PARAGRAFO N. 52
Quando io e Dante finimmo il colloquio con il grullo, voltagabbana e traditore, Matteo Renzi, noi riprendemmo il viaggio e ci incamminammo sopra la strada principale, ampia e grigia, del lago ghiacciato di Cocito, ma eravamo coscienti che ormai il nostro viaggio stava per finire perché eravamo vicini alla grande figura di Lucifero che ci osservava e ci guardava con i suoi grandi occhi. Ad un certo momento, io e Dante, guardammo a destra e vedemmo che si apriva una porticina laterale dell’Inferno; ci avvicinammo e ascoltammo, anche, la grande discussione, a voce alta, che c’era tra la nuova anima, persa e dannata, arrivata da poco, e il diavolo cornuto e custode della porta laterale esterna dell’Inferno, dalla livrea a macchie di leopardo (livrea n. 8).
Io e Dante, quando sentimmo il vociare e le grida tra l’anima
matricola, persa e dannata, e il diavolo cornuto custode
della porta laterale e secondaria dell’Inferno, fummo
incuriositi da queste urla e, nel vedere la porta laterale
dell’antro infernale, sempre aperta, ci avvicinammo alla
porta laterale e secondaria, fredda e stretta, da dove,
però, entrava ancora un raggio di luce debole ma luminoso
come un fascio di luce di una torcia luminosa, chiara e,
insieme alla luce scendeva, dal mondo terrestre, anche,
un po’ d’aria fresca che permettevano di vedere chiara-
mente ciò che avveniva davanti alla porta laterale dell’
Inferno. All’improvviso, io e Dante, vedemmo l’agitarsi
della nuova anima matricola, persa e dannata, sconvolta
e adirata, che, con toni alterati, acuti e altisonanti, apo-
strofò il diavolo, cornuto e custode, dalla livrea a mac-
chie di leopardo (livrea n. 8), della porta infernale
dell’antro laterale. Appena quest’anima, persa e dannata,
si fermò davanti all’uscio dell’antro, io e Dante ci avvici-
nammo, ancora di più alla porta, per ascoltare meglio
le parole del diverbio tra la nuova anima arrivata e il
diavolo cornuto e custode della porta, che si appoggiava
tranquillamente ai suoi forconi. Io e Dante ascoltammo
il diverbio che c’era tra l’anima, persa e dannata, e il
diavolo e cornuto custode, della porta laterale dell’In-
ferno. L’anima, persa e dannata, quando arrivò davanti
al diavolo, cornuto e custode, che aveva fra le mani un
forcone a tre punte, con il quale teneva a bada e lontana
l’anima matricola, persa e dannata, che gesticolava, urlava
e minacciava il diavolo cornuto con parole perentorie.
Subito dopo, l’anima, persa e dannata, lo apostrofò
dicendogli: <<Dove diavolo sono capitata?>>.
Il diavolo, cornuto custode, con calma e con un sorriso
beffardo le rispose che, per saperlo, bastava leggere
l’insegna che stava sopra la porta, stretta e fredda,
secondaria e laterale dell’Inferno che stava sopra di lei.
L’anima, persa e dannata, alzò gli occhi e lesse la scritta
che indicava i peccatori, con caratteri neri e a stampatello:
PORTA LATERALE E SECONDARIA DELL’INFERNO.
Poi il diavolo, cornuto e custode, le chiese: <<Lei chi è?>>.
L’anima, persa e dannata, gli rispose: <<Io sono Giorgia,
sono una donna, sono una madre, sono cristiana>>.
Dal contesto del discorso, il diavolo della porticina
non capì bene il senso di queste parole, dette con
furia e nervosismo. Noi, io e Dante, ascoltando
quelle parole ci sembrarono subito famigliari, sentite
e conosciute in qualche trasmissione televisiva, la
riconoscemmo subito, perché tante volte vista e
ascoltata in TV. Io e Dante la riconoscemmo sia per
le sue caratteristiche fisiche e sia per il suo modo,
vivace, veemente e perentorio di parlare. Era sicu-
ramente l’anima matricola, persa e dannata, della
politica italiana Giorgia Meloni, leader del partito
politico di estrema destra, Fratelli d’Italia. Però,
anche, il diavolo, cornuto e custode, della porta
laterale, notò, subito, l’enfasi, l’ebrezza e l’esalta-
zione dell’anima matricola, persa e dannata, di
Giorgia Meloni. Del resto questa ebrezza ed esal-
tazione della Meloni non era nuova nella capa
politica; infatti, Giorgia Meloni, quando parlava
in Parlamento o nei vari comizi, tenuti a Roma e
in Italia, o nei vari talk show, era solita discutere,
ad alta voce e con una forte veemenza, le dispute
e le discussioni con gli altri politici di altri partiti.
Soprattutto, Giorgia Meloni alzava sempre la voce
durante i suoi interventi in Parlamento, e il suo
parlare si trasformava, sempre, in un modo di
parlare intimidatorio, perentorio e imperioso
come erano solito fare i gerarchi fascisti nei con-
fronti della povera gente caduta nelle loro mani.
Questo modo di parlare, fastidioso e altisonante,
della Meloni, era dovuto, secondo me, B. C., al
fatto che la capa politica voleva imitare il modo
di parlare, minaccioso e direttivo, dei gerarchi
fascisti, e forse voleva, anche, imitare e voleva
immedesimarsi nel modo di parlare, imperioso,
categorico, autoritario, energico e deciso del suo
idolo e idolatra Duce Benito Mussolini. Il diavolo,
cornuto e custode, all’ascolto di queste parole
le rispose, con tono ironico e sarcastico: <<Va bene!
Ho capito chi è lei. Passi pure. Camicia nera>>.
Poi, il diavolo, cornuto e custode, aiutandosi con il
forcone a tre punte, la guidò e la spinse con un
movimento irruento e violento all’interno della
porta dell’Inferno. Appena lei entrò dentro l’Inferno,
io e Dante vedemmo entrare l’anima, persa e dannata,
che aveva la conformazione di una giovane donna con
i capelli biondi, tutta scarmigliata e arrabbiata con il
diavolo, cornuto e custode, dalla livrea a macchie di
leopardo (livrea n. 8), che cercava, con l’aiuto dei
forconi, di calmarla e sedare l’escandescenza che la
giovane non finiva di manifestare con i suoi gesti ostili.
Io, B. C., riconobbi subito quell’anima bionda, persa e
dannata, bassa di statura, che era molto presente nelle
varie TV, nazionali e private italiane, perché lei era stata
molto popolare nei vari dibattiti dei talk show serali.
Io e Dante ascoltammo che il diavolo, cornuto e custode,
della porta laterale esterna, dava la spiegazione della sua
condanna all’Inferno, all’anima persa e dannata.
Il diavolo, cornuto e custode della porta, le disse, infatti,
che la giovane politica era stata condannata all’inferno,
da Satana in persona, sia perché aveva perso le elezioni
amministrative di Roma del 10 ottobre 2021, ma, soprat-
tutto, perché il 9 ottobre 2021, un commando squadrista
di Forza Nuova aveva assaltato e distrutto, selvaggiamente,
la sede nazionale della CGIL di Roma, durante una manife-
stazione di protesta contro l’obbligo del green pass.
La devastazione della sede della CGIL da parte di una
squadra fascista sotto il comando di 20 o 30 noti capi
fascisti romani, ovviamente, coinvolgeva Giorgia Meloni
e il suo partito Fratelli d’Italia, in quanto lei, come capa
politica del partito di destra, usando un linguaggio invo-
luto, ambiguo, artificioso, tortuoso e volutamente oscuro
e circonvoluto, non aveva mai preso né le distanze dalla
ideologia sovversiva degli squadristi di Forza Nuova
e né si era mai distaccata dall’azione dei ribelli insorti e
capi di Forza Nuova. Questo gruppo di Forza Nuova,
che costituisce l’ala dura, armata e faziosa del fascismo
di oggi, aveva, dunque, procurato molti danni alla sede
della CGIL, ma nessuno dei poliziotti che assisteva al sac-
cheggio della sede osò fermare l’incursione degli squadristi
fascisti non osò fermarli e né arrestarli in quella azione sov-
versiva e distruttiva, colti nel pieno della loro flagranza di
reato. In questa occasione la ministra Lamorgese, secondo
me, non è stata all’altezza della situazione, perché doveva
dare ordine alla polizia presente, durante la violenta irru-
zione alla sede della CGIL, di arrestare subito tutti i capi
squadristi partecipanti all’assalto della sede della CGIL.
Per questo motivo la ministra Lamorgese ha fatto una
brutta figura di fronte al popolo italiano perché incapace
di fermare l’azione distruttiva e devastatrice che si stava
svolgendo, sotto gli occhi di tutti gli italiani, che assisteva-
no al violento attacco degli squadristi fascisti contro la sede
della CGIL, indifesa e non custodita da nessuno. L’accusa
più grave, rivolta alla Meloni, era stata, subito, quella di
non aver rinnegato e sconfessato l’azione devastatrice di
Forza Nuova. Infatti tutta l’opinione pubblica italiana, tutta
la stampa e tutti gli altri partiti politici italiani avevano,
subito, criticato la Meloni per la sua politica ambigua di
partito autoritario di destra senza però mai rinnegare
la sua origine ideologica e politica, e cioè la discendenza
dal partito fascista di Benito Mussolini. Per questo
ambiguo e ambivalente comportamento di Giorgia
Meloni, Satana in persona l’ha condannata all’Inferno.
Dopo questa lunga spiegazione, il diavolo cornuto e custode della porta laterale esterna, aprì la porta laterale esterna dell’Inferno e consegnò l’anima, persa e dannata, di Giorgia Meloni al diavolo cornuto e custode della porta laterale interna, che la prese in consegna. Poi il diavolo, cornuto e custode della porta laterale interna, si affrettò di portare l’anima, persa e dannata, di Giorgia Meloni, davanti alla faccia di Lucifero, il quale condannò l’anima, persa e dannata, emise la sentenza della colpa e della pena e indicò con le dita delle mani il numero della baracca destinata alla nuova anima persa e dannata. Quindi, Satana, in persona, aveva preparato, voluto e stabilito sia la colpa, sia la pena e quale doveva essere il suo patimento e la sua sofferenza. La colpa imputata da Satana alla Meloni era costituita dal fatto che la capa politica di Fratelli d’Italia non ha mai né abiurato, né mai ha spezzato la sua fedeltà al partito fascista di Benito Mussolini, per cui Giorgia Meloni è condannata all’Inferno e conficcata nella baracca n. 10 insieme a tutti i simpatizzanti, agli iscritti e a tutti gli esponenti del partito Fratelli d’Italia. Infatti, secondo Satana, Giorgia Meloni e tutti i seguaci di questo partito, sono attaccati e appiccicati, così fortemente e ostinatamente all’ex partito fascista di Benito Mussolini e alla sua ideologia culturale e alla sua mistica simbolica e formale, così come lo sono gli uccelli quando rimangono impigliati su una rete ricoperta della sostanza appiccicosa del vischio. Quindi essi rimangono attaccati e invischiati nella trappola del vischio. Infatti quando gli uccelli si posano sopra il vischio, che li cattura e non li fa più volare, essi rimangono preda e vittime del cacciatore e del predatore che ha preparato la trappola del vischio. Satana, dopo l’assalto e la devastazione della sede della CGIL a Roma del 9 ottobre 2021, ha avuto l’ennesima prova della convivenza e della connivenza tra la Meloni, il suo partito e il gruppo di estrema destra di Forza Nuova, per cui Satana ha condannato la Meloni all’Inferno e l’ha conficcata nella baracca n. 10, allestita per tutti i nostalgici, gli aderenti, i tesserati, i fanatici e i facinorosi di questo movimento politico che, ancora oggi, costituiscono la continuità e la fedeltà sia al partito fascista di Benito Mussolini e sia alla ideologia, liberticida e totalitaria, del regime fascista. Io, B. C., pensai, inoltre, che questa particolarità dell’anima, persa e dannata, di Giorgia Meloni, di essere la prima politica italiana di destra ad incignare la baracca n. 10, era anche la risposta alla mia curiosità che mi era sorta, nel paragrafo n. 48, a proposito di chi avrebbe incignato, per la prima volta, la nuova baracca delle anime, perse e dannate, dei politici di destra della prima metà del XXI secolo. Dante, a questa mia informazione, non si scompose per niente, perché la notizia non lo commosse, non lo toccò e non lo coinvolse più di tanto.
MODICA 28 MARZO 2022
PROF. BIAGIO CARRUBBA
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