IO, B. C., DESIDERO L’ATEISMO.
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Ottavo articolo su Dante Alighieri che spiega come lui crede nella Bibbia e in Dio
Io, B. C., penso, immagino e reputo che questo mio libro culturale, teologico, filosofico e pragmatico, sul tema dell’inesistenza di Dio, sia giunto, oramai, agli ultimi paragrafi di questo libro ed è, quindi, tempo che io, B. C., lo concluda nei prossimi decisivi, conclusivi, definitivi e finali paragrafi. Infatti, i prossimi paragrafi chiuderanno, definitivamente, l’intero libro sul tema dell’inesistenza di Dio. Ora, però, io, B. C., mi rendo conto che il mio paragrafo iniziale, teologico, filosofico e pragmatico, con l’aumento dei paragrafi e, quindi, con l’aumento delle pagine, ha raggiunto una notevole estensione. Ora, io, B. C., mi accorgo, anche, che il paragrafo iniziale si è trasformato in un testo, culturale e filosofico, diverso e più approfondito, rispetto alla mia tesi, originale e originaria, che avevo in mente. Infatti, io, B. C., mi rendo conto, oggi, che il paragrafo originario è diventato, in un primo momento, un libello, cioè un libretto diffamatorio contro tutte le religioni e le confessioni del mondo. Poi, si è trasformato, anche, in un pamphlet, cioè un libretto, evidentemente serio, violento, sprezzante, sferzante e critico, contro la religione cristiana e, in particolare, contro la Chiesa Cattolica e Apostolica di Roma. In effetti, uno dei sottotitoli del 1° paragrafo originario, indicava, per l’appunto, la tesi e l’argomento del libro, il quale voleva essere, per l’appunto, un atto di accusa contro tutte le religioni del mondo. Però, io, B. C., oggi, mi rendo conto, anche, che il progressivo numero dei paragrafi ha trasformato il libello, ancora una volta, in un libro, meditato e ponderoso, vero e proprio, che, io, B. C., voglio concludere e terminare nel miglior modo possibile, con i prossimi definitivi paragrafi. In effetti queste due trasformazioni, da libello, diffamatorio e anticristiano, culturale e filosofico, e da pamphlet, critico e dissacratorio, contro tutte le religioni del mondo, si è trasformato in un libro-saggio, critico e ponderato, sul tema dell’inesistenza di Dio. Infatti, il mio proposito e la mia tesi erano, già scritti, in potenza e in nuce, sempre all’inizio del primo paragrafo del libro, dove avevo scritto, per l’appunto, che il modo di procedere dei miei ragionamenti, nel mio saggio, è stato un modo riflessivo, progressivo, digressivo, divisivo, vario, probativo, trasgressivo, provocatorio, iconoclasta e, infine, eclettico. Io, B. C., per dimostrare l’infondatezza e l’assurdità della religione cristiana della Chiesa cattolica e apostolica di Roma, entro, subito, in media res, per attestare, come vera, la mia tesi sull’inesistenza di Dio e per avvalorare, come falsa, la tesi dell’esistenza di Dio. Per fare ciò, io, B. C., analizzo e cerno il pensiero filosofico e teologico di Dante Alighieri, così come il sommo poeta toscano lo ha espresso ed esposto in molte terzine della Divina Commedia. Com’è noto, uno dei maggiori assertori dell’esistenza di Dio è stato il sommo poeta Dante Alighieri, il quale, in diversi canti della Divina Commedia, provò, a modo suo, a dimostrare l’esistenza di Dio. Dante Alighieri, infatti, in molti canti della Divina Commedia, adoperò e usò molti ragionamenti per dimostrare l’esistenza di Dio che lui dava per scontata e garantita, basandosi, soprattutto e in gran parte, sulla filosofia di san Tommaso, sulle lettere di san Paolo e, ovviamente, sulla Bibbia, come afferma e dimostra nel XXIV canto del Paradiso. Proprio san Pietro, in questo XXIV canto del Paradiso, chiede a Dante che cosa lo facesse credere nella Bibbia e per quale motivo Dante credeva nell’esistenza di Dio? San Pietro gli chiede anche: da dove gli nasceva la fede in Dio? Dante risponde a san Pietro dicendogli che lui derivava la sua fede dalla Bibbia, la quale, secondo Dante, era stata dettata da Dio in persona ai vari profeti, i quali, nel corso di molti secoli, scrissero tutti i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Inoltre, i profeti raccontavano che Dio aveva parlato, sia con i profeti, sia con alcuni patriarchi ebraici, come Mosè e Noè. I profeti, nel frattempo, raccontano e narrano, anche, la storia del popolo ebraico protetto e sorvegliato da Dio in persona, come nel caso del passaggio degli ebrei nel mar Rosso, quando Dio fermò e annegò l’esercito egiziano, chiudendo e sommergendo i soldati egiziani sotto le acque del mar Rosso. Ecco, dunque, le terzine nelle quali Dante risponde a san Pietro e gli dimostra quanto sia grande e profonda la sua fede e la sua credenza in Dio.
E io rispondo: Io credo in un Dio
solo ed etterno, che tutto ‘l ciel move,
non moto, con amore e con disio;
e a tal creder non ho io pur prove
fisiche e metafisice, ma dalmi
anche la verità che quinci piove,
per Moisé, per profeti e per salmi,
per l’Evangelio e per voi che scriveste
poi che l’ardente Spirto vi fe almi;
e credo in tre persone etterne, e queste
credo una essenza sì una e sì prima,
che soffera congiunto ‘sono’ ed ‘este’.
(Paradiso. Canto XXIV. Versi 130 – 141).
Con parole più chiare e più semplici, Dante afferma e dice a san Pietro che lui crede perché la Bibbia è stata dettata da Dio a Mosè, ai profeti, agli Evangelisti e perché lo Spirito Santo ha “piovuto” agli Evangelisti i testi sacri dei Vangeli e dall’Apocalisse. Inoltre Dante risponde a san Pietro dicendogli che lui crede sia nella Bibbia, in quanto dettata e ispirata da Dio in persona; inoltre, Dante afferma, anche, che lui crede nella Trinità Divina, la quale ammette sia la forma al singolare ‘este’ e sia la forma al plurale ‘sono’, in quanto composta da tre persone e, insieme, le tre persone formano un’unica identità, cioè Dio, Figlio e lo Spirito Santo. Io, B. C., penso, reputo e giudico, però, che le motivazioni, che Dante riferisce a san Pietro sulla fede e le spiegazioni sull’origine divina della Bibbia, sono delle motivazioni e delle spiegazioni molto fragili, false e sbagliate per almeno due motivi. Io, B. C. penso, reputo e giudico che il primo motivo della falsità e della erroneità di Dante Alighieri consiste nel fatto che i credenti, cioè i fanatici religiosi creduloni, danno e pongono l’esistenza di Dio per scontata e accertata, come assolutamente vera e certa; io, B. C., penso, reputo e giudico che essi, i fanatici religiosi e tutti i cristiani, dovrebbero essere loro, per primi, a dare la dimostrazione, logica e ontologica, dell’esistenza di Dio. Ma è evidente che i fanatici religiosi e creduloni non danno questa dimostrazione, logica e ontologica, perché essi stessi non hanno nessuna argomentazione per dimostrare l’esistenza di Dio. Dante aggiunge, però, che lo Spirito di Dio piove e si riversa nei libri della Bibbia. Secondo Dante, questo Spirito, che piove e si riversa nei profeti, dimostra l’esistenza di Dio, come afferma il verso 135 “anche la verità che quinci piove”. Ma, io, B. C., penso, reputo e dico che, se la Bibbia non fosse stata scritta dai profeti, ciò significherebbe che Dio non esisterebbe; quindi la mancanza della composizione della Bibbia dimostrerebbe l’inesistenza di Dio. In pratica, se non ci fosse stata la scrittura della Bibbia, non ci sarebbe nemmeno Dio. Ma, io, B. C., penso, reputo, dico e suppongo che, ipotizzando che la Bibbia non fosse stata scritta dai profeti ebrei, ciò implicherebbe, automaticamente, l’inesistenza di Dio. Ma la scrittura e la composizione della Bibbia è solo un fatto contingente, accessorio, casuale, occasionale e accidentale, cioè non necessario; poteva, quindi, non essere scritta e, quindi, in questo caso, negherebbe l’esistenza di Dio. Ma, io, B. C., penso, reputo e giudico che non si può fare derivare l’esistenza di Dio dall’esistenza della Bibbia; quindi, secondo me, Dante sbaglia perché fa dipendere l’esistenza di Dio dalla scrittura e composizione della Bibbia. Allora è facile dedurre che, se la Bibbia non esistesse anche Dio non dovrebbe esistere. Io, B. C., penso, reputo e giudico che il ragionamento di Dante Alighieri sia un ragionamento assurdo perché l’esistenza di Dio non proviene e non è originata dalla Bibbia. Dunque, io, B. C., penso, reputo e giudico che la prova dell’esistenza di Dio, così come l’ha pensata, l’ha concepita e l’ha scritta Dante Alighieri, in queste terzine, sia una prova debole e inconsistente, falsa e sbagliata, dal momento che la Bibbia non è stata né scritta e né dettata dal Dio ebraico. Infatti, nessun profeta, nessun cristiano e nessun Papa ha mai mostrato le prove che il Dio ebraico, nel corso dei secoli, abbia dettato a profeti ebraici, che hanno scritto i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento. Inoltre, Dio non ha mai ispirato nessuno degli Evangelisti, che hanno scritto i 4 Vangeli. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico che, come la Bibbia non dimostra l’esistenza di Dio, così il Corano non dimostra l’esistenza di Allah, così come tutti gli altri testi pseudo sacri, fondatori e assicuratori delle tante altre religioni sparse nel mondo, non dimostrano l’esistenza di tutti gli altri Dii, i quali cambiano nome a seconda di chi ha fondato la religione in questione e specifica. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico che il secondo motivo della falsità e della sofisticazione di Dante Alighieri consiste nel fatto che Dio non può avere dettato, né ispirato la Bibbia, per il semplice fatto che Dio non esiste. Inoltre, è evidente che, fino adesso, nessun uomo e nessuna donna non ha più visto Dio ritornare sulla Terra. Inoltre, nessun profeta e nessun teologo è mai riuscito a dimostrare la sua esistenza, logica e ontologica. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico che sia i profeti e sia teologi non sono mai riusciti a dimostrare l’esistenza di Dio per il semplice fatto che Dio non esiste.
Modica, 26/12/2023
Prof. Biagio Carrubba
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