IL QUINTO COMPONIMENTO POETICO POSTCONTEMPORANEO, POSTCLIMATICO E POSTAPOCALITTICO.

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IL QUINTO COMPONIMENTO POETICO
POSTCONTEMPORANEO,
POSTCLIMATICO E
POSTAPOCALITTICO.

Quinta parte. (5/5)

I

Nel pieno del cammin della nostra pandemia
da coronavirus, mi ritrovai in una foresta nera
infettata dal Covid-19 il quale viaggiava e virava,
a lunghi passi, in tutto il pianeta e mieteva,
ogni giorno, migliaia di vittime ovunque
sulla Terra, così che l’umanità allibita,
disorientata, incredula e atterrita aveva
smarrito la diritta via. (Ad oggi in tutto
il mondo vi sono più di 12 milioni
di contagiati e più di 500 mila morti).
Mi ritrovai, così, solo, soletto, a meditare,
tra la folta e l’alta vegetazione, aspra e forte,
sul senso della vita e sul senso della morte.
E, non riuscendo a trovare una via d’uscita,
poiché nel mio pensiero si rinnovava la paura,
che io provai per la diffusione del Covid-19
in Italia e nel mondo, tanto che la morte
era poco di più, allora ripensai subito
al vigore, alla vitalità, e alla resilienza,
forze vitali, le quali, dopo la grande paura,
erano rimasti dentro la mia mesta anima.
E, così, riflettei, anche, sulle grandi forze
primordiali elettrofisiche, magnetiche,
chimiche e sulla materia e sulla energia
oscure che sono alla base dell’universo.
E pensai che, quando una di queste forze
cede al suo compito, allora trascina con sé,
anche, le altre forze primordiali che danno
vita e svolgimento a tutto il vario e complesso
sistema dell’universo. Con questo motivo,
gli scienziati, oggi, spiegano sia l’espandersi e
sia l’accelerazione delle infinite galassie.
Infine ispezionai, dentro me stesso,
nella mia mente, le conoscenze etiche
e le cognizioni culturali per difendermi
e fronteggiare sia la pandemia in corso
e sia la terribile apocalisse che io presumo
ci aspetti nei prossimi bui e cupi due decenni.

II

E trovai in me, ancora una volta, la Poesia,
l’Arte, la TV, la Musica e l’Amore che,
da sempre, hanno riempito e dilettato la mia vita.
E, ancora oggi, queste risorse esaudiscono e
completano le mie giornate e, soprattutto,
hanno realizzato il mio scopo esistenziale
“Vissi di Poesia, d’Arte e vissi Amore”.
Guardai su in alto per darmi coraggio,
ma subito vidi tre brutte bestie selvagge:
la pandemia, la vecchiaia e l’apocalisse,
così che l’Anima mia si rattristò, franta,
nuovamente, e pensai che, ormai,
non mi restava altro da pensare e
da sperare nel Veltro che verrà e
debellerà la pandemia del Covid-19.
E pensai e sperai, così, nel balsamo
che tutta l’umanità aspetta, con ansia,
e cioè il vaccino anti Covid-19,
che porterà la salute, la salvezza
a tutti coloro che, oggi, soffrono e vivono,
sgomenti e afflitti, o sono ospedalizzati,
o sono rinchiusi nelle proprie abitazioni.
Il vaccino porterà, di nuovo, speranza,
fiducia e amore fra tutti i contagiati.
E immaginai che il Veltro anti Covid-19
può provenire da un qualsiasi laboratorio
del mondo, là dove gli scienziati laboriosi,
concentrati, professionisti, ingegnosi e seri
stanno lavorando, per scoprire la forma e
produrre il nuovo vaccino antivirus,
che arriverà, anche, nell’umile Italia,
per la quale morì la vergine Cammilla.
E, allora, presunsi che bisogna armarsi
di pazienza, di resilienza e di camomilla,
per vivere e sopravvivere fino all’arrivo
del nuovo vaccino anti-Covid-19, che
riporterà benessere e salute a tutti
gli infettati, ridando ed elargendo, così,
a tutti loro, una nuova speranza, una
nuova vita e un nuovo vigore per tutti
gli sfortunati colpiti dal coronavirus, e
così svincolarsi dal contagio del Covid-19
e sfuggire alla inesorabile morte, e vedere
l’amor che muove il sole e le altre stelle.

III

Ricominciai, con pena, così, il cammino
verso il basso, quando all’improvviso
vidi un mio amico di vecchia data che
non vedevo da parecchi decenni e subito
gli dissi cosa facesse in quel posto remoto.
Mi rispose che se volevo salvarmi dovevo
tenere e seguire un altro percorso e seguirlo;
lui si offriva come guida e mi avrebbe
portato in un luogo santo e beato dove avrei
trovato la salvezza, la beatitudine e la pace.
Allora si mosse, e io li tenni dietro.
Subito dopo il mio amico scomparve,
per sempre, ed io rimasi, di nuovo, solo,
in mezzo a quella selva oscura, sempre più
impaurito, sconfortato e sconsolato, per cui
gridai a me stesso “Miserere di me”.
Così, io, B. C., immaginai che, alla fine
dell’apocalisse, la post-umanità dirà
“Miserere di noi”; allora mi venne
in mente una bellissima e stupenda
poesia di Salvatore Quasimodo il quale,
più di 60 anni fa, immaginò la tremenda fine
che avrebbe fatto l’umanità sotto le scorie
delle bombe a idrogeno. Anch’io, B. C.,
oggi, presumo che la stessa fine avverrà e
toccherà alla post umanità di domani
sotto le macerie alla fine dell’apocalisse.
Ecco i versi finali della bellissima poesia,
di stampo neorealistico, ermetico e profetico.

ANCORA DELL’INFERNO.
“Balbetterà qualcuno sulle scorie,
inventerà tutto ancora
o nulla nella sorte uniforme,
il mormorio delle correnti, il crepitare
della luce. Non la speranza
direte voi morti alla nostra morte
negli imbuti di fanghiglia bollente,
qui nell’inferno”.
(Dall’opera poetica La Terra impareggiabile).
Riporto il finale di questa bellissima poesia
per rincuorare e rafforzare il vigore e l’anima di
tutti i lettori di poesia postcontemporanea,
post-climatica e post-apocalittica, e li
esorto a prepararsi e ad affrontare l’epidemia
del coronavirus in corso e auspico che essi
si fortifichino e si immunizzino per difendersi,
con il nuovo vaccino salvifico anti Covid-19,
contro l’apocalisse, che secondo me, verrà,
presumibilmente, nei prossimi due decenni.

Nota finale.

Io, B. C., con questa nota finale, voglio esprimere la mia esigenza personale ed esporre, nel contempo, il mio bisogno di richiamare l’attenzione di tutti i lettori di poesia postcontemporanea, post climatica e post apocalittica, a premunirsi e a fortificarsi per fronteggiare e uscire indenni dalla epidemia del Covid-19 in corso. Inoltre voglio sottolineare e affermare la grande distanza, poetica e letteraria, che intercorre tra i miei 5 componimenti poetici postcontemporanei, post climatici e post apocalittici e la bellezza insuperabile della poesia di Salvatore Quasimodo. Non c’è dubbio, secondo me, che tutti insieme i miei componimenti non raggiungono e nemmeno pareggiano il fascino indiscreto e poetico della poesia, breve, asciutta, essenziale e concreta, composta dal premio Nobel siciliano, il quale esprimeva i suoi timori, nell’Italia degli anni ’50, all’annuncio da parte degli scienziati americani, che avevano, per primi, fabbricato e realizzato la prima bomba a idrogeno. Io, B. C., immagino che il poeta siciliano, nella sua lungimiranza fantasiosa, immaginò quali sarebbero stati gli effetti negativi e disastrosi delle bombe a idrogeno, in una eventuale guerra mondiale, e decise, così, di descriverli e rappresentarli nella stupenda poesia sopra riportata. Il tono emotivo della poesia, la sua lexis, il suo stile, personale ed originale, raggiungono, secondo me, un vertice poetico molto alto, con il suo afflato poetico, che richiama alcune immagini dantesche, cosicché non bastano i miei 5 componimenti poetici, un po’ prolissi e stravaganti, per eguagliare l’incomparabile bellezza della poesia di S. Quasimodo. Detto tutto questo e dato il giusto merito e stabilita la giusta distanza tra l’opera poetica di S. Quasimodo e i miei componimenti poetici, io, B. C., voglio comunque sottolineare e rimarcare l’importanza della mia poetica dedicata alle attuali società postcontemporanee e post climatiche. Infatti, io, B. C., penso che ad ogni epoca, storica e sociale, corrisponda una poesia, storica e sociale, adeguata ai tempi e allo zeitgeist che viviamo e che soffriamo. Inoltre penso che la poesia postcontemporanea deve sapere descrivere, rappresentare e interpretare, per l’appunto, tutti i problemi, le attese e le scoperte, scientifiche, culturali e artistiche, che le nostre società postcontemporanee producono, realizzano, sperimentano e creano. Inoltre le attuali società postcontemporanee cercano di superare, sia con la poesia, sia con la letteratura, sia con la cultura, sia con la tecnica e sia con la scienza, che sono le forze fondamentali con cui l’umanità guida il percorso esistenziale verso il futuro, tutti gli ostacoli, come la pandemia del coronavirus in corso in tutto il mondo, che si frappongono al futuro. Insomma, io, B. C., penso che la poesia postcontemporanea di oggi deve essere una poesia libera ed autonoma da ogni partito politico e da ogni ideologia politica e deve, semplicemente e francamente, esprimere il libero pensiero del poeta postcontemporaneo, autonomo e libero. Infine io, B. C. penso e reputo che la poesia postcontemporanea debba essere l’espressione del suo spirito libero e creativo e debba essere adeguata all’altezza dei tempi postcontemporanei che viviamo, soffriamo, sopportiamo e sperimentiamo.

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Modica, 13/07/2020                                                                                                         Prof. Biagio Carrubba

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