N. 16

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IO, B. C., DESIDERO L’ATEISMO.

1

Secondo paragrafo sul tema della protostoria.

La parola Dio ha assunto tanti significati, diversi e differenti, cosicché il concetto di Dio ha assunto, nel corso dei secoli, più significati polisemici, polivalenti e polifunzionali. Ora, io, B. C., porto alcuni esempi di polisemia del concetto di Dio, adducendo alcuni esempi storici.

Io, B. C., penso, suppongo e giudico che le prime popolazioni protostoriche antiche, ma già civilizzate, per evoluzione, filogenetica ed ontogenetica, cominciarono a fabbricare le prime armi, sia per cacciare gli animali ma, anche, per combattere, vincere e distruggere altri gruppi umani, sia per conquistare altri territori e sia per aumentare il proprio potere regale e personale. Si può dire e supporre, dunque, che per più di 300 mila anni, gli uomini della preistoria non ebbero mai la necessità di pensare all’idea di Dio perché la loro evoluzione, sociale e mentale, lenta e lunga, non richiedeva la necessità di rivolgersi ad un Essere superiore che risolvesse i problemi esistenziali e che salvasse gli uomini preistorici dalla morte. Io, B. C., penso, reputo e suppongo, anche, che gli uomini della preistoria non avessero in mente né l’idea né il concetto di Dio perché tutti erano indaffarati a procurarsi i beni di prima necessità, senza preoccuparsi né della paura della morte né di un Essere che li salvasse dalla morte. Però, quando i primi uomini protostorici, delle popolazioni più civilizzate e più evolute, all’incirca tra i 25.000 e i 20.000 anni fa, cominciarono a sentire il bisogno di chiedere aiuto e protezione per ripararsi e difendersi dai nemici o dalle intemperie del clima, allora, alcuni uomini, deboli e fragili, cominciarono a chiedere aiuto ed immaginarono, nei loro pensieri, un Essere superiore a loro, chiamato Dio, che fosse capace di salvarli dalle intemperie climatiche e dalla morte. Quindi, io, B. C., penso, suppongo e reputo che questi primi uomini protostorici, alzarono gli occhi, le mani e le braccia al cielo, si rivolsero, evocarono e invocarono questo Essere superiore chiamandolo Dio. Io, B. C., penso, suppongo e reputo che i popoli protostorici supposero, immaginarono e pensarono che questo Essere, vivo, eterno, onnipotente e onnisciente, potesse abitare sopra la Terra, nella volta sterminata del cielo; inoltre, io, B. C., penso, suppongo e giudico che le popolazioni protostoriche immaginarono e supposero che gli dei, inventati nella loro mente, potessero proteggerli dagli altri popoli ostili o dalle intemperie climatiche e infine sperarono che gli dei potessero, anche, salvarli dalla morte. Dunque, ebbene, io, B. C., penso, suppongo e reputo che l’idea di un Essere superiore ed eterno, onnipotente e onnisciente nacque in quel preciso momento, nella protostoria, cioè nel momento della presa di coscienza della debolezza e della fragilità dell’uomo di fronte alla natura ostile e di fronte alla malvagità di altri popoli. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e suppongo che, proprio in quel processo storico, dunque nella protostoria, cioè dai 25.000 anni ai 15.000 anni di tempo fa, nacque, per la prima volta, l’idea di Dio. Io, B. C., penso, giudico e reputo che in quel periodo di tempo nacque, anche, il concetto di Dio, come un Essere superiore a tutti, formulato o dal primo popolo o dal primo uomo che concepì il concetto di Dio come l’immagine di un Essere superiore ed eterno, che lo raffigurò ad immagine e a somiglianza degli uomini. Prima della protostoria, dunque, io, B. C., penso, reputo e suppongo che nessun gruppo umano preistorico pensò ed elaborò l’idea di Dio, e ciò dimostra, efficacemente e oggettivamente, storicamente e filogeneticamente, la prova della inesistenza di Dio. Io, B. C., dunque, penso, reputo e suppongo che l’idea di Dio, nel periodo preistorico, non ci sia mai stata, né sia stata elaborata dalla mente di un solo uomo vivente preistorico sul pianeta Terra. Io, B. C., penso, reputo e suppongo che nessun uomo preistorico abbia mai formulato ed elaborato l’idea di Dio, un Essere tanto potente e forte, che potesse salvare gli uomini dalla morte. Quindi, io, B. C., penso, reputo e suppongo che furono gli uomini protostorici che iniziarono a pregare e a invocare Dio, come un Essere superiore, capace di intervenire e salvare quegli uomini dalle intemperie climatiche e dalla morte. È facile intuire che gli uomini protostorici cominciarono a implorare l’aiuto di Dio per tutte le volte che essi erano succubi delle intemperie climatiche o avevano paura della morte. Da queste mie riflessioni sopraesposte, io, B. C., penso, giudico e reputo che questo fatto, cioè l’assenza o la mancanza dell’idea di Dio, nell’età preistorica, costituisca, per me, una prova, inconfutabile, incontrovertibile e necessaria, della inesistenza di Dio. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e sostengo che il fatto che non ci sia stata l’idea di Dio, sulla faccia della Terra, per milioni di anni e per milioni di uomini, che hanno vissuto e pensato, prima della protostoria, vera e propria, costituisca per me la prova e la controprova più convincente ed oggettiva per mostrare e dimostrare, filogeneticamente e ontogeneticamente, l’inesistenza di Dio. Perciò, io, B. C., affermo, deduco, sostengo e dichiaro che Dio, come Essere superiore ed ontologico, non è mai esistito e non esisterà mai. Io, B. C., penso, reputo e sostengo, invece, che l’idea di Dio è soltanto il frutto dell’immaginazione e del pensiero del cervello umano, cosicché quando la mente umana scomparirà, anche l’idea di Dio scomparirà. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico, inoltre, che tutte le ipotesi religiose, teologiche, o scientifiche o logiche, che vogliano tentare di spiegare l’origine dell’idea di Dio, sono soltanto letteratura, poesia, favole, miti, menzogne, chimere e suggestioni metafisiche, che non hanno niente di scientifico e di razionale e niente di concreto e di reale. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e suppongo che la differenza tra la mancanza di idea di Dio, negli uomini preistorici, e l’elaborazione del concetto di Dio negli uomini protostorici, costituisca una prova logica, esistenziale e filogenetica, ma non epistemologica né scientifica della dimostrazione della inesistenza di Dio. Infine, io, B. C., dunque dico, deduco, arguisco, sostengo e affermo, in sintesi, che la genesi dell’idea di Dio ha una genesi storica e filogenetica; inoltre, io, B. C., penso, immagino e suppongo che l’idea di Dio non può avere una prova e un’origine metafisica, cioè fuori dalla mente umana, perché l’idea di Dio e il concetto di Dio sono innati nella mente degli uomini. Inoltre, per procedere in questo paragrafo, io, B. C., penso, immagino e suppongo che l’idea di Dio è stata sopita e placata, per milioni di anni, nella mente degli uomini e immagino e penso, anche, che essa non sia nata fuori dal cervello umano, cioè non è stata calata dall’alto; insomma, io, B. C., penso, reputo e giudico che l’idea di Dio o il concetto di Dio non sia un’idea trascendente (come suppose san Tommaso) e non sia nemmeno un a priori trascendentale (come suppose E. Kant) perché l’idea di Dio fa parte della sensibilità umana, anzi l’idea di Dio è secondo me un’idea innata e stampata nel cervello degli uomini ed elaborata e resa consapevole dalla mente e dalla coscienza degli uomini che l’hanno immaginata come un’idea generale per spiegare l’origine del mondo. Ma ormai la scienza ha dimostrato falsa e bugiarda la tesi creazionistica della Terra e dell’Universo da parte di un Dio immaginario che non esiste nella sua realtà e nel suo essere ontologico. Insomma, io, B. C., penso, suppongo, immagino e ritengo che l’idea di Dio, per milioni di anni, è rimasta sopita e in potenza nel cervello degli uomini preistorici; poi, con il passare dei secoli, per filogenesi e per ontogenesi, l’idea di Dio è nata, si è svegliata e si è sviluppata nella mente degli uomini protostorici ed è passata in atto negli uomini storici. (Uso un linguaggio aristotelico). Così gli uomini storici, per tremore e per timore, hanno inventato, immaginato e creato l’idea di Dio, ma non soddisfatti gli hanno dato, anche, un nome, un corpo, un’anima, un’idea e una volontà. Inoltre, io, B. C., voglio esprimere il mio ragionamento, filosofico e pragmatico, con parole più semplici, affermando che prima l’idea di Dio, negli uomini preistorici, era assopita e addormentata nella loro mente; poi l’idea di Dio, negli uomini protostorici, per fragilità e debolezza, si è svegliata e creata, assegnandole, anche, una figura umana, un nome, un corpo, un’anima, un’idea e una volontà. Insomma, io, B. C., penso, reputo e giudico che l’idea di Dio si è trasformata nel concetto di Dio, quando i primi uomini ormai civilizzati, trasferirono a Dio le proprie qualità personali e quindi immaginarono Dio,  da un Essere, onnicomprensivo e senza nessuna identità, e lo trasformarono in un Dio personalizzato, volenteroso, volubile e mobile; infine, lo trasformarono, anche, in un Dio, animoso e litigioso, così come gli uomini, protostorici e storici, se lo immaginavano nella propria mente e somigliante alla loro personalità e al proprio carattere. Ancora, in Europa e poi in Grecia, il concetto di Dio si trasformò ancora un’altra volta, quando i greci fecero accoppiare Zeus ad un’altra dea che fu sua moglie: la dea Era. Dall’unione di Zeus ed Era nacquero i figli, ma Zeus rimase sempre un grande viveur e un grande amante per molte altre dee e per molte donne umane che erano felici di accoppiarsi con lui per avere e generare una prole divina. Infine, io, B. C., penso, reputo e suppongo che i Greci, con la loro cultura, con i loro miti, con i loro poeti e con i loro tragediografi, trasformarono Zeus, Dio imperante dal cielo, e lo trasferirono nella tragedia trasformandolo, da Dio eterno, personificato e vivo, nel Deus ex machina che scendeva, al momento opportuno, dall’alto del teatro per portare e dare il lieto fine alla tragedia che si svolgeva sul palco del teatro. Ma dobbiamo arrivare al medio evo per scoprire la verità sull’idea e sul concetto di Dio. Infatti, furono i filosofi medievali a scoprire, a capire e a spiegare che le idee e le parole possono essere piene o possono essere vuote, cioè flatus vocis. Fu per primo il filosofo Roscellino di Compiègne (morto intorno al 1120), massimo rappresentante del nominalismo medievale, secondo il quale i concetti universali non hanno alcuna realtà oggettiva e sono soltanto semplici nomi (cioè, appunto, dei flatus vocis). Ebbene, io, B. C., penso, reputo e giudico che l’idea di Dio sia, per l’appunto, un concetto universale vuoto, perché non ha nessuna realtà oggettiva corrispondente e quindi la parola, l’idea e il concetto di Dio sono soltanto dei semplici nomi, cioè dei flatus vocis, cioè delle parole che hanno soltanto un suono fonetico ma a cui non corrisponde nessuna realtà oggettiva. Ora, io, B. C., voglio precisare meglio la teoria e l’ipotesi di Roscellino di Compiègne, perché, io, B. C., penso, reputo e giudico che il concetto di Dio è un concetto vuoto, ma al quale si possono dare e conferire molti significati che i popoli, i regimi politici e tutte le religioni neoformate e neonate, nel corso dei secoli, hanno dato e conferito nuovi significati e nuovi contenuti all’idea e al concetto di Dio. In questo modo la parola Dio ha assunto tanti significati, diversi e differenti, cosicché il concetto di Dio ha assunto, nel corso dei secoli, più significati polisemici, polivalenti e polifunzionali. Ora, io, B. C., porto alcuni esempi di polisemia del concetto di Dio, adducendo alcuni esempi storici.

Primo esempio storico. San Giovanni evangelista, nella sua prima Lettera definì il significato del concetto di Dio come amore. “Chi non ama non ha conosciuto Dio, Dio è amore […] Dio è amore e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui”. (Capitolo 4. Versetti 8 … 16. Pagine 1296-1297).

Secondo esempio storico. Papa Urbano VI affermò il significato di Dio con il comando: “Dio lo vuole”, con il quale ordine il Papa ordinava ai crociati di combattere contro gli infedeli dell’Islam. Terzo esempio storico. I nazisti definirono il significato del concetto di Dio con il motto: “Dio è con noi”. Come si vede da questi esempi, ogni popolo, ogni regime politico e ogni religione hanno dato un significato nuovo e diverso al concetto di Dio, quindi, così, avvalorando la tesi della polisemia del concetto di Dio. Insomma, in questo modo il concetto di Dio ha assunto tanti significati, polisemici, polivalenti e polifunzionali, quanti sono i significati, nuovi e diversi, che i molti popoli della Terra o i nuovi fondatori di nuove religioni, hanno dato all’idea e al concetto di Dio. Inoltre e purtroppo, i diversi significati, attribuiti al concetto di Dio, hanno generato e creato tutte le nuove religioni del mondo. Ovviamente le nuove religioni del mondo sono contrastanti fra di loro: l’una contro l’altra, perché ogni religione intende Dio a suo modo, in modo diverso e contrapposto a tutte le altre religioni del mondo; così il Dio dei cristiani è molto diverso e contrapposto al Dio degli Indù, così come il Dio di Maometto è molto diverso e contrapposto al Dio dei Buddisti. Inoltre, la nascita di tante religioni diverse ha portato, anche, i popoli a farsi guerra tra di loro, perché portatori di un Dio, che chiamato con nome diverso dagli altri Dii, a sempre provocato la gelosia, il litigio e la guerra tra le diverse religioni. Basta ricordare le guerre delle crociate tra i cattolici cristiani e gli islamici e basta ricordare le tante guerre tra cattolici cristiani e i protestanti. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che sia l’idea di Dio e sia il concetto di Dio sono idee e concetti, vuoti, polisemici, polifunzionali e polivalenti, a cui però non corrisponde nessun Dio oggettivo ed ontologico. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che l’idea di Dio, che ha tanti significati diversi, polisemici, polivalenti e polifunzionali, significa che ogni popolo ha interpretato l’idea e il concetto di Dio a modo suo, diverso e contrapposto da popolo a popolo. Ora, i tanti e diversi significati di Dio hanno creato tante nuove religioni storiche, una diversa e contrapposta all’altra, il che ha scatenato le tante guerre di religione tra i molti popoli delle diverse religioni. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico, però, che nessuna religione ha la verità su Dio e non conosce nemmeno la vera identità del proprio Dio; il che significa che la parola Dio equivale ad avere nessun significato dal momento che nessuna religione conosce la vera identità di Dio e non conosce nemmeno la sua esistenza. Quindi, io, B. C., penso, giudico e riaffermo che Dio sia un concetto vuoto, sia una idea vuota e una parola vuota, cioè un flatus vocis, il che significa che Dio non esiste, per cui Dio è un fiato di voce che svanisce quando esce fuori dalla bocca.  Quindi, io, B. C., penso, reputo e giudico che avesse ragione il filosofo medievale Roscellino di Compiègne, per il quale, per l’appunto, la parola Dio non era altro che un flatus voci che non ha nessun significato e nessuna realtà ontologica, ma è soltanto un fiato della bocca. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico che non c’è corrispondenza tra l’equazione, linguistica e semantica, cioè tra il flatus vocis e la vera esistenza di Dio, il che significa che Dio non esiste, né logicamente, né ontologicamente e né escatologicamente, per cui risulta vera e certa la mia tesi sull’inesistenza di Dio.

Modica, 23/12/2023

Prof. Biagio Carrubba

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