
“A spasso per l’Inferno di Dante” vuole essere un testo sui generis, una analisi, una critica, una illustrazione, un racconto e una narrazione sul viaggio di Dante nel suo Inferno. Inoltre questo mio componimento poetico, critico, eretico, surreale ed eclettico, vuole essere, anche, un pastiche, una composizione poliedrica, originale, multicolore, polisemantica, politematica e plurilinguistica. Io, B. Carrubba, ho voluto esprimere e manifestare, in questo modo e con queste caratteristiche, la mia interpretazione e la mia narrazione sul viaggio di Dante all’Inferno. Inoltre, questo componimento poetico vuole essere una elaborazione e una redazione aperta a più livelli di significati, una narrazione fantasmagorica, una esposizione caleidoscopica che contiene, anche, delle ipotesi e dei suggerimenti per capire ed interpretare il viaggio di Dante nell’Inferno. Ovviamente, la mia interpretazione è una rappresentazione personale, creativa, divertente e divergente del viaggio di Dante nell’Inferno. Inoltre spero che il testo di questo componimento poetico diventi un pastiche, simmetrico e armonioso, che presenti alcune mie tesi personali sul viaggio di Dante all’Inferno. Dunque questo componimento poetico espone, anche, le mie idee sulla religione cattolica e cristiana che si contrappongono alla visione religiosa e cristiana che Dante Alighieri rappresenta ed esplicita nel suo viaggio all’Inferno. Sono passati molti secoli dalla visione religiosa, metafisica e medievale di Dante Alighieri. La mia weltanschauung, fisica, materialistica e postcontemporanea, è molto diversa da quella di Dante Alighieri. Io, B. C., penso che non si possa fare un confronto tra la mentalità medievale e comunale di Dante e la mia rappresentazione postcontemporanea e post informatica, on line, per cui non si può dire, a tutto oggi, chi abbia ragione: lui, con al centro il Dio cristiano, o io, con la mia certezza scientifica di un Universo materiale in via di espansione. Quello che ci unisce, però, in questo mio componimento poetico, è il viaggio, fantastico e fantasioso, che facciamo insieme nell’Inferno. Un viaggio molto diverso da quello che Dante fece in compagnia di Virgilio. Con quel viaggio, Dante voleva liberarsi dal suo peccato, non si sa se reale o immaginario. Io, con questo viaggio nell’Inferno, accompagnato dallo stesso Dante, voglio solo divertirmi e far divertire Dante, a differenza del primo viaggio insieme a Virgilio che fu un viaggio triste e malinconico fino al Purgatorio. Poi ho voluto rifare e dare una nuova forma strutturale, ambientale e una nuova prospettiva paesaggistica dell’Inferno, eliminando i gironi e le bolge ed introducendo una nuova scarpata e una nuova calle, dando, così, all’Inferno, un nuovo look e una nuova configurazione strutturale e architettonica. Ho creato ed ho aggiunto, semplicemente, una scarpata e una calle stretta e umida, per snellire e agevolare la nostra discesa dal primo girone fino alla calle che immette direttamente sulla distesa del lago ghiacciato Cocito. Io e Dante, superata la porta dell’Inferno e rimasti increduli per la vista della nuova falesia, abbiamo percorso i tratti della scarpata con il nuovo abbigliamento e con l’equipaggiamento che avevamo comprato nell’emporio dell’Inferno. Comunque dell’Inferno dantesco ho lasciato molte componenti: la porta dell’ingresso all’Inferno con le famose terzine scritte sopra la porta; i gironi, ormai abbandonati e silenziosi non custoditi più dai vecchi demoni e la distesa ghiacciata del lago Cocito, in fondo al quale si trova ancora il gigante Lucifero immerso al centro della Terra. Satana non mangia, però, i tre traditori: Giuda Scarioto, Bruto e Cassio, traditori della Patria, ma mangia e rimastica i tre capi del nazismo: Hitler e altri due capi della Gestapo. Il mio Inferno, è, dunque, un Inferno rinnovato e rifatto sulla falsariga dei campi di concentramento e dei lager nazisti. Uno dei film più belli e più attraente che ritrae e descrive la vita degli ebrei all’interno delle baracche è, secondo me, KAPO di Gillo Pontecorvo del 1959. Un’altra caratteristica del mio Inferno è quella di riportare la velocità delle comunicazioni delle nostre società postcontemporanee dei rapporti umani, molto più veloci e più informatizzati rispetto alle città e alla civiltà medievale di Dante. Io mio componimento poetico, poi, vuole essere, anche, più brioso, più sbrigativo, più lieve, più ironico e più ristretto rispetto alla solennità, alla gravità e alla ponderatezza poetica letteraria del sacro poema di Dante Alighieri. Il mio componimento poetico vuole essere, anche, un po’ scherzoso e gioioso, come quando rinvia un argomento ad un paragrafo successivo per ristabilire la continuità dell’argomento iniziato in un paragrafo precedente.
I
Per esempio, l’argomento del paragrafo 3 viene concluso nella V tesi del paragrafo 8. Inoltre il mio componimento poetico vuol essere, anche, un testo postcontemporaneo, cioè un componimento intrecciato e intessuto di numerosi testi intertestuali. Infatti io, B. C., intercalo numerosi rinvii ad altri testi di vario genere: poesie, film e citazioni. Per fare, due esempi, il primo esempio si riferisce al rinvio di una poesia di Primo Levi. Il secondo esempio è quello di alcune citazioni del racconto narrativo di Gesualdo Bufalino. Inoltre c’è nel mio componimento poetico un intreccio tra passato, presente e futuro, tipico dei testi postcontemporanei. Per fare due esempi ho messo primo un componimento poetico sul film I sopravvissuti, che narra e racconta l’inferno del nostro tempo e la distopia dei prossimi decenni. Il secondo esempio, di intreccio di passato e presente, è quello tra Berlusconi e Di Pietro. Inoltre il mio componimento poetico espone, anche, i miei messaggi fondamentali che io desumo alla fine del viaggio all’Inferno. Il mio primo messaggio fondamentale è il seguente: secondo me, dopo la morte del corpo muore anche l’anima di quel corpo. Il secondo messaggio, secondo me, è la mia opinione nell’affermare che non c’è nulla da sperare dopo questa vita terrena. Il terzo messaggio è quello di affermare che non c’è nessun Dio che, dopo la morte, ci accoglierà nel suo Paradiso. Il quarto messaggio è il seguente: secondo me, la terribile nece distrugge contemporaneamente sia il corpo sia l’anima del corpo. Allora ho concluso il mio componimento poetico riportando, nell’ultimo paragrafo, la descrizione della mia morte, cioè descrivo cosa mi capiterà nell’istante in cui muoio e ciò che prova il mio corpo nell’istante nel quale il cuore cessa di battere.
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Mi fa piacere, inoltre, esporre la novità e la caratteristica principale che, secondo me, rendono questo componimento poetico un unicum nel panorama culturale, poetico e letterario della produzione saggistica e della critica italiana. Infatti penso che l’aver collocato diversi protagonisti, tutti nell’Inferno, della storia italiana e della storia del cristianesimo, sia del passato e sia del presente, sia stata, per me, una scelta letteraria e religiosa molto rischiosa e sconvolgente per molti lettori italiani. Infatti ho collocato all’Inferno molti personaggi storici, religiosi e politici, che l’opinione pubblica comune considera di far parte del mondo della santità e quindi suppongono che, invece, siano collocati o collocabili tutti nel Paradiso. Io, B. C., invece li ho collocati tutti nell’Inferno e li ho elencati uno dopo l’altro in questo ordine: pedofili, politici della prima metà del novecento, politici della seconda metà del novecento, Bettino Craxi, Silvio Berlusconi, mafiosi siciliani e settentrionali, omicidi e femminicidi, Matteo Renzi e, per ultimo, Hitler insieme ad alcuni capi della Gestapo, mangiati e maciullati da Satana. Ma non mi sono limitato a collocare nell’Inferno questi politici, ho fatto di peggio, ho ficcato nell’Inferno, addirittura, Gesù Cristo, il figlio unigenito del Dio cristiano. E ho immaginato, ancora di più, un’altra azione più scabrosa, più irreverente, più blasfema e più eretica che si possa immaginare in Italia, un paese quasi, totalmente, cattolico e cristiano. Ho trasformato me stesso in un deicida del Dio cristiano perché reputo il Dio dei cristiani un omicida di suo figlio e quindi giudico che Dio stesso ha commesso, attraverso la sua divina provvidenza, un figliocidio. Per questo omicidio, io B.C., penso e giudico che anche il Dio dei cristiani deve essere punito e condannato come tutti gli altri omicidi. Io B. C., penso che tutte queste mie immaginazioni e collocazioni, frutto della mia fantasia, siano reputate incredibili e sconcertanti da tutti i cristiani e dalla maggioranza dei lettori italiani.
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Inoltre, io B.C., voglio sottolineare un’altra caratteristica di questo mio componimento poetico che riguarda il mio modo di scrivere, il mio stile di scrittura, il mio usus scribendi, cioè l’insieme delle particolarità lessicali e stilistiche che rimarcano e definiscono il mio modo di scrivere e lo distinguono dagli altri. Auspico che il mio usus scribendi sia composto da uno stile lineare, logico, semplice e chiaro, paratattico e senz’ambage. Spero, inoltre, che ciò che caratterizza, maggiormente, questo mio componimento poetico sia, oltre agli argomenti, scabrosi e irriverenti, originali e sui generis, come riferito e specificato precedentemente, sia, anche, la pratica di adoperare la variabilità e la diversità della scrittura e dello stile. Infatti questo mio componimento
II
poetico è composto sia da versi e sia da prosa, intrecciati insieme per dare maggiore vivacità e vividezza a tutti i contenuti dispiegati e illustrati nei singoli paragrafi e a tutti gli argomenti sviluppati e approfonditi all’interno del componimento poetico, ricco di riferimenti intertestuali e pieno di citazioni di altri autori. Infine, io B. C., affermo che questa varietà, questa variabilità e questa versatilità, tra prosa e poesia, è dovuta, non per ragioni di metrica come potrebbe essere quello di adeguarmi al genere della prosimetrica, ma queste caratteristiche stilistiche sono dovute, semplicemente, al mio modo di sentire gli argomenti trattati e alle mie emozioni e ai miei sentimenti espressi lungo tutto il componimento poetico e prosastico. In particolare, questo mio modo di sentire è descritto, pienamente, in tutti i paragrafi che parlano di me e del mio passato, come nel paragrafo numero 32. In questo paragrafo io parlo di alcune mie poesie scritte negli anni ’90 che, per forze di cose, si riferivano a Dio, quando ora, invece, ho abbandonato quella fede e sono diventato, oggi, un ateo convinto. Io, B. C., concludo questa prefazione mettendo in rilievo le mie considerazioni, nei quattro paragrafi dedicati a Dante Alighieri, in riferimento alla sua cristianità; infine faccio presente le mie analisi e le mie critiche sul rapporto che Dante Alighieri ebbe con il cristianesimo nella composizione della Divina Commedia. I quattro paragrafi dedicati a Dante Alighieri sono i numeri: 35, 36, 37, 38. Insomma, questo mio componimento poetico vuole essere un tipico testo postcontemporaneo, sia nella forma che nel contenuto. Per quanto riguarda il contenuto, io B. C., ho voluto rinnovare, in senso moderno ed attuale, i protagonisti delle anime, perse e dannate, come le ultime anime arrivate, addirittura ancora in vita, come quella di Matteo Renzi e quella di Giorgia Meloni. Per quanto riguarda la forma, io B. C., ho voluto che il mio usus scribendi fosse più veloce, più sintetico e più brioso, come lo sono le nostre società postcontemporanee, superveloci, più informatizzate, più telematiche e variegate. “A spasso per l’Inferno di Dante” vuole essere, anche, un testo narrativo e sorprendente di un viaggio immaginoso e fantastico, in compagnia di Dante. Dunque ho voluto comporre anche un testo sia prevedibile, perché già l’argomento dell’Inferno di Dante è conosciuto, ma vuole essere anche un testo imprevedibile perché in questo componimento, addirittura, Satana parla con me e con Dante, mentre nel viaggio dantesco con Virgilio, Satana tace sempre non proferendo mai una parola. Il mio componimento vuole essere anche un testo stupefacente perché l’intera struttura architettonica dell’Inferno è rinnovata, con la sua ampia e alta scarpata, rispetto ai gironi e alle bolge di Dante. Infine questo testo vuole essere un testo anche creativo e rinnovato nella scenografia dei grandi schermi affissi nelle sbarre delle inferriate che recingono il lago ghiacciato di Cocito e nella coreografia dei diavoli cornuti che vestono con divise e livree con colori sgargianti e luminose. Tutte queste caratteristiche e novità si adeguano, secondo me, alle nuove caratteristiche principali delle nostre società postcontemporanee, dominate dai multicolori delle strade e dei mass media e dalla continua musica che domina ogni momento della vita quotidiana di ogni abitante sulla Terra. Come le nostre società postcontemporanee sono proiettate verso il futuro, così anche questo componimento poetico e attirato dal futuro che ha cambiato completamente l’immagine classica dell’Inferno. Io B. C. penso che tutte queste caratteristiche di questo componimento siano alla base e alla teoria della mia poesia postcontemporanea. Io B. C. sono convinto che, “A spasso per l’Inferno di Dante”, oltre ad essere un testo, fantasioso e fantastico, che lo determina e lo caratterizza come fiction, questo componimento sia, anche, un testo postcontemporaneo, concreto ed attuale, per quanto riguarda i contenuti, perché esso delimita e analizza il comportamento di molte anime, perse e dannate, di politici italiani, dal secolo XX fino alle ultime anime arrivate del XXI secolo. Inoltre questo componimento poetico vuole essere un componimento postcontemporaneo perché riunisce e sintetizza insieme aspetti sociali e culturali del XX secolo ma si proietta, anche, nel futuro del XXI secolo con le problematiche dei cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo l’intero pianeta. Un esempio di queste preoccupazioni dei cambiamenti climatici, già in corso, è dato della malinconia e dalla tristezza dell’anima, persa e dannata, di Karl Marx quando guarda dall’alto il nostro pianeta e prova un grande sconforto e dolore per il prevedibile, disastroso e mortale futuro dell’umanità, la quale cerca di contrastare, invano, l’inevitabile tendenza verso l’apocalisse finale.
III
Per tutte queste caratteristiche nuove, moderne e postcontemporanee, io B. C. mi auguro e spero che “A spasso per l’Inferno di Dante” sia una composizione postcontemporanea, godibile, amabile, apprezzabile, anche se l’argomento rimane sempre inquietante come lo può essere un viaggio nelle pene e nelle sofferenze delle anime, perse e dannatene, nell’Inferno di Dante. Io B.C., ho cercato, soprattutto, di attualizzare i contenuti e i personaggi rispetto al poema di Dante; per questo motivo ho cercato di collocare nell’Inferno protagonisti della storia d’Italia dal XX secolo al XXI secolo e di riportarli al mondo d’oggi e alla nostra società postcontemporanea italiana. Per questa mia intenzione e per questo mio sforzo intellettuale, io B. C., spero e mi auguro che il mio componimento poetico “A spasso per l’Inferno di Dante” sia, soprattutto, una composizione postcontemporanea, mista di poesia e di prosa, cioè un genere letterario capace di analizzare, descrivere, criticare, giudicare e interpretare alcune problematiche sociali, politiche, escatologiche e religiose del nostro tempo e del nostro Zeitgeist, in proiezione con i prossimi eventi futuri, scientifici, culturali e climatologici, che già sono presenti nel nostro presente e che coinvolgono e affliggono la nostra umanità intera. In questo senso, “A spasso per l’Inferno di Dante”, contiene dei paragrafi che riguardano da vicino alcune anime della politica italiana, perse e dannate, ancora in vita. Io B. C., auspico che il mio componimento poetico, che vuole attirare l’attenzione dei lettori, sia capace di illuminare il nostro presente, ma sia anche capace di gettare uno sguardo critico, sinistro, lugubre e macabro, sui problemi politici, culturali e sociali che imperversano e affliggono l’Italia di oggi. Un esempio di questo sguardo critico nel mondo della politica italiana, da parte mia, è quello di ricordare ancora alla Lega la somma che, ancora, deve restituire al fisco italiano. Questa annotazione sulla Lega la si può leggere nel paragrafo 17. Infine, io B. C., spero e auspico che l’originalità e l’unicità di questo componimento poetico “A spasso per l’Inferno di Dante” siano dovuti al mischiare insieme il mio passato, il mio presente e il mio futuro, e nel combinare insieme il tempo passato, il tempo presente e il prossimo futuro, e nel mettere insieme poeti, personaggi politici del presente e del passato, creando e formando così un racconto insieme verosimile e inverosimile, fantastico e realistico, credibile e incredibile. Io, B. C., ho dedicato l’ultima parte di questo componimento poetico leggendo e riportando il contenuto della lettera che Dante mi ha lasciato sul tavolino del mio studio. La lettera ha per titolo: LA PALINODIA DI DANTE ALIGHIERI. Dopo avere letto la lettera ho capito e saputo qual è stata la grande metamorfosi di Dante Alighieri. Infatti, in questa lettera, Dante mi ha fatto sapere che lui, da uomo medievale e teocentrico, si è trasformato in un uomo nuovo, adeguato e uniformato alla mentalità, razionale, laica, atea e scientifica della nostra società postcontemporanea. In ultimo, io, B. C., sorpreso e deliziato di questo cambiamento di Dante Alighieri, ho terminato questo mio componimento poetico, ricollegandomi e richiamando il primo paragrafo del componimento stesso, dove io esplicitavo e manifestavo quali erano le mie intenzioni e le mie curiosità che volevo conoscere e scoprire scendendo nell’Inferno di Dante. Alla fine del viaggio, insieme a Dante, posso dire che ho appagato e ho colmato le curiosità e le conoscenze che mi ero prefissato all’inizio del componimento. Infatti ho appreso quali sono gli episodi di cronaca narrati da Dante, ho visto la struttura fisica e architettonica dell’Inferno descritta da Dante; poi ho conosciuto il sistema di comunicazione fra i diavoli, cornuti e custodi, e Satana. Poi ho anche saputo come si attuava e si realizzava la legge del contrappasso descritta da Dante. Inoltre ho compreso e qual è l’accesso ai concetti etici e sociali di Dante e poi ho capito il messaggio finale della Divina Commedia espresso da Dante in molte parti dell’opera. Ed infine ho potuto intelligere, anche, la missione finale che Dante, dopo aver terminato il suo viaggio nelle tre Candide ultraterrene, ha voluto per sé dopo il suo ritorno sulla Terra. Dante si fa dire e si fa dare da san Pietro qual è la missione che Dante deve riferire all’umanità, quando rientrerà sulla Terra. Ecco le due terzine nelle quali san Pietro annunzia, espone ed esplicita la missione di Dante umano.
“Ma l’alta provedenza, che con Scipio
difese a Roma la gloria del mondo,
soccorrà tosto, sì com’io concipio;
IV
e tu, figliol, che per lo mortal pondo
ancor giù tornerai, apri la bocca,
e non nasconder quel che io non nascondo.”
(Paradiso. Canto XXVII. Versi 61 – 66).
Io, B. C., penso che questo messaggio finale di Dante della Divina Commedia, si possa sintetizzare con queste immagini e con queste parole, tradotte da me con il concetto di DILEZIONE. Dante ha lanciato il monito della DILEZIONE, cioè il monito e l’invito a tutti i cristiani di riunirsi nell’amore cristiano che unisce tutte le creature di fronte a Dio per ottenere da Lui la grazia illuminante e per conseguire, ottenere e provare la visione mistica ed estatica, così come ci è riuscito Dante nell’ultimo canto del Paradiso. Infine, io, B. C., per procedere in questa prefazione, dico che la bellezza della Divina Commedia consiste nella sua maestosità, nella sua grandiosità, nella sua bellezza poetica e nell’invito alla DILEZIONE, cioè ad ottenere e conseguire l’estasi mistica. Purtroppo, io, B. C., reputo e constato che il messaggio di Dante è impossibile a realizzarsi perché oggi viviamo in piena apocalisse climatica e in piena pandemia. Quindi, io, B. C., constato che quasi nessuno oggi riesce a distaccarsi dai problemi concreti e reali di tutti i giorni. Secondo me, B. C., anche i monaci e le monache e tutti gli ecclesiastici, che vivono isolati nei loro monasteri e conventi, hanno i loro problemi quotidiani che li affliggono e gli impediscono di distaccarsi dai problemi della vita reale, cosicché anche loro non riescono a elevare la propria anima fino a raggiungere l’estasi mistica. Io, B. C., reputo e credo che, oggi, nemmeno il Papa, con tutti i privilegi e i poteri che amministra nello Stato della Santa Sede, riesca a distaccarsi completamente dai suoi problemi reali della vita quotidiana che svolge nello Stato Vaticano. Secondo me, B. C., nemmeno il Papa riesce ad innalzarsi e a purificarsi per ottenere l’estasi mistica. Io, B. C., reputo che la DILEZIONE, auspicata da Dante, sia soltanto una utopia che nessun uomo postcontemporaneo di oggi, sia laico che religioso, possa realizzare, raggiungere e conseguire l’estasi mistica, così come Dante la descrive nella sua Divina Commedia seguendo le indicazioni dei mistici e dei filosofi della sua epoca. Io, B. C., penso che gli uomini postcontemporanei di oggi vivono e soffrono per i tanti motivi che incombono sul pianeta Terra: dai cambiamenti climatici alla pandemia che imperversa in tutto il mondo, dalla mancanza dell’acqua potabile all’aumento della temperatura sulla Terra e sui mari e tutti gli altri problemi climatici che sono già in corso sul pianeta Terra. Io, B. C., reputo e suppongo, infatti, che tutti questi problemi mondiali impediscano, di fatto, a tutti gli uomini, religiosi e laici, di realizzare a pieno il messaggio mistico e religioso di Dante Alighieri.
Finale.
Io, B. C., nella parte finale del mio componimento poetico, ho aggiunto, anche, due bellissime e importantissime lettere. La prima lettera è quella di Dante, che mi ha lasciato sul tavolo, indirizzata a me. La seconda lettera è quella che io ho scritto, indirizzata a Dante, come risposta alla sua lettera. La lettera di Dante esprime ed esplicita la sua nuova visione di vita, ormai adeguata e conforme alle nostre società postcontemporanee. La mia lettera, invece, esplicita tutta la mia solidarietà alla palinodia di Dante e manifesta, anche, la mia gioia per la sua metamorfosi e per la sua apostasia. Infine, la mia lettera spiega, anche, le mie idee sulla vita e sulla morte, ed esprime, anche, il mio rammarico e la mia amarezza sulla sorte delle nostre anime. Infatti, io, B. C., penso, sostengo e affermo che le nostre anime muoiono con il nostro corpo e quindi, io e Dante, non ci potremo incontrare nemmeno nell’aldilà, perché non esiste né un Dio né un aldilà creato da Dio. Però la mia lettura, la mia comprensione e i miei apprendimenti dalla Divina Commedia hanno appagato e hanno colmato, comunque, il mio senso estetico e hanno destato, anche, il mio diletto, intellettuale ed estatico. Infatti, alla fine della lettura della Divina Commedia, io, B. C., ho provato un grande sentimento di intima gioia, ho sentito un grande gaudio di letizia e ho gioito per la bellezza poetica, maestosa e grandiosa, che l’opera poetica contiene e che si prolunga dal primo canto fino all’ultimo. Infine, io, B. C., ho avuto una grande ammirazione per i versi originali della Divina Commedia e ho sentito una grande soddisfazione nell’anima e un intenso piacere intellettuale.
V

MODICA 15 MARZO 2022
PROF. BIAGIO CARRUBBA
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