Rondò. Una poesia meditativa
di Vincenzo Cerami.
Introduzione.
La poesia “Rondò” è la poesia n. 18 del libro di poesie “Alla luce del sole” del poeta e romanziere Vincenzo cerami, pubblicato nel febbraio 2013 edito dalla Mondadori. Vincenzo Cerami è nato a Roma il 2 novembre 1940, da genitori siciliani, ed è stato uno sceneggiatore, uno scrittore, un aiuto regista ed un poeta. Fu allievo, alle scuole medie, di Pierpaolo Pasolini e sposò Graziella Chiarcossi, cugina dello stesso Pasolini. Ha avuto due figli, la prima Aisha nata dalla prima moglie e il secondo, Matteo nato dalla Chiarcossi. Vincenzo Cerami è morto il 17 luglio 2013 a Roma a 72 anni, dopo una lunga malattia. Ha pubblicato molti romanzi: Un borghese piccolo piccolo (1976), Amorosa presenza (1978), Addio Lenin (1981), e molti altri. Ha lavorato con grandi registi e musicisti come Nicola Piovani per il film “La vita è bella” di e con Roberto Benigni. Ha collaborato a molti film come: Johnny Stecchino (1991), Colpito al cuore (1983), La tigre e la neve (2005) E Tutti al mare (2010).
Testo della poesia.
Rondò
Tutti siamo nati per morire
e si comincia a morire
quando si è nati.
Ma se è vero che ci muore
esce d’affanni
sarà pur vero che la vita dell’uomo
su questa terra
è una continua guerra.
E dov’è guerra non è mai dovizia
e il denaro è re del mondo,
servo buono e padrone cattivo:
chi più ne ha più desidera.
Sfortunatamente i desideri non empiono
le tasche e non giovano:
se giovassero tutti sarebbero ricchi.
Chi non ha gran voglie è ricco
o ha un parente a casa del diavolo.
E chi è ricco è savio
perché grandi ricchezze mille pensieri.
I pensieri però fanno mettere i peli canuti.
La vecchiezza da ognuno è ben desiderata
e quando s’acquista purtroppo viene odiata:
è un affanno da cui s’esce solo morendo.
Tema della poesia.
Il tema della poesia è, senza dubbio, il tema della guerra che gli uomini si fanno tra di loro, gli uni contro gli altri. È la lotta per la supremazia e la conquista del denaro che da sempre è stato il Dio degli uomini, il cui possesso determina e stabilisce il potere personale e politico di ogni uomo nei confronti degli altri; chi ha più denaro vale di più, ha più potere personale e politico. Il denaro è, da sempre, quindi, il feticcio di ogni società, da quella antica a quella moderna, da quella contemporanea ai nostri giorni. La lotta fra gli uomini per il denaro però non è, nella poesia, la lotta di classe di Karl Marx, bensì la lotta per la sopravvivenza secondo le leggi descritte da Darwin e la lotta fra famiglia: le une contro le altre. È la lotta della gens versus gens, insomma la lotta dell’homo hominis lupus, così come il detto latino esprime chiaramente. Nella poesia a spingere ad accaparrarsi il denaro è, secondo il poeta, la cupidigia e la bramosia di conquistare il denaro che rafforza e conferisce potere a chi ne ha di più, come dice il verso della poesia: “chi più ne ha più (né) desidera”. A contrastare la forza della cupidigia ci sono nella poesia i “desideri “ovvero quelle forze interne che spingono gli individui all’azione sia per realizzare il bene che il male. I “desideri” sono forze potenti ma sono energie più deboli rispetto alla frenesia del denaro, che vince su tutti i desideri; per questo motivo dice il poeta: “i desideri non giovano:/se giovassero tutti sarebbero ricchi”. La vera ricchezza allora, secondo il poeta, diventa la mancanza di voglie cioè la mancanza di bramosie e cupidigia, che non porta alla conquista del denaro, bensì alla conquista della saggezza. La poesia, quindi, si avvicina ad esprimere l’ideale e l’insegnamento della filosofia classica greca e romana: da Socrate a Platone, da Aristotele a Seneca e anche all’insegnamento di Gesù Cristo che mise in secondo piano il valore del denaro rispetto alla rinascita dell’anima sul corpo e dei valori spirituali sulla carne. Ma la conquista del denaro, se da una parte, è importante perché risolve mille problemi materiali ed economici come dice il poeta “chi è ricco è savio/perché grandi ricchezze mille pensieri”, dall’altra parte la bramosia del denaro “fa mettere i peli canuti”. Il poeta arriva alla vecchiaia, la quale, se da una parte è desiderabile perché rappresenta la meta finale della vita, dall’altra parte però essa è piena di malanni e di affanni, per cui chi vi entra vuole subito uscirne e l’unico modo per uscirne, secondo il poeta, è la morte. Infatti morire libera il vecchio da ogni malanno e la morte chiude il breve spazio e il breve tempo che sono assegnati agli uomini prima di morire.
Sintesi della poesia.
La poesia comincia con un senso di pessimismo e di rassegnazione verso la morte che sembra invincibile come afferma il poeta nella prima strofa: “Tutti siamo nati per morie/ e si comincia a morire/ quando si è nati”. E il senso di impotenza e rassegnazione si rafforza con la descrizione della guerra fra gli uomini come centro di vita e di azioni di tutti i popoli del mondo. La guerra distrugge la ricchezza e produce la povertà e miseria; inoltre la guerra è alimentata dagli interessi economici e dal denaro. Il denaro diviene quindi un “servo buono” perché risolve mille problemi e permette di realizzare tutti i piaceri soggettivi di questo mondo, ma diventa anche un “cattivo padrone” perché spinge a soddisfare tutta la cupidigia e la bramosia della natura umana. I desideri, da soli, non bastano a contrastare la cupidigia, perché i desideri non acquisiscono e producono denaro. Quindi la vera ricchezza è quella di non avere bramosia, fino ad arrivare all’aponia, ossia l’imperturbabilità dell’animo, che era l’ideale della filosofia greca. Da sempre il denaro è stata la quinta essenza del commercio e dell’attività umana che produce nefandezze omicidi e guerre, dalla società greca oggi; Il poeta, alla fine della poesia, descrive la vecchiaia da una parte, come età della saggezza, mentre dall’altra parte la descrive come un’età di affanni “da cui si esce solo morendo”.
Il messaggio della poesia.
Il messaggio della poesia è la lotta tra la cupidigia ed i desideri. La cupidigia spinge al possesso, all’egoismo ed alla guerra; i desideri spingono alla fratellanza, alla generosità ed alla solidarietà. Il duello, comunque, finisce con la lotta del denaro e del potere perché è un padrone cattivo. Perciò la vera ricchezza è quella interna della saggezza che si acquista con la sapienza, come dice il poeta “chi è ricco è savio” ma la saggezza della vecchiaia è ben poca cosa rispetto alla lussuria ed allo sfarzo che la maggior parte della gente tende e vuole realizzare nell’arco della sua vita.
Tesi della poesia.
La tesi della poesia è quella di ricordare a tutti che la vecchiaia è un’età desiderabile se viene raggiunta in una condizione buona di salute e di spirito vivo (mens sana in corpore sano). Se invece si arriva alla vecchiaia con un corpo malato o disfatto, allora la vecchiaia diventa un’età angosciante e mortale dalla quale tutti vogliono uscirne e si pensa alla morte come unica via di salvezza. La tesi della poesia è, dunque, la ricerca della saggezza ad opera della sapienza e come dice il poeta: “Chi non ha gran voglie è ricco/o ha un parente a casa del diavolo”.
Analisi della forma.
Genere della poesia.
Il genere della poesia è, senza dubbio, quello di essere una poesia descrittiva e dimostrativa sul piano diacronico della storia ma è anche una poesia meditativa e parenetica perché ci consiglia e ammonisce di non seguire la sola via del denaro ma anche di perseguire la saggezza e la sapienza come ideale di vita.
La metrica della poesia.
La poesia è costruita da versi liberi ma pieni di concordanze sillabiche, di sintagmi e di assonanze.
La sintassi della poesia.
La sintassi della poesia è una sintassi complessa, perché è costituita da periodi ipotattici ma arricchita da alcune figure retoriche molto importanti e difficili come la rima identica tra primo e secondo verso (morire morire). Un’altra figura importante è l’isocolon o bipartizione come il verso “servo buono e padrone cattivo”; poi vi sono molte altre figure retoriche come l’inversione e altre rime sparse lungo la poesia come “terra/guerra”.
Il linguaggio della poesia.
Il linguaggio della poesia è molto raffinato, alto e chic perché fa uso di parole eleganti ed elevate come dovizia, savio e canuti.
La lexis della poesia.
La lexis è veramente personale ed originale perché i periodi sono costruiti con un periodare complesso ed ipotattico, che danno alla poesia una forma verticale, graduale e gradevole ed un ritmo di lettura regolare.
Lo stile della poesia.
Lo stile della poesia è uno stile chiaro, realistico, sobrio, netto, pulito, dimostrativo, serio e lucido.
La stimmung della poesia.
La stimmung è molto importante perché si concentra e mette in rilievo la lotta mortale tra la cupidigia, la bramosia da un lato, contro i desideri normali della gente comune, come la generosità e la solidarietà dall’altro lato. La lotta tra denaro e desideri rimane aperta fino agli ultimi versi ma il poeta non svela chi sarà il vincitore tra i due contendenti.
La bellezza della poesia.
La bellezza della poesia è data da almeno tre elementi.
Il primo elemento di bellezza è dovuto all’aspetto descrittivo-dimostrativo della poesia stessa. Infatti il poeta descrive la vita degli uomini come una continua lotta per la conquista del denaro e la sopraffazione degli altri. Il denaro diventa il centro di ogni bramosia e della frenesia e della smania degli uomini a cui quasi nessuno riesce a sottrarsi. Invece i desideri sono descritti come una debole forza perché “se giovassero tutti sarebbero ricchi”. Questa lotta continua richiama alla mente sia il detto latino che la filosofia di Thomas Hobbes.
Il secondo elemento di bellezza è dato dalla stessa struttura sintattica e formale della poesia. Infatti, la poesia è formata come un rondò, da qui il titolo. Come una musica medievale, il tema centrale della melodia si ripete più volte in un crescendo sempre più alto e appassionante come nella famosa sinfonia “Bolero” di Maurice Ravel. In questo caso nella poesia il rondò prima viene indicato nella prima strofa, dove si afferma che la morte ci libera dalla vita e poi viene ribadito, nell’ultima strofa, quando la morte ci libera dagli affanni della vecchiaia. Questo rondò conferma anche il pessimismo del poeta di fronte alla morte che vince la vita.
Il terzo elemento di bellezza è dato dal fatto che il poeta tra la vita e la morte indica una terza strada di salvezza che vince la morte. Questa terza via è la conoscenza, la saggezza e la sapienza che sono tre condizioni importanti per superare la morte e la vecchiaia. Ma questa via di salvezza era già stata indicata sia dalla filosofia greca sia da quella latina e si può riassumere nella famosa terzina di Dante Alighieri, nella quale Ulisse per convincere i suoi amici di imbarcazione, per imbarcarsi e oltrepassare le colonne d’Ercole, ed entrare in un mare sconosciuto, per persuaderli ad affrontare la nuova e pericolosa impresa, gli disse con serenità e serietà.
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste per vivere come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza”
Inferno XXVI 118-121
Modica, 16 febbraio 2019 Prof. Biagio Carrubba
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