IO, B. C., DESIDERO L’ATEISMO.
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Dante Alighieri spiega il motivo perché Dio ha creato il mondo. Continuazione del paragrafo precedente. Ma, io, B. C., penso, prevedo e suppongo che gli attuali scienziati postcontemporanei, fra 10/15 anni riusciranno a capire come sia avvenuto il big-bang e come potrà essere la fine dell’universo.
Io, B. C., penso, reputo e sostengo che tutte le forze fondamentali dell’universo, così come gli scienziati le conoscono e le reputano come forze fondamentali dell’universo, sono quattro e sono nate o insieme al big-bang, o esistevano già all’interno del big-bang, oppure si sono formate subito dopo il big-bang e che, a tutt’oggi, governano, presiedono, controllano, dispongono e prescrivono tutti i fenomeni fondamentali dell’universo. Come è noto le quattro forze fondamentali dell’universo sono: la forza elettromagnetica, la forza gravitazionale, la forza (nucleare) debole e la forza (nucleare) forte. A questo proposito, inoltre, io, B. C., penso, reputo e suppongo che vi possono essere anche altre forze fondamentali dell’universo che ancora gli scienziati del big-bang, delle galassie e delle stelle non hanno scoperto e quindi non le conoscono. Può darsi che, nel prossimo futuro, gli scienziati del big-bang e delle stelle possono scoprire le altre forze fondamentali dell’universo e così spiegare, anche la presenza della materia oscura che in questo momento è assente dalla loro comprensione e possano, anche, capire la presenza dell’energia oscura, che in questo momento è assente dalle loro conoscenze. Insomma, io, B. C., penso, reputo e suppongo che, grazie alla scoperta delle nuove forze fondamentali dell’universo, gli scienziati del big-bang, delle galassie e delle stelle capiranno, anche, il perché e il come l’universo si stia allargando ed espandendo sempre di più, cosicché, anche noi, uomini comuni mortali, ben presto comprenderemo la dinamica dell’espansione dell’universo e conosceremo anche il perché l’universo stia accelerando nella sua espansione verso l’ignoto e verso l’infinito. Io, B. C., per continuare questo paragrafo di questo libro, concernente la mia tesi sulla inesistenza di Dio, voglio dire e affermare, anche, un’altra mia riflessione su questo argomento e cioè: chi ha stabilito e preordinato le quattro leggi fondamentali dell’universo e chi ha attivato e ha premuto il pulsante per fare scoppiare il big-bang? E per quale motivo e per quale fine Dio ha dato inizio allo scoppio e all’esplosione del big-bang?
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A questa domanda fondamentale di cosmologia, San Tommaso e Dante Alighieri hanno risposto e scritto che Dio ha stabilito e preordinato tutte le leggi dell’universo e, secondo loro, il fine dell’universo consiste nel fatto che Dio è il principio e il fine a cui tende ogni cosa e ogni essere dell’universo. O come è scritto nell’Apocalisse di san Giovanni: Dio è l’alfa e l’omega di ogni cosa. Ecco il versetto di san Giovanni in cui Dio è descritto come il principio e il fine di ogni cosa.
Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio
Colui che è, che era, che viene, l’Onnipotente.
(Apocalisse. Capitolo I. Versetto 8)
(Dal libro La Bibbia. Edizione san Paolo, a
cura di Antonio Girlanda. Pagina 1302).
Io, B. C., penso, giudico e reputo che questo modo di ragionare di Dio per dimostrare a sé stesso che era, che è, che sarà, sia, secondo me, un modo di ragionare assurdo e per assurdo; infatti, secondo me, Dio non ha bisogno né ha la necessità di dimostrare a sé stesso e né agli uomini che Dio è principio di sé stesso ed è fine di sé stesso. Invece, io, B. C., penso, reputo e giudico che gli scienziati, già oggi, hanno capito e sanno quale sia il motivo dell’esistenza delle forze fondamentali dell’universo, ma non hanno ancora le prove per dimostrare che le 4 forze fondamentali dell’universo e tutti gli altri fenomeni, come i buchi neri e le galassie, sono forze fondamentali nate, inerenti e insite al big-bang; il che esclude automaticamente l’esistenza di Dio; ma molti scienziati ancora non hanno il coraggio di escludere la presenza di una mente divina che possa aver dato l’incipit e l’avvio per la costruzione e l’espansione di un universo che, anziché regredire e ritornare al punto di partenza, cioè a Dio, continua ad espandersi e ad estendersi e non si sa ancora dove arriverà e quando finirà l’espansione di questo universo. Io, B. C., per procedere in questo paragrafo, dico e affermo che è necessario aspettare almeno altri 10/15 anni per sapere come stanno veramente le cose, perché oggi gli scienziati brancolano nel buio. Io, B. C., penso, reputo, giudico e suppongo che fra un decennio, dopo le altre scoperte astronomiche necessarie per comprendere l’inizio del big-bang e la sua espansione, gli scienziati capiranno, scopriranno, sapranno e confermeranno il come e il perché Dio non ha dato il primo input al big- bang e quindi non ha innescato il big-bang, cioè l’energia nucleare primordiale necessaria per dare inizio alla reazione nucleare che ha dato vita all’intero universo.
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Inoltre mi chiedo: perché Dio vuol nascondere il fine della creazione dell’universo a noi uomini? La risposta a questa domanda l’ha già data sia la Bibbia, ma anche san Paolo. Infatti nella Bibbia sta scritto: “Quale uomo, infatti, può conoscere i disegni di Dio? o chi può pensare ciò che vuole il Signore?” (Dal libro Della Sapienza. Capitolo IX. Versetto 13). Anche san Paolo ha scritto: “Ma piuttosto: chi sei mai tu, o uomo, che ti metti in contraddittorio con Dio? Dirà forse l’oggetto plasmato a colui che lo plasmò: perché mi facesti così?”. (Lettera ai Romani. Capitolo IX. Versetto 20. Pagina 1200). Dante Alighieri condivide i giudizi della Bibbia e i pregiudizi di san Paolo e li riporta tali e quali, in diversi canti della Divina Commedia, come in queste terzine:
A sofferir tormenti, caldi e geli
simili corpi la Virtù dispone
che, come fa, non vuol ch’a noi si sveli.
Matto è chi spera che nostra ragione
possa trascorrer la infinita via
che tiene una sustanza in tre persone.
State contenti, umana gente, al quia;
ché, se potuto aveste veder tutto,
mestier non era parturir Maria;
e disiar vedeste senza frutto
tai che sarebbe lor disio quetato,
ch’etternalmente è dato lor per lutto:
(Purgatorio. Canto III. Versi 31 – 42).
Dante Alighieri, riprendendo lo stesso tema, ribadisce, ancora una volta, che Dio non è tenuto a dare conto agli uomini perché ha voluto creare e ordinare l’universo, così com’è fatto. Ecco come Dante spiega, ancora una volta, la sua idea con questi altri versi che coincidono con il giudizio di san Paolo.
Or tu chi sé, che vuo’ sedere a scranna,
per giudicare di lungi mille miglia
con la veduta corta di una spanna?
Certo a colui che meco s’assottiglia,
se la Scrittura sovra voi non fosse,
da dubitar sarebbe a meraviglia.
Oh terreni animali, oh menti grosse!
La prima volontà, ch’è da sé bona,
da sé, ch’è sommo ben, mai non si mosse.
Cotanto è giusto quanto a lei consuona:
nullo creato bene a sé la tira,
ma essa, radiando, lui cagiona>>.
(Paradiso. Canto XIX. Versi 79 – 90).
Ecco il brano di san Paolo, quando invoca e loda la straordinaria sapienza di Dio, sapienza che, con la sua imperscrutabilità e insindacabilità, nessuno uomo può arrivare a conoscere, a capire e a sapere:
“O profondità della ricchezza, sapienza e conoscenza di Dio! Quanto insindacabili sono i suoi giudizi e incomprensibili le sue vie! Chi conobbe infatti la mente del Signore? O chi fu suo consigliere? O chi gli dette per primo perché ne possa avere il contraccambio? Poiché tutte le cose provengono da lui, esistono in grazia di lui, tendono a lui. A lui gloria per i secoli. Amen.”
(Lettera ai Romani. Capitolo XI. Versetti 33 – 36. Pagina 1203).
Inoltre, Dante Alighieri, ancora una volta, riconferma e ribadisce lo stesso concetto sulla inconoscibilità del pensiero divino, il quale non può essere conosciuto non solo dagli uomini, ma, addirittura, non è conosciuto nemmeno dai beati e dagli angeli che sono e rivivono accanto a Lui.
Ma quell’alma nel ciel che più si schiara,
quel serafin che ‘n Dio più l’occhio ha fisso,
a la dimanda tua non satisfara;
però che sì s’Innoltra ne lo abisso
de l’etterno statuto quel che chiedi,
che da ogne creata vista è scisso.
E al mondo mortal, quando tu riedi,
questo rapporta, sì che non presumma
a tanto segno più mover li piedi.
(Paradiso. Canto XXI. Versi 91 – 99).
In ultimo, Dante Alighieri chiude, definitivamente e arbitrariamente, il tema della Predestinazione divina e della Imperscrutabilità di Dio nel canto XXXII, quando parlando dei gemelli Esaù e Giacobbe, ribadisce, ancora una volta, il suo giudizio positivo sul ragionamento, sofistico, falso e bugiardo, di san Paolo. Infatti, san Paolo, nella Lettera ai Romani (Capitolo IX. 11 – 13), aveva parlato dei due gemelli. Ecco qui di seguito i versi con i quali Dante Alighieri chiude, definitivamente e completamente, il tema sulla predestinazione e sulla imperscrutabilità di Dio.
Lo rege per cui questo regno pausa
in tanto amore e in tanto diletto,
che nulla volontà è di più ausa,
le menti tutte nel suo lieto aspetto
creando, a suo piacer di grazia dota
diversamente; e qui basti l’effetto.
(Paradiso. Canto XXXII. Versi 61 – 66).
Con parole più chiare e più semplici, Dante Alighieri afferma, chiarisce e afferma che quando Dio crea le anime col suo sguardo gioioso, le dota di grazia e misura diversa, secondo il suo volere; e basti qui conoscerne l’effetto stesso, cioè che la cosa sta così, poiché le cause ci sono ignote. In questi versi Dante Alighieri ribadisce, ancora una volta e in modo definitivo, l’imperscrutabilità della predestinazione divina. Io, B. C., per continuare questo paragrafo, penso, reputo e giudico che sia il giudizio, fallace e sofistico, di san Paolo e sia il giudizio, acritico e corrivo, di Dante Alighieri siano due giudizi, entrambi errati e sbagliati, perché inventati ed elaborati di sana pianta da san Paolo e sia perché accettati e condivisi, acriticamente e corrivamente, da Dante Alighieri. Infatti, san Paolo, parlando dei gemelli Esaù e Giacobbe, inventa e giustifica l’imperscrutabilità di Dio, soltanto, per un suo giudizio arbitrario e personale, cioè inventato dalla sua mente esaltata, però non porta e non dimostra nessuna prova concreta, reale e logica del suo giudizio teologico. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che san Paolo non conoscesse il motivo del perché dei due gemelli Esaù era inviso a Dio, mentre l’altro, Giacobbe, era gradito a Dio, perché il Dio cristiano non glielo aveva né detto né confidato. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che l’imperché, cioè il motivo della differenza di simpatia tra Esaù e Giacobbe, non era conosciuto nemmeno da Dio stesso, per il semplice fatto che Dio, poiché non esiste, non poteva esprimere e manifestare la sua simpatia o la sua antipatia né nei confronti dei due gemelli e non poteva nemmeno scegliersi il popolo prediletto degli ebrei a discapito di tutti gli altri popoli del mondo. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico che anche il giudizio, acritico e corrivo, di Dante Alighieri, espresso in queste terzine, sia errato e sbagliato, per almeno due motivi. Infatti, io, B. C., penso, reputo e giudico che il primo motivo, falso e sbagliatodella erroneità, sia dovuto al fatto che Dante Alighieri ricava il suo giudizio, errato e sbagliato, dal giudizio, errato, sbagliato e sofistico, di san Paolo. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che il secondo motivo della erroneità consista nel fatto che, non solo Dante Alighieri non conosce il motivo e la ragione del perché Dio ha inviso Esaù e gradisce Giacobbe, ma Dante Alighieri dà per scontata e vera l’esistenza del Dio cristiano. Invece, io, B. C., penso, reputo e giudico che Dante Alighieri per prima cosa doveva dimostrare l’esistenza stessa di Dio, cosa che non fa. Infatti, Dante Alighieri non dimostra l’esistenza di Dio perché afferma che l’esistenza di Dio è già dimostrata dalla Bibbia, sia dal Vecchio Testamento e sia dal Nuovo Testamento, ossia dai Vangeli. Io, B. C., però, penso, giudico e affermo che, come già ho dimostrato, provato, comprovato e illustrato, nei paragrafi precedenti, che né la Bibbia, né i Vangeli, né le lettere di san Paolo, né la filosofia Patristica, non hanno dimostrato e comprovato l’esistenza di Dio, perché sono dei testi pseudo sacri pieni di menzogne e di bugie e ricolme di fake news e ragionamenti sofistici che non dimostrano e non comprovano l’esistenza di nessun Dio creatore del mondo. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico che come non esiste nessun Dio, universale, buono, uguale, utile e fondatore di tutte le religioni del mondo, così non esiste nessun Dio, particolare e singolare, che ha creato ogni religione, particolare e specifica, del mondo, una diversa dall’altra. Infine, io, B. C., penso, affermo e dico che come non c’è nessun Dio cristiano, non c’è neppure nessun Dio islamico; e come non c’è il Dio di Budda, non c’è nemmeno il Dio di Zarathustra; e come non c’è il Dio dei tibetani, non c’è nemmeno il Dio degli induisti e dei buddisti.
Modica, 23/12/2023
Prof. Biagio Carrubba
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