
IL PERCORSO POETICO DEL GRANDE POETA TOSCANO MARIO LUZI.
I
Mario Luzi nacque a Castello (allora in provincia di Sesto Fiorentino) oggi, invece, è una nota frazione di Firenze, il 20 ottobre del 1914, da Ciro Luzi e da Margherita Papini. Aveva una sorella più grande di lui, Rina. Il padre svolgeva il lavoro di capostazione a Castello. Luzi, nella sua fanciullezza, fu legatissimo alla madre, ricordata in molte poesie. Mario Luzi cominciò a scrivere le sue prime poesie negli anni ’30 nel clima poetico ermetico e sotto l’egida del regime fascista. Il giovane poeta fiorentino accettò la poetica dell’ermetismo e si adeguò ad essa, come fecero tanti altri poeti della sua generazione: come G. Ungaretti, S. Quasimodo, A. Gatto e E. Montale. Luzi pubblicò la prima opera poetica “LA BARCA” nel 1935. Ad essa seguirono molte altre opere tutte di impronta ermetica e di stile ermetico. L’ultima opera ermetica di Luzi fu “PRIMIZIE DEL DESERTO” del 1952. Dopo questa data, Luzi si avviò e si avvicinò al neorealismo. La prima opera neorealistica fu “ONORE DEL VERO” del 1957. L’ultima opera neorealistica fu “AL FUOCO DELLA CONTROVERSIA” del 1978. Luzi, nel 1985, si avviò e si avvicinò alla poesia postmoderna con la sua prima opera postmoderna “PER IL BATTESIMO DEI NOSTRI FRAMMENTI”. Dopo questa opera ne seguirono tante altre, tutte di stampo postmoderno, come FRASI E INCISI DI UN CANTO SALUTARE, pubblicata nel 1990 e IL VIAGGIO TERRESTRE E CELESTE di SIMONE MARTINI pubblicata nel 1994. A queste opere postmoderne seguì l’opera poetica e religiosa “La Passione. Via crucis al Colosseo”, del 1999, scritta su invito di Papa Giovanni Paolo II. L’opera ebbe molto successo ed è, secondo me, il suo capolavoro poetico. Sempre nello stesso anno pubblicò un’altra opera poetica postmoderna con il titolo “SOTTO SPECIE UMANA”. Nel 2004 Luzi pubblicò l’ultima opera postmoderna con il titolo “DOTTRINA DELL’ESTREMO PRINCIPIANTE”. Anche l’ultima opera poetica, pubblicata postuma: “Lasciami, non trattenermi”, ribadisce e riconferma, con i suoi versi teologici e religiosi, la sua visione cattolica e cristologica, e sugella la forma postmoderna della poesia di Luzi. I motivi per i quali io, Biagio Carrubba, reputo M. Luzi il maestro e l’artefice della poesia postmoderna sono i seguenti.
Primo motivo. Il poeta non segue l’osservazione della società e dei fatti politici italiani come il poeta aveva fatto nelle opere precedenti degli anni ‘70 – ‘80. Invece in quest’opera il poeta insegue i suoi intenti estetici e le sue esigenze personali ed esprime i suoi sentimenti, da lui scelti, nei temi e negli argomenti espressi in tutta l’opera poetica.
Secondo motivo. Le poesie non seguono uno sviluppo logico e coerente fra di loro ma si susseguono, l’una dopo l’altra, con ordine sparso e incoerente senza nessuna soluzione di continuità. Esse esprimono soprattutto il mondo interiore del poeta ma espongono, nello stesso tempo, tutto lo stupore che il poeta sente per le bellezze della Terra ed esibisce tutto il suo attaccamento alla vita che sente sfuggirgli dalle mani.
Terzo motivo. La configurazione delle strofe, che hanno l’aspetto allungato e mobile e la configurazione dei versi che sono aperti, a incastro, frastagliati e a gradini, attribuiscono ed esibiscono a tutte le poesie un formato più lieve, più leggero e più raffinato come l’occhiatura del formaggio “Groviera”, per renderlo più leggero, più voluminoso e più appetibile.
Quarto motivo. Molte poesie sono scritte in terza persona; molte altre sono scritte in prima; ma moltissime altre non hanno un soggetto vero e proprio e quindi è necessario andare a cercarlo per capire il tema e l’argomento della poesia; in queste poesie predomina il pro nominalismo, già segnalato da Stefano Verdino. Anche la punteggiatura dei componimenti poetici è molto larga ed irregolare. Infatti, secondo me, l’interpunzione segue di più il ritmo e l’enfasi dei sentimenti del poeta, che la corrispondenza con la sintassi. Anche l’inserimento di parole latine e di locuzioni latine, alla fine di molte poesie, contribuisce e attribuisce alle strofe, lunghe e mobili, postmoderne una nota antica e nobile che le solleva dalla normale e nota composizione moderna, dando ai componimenti poetici luziani un’aura e un tono che rievocano un’area d’antan, di ricercatezza, di raffinatezza e di una nobiltà di altri tempi.
Quinto motivo. L’opera poetica è, secondo me, postmoderna anche perché Luzi non segue i movimenti sociali dell’Italia di fine secolo ed inizio del nuovo millennio, ma persegue, soprattutto, le sue esigenze religiose ed estetiche. Infatti la dimensione religiosa e cristologica domina e prevale su tutte le altre parti del libro.
Sesto motivo. Le poesie del poeta non danno soluzioni o risoluzioni al lettore ma sono l’espressione precisa di alcune impressioni estemporanee del poeta su alcuni momenti della realtà a lui più vicina, cosicché il poeta descrive i sui pensieri e i suoi sentimenti in modo preciso e lineare e corrispondenti alla sua età e ai suoi ultimi anni di vita.
Settimo motivo. Un altro motivo postmoderno è costituito dalla cultura eclettica del poeta e dal suo citazionismo implicito e sottointeso che richiama e riecheggia poeti cari a Luzi, come Pascoli, Leopardi ed altri che fanno capolino, di tanto in tanto, in molte poesie dell’opera poetica postmoderna.
Ottavo motivo. Un altro motivo, che dona l’aspetto e la forma postmoderna all’opera poetica, è, senza dubbio, la visione religiosa e teologica del poeta. Infatti M. Luzi esprime ed espone la sua rappresentazione religiosa della realtà che io, B. C., avvicino e definisco come teologia razionale dato che, secondo Luzi, la realtà è espressione ed esternazione di Dio e quindi, alla fine di tutto, la realtà combacia con la razionalità di Dio. Inoltre M. Luzi rimase sempre fedele alla teologia cristica e cherigmatica. La teologia di Luzi, è, secondo me, anche, una teodicea perché tende a conciliare la razionalità e la bontà divina con l’esistenza del male nel mondo.
II
Inoltre, nell’ultima fase della sua vita Mario Luzi cambiò, decisamente, la sua poetica la quale non fu più ermetica, quindi chiusa ed ambivalente, com’era ai suoi inizi poetici, ma si aprì alla poesia profetica, come afferma, sia nella sua intervista televisiva del 1998 e sia nel suo CD registrato nel 2001. Mario Luzi ha chiarito, ancora una volta, la nuova svolta finale nel libro “LE NUOVE PAURE”, “Conversazione con Renzo Cassigoli”, dove, per l’appunto, chiarisce quale deve essere la funzione della poesia profetica nelle nuove società postmoderne del XXI secolo. Così Mario Luzi scrive: “Io penso alla forma profetica della poesia, ma per esprimerla bisogna avere almeno fede in qualcosa di possibile”. Pag. 53. Questa svolta di Mario Luzi, che aveva iniziato a scrivere da ermetico e ha finito profetico, è, secondo me, la chiara dimostrazione della creatività e della flessibilità del grande poeta toscano secondo il quale “La poesia (è fondamentale), non solo come atto creativo, ma anche come dimensione dell’umano che si esprime per qualcuno che ascolta. Ora questa dimensione è in pericolo, ma se la poesia resiste e, soprattutto, resiste l’umano, allora ci potrà essere salvezza. Almeno lo spero.” (Pagg. 27, 28). L’ultimo periodo poetico di Mario Luzi è contrassegnato, dunque, dalla poesia postmoderna di cui fu il primo maestro e l’antesignano di tutti i poeti di fine secolo. M. Luzi morì il 28 febbraio del 2005, lasciando molte poesie ancora in fase di elaborazione, di correzione, e senza un assetto ben definito e compiuto. Queste poesie sono state raccolte e ordinate dal suo fedele biografo Stefano Verdino che le ha pubblicate nell’ultimo libro postumo con il titolo “Lasciami, non trattenermi” del 2009. Nell’ultima produzione poetica di Luzi prevale sempre la dimensione religiosa e teologica che accompagna, anche, tutta la produzione laica di Luzi sulla vita, sulla morte, sull’essere e sulla natura. M. Luzi, dunque, iniziò con la poesia ermetica, una poesia chiusa e implosiva in sé stessa, poi passò alla poesia neorealistica, con i suoi dialoghi dell’opera poetica “Nel magma”, poi passò ad osservare e scrutare la società italiana degli anni di piombo fra il 1970 e il 1980 pubblicando opere poetiche che rappresentavano l’Italia della strategia della tensione con opere come: “Su fondamenti invisibili” e “Sul fuoco della controversia” per passare, infine, alla poesia postmoderna dal 1985 al 1998. Poi, prima della pubblicazione dell’opera “La passione”, M. Luzi cominciò a pensare di passare alla poesia profetica. M. Luzi ha annunciato questa svolta sia nell’intervista rilasciata a Enzo Biagi, nel 1998, e poi riconfermata nel libro “Le nuove paure” nel 2003. Dunque il percorso poetico di M. Luzi si può così sintetizzare: Ermetismo (1930 – 1952), Neorealismo (1957 – 1985), Postmoderna (1985 – 1998), Poesia profetica (1998 – 2004). Infine, nell’ultimo periodo della sua vita Luzi, dunque, parlò di poesia profetica facendo l’esempio del mito di Orfeo (mi chiedo: forse Luzi ha confuso la mitologia con la profezia?). Nel CD del 2001 (Crocetti editori), Mario Luzi ribadisce e riconferma che la poesia deve riacquistare la funzione profetica come aveva avuto all’inizio della sua nascita con il mito di Orfeo. Infatti dice: “La poesia, oltre che registrare il vissuto, preannuncia e prefigura a qualche cosa di profetico”. Nell’ultimo libro “Lasciami, non trattenermi” l’afflato della poesia profetica si sente, anche se non è determinante. Il libro esprime il desiderio e l’anelito del poeta di andare verso Dio e di vedere la luce divina. La poesia, dove si evince meglio questo anelito, è la poesia n. 29 dell’opera che ha questo incipit: “Il termine, la vetta/ di quella scoscesa serpentina/ ecco, si approssimava, / ormai era vicina, / ne davano un chiaro avvertimento/ i magri rimasugli di una tappa pellegrina/ su alla celestiale cima…” (pag. 65).
III
Secondo il suo autorevole biografo, Stefano Verdino, nell’ultima opera poetica, Luzi si pone in un atteggiamento di ascolto e di attenzione verso tutto ciò che accade e si manifesta sulla Terra, in quella danza che Stefano Verdino definisce una danza cosmica, un po’ matissiana. Stefano Verdino continua scrivendo: “L’insieme degli eventi – avventi, con il loro perpetuo moto, costituisce infatti una sorta di ritmo naturale e anche un messaggio da captare per cui la materia e lo spirito si danno in un unico insieme come creato. Qui sono le ragioni della poesia di quest’ultima stagione e il tratto unificante della sua feconda campata…”. Da Luzi. Poesie ultime e ritrovate. Garzanti editori (2014). Pag. 2. Io, Biagio Carrubba, invece, ritengo che il grande poeta toscano, con la sua creazione poetica abbia cercato di afferrare, rappresentare e circoscrivere il grande afflato che emana dalla Terra da parte degli uomini e di sintetizzarlo con le sue poesie esprimendo e manifestando in esse il suo sentimento religioso e teologico ma anche la sua razionalità laica. Io, Biagio Carrubba, penso che il poeta, con queste due idee, abbia voluto cercare di carpire e capire l’animo degli uomini che aspirano all’immortalità sulla Terra. Così io, B.C., reputo che Luzi, con la sua poesia postmoderna e profetica, abbia voluto superare la terrestrità degli uomini per volare alto nel cielo e avvicinarsi alla casa del Padre e godersi la luce divina.
Finale.
Io, Biagio Carrubba, reputo che i versi che illustrino e dispieghino la visione religiosa e cristica di Mario Luzi siano quelli che lui ha scritto nella parte finale della poesia dedicata alla moglie Elena, tra il dicembre 2002 e il gennaio 2003. Ecco i versi finali di questa poesia.
Per aiutarci a meritare il cielo,
dice Madre Teresa di Calcutta,
il Cristo ci ha posto sotto esame
riguardo la nostra carità
pratica, attiva verso i deboli
i diseredati, i poveri. Che hai fatto,
tu?
Modica 09 febbraio 2019 Prof. Biagio Carrubba
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