Da morta – Una poesia di Wendy Cope

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La terza poesia della trilogia è “Da morta”, qui di seguito ne riporto il testo:

Da morta io non vorrò pensare di essere morta.

Nessun cruccio. Né addii sulla porta:

né a me, né ad altro, o alla voce smarrita

Da morta non vorrò pensare d’essere morta”.

Le parole confortano. Ma penso con terrore

al giorno in cui dovrò staccarmi dal mio io.

Da qualcuno la mia voce potrà forse essere udita,

ma non da me, che avrò già detto addio.

Analisi del contenuto

Parafrasi della poesia.
Questa poesia è certamente una poesia anfibologica cioè è suscettibile di essere interpretata in diversi modi. Di seguito riporto la mia interpretazione e la mia ricostruzione logica di tutta la poesia:

Oggi le parole mi confortano sul mio futuro.

Ma già penso, con dolore, al giorno in cui

dovrò lasciare il mio io, il mio corpo, il mio mondo.

Forse un giorno dopo la mia morte,

la mia voce sarà udita e ricordata da qualcuno

dei miei conoscenti di oggi, ma certamente

non sarà ascoltata da me,

dal momento che io sarò già morta.

Io, da morta, non avrò più la possibilità di pensare

che io sia già morta. Io, da morta, non ho nessun dolore per questa

impotenza e impossibilità di pensarmi morta.

Non ho la possibilità di sentire gli addii sulla porta;

né sentire gli addii rivolti a me o ad altri

né sentire la mia voce smarrita dal momento che

da morta non ho più la possibilità di pensare che io morta.

(Per cui non percepirò più né la vita, né la realtà

come ora che stanno davanti a me).

Tema della poesia.
Il tema della poesia è la descrizione dell’imbarazzo in cui si trova la poetessa nell’età di mezzo. Certamente la poesia esprime lo stato di disagio psicologico della poetessa che è turbata e confusa dalla propria età e si sente impacciata ed impedita nel suo agire quotidiano e si sente perplessa dinnanzi al futuro che la aspetta. Tutto questo stato emotivo complesso e di disagio la spinge a prefigurarsi il passaggio dalla vita alla morte. E allora la poetessa immagina lo stato più doloroso che è quello nel quale lei sarà costretta a distaccarsi dal suo io, dal suo mondo interiore e dal suo ambiente familiare. Questa lacerazione, questo logoramento e la separazione dal proprio io saranno il momento più doloroso proprio perché la poetessa percepirà l’istante esatto in cui si spegnerà la lampadina della sua vita e tutto sarà diventato buio  profondo. Sarà solo un istante abissale, un “clic”, perché poi non ci sarà più nulla. Da questo momento in poi la poetessa non avrà più alcun cruccio delle parole altrui, né sentirà gli addii degli altri perché da morta non avrà più la possibilità di percepire la vita, né percepire gli altri.
Sintesi della poesia.
La poesia, in sintesi, parte da un’affermazione enigmatica ed ambigua: “Da morta io non vorrò pensare di essere morta” . Poi la poesia si snoda con altrettanti versi ambigui fino ad arrivare al cuore della poesia stessa, descritto con il verso: “ Ma penso con terrore/al giorno in cui dovrò staccarmi dal mio io”. La poesia termina con l’ultimo distico nel quale la poetessa esprime ancora una volta un’affermazione strana ed inquietante che si avvicina allo humor inglese sottile e nero che è un tratto tipico dello stile della poetessa: “Da qualcuno la mia voce potrà forse essere udita,/ma non da me, che avrò già detto addio”.
Il messaggio della poesia.
Il messaggio implicito della poesia è dato da un insieme di presupposizioni culturali che è necessario estrinsecare dal testo della poesia. In sostanza il messaggio della poesia esplicita il fatto che ognuno di noi, nella sua vita, vive con grande forza e determinazione un processo lento e continuo che con una parola inglese si chiama: “empowerment”. Questo processo psicologico e culturale consiste nella conquista e riconquista della consapevolezza di sé, delle proprie potenzialità, del proprio io e del proprio agire. La poetessa si addolora perché sa che perderà questo processo che dura tutta la vita e che si conquista con grandi sacrifici e con grande forza di volontà. Quindi quando si arriva ad un’età avanzata ognuno di noi si rende conto che è arrivato il grande momento che lo stacca dal proprio io e quindi si rammarica per tutto quello che non ha potuto fare e prova nostalgia per qualcuno che non c’é più o per qualcosa che poteva andare diversamente.
La tesi della poesia.
La tesi della poesia è, dunque, la consapevolezza della presa di coscienza da parte della poetessa del suo volgere alla mente verso il passato che non c’è più e di guardare in avanti verso un futuro assai breve di cui lei intravede già la fine. Insomma, la poetessa avverte con chiarezza che la sua vita sta esaurendosi; ma questo dolore, questa presa di coscienza e questa separazione dal proprio io conduce anche ad una catarsi, cioé alla purificazione di tutte le sue preoccupazioni e disillusioni del passato e tenta di depaurizzarsi, cioè tenta di scrollarsi di dosso la paura per la morte invisibile e incombente.

Analisi della forma

Il genere della poesia.
Il genere della poesia è la presa di coscienza di sé stessi e la volontà di immaginarsi il proprio futuro vicino alla morte. La poesia è formata da un’unica strofa cioè monostica, densa e compatta, piena di idee che esprimono i sentimenti personali della poetessa.
La sintassi della poesia.
La sintassi della poesia è una sintassi paratattica con aggiunte di spezzoni nominali, sintatticamente indipendenti come “nessun cruccio”. Il linguaggio della poesia è un linguaggio poetico, serrato e anche denso di sintagmi comuni e di altri sintagmi ambigui, per cui, per capire il messaggio logico ed esistenziale che la poetessa ha voluto trasmettere nella poesia, risulta necessario togliere l’ambiguità dei sintagmi e del significato globale della poesia. Io, Biagio Carrubba, ho chiarito ed esplicitato questo messaggio implicito nella mia parafrasi.
Le figure retoriche della poesia.
Le figure retoriche della poesia sono complesse, rare e poco usate nella costruzione di una poesia comune. Infatti qui le figure retoriche sono: hysteron pròteron, una prosopopea, un paradosso e lo english humorIl primo verso presenta l’apposizione “Da morta” come figura retorica che diventa una anastrofe ma è anche una prolessi perché anticipa il tema della poesia. Queste figure retoriche creano un clima enigmatico e misterioso, solenne e grave intorno alla poesia e sono un elemento importante per la creazione della bellezza complessiva della poesia.
Lo stimmung della poesia (I sentimenti espressi nella poesia).
Lo stimmung della poesia è molto vario e denso perché si basa e sviluppa sentimenti forti e nascosti come:

  • Il rimpianto;

  • Il rammmarico;

  • Il rincrescimento;

  • La depaurizzazione;

  • La catarsi finale;

La lexis della poesia.
La lexis della poesia è intensa perché i periodi sono brevi ma concisi. Infatti, il periodare è formato da frasi brevi e spezzate, così come sono spezzati i sentimenti impliciti della poetessa. Lo stile della poesia presenta un ornato vigoroso e pieno, tanto che rientra nello stile forbito, elegante, raffinato e ricercato.
La bellezza della poesia.
I motivi della bellezza sono almeno tre: I   Il primo motivo è, certamente, quello delle figure retoriche che danno alla poesia un senso misto di gravità e di solennità; II Il secondo motivo di bellezza è, certamente, quello dello sbigottimento che la poesia trasmette al lettore, dovuto ai vari sentimenti espressi dalla poetessa. La poesia inoltre, lancia il messaggio della depaurizzazione e della catarsi che danno alla stessa un senso misterioso ed un alone mistico. III Il terzo motivo è quello di sapersi scrutare in se stessi ed è quello di guardarsi dentro e di togliersi ogni senso di paura verso la vecchiaia e verso la morte.

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Modica, 13 febbraio 2014

Biagio Carrubba

Biagio Carrubba

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