IL NATALE DI MARIO LUZI.

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IL NATALE DI MARIO LUZI.
I

Anche il grande e immortale poeta Mario Luzi ha scritto una bella poesia per il Santo Natale. Eccola qui. La propongo alla lettura di molti, anche se suppongo che siano in pochi a conoscerla.
Io, Biagio Carrubba, voglio donare questa poesia per il Natale 2018 a tutti i lettori dei social network e soprattutto agli amanti e agli appassionati di poesia. In primis, mi preme sottolineare due aspetti sulla poesia. Primo aspetto. La poesia è stata scritta da Mario Luzi, alla fine della sua lunga vita, nel 2014 e fa parte del libro Dottrina dell’estremo principiante, per coronare la sua lunga milizia nella chiesa cattolica e per testimoniare, ancora una volta, la sua fede in Gesù Cristo che, con la sua venuta in mezzo agli uomini, e porta loro la sua vita e dona loro la salvezza. Secondo aspetto. La poesia, anche se presenta un contenuto noto e vecchio, ha però una forma nuova e brillante dovuta dalla poesia postmoderna di cui il poeta è stato il grande iniziatore, conoscitore e divulgatore. La poesia si apre, descrivendo il primo sospiro del Bambino Gesù che si percepisce “impercettibilmente”. Con il suo sorriso, “il nuovo nato” sogna e poco dopo, apre gli occhi e guarda il cielo azzurro, “per il sole che subentra”. Il bambino Gesù nasce in una mangiatoia di Betlemme, dove sfiora appena gli “occulti penetrali del vivente”. L’incipit di questa poesia è, davvero, incantevole perché il poeta ritrae il Bambino Gesù nei suoi primi momenti di vita. L’immagine, che ne deriva, è quella che si trova nelle immaginette sacre, che circolano durante le festività natalizie, dove il Bambino Gesù è adagiato nel suo umile giaciglio attorniato dai genitori (putativi), dall’asinello e dal bue, che lo riscaldano con il loro fiato. Ma, il nuovo nato al mondo, nasce povero “indigente” e prova fatica e difficoltà a sciogliersi dal tempo – infinito di Dio per entrare nel tempo – finito degli uomini. La vita incognita che lo aspetta non gli fa paura e non toglie nessuna magia alla sua nascita “non lo dismaga”. Il mondo degli uomini è intorno “al suo giaciglio”, ma lui non vacilla e non teme i potenti. Il mondo lo piglia, lo forma e lo trasforma “lui infinito/ in un minimo sigillo/.” Lo aspettano grandi imprese, guidato dal Padre. Il nuovo nato al mondo, non è solo tra gli uomini, non è solo nella vita e non è solo nella creazione del mondo perché Lui è venuto sulla Terra per dare maggiore forza agli uomini e per mezzo di lui il mondo acquista nuovo vigore e, tramite lui, la nuova creazione ricomincia nuovamente “ex novo” ad agire fra gli uomini, rinnovandoli con la sua natività. Ma sull’importanza della natività di Cristo, Mario Luzi ha scritto molti lacerti importanti che attestano la sua visione cristiana e religiosa. Io, Biagio Carrubba, riporto alcuni lacerti di Luzi sulla nascita e sull’importanza di Gesù Cristo.
1. “MARIO LUZI – Sì. L’incarnazione, che è il sale del cristianesimo, si manifesta anche attraverso queste piaghe visibili della carne.” Da Mario Luzi. Colloquio. Un dialogo con Mario Specchio. Garzanti Editore. Pag. 124.
2.“MARIO LUZI – La parola è appunto l’attesa di una verità che si incarni e che tolga finitudine alla nostra finitudine, tolga limiti alla nostra finitudine. È l’incarnazione di Cristo, ed è poi la Pentecoste. Da Mario Luzi. Colloquio. Un dialogo con Mario Specchio. Garzanti Editore. Pag. 182.
3.“MARIO LUZI – Quando si ritiene che un criterio sia stato assimilato e sia diventato legge, canone, ecco che Cristo lo rimette in dubbio, richiama tutti; quindi per me il viaggio è anche questo.” Da Mario Luzi. Colloquio. Un dialogo con Mario Specchio. Garzanti Editore. Pag. 192.
4.“MARIO LUZI – Hai detto bene quando hai parlato di solitudine del Cristo, la solitudine dell’uomo, del figlio di Dio che ha comunicato il divino all’umano, l’ha fatto discendere, l’ha inserito nella storia umana, ma da cui è stato tradito.” Da Mario Luzi. Colloquio. Un dialogo con Mario Specchio. Garzanti Editore. Pagg. 238 – 239.

Testo della poesia. (Pagg. 119, 120, 121).

Dorme, nuovo nato al mondo,
impercettibilmente
respira il proprio sonno,
inala
in pari tempo
azzurro,
luce, spazi profondi,
profonde nerità
di cieli e di marine
e loro trasparenze
per il sole che subentra,
sfiora aperti
e occulti penetrali del vivente
quella massa,
quella ammassata copia.
È indigente lui e ripiena
la sua inopia
di lutto e d’ansia.
Che pena, che fatica
sciogliersi dal tempo
intemporale da cui viene
e inoltrarsi in questo,
presente, in questo luogo che lo tiene…
Il remoto nell’approssimarsi
scade, l’incognito
nel divenire noto
perde incanto, duole,
però non lo dismaga,
smaglia via via
di nuova meraviglia
il mondo tutto intorno
al suo giaciglio – e incombe,
ahi, un buio sopra di lui,
un’opacità,
eppure non vacilla.
Com’è tenero
e potente
quel doloroso artiglio…
ecco l’accoglie
l’universo in sé,
lo piglia lentamente,
lo trattiene nelle sue palme,
lo forma, lo trasforma,
lo circoscrive lui infinito
in un minimo sigillo.
E ora dove sono, sono forse
ad attenderlo
negli anni
le imprese che farà,
stanno in agguato
le disfatte
e le cadute…
Di chi è,
non è sua
la mente che le teme
e le spera,
le prefigura:
sono della tribù
il giudizio, la misura
o ha altre mire –
lo sa –
non è solo tra gli uomini
la vita
e la creazione
che in lui ex novo
ricomincia.

Io, Biagio Carrubba, reputo questa poesia di M. Luzi sul Natale e sulla natività del Bambino Gesù bella, squisita, deliziosa, intelligente, raffinata, delicata, sobria e soave, perché, oltre a darci una raffigurazione del presepe vivente, è, anche, una rappresentazione del messaggio cristiano ed è, infine, anche, l’espressione, emotiva e religiosa, più completa che il poeta abbia avuto nei riguardi del Salvatore dell’umanità. La poesia, inoltre, suscita in noi un completo appagamento dei sensi e colma il nostro naturale bisogno di bellezza estetica ed estatica. Inoltre, reputo la poesia una bella poesia postmoderna che ha un fascino particolare dovuto, per l’appunto, alla forma postmoderna dei versi e delle strofe. Mario Luzi si mostra ancora una volta il maestro e l’artefice della poesia postmoderna, in quanto la forma presenta delle strofe allungate e mobili che sembrano dei filamenti natalizi che addobbano l’albero di Natale, raggiungendo, in modo stupefacente, una perfetta elocuzione di pensieri e parole. Inoltre le strofe, allungate e mobili, e i versi, a gradini e a incastri, conferiscono alla poesia una raffinatezza, una leggerezza e una levità tipici della sua poesia postmoderna. La poesia è composta da un linguaggio poetico alto, ricercato e raffinato. La lexis è piena di figure retoriche difficili, sofisticate e complicate come le sinchisi, le analogie, gli anacoluti, l’ipallage, le ellissi, tutte figure retoriche che assegnano all’intera poesia e all’intera opera poetica una forma tipicamente postmoderna che si differenzia molto dalla poesia moderna tradizionale. Quest’ultima è composta da versi regolari, compatti, uniformi e da strofe unitarie e monotone; invece le strofe della poesia postmoderna sono allungate, larghe e irregolari, addirittura con doppi versi nello stesso rigo, e con versi a gradini, sparsi, ad incastro ed anche versi frastagliati fra di loro; caratteristiche di strofe e versi che attribuiscono alla poesia una forma postmoderna. Io, Biagio Carrubba, affermo che, Luzi fu il maestro e l’artefice che trasformò la poesia moderna in poesia postmoderna dandogli il suo peculiare stile limato che io definisco stile postmoderno. I motivi della bellezza di questa poesia sono i seguenti: la novità delle strofe e dei versi, l’uso di figure retoriche eccezionali, l’uso di un linguaggio poetico, ricercato e raffinato, e la mancanza dei genitori, dell’asinello e del bue, introducono una prospettiva nuova della natività, rispetto al modello classico della poesia tradizionale e moderna che affida la sua bellezza alla presenza della Madonna, di San Giuseppe, dell’asinello e del bue. Io, Biagio Carrubba, reputo, infine, che questa poesia sul Natale e sulla natività di Gesù Cristo è una fra le più belle poesie scritta negli ultimi 20 anni. Secondo me, ancora oggi, questa poesia di Luzi è forse la poesia più bella, più delicata, più affascinante, più amabile e più ammaliante, che si possa leggere con piacere e godimento spirituale a tutt’oggi.

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Modica 31/ 12/ 2018                                                                                     Prof. Biagio Carrubba

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