
Una selezione, fra le poesie più belle, delle opere postmoderne
di M. Luzi.
Introduzione
I
Le caratteristiche peculiari della poesia postmoderna.
Alla fine degli anni ’80 Mario Luzi lasciò completamente la poesia neorealistica iniziata e sviluppata in Italia dagli anni ’50 agli anni ’70-’80. Agli inizi degli anni ’80 in Italia nacque e si sviluppò la filosofia del Pensiero Debole illustrata, molto bene, dal filosofo Gianni Vattimo il quale spiegava e dispiegava le ragioni della filosofia del Pensiero Debole. In sintesi queste ragioni erano date dall’abbandono del pensiero forte dei grandi filosofi del passato e l’aprirsi, invece, del Pensiero Debole al cambiamento della società e della scienza e quindi alla mutabilità e alla variabilità della nuova società nate con gli ultimi sviluppi della scienza. Anche i grandi e maggiori poeti italiani, tra cui Montale e Luzi capirono le novità del pensiero debole e delle caratteristiche delle nuove società postmoderne, mutevoli o liquide, (come le ha definite il sociologo Zygmunt Bauman). Idue poeti capirono di dovere adattare la nuova poesia ai grandi mutamenti della società postmoderna. Il primo grande poeta italiano a scrivere poesie postmoderne, in senso assoluto, fu, secondo me, per l’appunto, il grande poeta Mario Luzi il quale già aveva iniziato a scrivere poesie postmoderne con la sua opera poetica precedente “Per il battesimo dei nostri frammenti” del 1985. Ma è con l’opera poetica “Frasi e incisi di un canto salutare” del 1990 che M. Luzi compone un’opera poetica interamente personale e postmoderna. Le caratteristiche fondamentali che distinguono un’opera postmoderna da un’opera neorealistica o da un’opera ermetica sono almeno dieci, di cui cinque caratteristiche sul piano del contenuto e altre cinque caratteristiche sul piano della forma.
Le cinque caratteristiche della poesia postmoderna sul piano del contenuto sono, secondo me, le seguenti.
I. I temi e gli argomenti trattati dal poeta si allontanano completamente dalla realtà sociale e seguono i ragionamenti e le fantasie del poeta che persegue i suoi obiettivi e le sue aspirazioni estetiche. Mario Luzi esplicita chiaramente i motivi per cui lui si allontana dalla realtà del suo tempo: “Il nostro tempo è così frammentario, è così convulso, e non ha neppure una lingua probabile, forse non ha un tema che lo guidi, che lo addensi a certi principi. È un tempo di sofferenza ma che rimarrà inespressa. E quindi il Logos che si fa carne partecipa di questa stessa sconfitta. Sennonché lui rinnova il linguaggio, testimoniandolo con sangue, in un certo senso. Questa è la sublimità di questo Logos, insomma, che si è fatto carne.” Da Mario Luzi. L’OPERA POETICA I MERIDIANI. Pag. 1614.
II. Il poeta segue le sue aspirazioni e le sue fantasie adoperando e sviluppando figure retoriche sue personali ed originali.
III. Il poeta adopera una serie di citazioni di altri poeti e fa riferimenti culturali ad altri scrittori che egli usa per comporre le sue poesie. Addirittura il poeta, oltre al tema e all’argomento che sta svolgendo, inserisce poesie nate per motivo occasionale ma che lui reputa importanti nella costruzione dell’intera opera poetica, come ha fatto Luzi, che ha inserito una poesia dedicata a Leopardi (Recanati), la quale non ha niente a che vedere con l’intera opera poetica in generale su cui sta lavorando, ma che M. Luzi reputa importante inserirla per arricchire e variegare ancora di più l’opera in corso per renderla varia, variabile e mutevole così come lui vedeva le società postmoderne, cangianti e in continua trasformazione ogni giorno.
IV. Il poeta, tramite le sue figure retoriche, ogni tanto ritorna alla realtà ma ne rifugge subito perché è più interessato a seguire le sue fantasie e le sue aspirazioni che a non descrivere la realtà che vede e osserva con i suoi occhi.
V. Il poeta, infine, così poetando mostra di essere un grande eclettico, il quale, prendendo anche spunto dalla realtà, la elabora secondo i suoi bisogni e fantasie e cita molti poeti a lui cari per riuscire a costruire una poesia personale e originale lontana dai canoni neorealistici, ma vicinissima alle sue esigenze poetiche e personali ed estetiche.
Le cinque caratteristiche della poesia postmoderna sul piano della forma sono, secondo me, le seguenti.
I. Il poeta adopera versi non più regolari ma irregolari e diversi nella forma, come ha fatto Luzi, che ha inventato versi ad incastro, versi a due colonne, versi frastagliati e versi sparsi.
II. Il poeta adopera molte figure retoriche astratte, analogiche che portano il discorso lontano dalla concretezza della realtà per formare, comporre e costruire un’idea e un’immagine allegorica e simbolica.
III. Il poeta adopera molte figure retoriche, come le sinchisi e gli anacoluti, che hanno lo scopo di spezzare l’unità del testo poetico, e portano il discorso lontano dalla concretezza e hanno lo scopo di rendere più difficile e più astruso le argomentazioni e la sintassi della poesia, arrivando a comporre un testo quasi asintattico e quasi asemantico. La punteggiatura delle poesie è completamente personale e non segue le regole della punteggiatura ordinaria.
IV. Il poeta si dilunga in poesie che ripetono e si prolungano per formare lunghi poemi poetici come ha fatto Luzi in queste due opere degli anni ’90: Frasi e incisi di un canto salutare e Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini, dove una quantità notevole di poesie si susseguono l’una dopo l’altra senza che vi sia un tema centrale che fa da perno a tutto il poema ma sono poesie che seguono soprattutto le fantasie e i bisogni estetici del poeta.
V. Il poeta, infine, così poetando mostra tutto il suo eclettismo e il suo citazionismo costruendo una poesia, che si allontana molto dalla realtà sociale concreta italiana, ma compone un poema poetico lungo e molte volte prolisso che fa sfoggio di versi frastagliati e bizzarri ma che vogliono interpretare e rappresentare la mutevolezza e il cambiamento repentino delle società postmoderne degli anni ’80, ’90 e 2010. Intorno al 2010 e dopo, le società postmoderne hanno finito la loro spinta propulsiva, ed è nata la nuova società postcontemporanea. Con essa è iniziata una nuova fase delle società capitalistiche occidentali che io ho definito società postcontemporanee. Io, Biagio Carrubba, ho indicato, infine, i presupposti per compore la poesia postcontemporanea con il mio libro “La poesia postcontemporanea 2017”.
Dall’opera poetica postmoderna “Frasi e incisi di un canto salutare” (1984 – 1990), io, Biagio Carrubba, ho scelto le due seguenti poesie.
Testo della prima poesia.
Non perderlo il filo della vita.
“Non perderlo il filo della vita” –
sembra dirmi una pensierosa Lachesi
in quel volto di gitana –
“seguilo sempre anche quando si occulta
nei più neri cunicoli
o più tetro
s’aggroviglia
in mortiferi labirinti – o anche
interito si atrofizza
nei suoi falsi lucori
privati e pubblici.
Non perderlo,
ti prego, non lasciarlo
per nessuna illecebra
di falsi paradisi, per nessuna
illusione di riparo
in fortilizi o in eremi
o in un cretto che s’apra,
talora, di eternità.
Non ti lascia lui, lo sai,
se non lo tradisci,
al primissimo albicare
ti vibra tra le mani,
ad ogni nuovo giorno,
a ogni nuovo cominciamento” – dice
lei, è questo che mi intima
o che il mio desiderio le comanda…
Da Mario Luzi Tutte le poesie. Garzanti Editore. Gli Elefanti. Pagg. 808-809.
Testo della seconda poesia.
La prova del guanto non lo accusa,
il computo dei tempi
non è contro di lui,
di suoi misfatti non ha
alcuna reminiscenza
eppure d’un’oscura colpa
brucia, e quel bruciare lo dilania
e quella insuperata
oscurità lo escrucia,
immune da peccato
forse
o forse nel mare della vita
micidiale
ed esente da reato come lo squalo?
ma ora emerge alla coscienza,
alla crescita, al rimorso.
Al male?
Poesia presa da Mario Luzi Tutte le poesie. Garzanti editori. Gli elefanti. Vol. II pag. 834.
Poesia che presenta versi frastagliati e ad incastro piena di figure retoriche come le sinchisi e gli anacoluti. Caratteristiche che fano di questa poesia una poesia postmoderna.
Dall’opera poetica “Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini” (1991 – 1994), io, Biagio Carrubba, ho scelto le due seguenti poesie.
Testo della prima poesia.
Natura, lei
sempre detta, nominata
dalle origini…
Com’era,
come stava nella mente
degli uomini e nel senso…
in quel carcere, in quel vento,
molto viva, molto cauta.
Niente le dava, niente le toglieva il tempo.
Tempo era lei stessa, lo era eternamente.
Storia umana che le nasceva in grembo
e in lei ti consumavi
senza lasciare impronta…
senza?
Eppure – ma questo lo ignoravano,
non erano ancora né sapienti
né consci – entro di lei operava
l’universale esperienza.
E ora, tardi, se ne avvedevano in pianti.
Poesia presa da Mario Luzi Tutte le poesie. Garzanti editori. Gli elefanti. Vol. II pag. 983.
Poesia che presenta versi frastagliati e ad incastro piena di figure retoriche come le sinchisi e gli anacoluti. Caratteristiche che fano di questa poesia una poesia postmoderna.
Testo della seconda ed ultima poesia.
È, l’essere. È.
Intero,
inconsumato,
pari a sé.
Come è
Diviene.
Senza fine,
infinitamente è
e divine,
diviene
se stesso
altro da sé.
Com’è
appare.
Niente
di ciò che è nascosto
lo nasconde.
Nessuna
cattività di simbolo
lo tiene
o altra guaina lo presidia.
O vampa!
Tutto senza ombra flagra.
È essenza, avvento, apparenza
tutto trasparentissima sostanza.
È forse il paradiso
questo? Oppure, luminosa insidia,
un nostro oscuro
ab origine, mai vinto sorriso?
Poesia presa da Mario Luzi Tutte le poesie. Garzanti editori. Gli elefanti. Vol. II pagg. 1182-1183.
Poesia che presenta versi frastagliati e ad incastro piena di figure retoriche come le sinchisi e gli anacoluti. Caratteristiche che fano di questa poesia una poesia postmoderna.
Modica 18/ 12/ 2018 Prof. Biagio Carrubba
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