
Prima poesia postcontemporanea e post climatica 2020.
La pandemia da coronavirus
Prima parte (1/5)
1
Un grande e tetro disastro, oggi, si aggira
su tutto il bel e placito pianeta Terra;
è lo spettro del coronavirus
che ha contagiato già più di
5.000.000 di positivi e
ogni giorno miete migliaia
di vittime in tutto il mondo.
Il 2019 ci ha lasciato in eredità
il covid-19 che è esploso, in tutta
la sua disgraziata virulenza e letalità,
nel gennaio del 2020 e che perdura fino ad oggi.
A febbraio del 2020, non conoscendolo
e sottovalutandolo, ha contagiato milioni
di persone, dalla Cina agli USA e
dall’Italia a tutta l’Europa, fino in Africa.
Oggi lo conosciamo e ne moriamo,
sia per la paura del contagio e
sia per il terrore che incute e sparge
in ogni famiglia contagiata e non.
Ai, già, gravi e insolubili problemi
dei cambiamenti climatici e ambientali
che, da molti decenni, sconvolgono e
devastano tutto il dolce pianeta Terra, ora
si è, anche, aggiunta la gravissima e letale
pandemia del coronavirus.
2
Molte vittime contagiate sanno già,
che, per loro, non ci sarà più
l’auspicato viaggio di ritorno.
Molti giovani sono immobilizzati
in case matte senza gioia e lavoro.
Oggi siamo marchiati dal coronavirus e
abbiamo le stimmate della crocifissione,
stampate negli sguardi fissi degli occhi.
Tutta la gente vive atterrita e sgomenta
con gli occhi sbarrati e strabuzzati.
Tutta la flora e la fauna di ogni
continente è sotto pressione
per l’aridità del suolo e dei fiumi
rimasti senza acqua per la scarsità delle piogge.
L’aumento della temperatura ha portato
lo scioglimento dei ghiacciai, e rende
infecondo e sterile ogni terreno,
trasformando la terra in una desolata e
desertica landa, arida e invivibile.
Tutto ciò ha reso l’umanità inerme e
inerte, sotto l’attacco massiccio e
onnipotente del coronavirus,
invisibile e inavvertibile.
3
La pandemia del coronavirus è,
secondo me, la prova più evidente
e lampante della impotenza e
della inesistenza di Dio,
di qualsiasi religione,
imperante ed esistente nel mondo.
Nessun Dio di qualsiasi confessione
religiosa può fermare il covid-19
e così salvare l’umanità
dalla sua inevitabile e tragica fine
perché non c’è nessun Dio,
sopra l’universo o gli universi.
La fine dei tempi era già iniziata
con i cambiamenti climatici, ma oggi
il covid-19 accelera, ancora di più,
la distruzione totale e finale dell’umanità
che avverrà nei prossimi decenni.
Per tutti questi motivi, naturali
e ambientali, e per tutti i
cambiamenti climatici ampliati e
implementati dal coronavirus,
io, B. C., penso e reputo che
siamo già entrati nell’epoca
post-apocalittica, già annunciata
dall’apocalisse di Giovanni apostolo.
4
Che tristezza, che malinconia, che pena
vedere, osservare e contemplare
il mite e mesto pianeta Terra, ammalato e
moribondo finire così i suoi giorni.
Ormai, ormai, tutto si è concluso
in questo modo così triste e penoso.
Nota finale
Io, B. Carrubba, penso che, da questi primi mesi del 2020 in poi, a causa della pandemia del coronavirus che ha infestato tutto il mondo, la poesia non possa non tener conto delle conseguenze nefaste provocate dal Covid-19 e dei profondi e disastrosi cambiamenti climatici in atto su tutto il pianeta Terra. Dunque, penso e reputo che tutti i poeti postmoderni e postcontemporanei debbano redare e comporre poesie che registrino, descrivano e contemplino i mutamenti e le conseguenze negative prodotti in ogni singolo paese, in ogni singola famiglia e in ogni singolo contagiato dal coronavirus. L’obiettivo fondamentale della poesia è, infatti, secondo me, quello di rappresentare, descrivere ed interpretare ciò che, di positivo e di negativo, di bello e di brutto, di costruttivo e distruttivo, avviene in tutto il mondo e che ha notevole influenza sui singoli individui e nelle comunità delle nazioni. Io, B. C., porto come primo esempio questo componimento poetico composto da me durante il periodo della diffusione del coronavirus in Italia e in Sicilia.
Modica, 06/06/2020 Prof. Biagio Carrubba
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