IO, B. C., DESIDERO L’ATEISMO.
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Inizio del mio ragionamento che dimostra le assurdità, le astrusità e le falsità del cristianesimo.
Io, B. C., penso, immagino e suppongo che un indiano, contemporaneo di oggi, che vive e abita in India presso le rive del fiume Gange e che non ha mai sentito parlare né di Gesù Cristo né del cristianesimo, venga in Italia e assista, per caso, ad una funzione religiosa o a un rito sacro, come la messa che viene celebrata tutti i giorni in tutte le Chiese cristiane. Io, B. C., penso, immagino e reputo che l’indiano rimarrebbe allibito e stupito vedendo una fila di persone che, pazientemente e silenziosamente, prendono, da un prete, nelle mani, l’ostia, la quale poi i fedeli, stando in fila, la mangiano, con aria triste e afflitta. Io, B. C., penso, reputo e immagino che l’indiano, non conoscendo né la liturgia cristiana, né sapendo della simbologia cattolica e non conoscendo la storiella dell’ultima cena di Gesù Cristo, rimarrebbe interdetto e confuso da tutti i gesti e da tutte le azioni che servono per realizzare l’eucaristia della messa. Io, B. C., penso, reputo e immagino che l’indiano, guardando il prete e i fedeli che mangiano l’ostia, giudicherebbe tutta la processione e tutta la funzione religiosa una messinscena, assurda e astrusa, perché non comprenderebbe nulla di quello che fanno e praticano sia il prete e sia i fedeli, perché non può mai immaginare e pensare che il rito della messa e dell’eucaristia ripropone, commemora e rinnova il sacrificio dell’ultima cena del corpo e del sangue di Gesù Cristo che, sotto le specie del pane e del vino, è offerto, sull’altare, dal sacerdote a Dio. Insomma, io B. C., penso e suppongo che l’indiano non può dare una risposta e una spiegazione a quello che vede davanti ai suoi occhi, perché, ovviamente, non conoscendo né la liturgia cristiana e né la simbologia teologica del cristianesimo, uscirebbe dalla chiesa, inorridito, sbalordito e interdetto, perché non capirebbe nulla di quella cerimonia pubblica e non comprenderebbe nulla, anche, del rito della messa che fa parte della liturgia cristiana e cattolica. Io, B. C., penso, reputo e giudico che l’indiano giudicherebbe, assurda e astrusa, senza significato e senza senso, tutta la messinscena della messa, della liturgia cristiana e cattolica. Orbene, io, B. C., penso, reputo e giudico che l’indiano, giudicando, nel suo cuore e nella sua mente, assurda e astrusa la messinscena del rito della messa, sarebbe nel giusto perché colpirebbe e coglierebbe una parte di verità giudicando assurda e inverosimile la liturgia cattolica, perché sia le cerimonie e sia i riti della liturgia cristiana avrebbero, per lui, qualcosa di incomprensibile, di astruso e di assurdità praticate e gestite dalla religione del cristianesimo e dalla Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma. Orbene, io, B. C., penso, reputo e giudico che questo esempio pratico dell’indiano che vede e partecipa ad una messa cattolica sia una dimostrazione, vera, evidente e immediata, della assurdità e della astrusità del cristianesimo e della Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma. Io, B. C., ho riportato e descritto questo esempio, pratico e concreto, dell’indiano che viene in Italia e assiste alla messinscena della messa perché questo esempio ricalca e corrisponde, perfettamente e simmetricamente, all’esempio che Dante Alighieri ha fatto, mostrato, espresso e scritto per dimostrare come la dottrina della Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma sia astrusa e incomprensibile per chiunque non conosca la storia della vita e della morte di Gesù Cristo, così com’è raccontata e narrata dai 4 Evangelisti e dalle Lettere di san Paolo. Infatti, Dante Alighieri, nel XIX canto del Paradiso presenta ed espone un esempio ed un caso tipico per cui, non solo un indiano non capisce e non potrebbe capire la dottrina cattolica, ma nemmeno i cristiani possono capire e comprendere la simbologia e il significato liturgico della messa, se non hanno letto né la Bibbia né i 4 Vangeli, dove, a saperli leggere, c’è scritto che Dio non rivela e non espone agli uomini i suoi piani divini, perché ha prescritto che il suo pensiero, intimo e interiore, deve rimane imperscrutabile, insondabile e sconosciuto agli uomini, compresi il Papa e i capi gerarchici della stessa Chiesa, a cominciare da san Pietro che fu il primo Vescovo di Roma. Infatti, Dante Alighieri, seguendo alcuni brani della Bibbia e alcuni brani delle Lettere di san Paolo, spiega, illustra e chiarisce che, non solo l’indiano non può capire l’assurdità e l’astrusità del cristianesimo, ma anche tutti i cristiani non possono capire e comprendere tutte le assurdità e le astrusità del cristianesimo perché Dio ha stabilito che le sue idee e le sue volontà sono imperscrutabili e insondabili, per cui nessun uomo, nessun profeta e nessun cristiano potrà mai capire e sapere quali siano le vere intenzioni di Dio. Infatti, io, B. C., penso, reputo e suppongo che nemmeno Papa Francesco conosce le intenzioni e i progetti di Dio. Ecco qui di seguito le terzine con le quali Dante Alighieri mostra, ostenta e spiega l’imperché, cioè la ragione per la quale Dio non vuole far sapere la sua volontà e le sue decisioni agli uomini. Infatti nessun uomo può penetrare nell’abisso de l’etterno consiglio di Dio (Paradiso. Canto VII. Versi 94 – 95). Come è noto e come si evince dalla Bibbia e dalle Lettere di san Paolo, Dio agisce e interviene sulla Terra attraverso la sua Predestinazione e la sua Provvidenza divina. Io, B. C., penso, reputo e giudico che sia il concetto della Predestinazione e sia il concetto della Provvidenza divina siano dei concetti-bufala, dei concetti falsi e dei ragionamenti fallaci e sofistici inventati da sana pianta da san Paolo. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che sia il concetto della Predestinazione e sia il concetto della Provvidenza divina sono dei concetti falsi e bugiardi, cioè delle fake news, perché sono concetti vuoti e utopistici e perché sono dei concetti che non hanno nulla di reale e di vero; inoltre, i concetti della Predestinazione della Provvidenza sono dei concetti polisemantici ai quali ogni individuo può afferire il suo significato e la sua intenzione personale. Ecco, dunque, i versi di Dante Alighieri sulla insondabilità e sulla imperscrutabilità di Dio, il quale non fa conoscere i suoi progetti e i suoi disegni divini agli uomini, i quali vorrebbero conoscere e comprendere i disegni divini, ma non ci riescono per le loro limitate capacità intellettive. (Parla l’Aquila):
<<ché tu dicevi: “Un uomo nasce a la riva
de l’Indo, e quivi non è chi ragioni
di Cristo né chi legga né chi scriva;
e tutti suoi voleri e atti buoni
sono, quanto ragione umana vede,
senza peccato in vita o in sermoni.
Muore non battezzato e senza fede:
ov’è questa giustizia che ‘l condanna?
ov’è la colpa sua, se ei non crede?”.
Or tu chi se’, che vuo’ sedere a scranna,
per giudicare di lungi mille miglia
con la veduta corta di una spanna?
Certo a colui che meco s’assottiglia,
se la Scrittura sovra voi non fosse,
da dubitar sarebbe a meraviglia.
Oh terreni animali! Oh menti grosse!
La prima volontà, ch’è da sé buona,
da sé, ch’è sommo ben, mai non si mosse.
Cotanto è giusto quanto a lei consuona:
nulla creato bene a sé la tira,
ma essa, radiando, lui cagiona>>.
(Paradiso. Canto XIX. Versi 70 –90).
Con parole più chiare e più semplici, Dante Alighieri spiega e chiarisce che la condanna dell’indiano, che ha vissuto senza mai peccare né con fatti né con parole e senza mai conoscere Cristo, è dovuta alla imperscrutabilità dei disegni divini e alla insondabilità della Giustizia Divina. L’Aquila dimostra l’impotenza della ragione e la necessità di accettare i disegni divini, soltanto attraverso la fede perché la trascendenza di Dio supera infinitamente le capacità conoscitive dell’uomo. La risposta di Dante Alighieri, dunque, consiste nel fatto di affermare, con sicurezza e con sicumera, che, soltanto, Dio sa il motivo, l’imperché, egli non vuole far conoscere le idee e i piani della sua mente agli uomini. Ma gli uomini sanno che Dio agisce e interviene sugli uomini e sulla Terra, soltanto, attraverso la sua Predestinazione e la sua Provvidenza divina, cosicché gli uomini non sanno chi di loro si troverà tra gli eletti e chi si troverà tra i condannati a bruciare nello stagno di fuoco della Caienna. Dunque, Dante Alighieri basa tutto il suo ragionamento e le sue dimostrazioni della giustizia divina su molti brani e passi della Bibbia, come, per esempio, <<chi può pensare ciò che vuole il Signore?>> (Dal libro della Sapienza. IX – XIII). Oppure: <<Dov’eri tu quando io mettevo le basi della Terra>> (Dal libro Giobbe. XXXVIII – 4). Oppure <<O Uomo, chi sei tu dunque per disputare con Dio?>> (Dalla Lettera ai Romani. IX, 20 di san Paolo). Dunque, Dante Alighieri, ha, così, dimostrato che il cristianesimo, non solo è assurdo e astruso per l’indiano, ma è anche incomprensibile, astruso e assurdo per tutti i fedeli cristiani, anche se accettano e praticano tutte le liturgie, i comandamenti e i sacramenti della Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma. Io, B. C., penso, reputo e giudico che, in questo modo, Dante Alighieri, sbagliando, accetta, giustifica e condivide l’assurdità e l’astrusità del cristianesimo, sia accettando e basandosi sui testi della Bibbia e sia accettando e condividendo le Lettere di san Paolo. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che, Dante Alighieri, ai testi della Bibbia e alle Lettere di san Paolo, aggiunge le sue terzine, le quali dimostrano, concordano e ribadiscono il suo assenso e il suo consenso che giustificano l’assurdità del cristianesimo e accettano l’astrusità della Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma. Infine, io, B. C., per finire questo primo paragrafo di questo mio nuovo libro riporto anche un brano di una Lettera di san Paolo nella quale san Paolo ribadisce, ancora una volta, la imperscrutabilità e la insondabilità di Dio. Infatti, san Paolo parlando dei gemelli, Esaù e Giacobbe, in discordia fra di loro, già nel ventre di sua madre, spiega e dimostra l’insondabilità di Dio a preferire Esaù e a scartare Giacobbe. Ecco il brano della Lettera di san Paolo nella quale san Paolo ribadisce la imperscrutabilità della Predestinazione Divina: <<Quando essi (i gemelli) non erano ancora nati e non avevano compiuto niente di bene e di male – in modo che la predeterminazione di Dio rimanesse secondo a sua scelta e non dipendesse dalle opere, ma dalla iniziativa di colui che ama – fu detto a lei: il maggiore servirà al minore. Così come è stato scritto: amai Giacobbe, odiai Esaù.>> (Dalla Lettera ai Romani di san Paolo. Capitolo IX. Versi 11- 13. Dal libro La Bibbia. Edizione san Paolo, a cura di Antonio Girlanda. Pagine 1200 – 1201). Dunque, Dante Alighieri riprende il ragionamento di san Paolo e lo sintetizza nel canto XXXII, ribadendo e confermando, a suo parere, il giudizio giusto di san Paolo. Ecco i versi con i quali Dante giustifica e condivide il giudizio di san Paolo, il quale, parlando dei due gemelli Esaù e Giacobbe, ribadisce il suo giudizio sulla imperscrutabilità e insondabilità di Dio.
E ciò espresso e chiaro vi si nota
ne la Scrittura santa in quei gemelli
che ne la madre ebber l’ira commota.
Però, secondo il color d’i capelli,
di cotal grazia, l’altissimo lume
degnamente convien che s’incappelli.
(Paradiso. Canto XXXII. Versi 67 – 72).
Con parole più chiare e semplici Dante Alighieri afferma che, dal momento che Esaù e Giacobbe avevano effettivamente capelli di colore diverso l’uno dall’altro, Dante dimostra che ogni anima è unica e riceve la grazia in modo diverso dagli altri. Ma io, B. C., penso, reputo e giudico che Dante, inoltre, concorda, condivide ed è anche d’accordo con san Paolo sulla imperscrutabilità e sulla insondabilità di Dio. Inoltre questa lettera di san Paolo era citata frequentemente nei tesi religiosi come esempio di imperscrutabilità della grazia di Dio. Per finire e concludere questo primo paragrafo, io, B. C., penso, reputo e giudico che tutte le fandonie, le patacche, le bugie e le fake news dei 4 Evangelisti e di san Paolo hanno creato e generato l’astrusa e assurda religione del cristianesimo, come una religione assurda e astrusa. Inoltre, io, B. C., penso, suppongo e immagino che la religione cristiana, non è solo incomprensibile per i cristiani, ma non è nemmeno accettabile né comprensibile dai miliardi di persone. Inoltre, io, B. C., dico, penso e affermo che, non soltanto i cristiani seguono una religione assurda, incomprensibile e astrusa, ma, dico e affermo, anche, che tutti i seguaci e gli adepti di tutte le altre religioni di tutto il mondo seguono e praticano, a loro volta, altre astruserie e altre assurdità specifiche, proprie e diverse, che non sono né accettate, né comprese, né capite dal cristianesimo e dalla Chiesa cattolica di Roma. Infine, per finire questo paragrafo, in bellezza, io, B. C., voglio esprimere, manifestare e palesare un’altra mia considerazione sul tema dell’assurdità e dell’astrusità della religione cristiana. Mentre Tertulliano accettò il cristianesimo, benché lo ritenesse assurdo e astruso, io, B. C., non accetto e non condivido il cristianesimo perché ritengo e giudico che la religione cristiana, oltre ad essere una religione astrusa, incomprensibile e assurda, è, anche, una religione costruita sulle bugie, sulle fandonie e sulle fake news dei 4 Evangelisti e di san Paolo. Per questi motivi e per queste ragioni sopra indicati, io, B. C., non accetto, non capisco e non condivido il cristianesimo perché lo giudico una religione molto assurda e molto astrusa, della quale non c’è da fidarsi, né confidarsi per almeno due motivi. Io, B. C., penso, reputo e giudico che il primo motivo della falsità della Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma consista nel fatto che non ho fiducia né nel Papa, né nei Cardinali e né negli altri presuli e né negli altri capi e dirigenti dello Stato Pontificio, perché sono a capo di una Chiesa Cristiana e Cattolica fondata sulle menzogne, sulle bugie, sulle patacche e sulle fake news scritte e descritte dai 4 Evangelisti e da san Paolo. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico che il secondo motivo dell’astrusità della dottrina e della catechesi del cristianesimo consista nel fatto che sia la dottrina cristiana, sia la teologia cattolica non hanno nessun potere catartico, né nessuna azione taumaturgica e non hanno, nemmeno, nessuna missione terrena salvifica, e non hanno nemmeno una missione ultraterrena soteriologica da compiere.
Modica, 23/12/2023
Prof. Biagio Carrubba
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