UNA RECENSIONE AL BEL LIBRO POSTMODERNO “DOTTRINA DELL’ESTREMO PRINCIPIANTE” DI MARIO LUZI.

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UNA RECENSIONE AL BEL LIBRO POSTMODERNO
“DOTTRINA DELL’ESTREMO PRINCIPIANTE”
DI MARIO LUZI.

I

Presentazione e introduzione all’opera poetica.

Il libro poetico “Dottrina dell’estremo principiante” di Mario Luzi (Garzanti Editore), pubblicato nel 2004, quando il poeta aveva già 90 anni, ma completato e finito nel 2003, come ci informa Stefano Verdino, è un’opera poetica, personale e postmoderna. Il libro è un’opera poetica composita, eterogenea, eclettica e quasi una miscellanea di temi e di argomenti vari di Mario Luzi, il maggior e splendido poeta postmoderno italiano del XX secolo. In questa opera poetica, postmoderna, il poeta esprime, espone ed illustra, secondo me, tutte le sue idee sulla vita, sulla morte, sull’Essere, sulla religione cristiana e descrive, anche, l’ambiente territoriale e naturale che lo circonda comprese le due città a lui più care, Siena e Firenze. In quest’opera poetica, Mario Luzi, poeta ormai novantenne, illustra e introduce la sua visione del mondo (o weltanschauung) e dà una visione della sua esperienza personale di vita e di poeta. M. Luzi vede il percorso umano della storia tortuoso e tormentato che procede a zig zag, tra alti e bassi, ma afferma, anche, che ogni uomo non è escluso dalla storia, ma vi partecipa intrecciando la sua vita con gli sguardi degli altri in relazioni e interrelazioni reciproche e condivise fra tutti i cittadini della stessa comunità e della stessa società. L’umanità, talora litiga, talora si contrappone in sé stessa, ma ciò che importa è la sua presenza nella storia e sulla terra. Alla fine dell’opera poetica Luzi fa evincere, comunque, un giudizio positivo sull’umanità ed esprime la sua fiducia verso il futuro degli uomini, i quali non sono tagliati fuori dalla storia. Il poeta partecipa attivamente ed in prima persona, anche, in molte poesie dell’opera poetica postmoderna. L’opera poetica è, quindi, un’opera autobiografica, ma è, soprattutto, l’esposizione in forma poetica della sua visione del mondo (o Weltanschauung); il poeta esprime ed esibisce anche il congedo dalle due città toscane. M. Luzi, inoltre, vista la sua elevata età, espone ed esprime il suo congedo dalla vita, e perché è consapevole dell’approssimarsi della morte, anche se nel libro vi sono molte poesie dove si celebra la vita e l’attaccamento ad essa da parte del poeta. I componimenti poetici, dove il poeta mostra il suo attaccamento alla vita, sono le poesie numero 3, 4, 7 e 8 della IV sezione. In questa ultima poesia il poeta descrive il suo deperimento fisico, nonostante rimanga alto il suo morale e la sua voglia di vivere. Ecco i versi finali della poesia: “o forse a un dato tempo/ l’attenzione del cuore viene meno, i sensi si attutiscono, l’amore/ inaugura altre vie di terra/ e cielo per approssimarsi/ al fuoco che lo muta.” (Pag. 68). Anzi l’intera opera poetica è la dimostrazione compiuta dell’attaccamento e dell’amore del poeta alla vita e alla meravigliosa bellezza della Terra intesa secondo la sua concezione cristiana e secondo la sua partecipazione alla religione cattolica. La più bella poesia dell’opera poetica, in cui il poeta mostra tutto il suo attaccamento alla vita e alla natura, è la n. 10 della VII parte che ha questo incipit: “L’esserci, il sentirsi/ stare al mondo -/ è un tonico/ terrestre e celestiale/ del sangue e della mente, quello, gustalo! – si dicono nella loro lingua/ talor forti di sé/ i mortali di ogni specie.” (Pag. 144). Gli argomenti e i temi delle poesie si susseguono gli uni dopo gli altri, senza soluzione di continuità. I contenuti sono variegati e discontinui tra di loro, tanto da suscitare disorientamento e apprensione nel lettore, ma alla fine dell’opera, il lettore riesce, comunque, a ricomporre tutto l’andamento poetico tracciato dal poeta nell’intero libro. I temi e i contenuti sono accomunati, però, dalla logica, dall’ordine e dalla sistemazione che è stata voluta, dispiegata ed esternata dal poeta, il quale scrive anche il suo congedo dalle due città, Siena e Firenze, in due bellissime poesie. La prima poesia dedicata al congedo da Siena è la n. 3 della I sezione, invece la poesia dedicata al congedo da Firenze è la poesia n. 12 dell’VIII sezione o parte. Nel distacco da Siena, il poeta presagisce il suo distacco dalla vita e quindi dà l’ultimo saluto alla città e alla vita e si augura che Siena non venga mai distrutta e che viva per sempre. Ecco l’incipit e il finale della poesia dedicata a Siena: “(Spero che) Siena in sé, / Siena senza di me/ né altri che vi furono/ con me nel tempo […] e bruciano in purità celeste/ sofferenza e grazia/ d’una inenarrabile quarantena, / non si celi, non mi venga meno.” (Pag. 9).

II
Suddivisione dell’opera poetica in 10 sezioni o parti.

Nella prima parte “PRELUDIO”, il poeta espone, per sommi capi, i seguenti temi ed argomenti. L’esigenza del singolo di vivere con gli altri e la descrizione del percorso tortuoso e tormentato “Nel pandemonio del vivente” (pag. 8) della storia che coinvolge tutti i cittadini che fanno parte delle società civili e sociali.
Nella seconda parte “ANIMALIA”, il poeta espone, per sommi capi, i seguenti temi ed argomenti. La descrizione della vita interna di un bosco nel “colloquio aperto” (pag. 14) degli uccelli. La cessazione dell’attività mentale prima di prendere sonno da parte del poeta. La descrizione delle api che producono il loro miele. La descrizione di un viaggio in Spagna. La descrizione di una copulazione fra uomini che generano figli. “Talora si sorride/ che si genera il vivente” (pag. 16) e fra animali da cui nasce la vita “Oh vita, oh terribilmente bios” (pag. 22). La descrizione di un’aquila, di un pulcino e, infine, la descrizione di un fiume che “palpita e scintilla” (pag. 28”.
Nella terza parte “PER NATURA”, il poeta espone, per sommi capi, i seguenti temi ed argomenti.
Il poeta entra in scena, personalmente, e descrive una sua passeggiata dentro una tempesta di foglie, poi descrive la discesa della notte, la nascita di un giorno e lo scorrere del fiume Arno.
Nella quarta parte “L’EVENIENTE”, il poeta espone, per sommi capi, i seguenti temi ed argomenti.
Il poeta cerca e parla con la sua anima che non la trova. Ecco il testo dell’intera poesia.

Dove sei? non ti trovo, anima mia,
chi ti ha preso – il mondo? il paradiso?
o ti celi tu nel tuo profondo?
parlami –
sento che mormorano,
talora, inquieti
gli elementi
e insieme i molti attanti
dell’essere: uomini,
angeli, il sole,
l’aria, i venti. (pag. 61)

Poi descrive una gita in Grecia e infine invita la Bellezza ad essere generosa con la mente.
Nella quinta parte “FLORIANA”, il poeta espone, per sommi capi, i seguenti temi ed argomenti.
Il poeta, nella prima poesia, desidera andare, con il suo amico don F. Flori, verso Dio, “per noi vaga/ prefigurazione del promesso regno…” (pag. 83). E, infine, aggiunge altre poesie con altri vari temi.
Nella sesta parte “FESTA E PIANTO”, il poeta espone, per sommi capi, i seguenti temi ed argomenti. Il poeta espone la sua visione religiosa parlando di Illuminazione di Cristo il quale prosegue il suo lamento e la sua invocazione a Dio già iniziata nel precedente lavoro “LA PASSIONE” del 1999. In questa sezione Luzi ha scritto anche un autentico capolavoro sulla natività di Gesù Cristo che ha, per inizio, questo verso: “Dorme, nuovo nato al mondo…”. (Pagg. 119 – 121).
Nella settima parte “PERPETUI ACCADIMENTI”, il poeta espone, per sommi capi, i seguenti temi ed argomenti. Riscrive una variante della poesia dedicata alla sua anima. L’ultima poesia è un inno alla vita. ecco l’incipit e il finale della poesia. “L’esserci, il sentirsi/ stare al mondo – / è un tonico/ terrestre e celestiale […] Si dimentica di me – / teme e s’inebria/ ciascuno – la memoria del creato, / eppure siamo/ memorialmente stati, / eppure siamo” (Pag. 144).
Nell’ottava parte “PERSONE”, il poeta espone, per sommi capi, i seguenti temi ed argomenti. Esprime l’augurio alla moglie Elena per il suo compleanno, poi descrive la nascita di un temporale e la passeggiata che lui compie, ogni giorno, a Firenze sul lungarno e conclude la poesia augurandosi che la sua anima, dopo la morte, vada a finire “e tutta in teche astrali/ sovranamente custodita, spero” (pag. 163).
Nella nona parte “TEMPO E STORIA”, il poeta espone, per sommi capi, i seguenti temi ed argomenti. Il poeta scrive una poesia dedicata al paesaggio dell’Umbria ma in effetti è una poesia che fa il controcanto alla Ginestra di Leopardi. Il titolo della poesia è Santità umbra (poesia n. 5 della IX sezione, pagg. 172 – 174). Il componimento poetico vuole essere la risposta positiva alla poesia del Leopardi, ripresa punto per punto, anche se M. Luzi non cita esplicitamente la poesia del Leopardi. Confronto e sintesi della poesia di Luzi con La ginestra di Leopardi. Mentre la Ginestra rappresenta la resistenza alla natura, vista e considerata dal Leopardi come nemica degli uomini alla quale tutta l’umanità è destinata a sottomettersi ed essere distrutta da essa, invece la poesia di Luzi rappresenta l’umanità che sopravvive alla natura la quale anzi offre all’umanità il suo ambiente naturale e la continuità alla vita. Nel finale della poesia Luzi ribadisce la sua concezione cristiana, diversa e opposta alla concezione materialistica e atea del Leopardi. Ciò si vede chiaramente nel significato che i due poeti danno al fango: per Luzi il fango ha un valore positivo: “ma sarò/ sempre mischiato/ alla palta creaturale”., invece per Leopardi il fango ha un valore negativo: “il mondo è fango”. L’ultima poesia è dedicata al violino di Stradivari (pag. 175 – 176).
Nella decima parte “POETICA FRA SÉ E SÉ”, il poeta espone, per sommi capi, i seguenti temi ed argomenti. La seconda poesia descrive il divagarsi dei pensieri prima di addormentarsi. (Pag. 180). Nella terza poesia Luzi espone l’atroce dubbio su Dio se Lui abbia, già, reciso il filo della creazione con gli uomini che li lega a Dio, ma, per fortuna, secondo Luzi, Dio ha deciso di inviare agli uomini gli Angeli: “per farci animo alla prova/ del divino disamore, / affinché nessuno disperasse, affinché la fede reggesse forte/ e impavida” (pag. 182). L’ultima poesia dell’opera vuole essere una rievocazione del tempo della sua giovinezza e del suo primo libro a La barca. L’incipit dell’ultima poesia è questo: “La barca, l’incantata/ carpenteria/ tra acqua e aria, / sole e meria.” (Pag. 185).

III
Le idee personali e postmoderne del poeta esposte nell’opera poetica.

Le idee personali del poeta esposte nelle poesie si possono così sintetizzare, secondo me, in questo modo.

Prima idea. La descrizione di alcuni fenomeni climatici, del paesaggio toscano, di Siena e di Firenze.
Seconda idea. La rappresentazione del progresso umano e civile, tortuoso e a zig zag, dell’umanità.
Terza idea. L’importanza centrale e fondamentale della religione cattolica del poeta ed in particolare l’importanza di Gesù Cristo per la storia degli uomini, scrivendo e descrivendo per la prima volta Il Natale di Gesù Cristo nella bellissima poesia n. 9 della VI sezione che ha il seguente incipit: “Dorme, nuovo nato al mondo, impercettibilmente, / respira il proprio sonno, inala/ in pari tempo …” (Pagg. 119 – 121). Luzi esprime anche la sua concezione religiosa in varie poesie. Secondo Luzi l’anima di ogni uomo esce santa dalle mani di Dio, se poi supera la prova della vita e della libertà allora ritorna nelle mani di Dio più ricca e più santa. Questa visione religiosa della vita non è capita dagli uomini perché il loro intelletto è insufficiente a capire il disegno di Dio, come scrive nella poesia n. 4 della V parte con questi versi: “(Guarda) L’intelletto umano, / è in lui la finitudine, / la infligge/ all’essere, al vivente, / all’incommensurabile/ e alle briciole che pensa. / Sarebbe rotta e onta/ se non ci fosse/ pietà per la nostra insufficienza” (pag. 90). Un’altra idea importante del poeta è quella esposta sull’Essere, che è integro e completo in sé. Ma la poesia più importante che esprime l’unità dell’Essere è la poesia n. 10 della IV parte, dove il poeta espone la sua teoria dell’eterno ritorno, dove ogni elemento si ricongiungerà con la sua propria origine, con il suo punto di partenza, così anche lui ben presto si ricongiungerà nella casa di Dio. Ecco l’incipit e il finale della poesia: “(L’Essere) attimo di universale compresenza. / Ritorna l’acqua alla sorgente, / il grano alla sementa, il fatto alla sua pura potenza, rimonta la prole al primo vago/ commovimento di materna voglia […] Eppure, / eppure strema questo pensiero/ una inconsolata orfanità. / Mondo che sei creato, / quindi dal tuo creatore/ infinitamente separato” (pag. 70). Quindi il poeta si sente orfano di Dio padre e spera così di ritornare nella casa di Dio. Tutti gli elementi della natura si compenetrano l’uno nell’altro creando una logica e una catena dell’essere, dove tutto rifulge e splende nella sua concatenazione terrestre e celestiale, dove tutto si tiene anche il male, come è detto esplicitamente nella poesia n. 9 della II parte: “Si risente, / si accorge di sé/ ferita nei suoi gangli/ la bellezza del pianeta, / l’unità della sua vita. Il male è necessario, forse, / il male non manca.” (pagg. 23, 24). Un’altra grande idea del poeta esposta nell’opera è data dal dialogo con la sua anima che il poeta non riesce a trovarla perché è turbata dagli elementi naturali. Anche il tempo “cronos” passa sulla Terra, come è poetato ed illustrato nella poesia n. 5 della VII parte. Ecco l’incipit della poesia. “Rode cronos/ rode lentamente/ sé stesso nelle nuvole, / nei campi…” (pag. 135).
Infine, il poeta, come prima si era congedato da Siena, ora si congeda dalla sua amata Firenze con questi bei versi: “Compiuto il vasto giro/ s’apre il respiro, si dilata/ mentre scendo/ senza più divagare/ giù diretto/ verso Firenze che mi chiama”. Poesia n. 12 dell’VIII sezione pag. 162.

IV
L’opera poetica “Dottrina dell’estremo principiante” è postmoderna per i seguenti motivi.

Io, Biagio Carrubba, giudico quest’opera poetica un’opera postmoderna, personale ed originale, per i seguenti motivi.
Primo motivo. Il poeta non segue l’osservazione della società e dei fatti politici italiani come il poeta aveva fatto nelle opere precedenti degli anni ‘70 – ‘80. Invece in quest’opera il poeta insegue i suoi intenti estetici e le sue esigenze personali ed esprime i suoi sentimenti, da lui scelti, nei temi e negli argomenti espressi in tutta l’opera poetica.
Secondo motivo. Le poesie non seguono uno sviluppo logico e coerente fra di loro ma si susseguono, l’una dopo l’altra, con ordine sparso e incoerente senza nessuna soluzione di continuità. Esse esprimono soprattutto il mondo interiore del poeta ma espongono, nello stesso tempo, tutto lo stupore che il poeta sente per le bellezze della Terra ed esibisce tutto il suo attaccamento alla vita che sente sfuggirgli dalle mani.
Terzo motivo. La configurazione delle strofe, che hanno l’aspetto allungato e mobile e la configurazione dei versi che sono aperti, a incastro, frastagliati e a gradini, esibiscono a tutte le poesie un formato più lieve, più leggero e più raffinato come l’occhiatura del formaggio “Groviera”, per renderlo più leggero, più voluminoso e più appetibile.
Quarto motivo. Molte poesie sono scritte in terza persona; molte altre sono scritte in prima; ma moltissime altre non hanno un soggetto vero e proprio e quindi è necessario andare a cercarlo per capire il tema e l’argomento della poesia; in queste poesie predomina il pro nominalismo, già segnalato da Stefano Verdino. Anche la punteggiatura dei componimenti poetici è molto larga ed irregolare. Infatti, secondo me, l’interpunzione segue di più il ritmo e l’enfasi dei sentimenti del poeta, che la corrispondenza della sintassi. Anche l’inserimento di parole latine e di locuzioni latine, alla fine di molte poesie, contribuisce e attribuisce alle strofe, lunghe e mobili, postmoderne una nota antica e nobile che le solleva dalla normale e nota composizione moderna, dando ai componimenti poetici luziani un’aura e un tono che rievocano un’area d’antan, di ricercatezza, di raffinatezza e di una nobiltà di altri tempi.
Quinto motivo. L’opera poetica è, secondo me, postmoderna anche perché Luzi non segue i movimenti sociali dell’Italia di fine secolo ed inizio del nuovo millennio, ma persegue, soprattutto, le sue esigenze religiose ed estetiche. Infatti la dimensione religiosa e cristologica domina e prevale su tutte le altre parti del libro.
Sesto motivo. Le poesie del poeta non danno soluzioni o risoluzioni al lettore ma sono l’espressione precisa di alcune impressioni estemporanee del poeta su alcuni momenti della realtà a lui più vicina, cosicché il poeta descrive i sui pensieri e i suoi sentimenti in modo preciso e lineare e corrispondenti alla sua età e ai suoi ultimi anni di vita.
Settimo motivo. Un altro motivo postmoderno è costituito dalla cultura eclettica del poeta e dal suo citazionismo implicito e sottointeso che richiama e riecheggia poeti cari a Luzi, come Pascoli, Leopardi ed altri che fanno capolino, di tanto in tanto, in molte poesie dell’opera poetica postmoderna.
Ottavo motivo. Un altro motivo che dona l’aspetto e la forma postmoderna all’opera poetica è, senza dubbio, la visione religiosa e teologica del poeta. Infatti M. Luzi esprime ed espone la sua rappresentazione religiosa della realtà che io avvicino e definisco come teologia razionale dato che, secondo Luzi, la realtà è espressione ed esternazione di Dio e quindi, alla fine di tutto, la realtà combacia con la razionalità di Dio, oltre che alla teologia cherigmatica. La teologia di Luzi, è, secondo me, invece, una teodicea perché tende a conciliare la razionalità e la bontà divina con l’esistenza del male nel mondo.

V
La tecnica di composizione dell’opera.

Io, Biagio Carrubba, reputo che la tecnica compositiva di Mario Luzi sia un intreccio fra la poetica del Leopardi e la presentazione grafica della poesia postmoderna. Infatti il poeta adotta la poetica vago e dell’indefinibile del Leopardi. In pratica le poesie sono, anche, la sintesi della poetica ermetica e leopardiana, ed esprimono le emozioni passeggere e momentanee di Luzi verso la vita naturale, guardando la natura che gli sta davanti. Le poesie sono, quindi, in concreto, poesie impressionistiche ed espressionistiche ed indicano i vari stati d’animo del poeta senza avere la pretesa di dare moniti agli altri e ai lettori ma sono semplici descrizioni dello stato d’animo del poeta negli ultimi anni della sua vita, ed in particolare la rappresentazione dei fiumi e delle stagioni dell’anno. Inoltre, le poesie sono piene di figure retoriche, molto complesse e articolate, come: gli anacoluti, le sinchisi, le analogie, le ipallagi e le ellissi che rendono le poesie molto difficili a comprenderle tanto da sembrare poesie asintattiche e polisemiche. In effetti il poeta usa la tecnica del flusso di coscienza che il poeta controlla, appena appena, e gli dà la forma e la configurazione delle poesie postmoderne. Infine io, B. C., reputo che le poesie di quest’opera poetica postmoderna non danno soluzioni o risoluzioni, né indicano strade da percorrere ai lettori, ma sono l’espressione precisa di alcune impressioni e giudizi estemporanei che il poeta vive ed elabora nella sua mente, trasformandole in frasi e versi poetici. In questo modo il poeta descrive, rappresenta, illustra e interpreta alcuni momenti della sua vita e della realtà a lui più vicina, dandogli la forma e configurazione postmoderna a lui più congeniale nell’ultimo periodo della sua vita. Dunque io, Biagio Carrubba, definisco l’intera opera poetica una sintesi magistrale e geniale della tecnica del vago e dell’indefinito del Leopardi con la tecnica compositiva ermetica ma che assumono la nuova veste di poesia postmoderna con le strofe mobili e allungate e con i versi a gradini e ad incastro che danno, all’intera opera postmoderna, l’immagine e la figura del formaggio Groviera che presenta all’interno della pasta dei buchi per renderlo più voluminoso, più pastoso e più leggero.

VI
La divisione interna dell’opera poetica.

L’opera poetica “Dottrina dell’estremo principiante” è divisa nelle seguenti 10 parti.

Prima parte PRELUDIO Contiene 3 poesie.

Seconda parte ANIMALIA Contiene 13 poesie

Terza parte PER NATURA Contiene 16 poesie

Quarta parte L’EVENIENTE Contiene 18 poesie

Quinta parte FLORIANA Contiene 16 poesie

Sesta parte FESTA E PIANTO Contiene 14 poesie

Settima parte PERPETUI ACCADIMENTI Contiene 10 poesie

Ottava parte PERSONE Contiene 12 poesie

Nona parte TEMPO E STORIA Contiene 6 poesie

Decima parte POETICA FRA SÉ E SÉ Contiene 6 poesie,

per un totale di 114 poesie e con l’aggiunta della Nota finale.

VII
Le poesie più belle di ogni Parte dell’opera.

Prima parte. PRELUDIO. Le poesie più belle di questa sezione sono, secondo me, le prime due.

Testo della prima poesia.

Chi assiste muto, chi prende la parola
e i suoi goffi intercalari
nel mutevolissimo scenario?
Non io come persona,
piuttosto la presenza umana nel creato,
muliebre, virile,
non importa, talora indecifrata,
talora contrapposta;
lui, lei, il pronome la sorprende
nel vivo
della sua esigua astanza
nella sorte universale,
ma ciascuna
scoscesa, nella sua
unicità, arsa
dalla sua incolmabile differenza.

Parafrasi e sintesi della poesia.
Alcuni vivono senza parlare, senza contare, senza esprimere il loro parere, in silenzio nella società e nel mondo. Altri vivono alzando la voce, facendosi sentire e contare nella società e nel mondo. Io, come uomo, non prenderò la parola, ma come poeta farò sentire la mia voce. L’umanità intera, femminile e maschile, parla e vive e non importa se talora la parola dell’umanità è confusionaria e l’umanità si divide e litiga al suo interno; ciò che importa è che ogni individuo viva la propria vita all’interno dell’umanità in relazione benevola e in pace con gli altri. Anche se ogni presenza umana frana su sé stessa, l’importante è che essa sia unica ed irripetibile per la sua ineguagliabile differenza dagli altri.

Testo della seconda poesia.

Oh voi segni incrociati
di vita
voi sguardi
di reciprocità,
complici,
condivisi
nel pandemonio del vivente:
non vi afferra, no,
vi monitorizza
appena,
almeno non vi lascia
al di fuori della scena
lo zig – zag, l’alto e basso del poema
adeat.

Parafrasi e sintesi della poesia.
Il percorso tortuoso, a zig – zag, della storia e l’alto e il basso della vita non prende voi, uomini che vi incrociate nella vita e nella società, non afferra i vostri sguardi, complici e reciproci, condivisi e partecipi nella grande e rumorosa confusione della vita e della storia, vi osserva e vi sfiora appena, ma non vi lascia fuori dalla storia, dalla natura, dal mondo, dalla società e dalla vita. Ognuno partecipa alla vita, nessuno è tagliato fuori dalla storia.

Nona parte “TEMPO E STORIA”. Le poesie più belle sono, secondo me, la prima e la quarta.

Testo della prima poesia (bellissima).

Essere,
sopra te, acqua su vetro,
passa, vedo, il mutamento…
o mi abbaglia il tuo fulgore
e non mi avvedo
come entra nella tua fortuna
e ti turba, ti allieta,
intimissimamente ti sostanzia.
C’è forse vanità
ma non c’è spreco
nella storia, ti è indifferente,
credo, eppure necessaria. (Pag. 167)

Parafrasi della poesia.
Essere, sopra di te la vita è come acqua sul vetro, passa, vedo il mutamento, vedo come il tuo fulgore mi abbaglia, ma non mi avvedo come la storia entra nella tua fortuna, e come essa ti turba, ti allieta e intimissimamente ti dà la sostanza. Essere, c’è forse vanità in te ma non c’è spreco nella storia, la vanità ti è indifferente ma credo che anch’essa sia necessaria.

Testo della quarta poesia.

Visibile,
i tuoi tranquilli
incanti, le tue oscure
meraviglie
sorpresi
nella luce
delle pupille in un infante
come gioco, riso, broncio
effimero spavento…
Oh grazia delle grazie, splendi,
altro che al senso umano non approva
è, tamen:
è tale
che annulla ogni misura
dell’esser dato e avuto.
Ave!
Amen! (Pag. 171)

VIII
I cinque motivi della bellezza dell’opera poetica.

La bellezza di questa opera poetica, estetica e d’arte di M. Luzi è indubbia, indescrivibile e incantevole.
Il primo motivo di bellezza dell’opera è dato dal fatto che l’opera Dottrina dell’estremo principiante è un’opera poetica postmoderna, aperta e polisemantica, cioè ogni lettore la può interpretare a suo modo secondo la sua weltanschauung e secondo i suoi bisogni e le esigenze estetiche. Infatti io, Biagio Carrubba, credo che l’opera di M. Luzi è un’opera aperta che si addice e rispecchia molto l’apertura e la mentalità delle società postmoderne occidentali di fine XX secolo ed inizio del XXI secolo. Le società occidentali furono chiamate postmoderne, non solo perché venivano dopo le società moderne, ma perché presentavano nuove caratteristiche e nuove possibilità di sviluppo rispetto alle società moderne più compatte e più monolitiche. Quindi anche la poesia di Luzi si presenta con forme più duttili e flessibili con le sue strofe allungate e flessibili e con i versi a gradino e a incastro. Così come io, Biagio Carrubba, ho elaborato e illustrato la poesia postcontemporanea che è una fase successiva e parossistica della poesia postmoderna e la poesia postcontemporanea corrisponde all’attuale società occidentale ancora più veloce e più globalizzata degli ultimi 10 anni.
Il secondo motivo di bellezza dell’opera è dato dalla rappresentazione religiosa e teologica del poeta che viene espressa in molte poesie dell’opera poetica. La poesia più compiuta e completa su questo tema è la poesia n. 3 della IX parte. In questa poesia, Mario Luzi riesce a sintetizzare, in questo modo, la sua visione razionale e laica con la sua weltanschauung religiosa e cristiana con questi bei versi: “Lo dice il mio sgomento, / ma, lo sento/ è la mia umana finitezza/ ferita che argomenta. / L’essere è sé stesso fino in fondo, / non si spaventa. / Le tenebre, nelle quali affonda, s’incendiano del sole che ci abbacina – / Immutabile è solo il mutamento/ in sé del mondo. Venga, venga il tuo regno.” (pag. 170). Ma la poesia in cui il poeta esprime il suo atroce dubbio sulla bontà di Dio è la poesia n. 3 della X parte, nella quale il poeta esprime il suo terribile sospetto: “avesse/ il creatore ripudiato/ la creazione, sua opera, reciso/ con lei il primo stame/ d’amore, dissolto/ con lei ormai reietta/ il più esile legame/ orfani in quel dissidio, / sperduti nell’eclisse / del reame…”. (Pag. 181). Ma il poeta è sicuro di ritornare nella casa di Dio – padre come scrive nella poesia Santità umbra nel finale della poesia: “Si avvolge su di sé il vivente, / mi soffoca, lo tengo/ a bada a stento, penosamente, / ma è amabile, lo sento, / poi anche lo comprendo – / ogni vita (ritorna) nel suo fondamento. / Di questo vero/ io/ che non sono nessuno/ fui/ sono e sarò/ anima/ ilarità e tormento” (pag. 174).
Il terzo motivo di bellezza è dato dal linguaggio teso e vibrante di tutta l’opera che si può definire un linguaggio poetico postmoderno nuovo e innovativo rispetto al linguaggio della poesia moderna, monotono, noioso e noto da molti decenni. Inoltre tutte le poesie presentano uno stile, personale e originale, che io, Biagio Carrubba, definisco stile rimato cioè contrassegnato da una vibratezza vibrante rafforzata da un linguaggio poetico altezzoso e fiero tanto che le strofe presentano l’aspetto di mutria, cioè hanno un aspetto e una forma improntati a superbia e altezzosità.
Il quarto motivo di bellezza è costituito dal messaggio complessivo di tutta l’opera poetica, e di tutta la composizione poetica luziana, quando il poeta avverte i lettori di svolgere a pieno il loro dovere e di agire in modo onesto e retto e che ognuno deve fare la propria parte, attiva e corretta, così come ogni elemento della natura fa la propria parte sulla Terra. Ecco i versi della poesia n. 13 della III parte in cui il poeta richiama al dovere e ad avere un comportamento deontico giornaliero e sociale: “o forse/ è solo imprevisto smarrimento: / conosce/ da sempre/ ciascuno la sua parte – / opera o elemento – nell’ordine universo/ e non c’è disobbedienza.” (Pag. 51).

Il quinto motivo di bellezza dell’opera poetica è costituito, sicuramente, dalla mutevolezza e variabilità dei temi, dei contenuti, del linguaggio poetico, teso, raffinato e vibrante, delle innumerevoli figure retoriche come gli anacoluti, le sinchisi, le catafore, le anafore, le prolessi e le innumerevoli domande retoriche e gli iperbati che conferiscono alle strofe allungate e mobili un tono e una mutria nuova e originale nel panorama della poesia italiana all’inizio del XXI secolo. Le poesie si susseguono l’una dopo l’altra senza soluzione di continuità, con un ritmo frenetico e inebriante. Tutto ciò provoca, secondo me, nel lettore un’esplosine di sensazioni, di emozioni e di sentimenti tutti diversi fra di loro, talora contrastanti ma molte volte esaltanti che destano immagini e riflessioni, espressi e illustrati dal poeta, molto forti nell’animo di ciascun lettore di questa opera poetica che rimane strabiliato dalla bellezza, dalla inventività e dalla creatività poetica del poeta. L’intera opera ha destato in me un’esplosione di emozioni e di sentimenti che ho provato nella mia anima con diletto e con gioia come quando si vedono nel cielo stellato di notte i colori e le forme fantastiche e fantasiose dei giochi d’artificio che esplodono e illuminano la notte di capodanno che esprimono festa e gioia ma anche preoccupazioni e timori per il nuovo anno che nasce.

IX
Giudizio sintetico di Stefano Verdino sull’opera poetica di Mario Luzi.

Ecco il bel giudizio sull’opera poetica di Stefano Verdino che io, Biagio Carrubba, condivido a pieno. “Ne danno conferma Sotto specie umana e Dottrina dell’estremo principiante: ritroviamo il grande poeta delle forme del mondo, di quell’incessante vita che non cessa di sgorgare fin nelle più mili forme della materia e dell’animalità, fino alla formica e al suo viaggio, minimale e molteplice, ma iscritto nel grande codice naturale con una perennità di gioia.” Da Mario Luzi. Autoritratto. Garzanti Editore. Pag. 418.

X
Il mio giudizio personale sull’opera poetica di Mario Luzi.

Io, Biagio Carrubba, trovo l’opera poetica Dottrina dell’estremo principiante un’opera poetica, postmoderna, bellissima ed originale, anche se non sono molto d’accordo sulle convinzioni religiose e teologiche del poeta Mario Luzi. Io non credo all’importanza che ha avuto Gesù Cristo e anzi non credo assolutamente all’esistenza di Dio così come ce lo descrivono i Vangeli. Su questo tema ho già scritto la poesia “L’inesistenza di Dio” e ancora oggi sono fermo su questa posizione che si definisce agnostica. Ma affermo che il libro è ricco di bellissime poesie tutte originali e singolari. Secondo me, poi la poesia più bella, stupenda, possente, razionale e fantastica contemporaneamente è, sicuramente, la poesia n. 1 della IX parte che qui riporto integralmente.

Testo della poesia.

Essere
sopra te, acqua sul vetro,
passa, vedo, il mutamento …
o mi abbaglia il tuo fulgore
e non mi avvedo
come entra nella tua fortuna
e ti turba, ti allieta,
intimissimamente ti sostanzia.
C’è forse vanità
ma non c’è spreco
nella storia, ti è indifferente,
credo, eppure necessaria.

Finale.

Questa poesia, bellissima ed originale, esibisce e mostra tutte le caratteristiche della poesia postmoderna di M. Luzi. Infatti la poesia sintetizza, secondo me, tutta l’originalità del poeta, che riesce ad esporre e ad esprimere, in forma, densa e stringata, le sue idee sulla vita, laica e religiosa insieme, sull’Essere, sulla storia e sulla vanità che anch’essa è necessaria. Io, Biagio Carrubba, giudico questa poesia il manifesto esemplare della poesia postmoderna di Luzi.

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Modica 19 gennaio 2019                                                                         Prof. Biagio Carrubba

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