Seconda parte della introduzione alla terza e ultima poesia della trilogia poetica.

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Io, B. C., in questa seconda parte dell’introduzione, desidero e voglio specificare e approfondire l’evoluzione e il cambiamento del mio percorso poetico, che va dalla prima poesia, scritta nel 1979, alla seconda poesia, scritta nel 2006, all’ultima poesia, scritta nell’ottobre del 2022. Io, B. C., penso e reputo che questo mio ultimo componimento poetico abbia, anche, il compito di testimoniare e di definire il percorso e lo sviluppo poetico della mia produzione poetica e letteraria. Infatti, le tre poesie della trilogia sono la testimonianza e la prova di tre diversi percorsi poetici della mia esistenza. Infatti la prima poesia del 1979 è la tipica poesia moderna, allora modello poetico dominante in quegli anni. La poesia, infatti, è composta da versi regolari, ha una forma compatta e scritta in una sola strofa, per dare maggiore forza, compattezza e unità alla poesia. Inoltre la poesia esprime le mie riflessioni sul tema della vita e della morte, ponendosi ed esponendo la domanda finale per dare adito e accesso alla composizione della seconda poesia. Dopo 27 anni della mia vita sono riuscito a scrivere la seconda poesia della trilogia poetica. La seconda poesia, del 2006, è, invece, una poesia molto diversa dalla prima, perché rientra nel modello poetico del postmoderno. Infatti la poesia ha una forma stretta e allungata, versi irregolari e strofe variegate, quasi barocche; la poesia esprime, soprattutto, le diverse emozioni e i diversi sentimenti, estatici ed estetici, che sentivo in quel periodo di tempo. Dopo 16 anni della mia vita sono riuscito a comporre la terza ed ultima poesia, scritta nell’ottobre del 2022. Questo ultimo componimento poetico è, sicuramente, invece, una poesia postcontemporanea, così come io, B. C., ho definito il modello della poesia postcontemporanea in alcuni articoli culturali e poetici, scritti ed elaborati qualche anno fa. Il componimento poetico, infatti, presenta una forma molto allungata, articolata, con versi lunghi e ampi, che assomigliano molto ad una prosa poetica. Ma, io, B. C., penso e reputo che i versi e le strofe di questo componimento poetico sono versi molto poetici perché corrispondono ai sentimenti, alle emozioni e ai pensieri che io, B. C., avverto e ho avvertito, in questi ultimi anni, dentro il mio animo. Quindi posso dire che questo mio terzo componimento personale si rifà, anche, alla mia prospettiva personale che io sento dentro di me. Quindi questa poesia postcontemporanea è, anche, una poesia di prospettiva, nella quale io, B. C., autore della poesia, raccolgo e metto insieme tutti i fattori della mia vita presente e illustro, anche, alcune circostanze future che posso prevedere e gestire davanti a me e nel mio presente. Io, B. C., definisco questa prospettiva poetica prospettiva interiore, poi c’è anche la prospettiva esteriore e cioè come gli altri e l’ambiente esterno si rapportano verso di me. La poesia della prospettiva esterna riguarda di come le persone guardano le cose e gli altri; e come gli altri guardano e vengono incontro a me o contro di me. Insomma, io, B. C., guardo dalla mia prospettiva gli altri e il mondo, mentre gli altri, dalla loro prospettiva, contemporaneamente, guardano me e come gli altri e osservano anche il mondo. Dallo scontro fra tutte le prospettive del mondo e dall’incontro tra la mia prospettiva e quella degli altri nasce la lotta o la pace tra la mia weltanschauung e la weltanschauung degli altri.  In campo politico, io, B. C., ho avuto ed ho una weltanschauung orientata a sinistra, verso i partiti del centro sinistra. Mi accorgo, però, che la maggioranza degli italiani è propensa a sostenere una weltanschauung di destra, come si è visto il 25 settembre 2022 quando la maggioranza degli italiani ha votato per il centro destra e per il partito della Meloni. Io, B. C., penso e reputo che le moltissime e infinite prospettive del mondo sono quelle forze interiori ed esteriori che rendono la vita di ognuno di noi bella, intrigante, fervida, ma, anche, pensierosa, terribile e sconcertante.  Dall’incontro delle due prospettive, interiore ed esteriore, e cioè di come io vedo gli altri e di come gli altri vedono me, nasce la poesia postcontemporanea, che sintetizza ed analizza sia il mio mondo interiore sia le vicende e i fatti che provengono dagli altri, dalla società politica, dalla società sociale e da tutte le informazioni che provengono da tutto il mondo ed entrano a casa mia, attraverso la televisione pubblica e privata, internet, i mass media, i social net work e tutti gli altri strumenti telematici e informatici. Quindi, questo terzo mio componimento poetico è un componimento prospettico perché mi permette di guardare avanti e di osservare gli altri e di conoscere la realtà circostante, sociale e politica. Inoltre, io, B. C., vedo e cerco di capire qual è il mio presente e quale potrebbe Essere il mio prossimo futuro che io ho davanti agli occhi. La meta di questo futuro è certamente una sola: la mia morte, la quale è, certamente, la privazione della mia vita.

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Io, B. C., reputo e giudico che un altro aspetto molto importante che differenzia il terzo componimento poetico dai primi due è, certamente, il diverso modo di considerare e di rappresentare l’idea di Dio nella mia vita, diversa nei tre periodi di tempo nei quali ho scritto le tre poesie. Nella prima poesia, del 1979, il concetto di Dio o idea di Dio è sentito e contemplato come un Essere possibile e dubbioso. Infatti la poesia definiva l’idea di Dio come “l’alienante religione” e terminava con l’ultimo dubbio che esprimeva quale era il senso della vita. Nella seconda poesia, del 2006, il concetto di Dio o idea di Dio è ammesso solo come ragionamento logico e come una idea speculativa e concettuale. Nella terza ed ultima poesia, invece, il concetto o l’idea di Dio è assolutamente negato perché in questi ultimi 16 anni ho maturato la convinzione che Dio non può esistere come Essere ontologico. Infatti, io, B. C., penso e asserisco che l’idea di Dio non implica Dio come un Essere, come ontos, cioè come Essere che contiene la propria esistenza. Infatti, io, B. C., penso e reputo che Dio come Essere e Dio come idea sono due binari paralleli che non si incontrano mai. Ma, io, B. C., mentre sono certo e sicuro dell’idea di Dio, sono certo, anche, che Dio come Essere non può esistere perché di Dio come Essere, come ontos, non ho nessuna prova verificabile. Questa mia tesi è in netta contrapposizione con la famosa prova ontologica di sant’Anselmo d’Aosta (1030 – 1109), per il quale Dio, essendo l’Essere più perfetto di tutti, non può mancare della sua esistenza, perché se mancasse della sua esistenza non sarebbe l’Essere perfetto. Quindi, l’Essere Dio illude l’esistenza di Dio stesso. Questo ragionamento di sant’Anselmo d’Aosta è, secondo me, B. C., tautologico, inverificabile ed è costituito da un ragionamento sofista ed è una argomentazione paralogistica, perché non dimostra, assolutamente, l’esistenza di Dio. Io, B. C., penso e sostengo che sia valida l’obiezione che il monaco benedettino Gaunilone (994 circa – 1083 circa) rivolse a sant’Anselmo. Secondo Gaunilone anche se si può immaginare l’isola perfetta ciò non significa che essa debba esistere realmente. Infatti, io, B. C., penso che non si può passare dall’Essere al pensiero perché manca il ponte che unisce l’Essere al pensiero, mentre è possibile passare dal pensiero all’Essere perché c’è il ponte, e cioè il ponte della fantasia e dell’immaginazione, che permette il passaggio dal pensare all’Essere. Poi, questa prova ontologica fu ripresa e confermata da san Tommaso che ne fece una delle cinque prove dell’esistenza di Dio. Io, B. C., dico e affermo che l’idea di Dio non può contenere l’Essere di Dio perché l’idea di Dio è soltanto una creazione del cervello umano mentre l’Essere di Dio non può creare sé stesso e non può esistere perché è al di fuori del pensiero umano. Infine, io, B. C., affermo e asserisco che il mio ultimo componimento poetico, sulla esistenza di Dio, costituisce la mia ultima e definitiva parola, con la quale io rinnego e abiuro, completamente e assolutamente, che Dio possa esistere come Essere personale o come un punto luminoso che penetra e risplende in tutto l’Universo, così come afferma la prima terzina del Paradiso di Dante Alighieri:

                                               La gloria di colui che tutto move

                                               per l’universo penetra, e risplende

                                               in una parte più e meno altrove.

Finale.

A proposito di questa terzina e dell’intera opera poetica La Divina Commedia di Dante Alighieri, io, B. C., provo diletto per la grande fantasia, per l’immensa immaginazione, per la superba rappresentazione della Divina Commedia e per l’alto e profondo lessico di questa terzina e per l’intera opera poetica, ma io non provo, però, nessun piacere per la ideologia politica e per la teologia di Dante Alighieri. In definitiva e in conclusione, io, B. C., dico, espongo e intendo dire che, se condivido la bellezza, poetica ed estetica, del poema non condivido affatto la ideologia, imperialistica e teocratica, del sommo poeta fiorentino, perché io, B. C., sono arci sicuro che Dio, come Essere, non può esistere, né logicamente né ontologicamente.

Modica, 03 novembre 2022                                                  Prof. Biagio Carrubba

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