N. 1

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IO, BIAGIO CARRUBBA, DESIDERO

L’ATEISMO.

UNA PROVA LOGICA E FILOGENETICA, MA NÉ SCIENTIFICA

E NÉ EPISTEMIOLOGICA, SULLA INESISTENZA DI DIO.

(Articolo culturale, politematico, policromatico, polifonico ed eclettico).

Un atto di accusa contro tutte le religioni del mondo.

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Il mio cruccio esistenziale e filosofico è stato, da sempre, fin da quando frequentavo il liceo scientifico di Scicli (1968 – 1973), quello di dimostrare “l’Inesistenza di Dio”. Oggi, con questo articolo filosofico e pragmatico, io, B. C., penso di poter dire e affermare che ho trovato, intuito, elaborato, formulato ed espresso, con parole chiare e lineari, delle prove, convincenti ed importanti, della inesistenza di Dio. Io, B. C., penso, reputo e suppongo che i ragionamenti, che ho fatto, per dimostrare l’inesistenza di Dio, siano chiari e semplici, perché la dimostrazione logica, sulla genesi dell’idea di Dio, mi è venuta chiara, improvvisa e spontanea nella mente, nel sonno e in un bel sogno, durante la notte del 15 aprile 2023. Io, B. C., il giorno dopo, ho pensato che questo sogno era propizio alla mia tesi sulla inesistenza di Dio. Insomma il sogno mi aveva dato l’input per cominciare a scrivere il mio nuovo articolo, culturale, politematico, policromatico e polifonico sulla inesistenza di Dio. Quindi, dal giorno dopo, io, B. C., ho scritto, ho riscritto, ho letto e riletto, ho corretto e ricorretto, con cura e con attenzione, in pratica con grande diligenza, i ragionamenti sulle prove della inesistenza di Dio; infine, dal 16 aprile e nei mesi seguenti, ho redatto, integrato e concluso tutto il ragionamento filosofico e pragmatico, sulla inesistenza di Dio, fino alla data odierna, quando ho posto la parola fine a questo mio componimento culturale e personale, conformandovi la mia configurazione esornativa finale e conferendogli il mio ornatus, vivace, variegato, definitivo e completo. Inoltre, io, B. C., devo dire che il modo di procedere dei miei ragionamenti, nel mio saggio, è stato un modo riflessivo, progressivo, digressivo, divisivo, vario, probativo, trasgressivo, provocatorio, iconoclasta e, infine, eclettico, saltando di palo in frasca, cioè da un argomento ad un altro, da un autore ad un altro, assecondando il mio estro di fantasia o seguendo il mio umore, umbratile, variabile e sospiroso della giornata, ma anche gioioso, gaudioso e gaio per il piacere, il diletto, il privilegio e la coscienza di vivere. Invece il mio usus scribendi è rimasto quello mio solito e cioè l’uso di una lexis lineare, robusta, forte e solida che presenta, anche, però, uno stile forbito, loquace, piacevole, garbato, elegante, acuto, arguto, dignitoso e ornato. Il punto di partenza dei miei ragionamenti, filosofici e teologici, e le mie riflessioni, logiche e razionali, sul tema della inesistenza di Dio, sono i seguenti. In primis, io, B. C., penso, reputo e giudico che la religione cristiana sia una religione,  assurda e astrusa, perché è nata ed è cresciuta con argomenti e con riflessioni che io giudico delle patacche, vere e proprie; inoltre, io, B. C., reputo questi argomenti e queste riflessioni dei 4 evangelisti, anche, delle invenzioni e delle immaginazioni, fantastiche e inverosimili, inventate e narrate da parte dei 4 evangelisti; invenzioni e fantasticherie che sono nate dalla mente di 4 evangelisti che, non sapendo né scrivere e né leggere, dettarono i loro ricordi sul loro maestro Gesù a degli scribi, i quali compilarono e scrissero le invenzioni, le fantasticherie, le inventive e i ricordi dei 4 evangelisti, definendoli con il nome Vangeli. Ma era stato lo stesso Gesù a consigliare e a ordinare ai suoi discepoli di predicare e diffondere il suo Vangelo a tutto il mondo. Così come san Marco dice e afferma nel suo Vangelo: “Poi disse loro <<Andate per tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura.>>” (Dal Vangelo secondo Marco. Capitolo XVI. Versetto 15. Dal libro La Bibbia. Edizione san Paolo, a cura di Antonio Girlanda. Pagina 1097). Io, B. C., penso, reputo e giudico che un modo evidente ed immediato per dimostrare l’assurdità, l’astrusità e la falsità del cristianesimo consista nel fatto che la Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma è basata ed è stata costruita su fandonie, menzogne, ragionamenti fallaci e dimostrazioni sofistiche e sulle invenzioni dei miracoli di Gesù Cristo, così come sono raccontati e descritti nei 4 Vangeli dai 4 Evangelisti, Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Io, B. C., penso, reputo e giudico che sia la trasfigurazione di Gesù Cristo e sia tutti i miracoli compiuti da Gesù Cristo siano delle balle assolute, vere e proprie. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che anche il libro di Luca, Atti degli Apostoli, sia pieno di false notizie, come i miracoli di san Pietro, e sia ricolmo di fatti inventati, come il miracolo di Listra, di Luca, come, per esempio, la conversione di san Paolo al cristianesimo, dopo la sua caduta dal cavallo sulla strada di Damasco (Atti degli Apostoli. Capitolo 9. Versetti 1 – 9. Dal libro La Bibbia. Edizione san Paolo. A cura di Antonio Girlanda. Pagine 1166 – 1167). Io, B. C., penso, reputo e suppongo che sia la caduta di san Paolo e sia la voce di Dio, che lo perseguita, siano due fatti falsi, bugiardi e inventati di sana pianta da san Luca, per cui, io, B. C., giudico e discerno che questo testo pseudo sacro sia una bufala e una menzogna su cui si basa, ancora oggi, la tradizione teologica e miracolistica della Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma. Infatti, la Chiesa Cristiana di Roma, su questi testi pseudo sacri, ha cominciato a costruire la base e la dottrina teologica dei primi tempi del cristianesimo. A questi due testi pseudo sacri, (Vangeli e Atti degli Apostoli), io, B. C., aggiungo, anche, le Lettere di san Paolo, sulle quali la Chiesa Cristiana di Roma ha costruito molta parte della sua dottrina teologica. Io, B. C., penso, ritengo e reputo che le lettere di san Paolo siano piene di ragionamenti fallaci, di false notizie e siano ricolme di fake news inventate, elaborate e trascritte dal focoso, bugiardo, millantatore e mentitore san Paolo. Ora, io, B. C., porto, manifesto ed esprimo un’altra mia dimostrazione e un’altra mia constatazione per dimostrare, ancora una volta, l’assurdità, l’astrusità e la fandonia del cristianesimo e della Chiesa Cristiana di Roma, dopo avere espresso, esplicitato ed espletato, queste prime considerazioni e dopo aver sviluppato e palesato queste mie prime constatazioni sulle astrusità, sulle assurdità e sulle falsità del cristianesimo, dovute e inventate sia dai 4 Evangelisti e sia da san Paolo, che hanno permesso la nascita, la crescita, lo sviluppo e l’espansione della Chiesa Cristiana di Roma fino ad oggi.

Inizio del mio ragionamento che dimostra le assurdità, le astrusità e le falsità del cristianesimo.

Io, B. C., penso, immagino e suppongo che un indiano, contemporaneo di oggi, che vive e abita in India presso le rive del fiume Gange e che non ha mai sentito parlare né di Gesù Cristo né del cristianesimo, venga in Italia e assista, per caso, ad una funzione religiosa o a un rito sacro, come la messa che viene celebrata tutti i giorni in tutte le Chiese cristiane. Io, B. C., penso, immagino e reputo che l’indiano rimarrebbe allibito e stupito vedendo una fila di persone che, pazientemente e silenziosamente, prendono da un prete nelle mani l’ostia che poi i fedeli, stando in fila, mangiano, con aria triste e afflitta. Io, B. C., penso, reputo e immagino che l’indiano, non conoscendo né la liturgia cristiana, né sapendo della simbologia cattolica e non conoscendo la storiella dell’ultima cena di Gesù Cristo, rimarrebbe interdetto e confuso da tutti i gesti e da tutte le azioni che servono per realizzare l’eucaristia della messa. Io, B. C., penso, reputo e immagino che l’indiano, guardando il prete e i fedeli che mangiano l’ostia, giudicherebbe tutta la processione e tutta la funzione religiosa una messinscena, assurda e astrusa, perché non comprenderebbe nulla di quello che fanno e praticano sia il prete e sia i fedeli, perché non può mai immaginare e pensare che il rito della messa e dell’eucaristia ripropone, commemora e rInnova il sacrificio dell’ultima cena del corpo e del sangue di Gesù Cristo che, sotto le specie del pane e del vino, è offerto dal sacerdote a Dio sull’altare. Insomma, io B. C., penso e suppongo che l’indiano non può dare una risposta e una spiegazione a quello che vede davanti ai suoi occhi, perché, ovviamente, non conoscendo né la liturgia cristiana e né la simbologia teologica del cristianesimo, uscirebbe dalla chiesa, inorridito, sbalordito e interdetto, perché non capirebbe nulla di quella cerimonia pubblica e non comprenderebbe nulla, anche, del rito della messa che fa parte della liturgia cristiana e cattolica. Io, B. C., penso, reputo e giudico che l’indiano giudicherebbe, assurda e astrusa, senza significato e senza senso, tutta la messinscena della messa, della liturgia cristiana e cattolica. Orbene, io, B. C., penso, reputo e giudico che l’indiano, giudicando, nel suo cuore e nella sua mente, assurda e astrusa la messinscena del rito della messa, sarebbe nel giusto perché colpirebbe e coglierebbe una parte di verità giudicando assurda e inverosimile la liturgia cattolica, perché sia le cerimonie e sia i riti della liturgia cristiana avrebbero, per lui, qualcosa di incomprensibile, di astruso e di assurdità praticate e gestite dalla religione del cristianesimo e dalla Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma. Orbene, io, B. C., penso, reputo e giudico che questo esempio pratico dell’indiano che vede e partecipa ad una messa cattolica sia una dimostrazione, vera, evidente e immediata, della assurdità e della astrusità del cristianesimo e della Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma. Io, B. C., ho riportato e descritto questo esempio, pratico e concreto, dell’indiano che viene in Italia e assiste alla messinscena della messa perché questo esempio ricalca e corrisponde, perfettamente e simmetricamente, all’esempio che Dante Alighieri ha fatto, mostrato, espresso e scritto per dimostrare come la dottrina della Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma sia astrusa e incomprensibile per chiunque non conosca la storia della vita e della morte di Gesù Cristo, così com’è raccontata e narrata dai 4 Evangelisti e dalle Lettere di san Paolo. Infatti, Dante Alighieri, nel XIX canto del Paradiso presenta ed espone un esempio ed un caso tipico per cui, non solo un indiano non capisce e non potrebbe capire la dottrina cattolica, ma nemmeno i cristiani possono capire e comprendere la simbologia e il significato liturgico della messa, se non hanno letto né la Bibbia né i 4 Vangeli, dove, a saperli leggere, c’è scritto che Dio non rivela e non espone agli uomini i suoi piani divini, perché ha prescritto che il suo pensiero, intimo e interiore, deve rimane imperscrutabile, insondabile e sconosciuto agli uomini, compresi il Papa e i capi gerarchici della stessa Chiesa, a cominciare da san Pietro che fu il primo Vescovo di Roma. Infatti, Dante Alighieri, seguendo alcuni brani della Bibbia e alcuni brani delle Lettere di san Paolo, spiega, illustra e chiarisce che, non solo l’indiano non può capire l’assurdità e l’astrusità del cristianesimo, ma anche tutti i cristiani non possono capire e comprendere tutte le assurdità e le astrusità del cristianesimo perché Dio ha stabilito che le sue idee e le sue volontà sono imperscrutabili e insondabili, per cui nessun uomo, nessun profeta e nessun cristiano potrà mai capire e sapere quali siano le vere intenzioni di Dio. Infatti, nemmeno Papa Francesco conosce le intenzioni e i progetti di Dio. Ecco qui di seguito le terzine con le quali Dante Alighieri mostra, ostenta e spiega l’imperché, cioè la ragione per la quale Dio non vuole far sapere la sua volontà e le sue decisioni agli uomini. Infatti nessun uomo può penetrare nell’abisso de l’etterno consiglio di Dio (Paradiso. Canto VII. Versi 94 – 95). Come è noto e come si evince dalla Bibbia e dalle Lettere di san Paolo Dio agisce e interviene sulla Terra attraverso la sua Predestinazione e la sua Provvidenza divina. Io, B. C., penso, reputo e giudico che sia il concetto della Predestinazione e sia il concetto della Provvidenza divina siano dei concetti-bufala, dei concetti falsi e dei ragionamenti fallaci e sofistici inventati da sana pianta da san paolo. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che sia il concetto della Predestinazione e sia il concetto della Provvidenza divina sono dei concetti falsi e bugiardi, cioè delle fake news, perché sono concetti vuoti e utopistici e perché sono dei concetti che non hanno nulla di reale e di vero, inoltre sono dei concetti polisemantici ai quali ogni individuo può afferire il suo significato e la sua intenzione personale. Ecco, dunque, i versi di Dante Alighieri sulla insondabilità e sulla imperscrutabilità di Dio, il quale non fa conoscere i suoi progetti e i suoi disegni divini agli uomini, i quali vorrebbero conoscere e comprendere i disegni divini, ma non ci riescono per le loro limitate capacità intellettive. (Parla l’Aquila):

<<ché tu dicevi: “Un uomo nasce a la riva

de l’Indo, e quivi non è chi ragioni

di Cristo né chi legga né chi scriva;

e tutti suoi voleri e atti buoni

sono, quanto ragione umana vede,

senza peccato in vita o in sermoni.

Muore non battezzato e senza fede:

ov’è questa giustizia che ‘l condanna?

ov’è la colpa sua, se ei non crede?”.

Or tu chi se’, che vuo’ sedere a scranna,

per giudicare di lungi mille miglia

con la veduta corta di una spanna?

Certo a colui che meco s’assottiglia,

se la Scrittura sovra voi non fosse,

da dubitar sarebbe a meraviglia.

Oh terreni animali! Oh menti grosse!

La prima volontà, ch’è da sé buona,

da sé, ch’è sommo ben, mai non si mosse.

Cotanto è giusto quanto a lei consuona:

nulla creato bene a sé la tira,

ma essa, radiando, lui cagiona>>.

(Paradiso. Canto XIX. Versi 70 –90).

Con parole più chiare e più semplici, Dante Alighieri spiega e chiarisce che la condanna dell’indiano, che ha vissuto senza mai peccare né con fatti né con parole e senza mai conoscere Cristo, è dovuta alla imperscrutabilità dei disegni divini e alla insondabilità della Giustizia Divina. L’Aquila dimostra l’impotenza della ragione e la necessità di accettare i disegni divini, soltanto attraverso la fede perché la trascendenza di Dio supera infinitamente le capacità conoscitive dell’uomo. La risposta di Dante Alighieri, dunque, consiste nel fatto di affermare, con sicurezza e con sicumera, che, soltanto, Dio sa il motivo, l’imperché, egli non vuole far conoscere le idee e i piani della sua mente agli uomini. Ma gli uomini sanno che Dio agisce e interviene sugli uomini e sulla Terra, soltanto, attraverso la sua Predestinazione e la sua Provvidenza divina, cosicché gli uomini non sanno chi di loro si troverà tra gli eletti e chi si troverà tra i condannati a bruciare nello stagno di fuoco della Caienna. Quindi, Dante Alighieri basa tutto il suo ragionamento e le sue dimostrazioni della giustizia divina su molti brani e passi della Bibbia, come, per esempio, <<chi può pensare ciò che vuole il Signore?>> (Dal libro della Sapienza. IX – XIII). Oppure: <<Dov’eri tu quando io mettevo le basi della Terra>> (Dal libro Giobbe. XXXVIII – 4). Oppure <<O Uomo, chi sei tu dunque per disputare con Dio?>> (Dalla Lettera ai Romani. IX, 20 di san Paolo). Dunque, Dante Alighieri, ha, così, dimostrato che il cristianesimo, non solo è assurdo e astruso per l’indiano, ma è anche incomprensibile, astruso e assurdo per tutti i fedeli cristiani, anche se accettano e praticano tutte le liturgie, i comandamenti e i sacramenti della Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma. Io, B. C., penso, reputo e giudico che, in questo modo, Dante Alighieri accetta, giustifica e condivide l’assurdità e l’astrusità del cristianesimo, sia accettando e basandosi sui testi della Bibbia e sia accettando e condividendo le Lettere di san Paolo. Inoltre, io, B. C., penso, reputo e giudico che, Dante Alighieri, ai testi della Bibbia e alle Lettere di san Paolo, aggiunge le sue terzine, le quali dimostrano, concordano e ribadiscono il suo assenso e il suo consenso che giustificano e accettano l’assurdità e l’astrusità del cristianesimo e della Chiesa Cristiana e Cattolica di Roma. Infine, io, B. C., per finire questo primo paragrafo di questo mio nuovo libro riporto anche un brano di una Lettera di san Paolo nella quale san Paolo ribadisce, ancora una volta, la imperscrutabilità e la insondabilità di Dio. Infatti, san Paolo parlando dei gemelli, Esaù e Giacobbe, in discordia fra di loro, già nel ventre di sua madre, spiega e dimostra l’insondabilità di Dio a preferire Esaù e a scartare Giacobbe. Ecco il brano della Lettera di san Paolo nella quale san Paolo ribadisce la imperscrutabilità della predestinazione divina: <<Quando essi (i gemelli) non erano ancora nati e non avevano compiuto niente di bene e di male – in modo che la predeterminazione di Dio rimanesse secondo a sua scelta e non dipendesse dalle opere, ma dalla iniziativa di colui che ama – fu detto a lei: il maggiore servirà al minore. Così come è stato scritto: amai Giacobbe, odiai Esaù.>> (Dalla Lettera ai Romani di san Paolo. Capitolo IX. Versi 11- 13. Dal libro La Bibbia. Edizione san Paolo, a cura di Antonio Girlanda. Pagine 1200 – 1201). Dunque, Dante Alighieri riprende il ragionamento di san Paolo e lo sintetizza nel canto XXXII, ribadendo e confermando il giudizio giusto di san Paolo. Ecco i versi con i quali Dante giustifica e condivide il giudizio di san Paolo, il quale, parlando dei due gemelli Esaù e Giacobbe, ribadisce il suo giudizio sulla imperscrutabilità e insondabilità di Dio.

E ciò espresso e chiaro vi si nota

ne la Scrittura santa in quei gemelli

che ne la madre ebber l’ira commota.

Però, secondo il color d’i capelli,

di cotal grazia, l’altissimo lume

degnamente convien che s’incappelli.

(Paradiso. Canto XXXII. Versi 67 – 72).

Con parole più chiare e semplici Dante Alighieri afferma che, dal momento che Esaù e Giacobbe avevano effettivamente capelli di colore diverso l’uno dall’altro, Dante vuole dimostrare che ogni anima è unica e riceve la grazia in modo diverso dagli altri. Ma io, B. C., penso, reputo e giudico che Dante, inoltre, concorda, condivide ed è anche d’accordo con san Paolo sulla imperscrutabilità e sulla insondabilità di Dio. Inoltre questa lettera di san Paolo era citata frequentemente nei tesi religiosi come esempio di imperscrutabilità della grazia di Dio. Per finire e concludere questo primo paragrafo, io, B. C., penso, reputo e giudico che tutte le fandonie, le patacche, le bugie e le fake news dei 4 Evangelisti e di san Paolo hanno creato e generato l’astrusa e assurda religione del cristianesimo, come una religione assurda e astrusa. Inoltre, io, B. C., penso, suppongo e immagino che la religione cristiana, non è solo incomprensibile per i cristiani, ma non è nemmeno accettabile né comprensibile dai miliardi di persone che seguono e praticano le altre astruserie e le altre assurdità di tutte le altre religioni del mondo. Infine, per finire questo paragrafo, in bellezza, io, B. C., voglio esprimere, manifestare e palesare un’altra mia considerazione sul tema dell’assurdità e dell’astrusità della religione cristiana. Mentre Tertulliano accettò il cristianesimo, benché lo ritenesse assurdo e astruso, io, B. C., non accetto e non condivido il cristianesimo perché ritengo e giudico che la religione cristiana, oltre ad essere una religione astrusa, incomprensibile e assurda, è, anche, una religione costruita sulle bugie, sulle fandonie e sulle fake news dei 4 Evangelisti e di san Paolo. Per questi motivi e per queste ragioni sopra indicati, io, B. C., non accetto, non capisco e non condivido il cristianesimo perché lo giudico una religione molto assurda e molto astrusa, della quale non c’è da fidarsi, per almeno due motivi. Io, B. C., penso, reputo e giudico che il primo motivo consista nel fatto che non ho fiducia né nel Papa, né nei Cardinali e né negli altri presuli e né negli altri capi e dirigenti dello Stato Pontificio, perché sono a capo di una Chiesa Cristiana e Cattolica fondata sulle menzogne, sulle bugie, sulle patacche e sulle fake news scritte e descritte dai 4 Evangelisti e da san Paolo. Infine, io, B. C., penso, reputo e giudico che il secondo motivo consista nel fatto che sia la dottrina cristiana, sia la teologia cattolica non hanno nessun potere catartico, né nessuna azione taumaturgica e non hanno, nemmeno, nessuna missione né salvifica, né soteriologica.

Modica, 15 novembre 2023 Prof. Biagio Carrubba

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