PARAGRAFO N. 48
Io e Dante, dopo aver visto il cumulo e visitata la baracca dei cristiani ed ascoltato i loro discorsi, uscimmo dal cancello di questa baracca e riprendemmo a camminare sulla strada principale, ampia e grigia, del lago ghiacciato di Cocito. Dopo avere percorso, speditamente, un bel tratto di strada in discesa, ci trovammo, improvvisamente, quasi senza accorgercene, giù sul fondo del lago ghiacciato di Cocito. Io, B. C., mi voltai indietro, ma non vidi, in giro, nessuna anima, persa e dannata, tranne alcuni diavoli cornuti postini, dalla livrea con una P stampata davanti e dietro sulla livrea (livrea n. 17),che giravano tra le baracche posizionate sulla strada principale, ampia e grigia. Io, B. C., avvistai, anche, altri diavoli che si inoltravano tra le altre baracche interne del lago ghiacciato di Cocito. Allora, io, B. C., guardai, attentamente, in avanti e in alto, e vidi le grandi pareti laterali dell’Inferno, dove si aprivano le porte laterali esterne dell’Inferno. Io, B. C., constatai che queste pareti laterali dell’Inferno assomigliavano, tristemente, a delle grandi falesie, cioè a coste rocciose a picco, alte e continue, che circondavano e delineavano il grande lago ghiacciato di Cocito. Inoltre, io B. C., mi accorsi che, di fronte e al centro del lago ghiacciato di Cocito, ci stava l’enorme testa di Lucifero che, con i suoi grandi occhi, ci guardava continuamente e, con le sue grandi ali, ci sventolava di qua e di la, facendoci rotolare e scivolare sul ghiaccio del lago, come a lui piaceva. Comunque, dopo un po’, per fortuna, ad un certo momento, Lucifero cessò di sventolarci, per cui noi restammo in piedi e ci guardammo intorno. Io e Dante vedemmo, così, che Satana maciullava Hitler, mentre altri diavoli cornuti, posti a destra e a sinistra e aiutanti di Satana, diavoli dalle livree a strisce orizzontali che seguono l’ordine dei colori dell’arcobaleno (livrea n. 20), divoravano altri gerarchi nazisti della Gestapo che portavano sul braccio la svastica di colore rosso e fascisti della Repubblica di Salò. Mentre, io e Dante, eravamo attratti da questo spettacolo, inatteso e inedito, vedemmo aprire la porta laterale esterna e secondaria dell’Inferno e vedemmo un’anima, persa e dannata che veniva fatta entrare all’interno dell’Inferno. Vedemmo aprire la porta e vedemmo che il diavolo, cornuto e custode, della porta laterale esterna dell’Inferno, dalla livrea a macchie di leopardo (livrea n. 8), che stava consegnando l’anima, persa e dannata, al diavolo, cornuto e custode della porta laterale interna dell’Inferno, dalla livrea livrea a strisce orizzontali verdi – arancioni (livrea n. 9). Quest’ultimo diavolo portò l’anima, persa e dannata, davanti e sotto gli occhi di Lucifero. Durante il percorso, l’anima, persa e dannata, ancora giovane e veloce nella camminata, polemizzava, a voce alta e alterata, con il diavolo accompagnatore dalla livrea a strisce orizzontali verdi – arancioni (livrea n. 9). Io e Dante vedemmo, poi, che l’anima, persa e dannata, gesticolava, con gesti indisponenti, e diceva che essa non poteva essere lì, nell’Inferno, perché, sulla Terra, il suo corpo era ancora vivo e combattivo contro tutti i suoi ex compagni e avversari politici italiani. Il diavolo, allora, con calma e pazienza, gli spiegava che per essere condannati nell’Inferno non era necessario morire; ciò che importava per finire nell’Inferno era l’aver commesso una infamia, grave e scellerata o un tradimento così plateale che era impossibile negarlo né da lui stesso e nemmeno dagli altri compresenti politici italiani. Il diavolo, cornuto e custode, accompagnatore, ribadiva all’anima, persa e dannata, che essa aveva già commesso un tale tradimento, così grave e irreversibile, che ormai tutta l’Italia lo sapeva, e tutti i politici e buona parte degli italiani, l’aveva condannata all’Inferno, senza possibilità di scampo e di possibile perdono. Questa separazione dell’anima arrivata già all’Inferno e divisa dal corpo ancora vivo sulla Terra, è un escamotage inventata da Dante nel XXXIII canto dell’Inferno per condannare l’anima di Branca Doria il cui corpo risultava ancora vivo sulla Terra. Ecco le terzine nelle quali Dante spiega e illustra questa miracolistica separazione tra l’apparente corpo vivo sulla Terra e l’anima, persa e dannata, all’inferno.
<<E perché tu più volentier mi rade
e ‘nvetriate lagrime dal volto,
sappie che, tosto che l’anima trade,
come fec’io, il corpo suo l’è tolto
da un demonio, che poscia il governa
mentre che ‘ò tempo suo tutto sia volto.
Ella ruina in si fatta cisterna;
e forse pare ancor lo corpo suso
de l’ombra che di qua dietro mi verna>>.
(Inferno. Canto XXXIII. Versi 127 – 135).
Noi, io e Dante, appena vedemmo l’anima, persa e
dannata, la riconoscemmo subito. Io, B.C., riconobbi,
subito, l’anima, persa e dannata, di Matteo Renzi
perché lo avevo visto tante volte in TV; Dante lo
riconobbe perché Matteo Renzi era fiorentino come
lui e, anche perché, Renzi parlava in lingua italiana,
ma con l’accento e l’intonazione tipiche della toscana.
Renzi, infatti, si esprimeva con parole e frasi toscane,
piene di intensità e nelle sue parole, nei suoi gesti, nel-
la prosodia, nei timbri e nelle intonazioni, tipicamente
toscane. Infatti parlava la lingua originale toscana, che
è riconoscibilissima e inconfondibile fra tutte le lingue
originali e regionali d’Italia. Nella mia mente, io, B. C.,
pensai che Matteo Renzi non era altro che un grullo, un
toscanaccio caparbio e tenace, che fattosi eleggere, in
primis, sindaco di Firenze, poi era riuscito a farsi elegge-
re anche segretario del PD, ed infine era riuscito a farsi
eleggere capo del Governo dal 2014 al 2016. Poi, nell’
ultima legislatura del 2018, Renzi è stato eletto come
Senatore con i voti del PD. Quindi, io, B. C., mi chiesi:
<<Come avrà fatto questo Matteo Renzi a fare carriera
politica dentro il PD?>>. Allora mi risposi che <<la sua
carriera politica era un mistero della politica italiana e
supposi che Matteo Renzi sia, ancora oggi, un mistero
della politica italiana>>. Subito dopo, Dante, con un
tono alto di voce e con una fronte e un volto corruccia-
ti, ma con animo placato e rasserenato, con sentimento
mite, umile e pacificato e con uno spirito meditativo,
poetico e ispirato, disse all’anima, persa e dannata,
di Matteo Renzi:
“O Tosco che per la città del foco
vivo ten vai così parlando onesto,
piacciati di restare in questo loco.
La tua laquela ti fa manifesto
di quella nobil Patria natio,
a la qual forse fui troppo molesto”.
(Inferno. Canto X. Versi 22 – 27).
Immediatamente il giovane toscano tracotante rispose
a tono e domandò a Dante, con fare sdegnoso e altèro:
<<Chi fuor li maggior tui?>> (Inferno. Canto X. Verso 42).
Infine, io, B. C., vedendo che la discussione si prolun-
gava per le lunghe e stava diventando offensiva e
nociva per Dante, decisi di intervenire e stroncarla,
così, sul nascere, proferendo questa breve ma auspi-
cabile profezia: “Io, B.C., suppongo e reputo che
gli italiani hanno piene le tasche di questo politico;
ora, io B. C., auspico di non vedere più questo politico
voltagabbana, tra gli scranni del Senato italiano.
Anzi spero che questo giovane puledro debba
starsene fuori dal Parlamento italiano, dato che
ha tradito, spudoratamente e consapevolmente,
il PD e metà del popolo italiano”.
Anzi, io B. C., sono proprio convinto e sicuro che
Matteo Renzi e il suo partito politico “Italia viva”
nelle prossime elezioni politiche del 2023, scom-
pariranno del tutto dalla faccia del Parlamento,
perché gli italiani non voteranno più né lui né il
suo partito politico, perché si sono sentiti traditi
e ingannati da questa anima maledetta, boriosa
e spocchiosa. Io e Dante vedemmo, inoltre, che,
l’anima, persa e dannata, di Matteo Renzi era già
arrivata all’Inferno con tutti i vestiti e le scarpe che
indossava nel momento del suo tradimento nei
confronti del PD e degli italiani. Nello stesso mo-
mento, anche, Lucifero, decretò la sua condanna
all’Inferno e decise di conficcarlo nel cumulo e
nella nuova baracca delle anime, perse e danna-
te, dei politici italiani, della prima metà del XXI
secolo, traditori del suo ex partito e della Patria.
Io e Dante, ad un certo momento, vedemmo che
il diavolo, cornuto e custode della porta laterale
interna dell’Inferno, dalla livrea a strisce orizzon-
tali verdi – arancioni (livrea n. 9), passò davanti a
Satana, il quale, alzando le mani in aria, mostrò
con le dita il numero 9, che corrispondeva, ovvia-
mente, al numero della nuova baracca destinata
ai politici traditori del centro sinistra della prima
metà del XXI secolo.
MODICA 28 MARZO 2022
PROF. BIAGIO CARRUBBA
Commenti recenti