piena fronte”.
Straziante l’immagine di Ciampi che
abbraccia la bara di Calipari
per infiniti minuti di silenzio,
rimasti indelebili nei nostri cuori.

 

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Modica 24/ 12/ 2018                                                                                                        Prof. Biagio Carrubba

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