N. 17

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IO, B. C., DESIDERO L’ATEISMO.

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Terzo paragrafo sul tema della protostoria.

Io, B. C., penso, affermo e sostengo, inoltre, che l’idea di Dio prima della protostoria non c’era e ciò prova, in modo inequivocabile e preciso, l’inesistenza di Dio. Infatti, io, B. C., penso, sostengo e affermo che l’idea di Dio, sentito come un Essere ontologico e soprannaturale, che potesse aiutare e salvare gli uomini dalla morte, sia nata con l’evoluzione sociale e civile dei popoli sparsi sul pianeta Terra. Ovviamente, una volta che molti popoli, ormai molto avanti nell’evoluzione e nella civiltà, come gli egiziani, i greci e gli etruschi in Italia, accettarono l’idea di Dio, come un’idea viva, e sentirono Dio come un Essere concreto e superiore agli uomini, nacquero, anche, i primi culti e i primi riti sacri per compiacere quell’Essere supremo o Dio e ringraziarlo, così, affinché togliesse a loro la paura, terrificante e naturale, della morte. Inoltre, io, B. C., penso, suppongo e reputo che, mentre il tempo passava, i popoli storici credevano, riverivano e adoravano, per fideismo e per superstizione, sempre di più, questo Essere, considerato e creduto supremo, eterno, onnipotente e onnisciente, a cui fu dato il nome di Dio (Colui che è sempre stato) per gli ebrei; mentre, invece, in Grecia i popoli greci gli diedero il nome di Zeus o padre eterno. Inoltre, io, B. C., penso, suppongo e sostengo che l’idea di Dio sia nata soltanto per via filogenetica da una generazione di uomini ad un’altra generazione di uomini: dalla protostoria alla storia e sempre all’interno dei vari popoli che si diffusero nell’Africa, in Europa e poi nel mondo. Io, B. C., penso, affermo e reputo, inoltre, che il sentimento di paura, di bisogno e di fragilità degli uomini protostorici e storici abbia dato inizio all’idea di Dio, innata nella mente degli uomini; inoltre, io, B. C., penso e immagino che l’idea di Dio non sia calata dall’alto, come un corpo estraneo venuto dal di fuori, ma io penso e suppongo che gli uomini protostorici e storici abbiano scoperto l’idea di Dio dentro la loro mente, ed elaborata dal cervello umano, perché l’idea di Dio è innata e sopita nella mente umana. Inoltre, io, B. C., penso, giudico e suppongo che l’idea di Dio nacque durante l’evoluzione umana e precisamente nella protostoria e nella storia. Infine, io, B. C., penso, reputo e affermo che l’idea di Dio, come Essere vivo e personificato, non esisteva prima della protostoria, così come non esiste nemmeno oggi, perché nessuna dimostrazione teologica o scientifica o epistemologica è riuscita a dare la vita naturale all’idea di Dio come Essere ontologico. Inoltre, io, B. C., penso, giudico e ritengo che la prova logica ed ontologica di san Anselmo d’Aosta, sia, anch’essa, una prova falsa, errata e sbagliata, perché la sua dimostrazione logica, pseudorazionale e pseudo metafisica non ha un riscontro concreto, fisico e reale con la realtà effettiva del nostro mondo e perché manca l’ontos, cioè l’Essere, vero e proprio, attaccato e incorporato all’idea di Dio. In ultimo, per procedere in questo articolo, filosofico e pragmatico, sull’inesistenza di Dio, e posizionarmi in contrapposizione alla prova logica e ontologica di sant’Anselmo d’Aosta, io, B. C., ricordo, approvo e apprezzo, qui di seguito, la bellissima descrizione e intuizione di Galileo Galilei sulla natura matematica e geometrica della natura nella lingua della matematica, i cui caratteri sono triangoli, cerchi e figure geometriche: così come Galileo Galilei afferma nel suo libro Il Saggiatore del 1623. Inoltre, io, B. C., voglio proporre, qui di seguito, un parallelismo tra la l’ipotesi scientifica di Galileo Galilei (tesi A) e l’ipotesi teologica di sant’Anselmo d’Aosta (tesi B). (Galileo Galilei contro sant’Anselmo d’Aosta). Io, B. C., voglio aggiungere anche un’altra mia riflessione personale, che riguarda l’idea di Dio che io ho avuto nella mia mente nel corso della mia esistenza. Infatti, io, B. C., ho, sempre, avuto per certo, nella mia mente e nel mio carattere, e ho pensato, giudicato e ritenuto che l’unica ipotesi possibile sull’inesistenza di Dio era quella scientifica proposta da Galileo Galilei (tesi A), dando ad essa il 99% di verità e di realtà, mentre assegnavo all’ipotesi religiosa o teologica (tesi B) soltanto l’1% di verità e di possibilità. Ora, invece, con questo mio libro, filosofico e teologico, ho maturato la convinzione e la persuasione che l’unica ipotesi vera e corretta sia quella scientifica (tesi A) e quindi assegno a questa ipotesi il 100% di verità e di realtà, mentre tolgo l’1% alla tesi teologica, perché la ritengo totalmente vana, inutile, falsa ed inesistente, perché inverificabile e non provabile e dettata e suggestionata dalla paura della morte. Inoltre, io, B. C., penso, reputo, giudico e suppongo che delle due ipotesi, quella scientifica e quella teologica, soltanto una può essere quella vera (secundus non datur). Infine, io, B. C., penso, giudico, discerno e affermo che l’unica tesi vera e reale sia quella scientifica, perché è la tesi che si può sperimentare ed è verificabile con il tempo, con le ricerche scientifiche e tecnologiche; il che significa che io, B. C., penso, suppongo e giudico che l’ipotesi teologica (tesi B) sia inverificabile, impraticabile, illusoria, falsa ed errata, e quindi la nego in modo assoluto e convincente. Insomma e in definitiva, per continuare questo paragrafo, io, B. C., finisco di considerarmi e di definirmi un agnostico e, d’ora in poi, mi considero e mi definirò, sempre, un ateo, completo e sicuro, togliendo così l’1% di dubbio agnostico che mi restava nella mia convinzione logica. In questo modo quel punto di dubbio, l’1% di agnosticismo, lo tolgo completamente dal dubbio e lo aggiungo definitivamente al 99% di certezza, già sistemata e ordinata nella mia mente, e, così, raggiungo e completo il mio Ateismo con il 100% di sicurezza e di certezza, affermando, così, in modo netto e deciso, la mia convinzione e la mia certezza sull’inesistenza di Dio. A proposito del rapporto tra Fede e Scienza, io, B. C., voglio solo ricordare che il rapporto tra la Fede e la Scienza ha origini antiche. Basti ricordare l’esaltazione e la ricchezza della scienza fatta dai filosofi greci e romani, tra cui Anassagora, Euclide, Tolomeo e il celebre Lucrezio, autore della famosa opera De rerum natura. Purtroppo la nascita della nuova religione del cristianesimo diede e assestò un colpo mortale alla Scienza e alla Filosofia dei greci e dei romani perché la nascente religione del cristianesimo diede la vittoria e la supremazia alla Fede, condannando, così, la Scienza e la Filosofia a vivere al margine della Teologia. Il primo grande pseudo filosofo e pseudo teologo che diede il primo colpo mortale alla Scienza fu, certamente e deliberatamente, il neofita apostolo san Paolo, il quale, in molti passi delle sue Lettere, criticò, screditò e condannò la Scienza e portò la fede come principale interesse degli uomini. Infatti, san Paolo criticò e discreditò tutti gli uomini sapienti e istruiti del suo tempo, salvando soltanto gli ignoranti e i poveri per i quali, secondo lui, Gesù Cristo era morto e si era immolato per loro. La Lettera, che più di ogni altra Lettera, contiene la condanna della Scienza, della Tecnica e della Sapienza del suo tempo è sicuramente la prima Lettera ai Corinzi, nella quale san Paolo, condanna, in modo inesorabile e senza appello, tutta la Scienza e la Sapienza del suo tempo, basandosi su una arbitraria interpretazione ed esegesi della Bibbia e sulla morte e resurrezione di Gesù Cristo. Ecco alcuni brani di questa Lettera. Sapienza umana e Vangelo. “La parola della croce è infatti stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti, e l’intelligenza degli intelligenti, riproverò. Dov’è il sapiente? Dov’è lo scriba? Dove l’intellettuale di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno Sapiente di Dio, il mondo non conobbe Dio con la sapienza, piacque a Dio di salvare quelli che credono con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono dei miracoli e i greci cercano la sapienza, noi predichiamo Gesù crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza peri Pagani; ma per i chiamati, sia Giudei sia Greci, è Cristo, Potenza di Dio e Sapienza di Dio. Poiché la stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e la debolezza di Dio è più forte degli uomini. San Paolo conclude la Lettera condannando, inesorabilmente, i sapienti e salvando soltanto i poveri e gli ignoranti. Ecco le parole conclusive di san Paolo: “Dio ha scelto ciò che è ignobile nel mondo e ciò che è disprezzato e ciò che è nulla per annientare le cose che sono, affinché nessuno possa gloriarsi davanti a Dio.” (Dalla prima Lettera ai Corinzi. Dal libro La Bibbia, edizione san Paolo. Capitolo 1. Versi 18-29. Pagina 1209). Questa condanna della Scienza e della Filosofia greca e romana è durata ben 15 secoli, cioè fino al 1500 d. C. Infatti, sia la Filosofia della Patristica e sia la Filosofia Scolastica hanno annientato e distrutto la Filosofia e la Scienza che va dal I secolo d. C., al XV secolo d. C. Bisogna spettare lo scienziato Keplero (1571 – 1630) e il filosofo Cartesio (1596 – 1650) per avere dato l’input all’inizio del mondo moderno e della Scienza nuova e moderna, la quale, a sua volta, diede origine alla rinascita della Scienza e della Filosofia del XVI secolo d. C., la quale ha generato la scienza moderna. Ma, nel XVII secolo d. C., si ebbe una seconda ricaduta, provvisoria, breve, ma intensa, a favore della fede e del misticismo, quando il tribunale dell’Inquisizione della Chiesa Cattolica di Roma costrinse il grande scienziato Galileo Galilei, nel famoso processo del 1633 intentato contro di lui, ad abiurare le sue teorie sull’eliocentrismo, concepite, elaborate, scritte e divulgate dallo scienziato Keplero qualche anno prima.

Modica, 23/12/2023

Prof. Biagio Carrubba

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