Lo splendore del tempio. Una poesia d’amore di Carol Ann Duffy.

Share Button

Introduzione.

La poesia “Lo splendore del tempio” (The beauty of the church) della poetessa inglese Carol Ann Duffy è inserita nella raccolta poetica “Lo splendore del tempio” pubblicata nel 2012 in Inghilterra ed in Italia da Crocetti Editore a cura di Floriana Marinzuli e da Bernandino Nera. L’intera raccolta poetica contiene molte poesie di vario genere e di vari argomenti che sintetizzano un’ampia antologia dell’intera produzione poetica della poetessa. Io, Biagio Carrubba, credo che molte di queste poesie siano autobiografiche poiché si riferiscono alla vita stessa della poetessa e delle sue esperienze amorose.
Carol Ann Duffy è nata a Glasgow il 23 dicembre 1955, primogenita di cinque figli ed unica figlia femmina. Nel 1962 la famiglia Duffy si trasferì a Stafford in Inghilterra. Il padre Scot Duffy svolse diverse attività, da sindacalista ad allenatore di calcio. Nel 1974 la poetessa si trasferì a Liverpool dove incontrò il poeta Adrian Henri con il quale ebbe una lunga ed affettuosa amicizia ed una proficua collaborazione poetica.. Nel 1977 pubblicarono insieme un’opera poetica con il titolo “Beauty and the Beast”. Negli anni ’80 la Duffy si trasferì a Manchester, dove continuò la sua attività poetica e nel 1985 diede alle stampe la sua prima opera poetica con il titolo “Standing Female Nude”, seguirono “Selling Manhattan”(1987), “The Other Country”(1990), “Mean Time” (1993), “The World’s Wife”(1999), “Feminine Gospels”(2002), “Rapture”(2005), “The Bees”(2011).
Nel 2009 la poetessa è stata nominata “Poeta Laureata del Regno Unito”, titolo che le ha dato il diritto di scrivere le poesie ufficiali della Regina Elisabetta. Infatti nel 2011 ha scritto la poesia ufficiale per le nozze del principe William con Kate Middleton dal titolo “Anelli” (Rings) che è una poesia d’amore dedicata ed ispirata ai giovani reali sposi.
Nel 1995 Carol Ann Duffy ha avuto una relazione sentimentale con la poetessa scozzese Jackie Kay, da cui nacque, nel 1996, una figlia di nome Ella, alla quale ha dedicato molte posie.
La Duffy è anche una drammaturga. Fra le sue opere teatrali ha scritto: “Take My Husband”(1982), “Cavern of dreams”(1984), “Little Woman, Big Boys”(1986), “Loss”(1986), “Casanova”(2007). 

copertina dell'opera

II

Io, Biagio Carrubba, ho letto la raccolta poetica “Lo splendore del tempio” e ho trovato in essa poesie d’amore molte belle nelle varie antologie pubblicate e, in ultima analisi, condivido pienamente il giudizio e l’analisi critica che hanno fatto i due curatori nell’Introduzione alla traduzione italiana dell’opera poetica. Riporto l’incipit:
I critici sono unanimemente concordi nell’indicare Carol Ann Duffy quale una delle voci più rappresentative della poesia contemporanea in Gran Bretagna. Con la sua produzione poetica assai variegata ed eterogenea, la poetessa di origini scozzesi è sovente stata un modello di ispirazione per un’intera generazione di scrittori che si sono avvicinati alla poesia agli inizi degli anni Ottanta, contribuendo in maniera sostanziale al forte processo di rinnovamento e ampliamento della New Poetry britannica.”

Testo della poesia.

Guarda, mia adorata, sei bellissima;
i tuoi occhi, incorniciati dai capelli,
sono uccelli tra le foglie degli alberi,
colombe sui cedri del Libano;
i tuoi capelli scintillano, un ruscello al sole
che discende giù dai monti: sei bella,
mia amata; la tua bocca, l’entrata; i tuoi baci, la chiave;
le tue labbra, di un tenue scarlatto, il pertugio;
la tua lingua dolce di vino, i tuoi denti, agnellini
al pascolo; la tua voce per intonare salmi, cantici.
Vedo il tuo volto; dico che il tuo volto
è il giardino dove cercavo l’amore;
ho la testa colma di rugiada; le mani
addolcite dalla mirra; i piedi nudi
nell’erba madida; la bocca cosparsa di miele.
La tua voce ha chiamato alla porta del mio cuore.
Sono pazza d’amore.
Distogli i tuoi occhi dai miei,
mi hanno sopraffatta.
Con gli occhi mi hai rapito il cuore.
Coi baci della tua bocca mi hai baciata
nel nostro letto verde, sotto le travi di cedro,
i soffitti d’abete.
Sei bella dappertutto.
Le tue guance, spezie e fiori dolci;
il tuo respiro, canfora e nardo;
zafferano; calamo e cannella;
incenso e aloe;
la tua gola fatta per le perle;
i seni latte e miele;
dovresti tenere la mano sinistra sotto la mia testa,
con la destra abbracciarmi.
Solo a guardarti la mano,
impazzisco d’amore;
Sei il melo tra gli alberi della foresta.
Sono distesa alla tua ombra
e il tuo frutto è dolce al mio assaggio.
Sei un grappolo di fiori di canfora nel vigneto;
un frutteto di fichi maturi, melograni.
Sono tua e sei mia,
fino allo spuntare del giorno e quando le ombre svaniscono.
Non c’è fiume che spenga l’amore, né mare che lo anneghi.
Sono entrata nelle tue grazie.
Ero tutto quel che desideravi e ti ho dato il mio amore.
Dico che il tuo palato è il vino migliore;
sei rosa, giglio, grappoli d’uva.
Ti cercavo di notte nel letto.
Mi alzavo e vagavo per le vie della città,
in cerca di te che la mia anima bramava.
Ti ho trovata. Ti ho stretta
e non ti ho lasciata andare,
finché non ti ho portata al campo,
dove ci siamo adagiate per terra,
circondate da caprioli e cervi dei prati.
Mi sono alzata per aprirmi a te
e le tue mani profumavano di mirra.
Il tuo ombelico, una coppa che non chiedeva il vino.
Che belli i tuoi piedi.
Le tue cosce, gioielli.
Le ginocchia, mele.
Dormo, ma il cuore si sveglia al tuo sussurro.
Mi hai portata a questo letto
e il tuo vessillo su di me è l’amore.
Apponimi come sigillo, mia amata,
poiché l’amore è forte come la morte,
apponimi come sigillo sul tuo cuore.

il cantico dei cantici

III

Sintesi della poesia.
La prima caratteristica principale de “Lo splendore del tempio” è, senza dubbio, il fatto che la poesia è una parafrasi ed una sintesi del celebre canto pastorale “Il Cantico dei Cantici” della Bibbia. La poetessa ne fa un centone nuovo ed originale. Tutti i versi, uguali o parafrasati o sintetizzati, sono ripresi dal “Cantico dei Cantici” ma incastrati in modo originale e piegati all’espressione ed alle esigenze della poetessa. La poesia descrive, in sintesi, i sentimenti che la poetessa prova per la sua amata ed enumera le caratteristiche fisiche di lei. Inoltre, la poetessa afferma che il primo motivo del suo innamoramento verso la sua amata è dato dalla bellezza fisica della sua compagna. La prima cosa bella che descrive sono gli occhi, seguono i capelli, la bocca, le labbra, la voce, il volto (versi 1-12) . Da questo momento in poi, negli altri versi la poesia si snoda attraverso sensazioni del suo amore e con altre caratteristiche fisiche della sua amata, con un gioco di incastri bizzarri ed imprevedibili che sono un elemento importante della bellezza globale della poesia.
Ecco la corrispondenza tra versi della poesia e versi del “Cantico dei Cantici”.
I primi quindici versi della poesia sono la parafrasi della IV parte del Cantico.
I versi 13, 14 e 15 sono un accorpamento di versi della V parte del Cantico.
I versi 18 e 19 del testo sono una riproposizione, quasi identica, dei versi della VI parte 5., 5.2.
Il verso 20 del testo riproduce il verso 1.2 della I parte.
I versi 21 e 22 ripropongono invece il II verso della I parte.
I versi 23 e 24 ripropongono i versi 17 e 18 del Cantico.
I versi da 26 a 28 del testo sono una sintesi quasi perfetta dei versi 14.1, 14.2 della IV parte.
I versi 31 e 32 ripropongono in maniera quasi identica i versi 6.1, 6.2 della II parte.
Il verso 35 ripropone in modo identico il verso 3.1 della II parte.
I versi 36 e 37 del testo ripropongono in modo quasi identico i versi 3.3, 3.4 della II parte.
Il verso 42 ripropone in modo identico i versi 7.1, 7.2 dell’VII parte.
I versi che vanno da 47 a 55 del testo sono una parafrasi della III parte del Cantico.
I versi 56 e 57 sono una riproposizione quasi identica dei versi 5.1, 5.2 della V parte.
Il verso 58 riproduce in modo identico il verso 3.1, 3.2 della VII parte.
Il verso 61 riproduce in modo uguale il verso 2.1 della V parte.
I versi 62 e 63 riproducono in forma quasi uguale, 4.1 4.2 della VI parte.
Gli ultimi tre versi della poesia 64,65 e 66 del testo sono la riproposizione quasi uguale ma in ordine invertito dei versi 6.7, 6.8 e 6.6 dell’VIII parte.
Tenuto conto di questa corrispondenza, la poesia comincia con l’incipit:
Guarda, mia adorata, sei bellissima”;
Questo verso della poesia è molto bello e richiama tre versi del “Cantico dei Cantici” (10.1) della VI parte) che sono:
sei bella come la luna
sei splendente come il sole,
sei stupenda come un esercito
a vessilli spiegati.”
Poi elenca altre caratteristiche della sua amata: i baci, le guance, la gola, i seni, fino ad arrivare ad un’altra dichiarazione d’amore. Nel verso 17 la poetessa dichiara:
Sono pazza d’amore”
Nei versi 33-34 esprime nuovamente il suo amore per la sua amata:
solo a guardarti la mano,
impazzisco d’amore”
Poi la poesia si snoda attraverso metafore e similitudini. Nel verso 47 la poesia racconta una serata trascorsa insieme al suo amore e racconta che una notte non trovandola nel letto si è alzata cercandola in tutta la città fin quando l’ha trovata ed insieme sono andate in un boschetto e si sono adagiate per terra. La poesia prosegue con altre dichiarazioni d’amore, come questa:
Dormo, ma il cuore si sveglia al tuo sussurro”
La poesia si conclude con l’invocazione finale che esprime, per l’ennesima volta, l’amore per l’amata:
Apponimi come sigillo, mia amata,
poiché l’amore è forte come la morte
apponimi come sigillo sul tuo cuore”

Il tema della poesia.
Il tema della poesia è quello di estrinsecare ed esprimere l’amore della poetessa verso la sua amata, seguendo le parole ed i versi del “Cantico dei Cantici”. La poesia esprime in primis, e soprattutto, un inno all’amore e manifesta tutti i sentimenti della poetessa nei confronti della sua amata. Oltre ad ispirarsi  e a sintetizzare il testo del “Cantico dei Cantici” la poesia presenta un’altra caratteristica importante, che è quella di essere una poesia omoerotica in quanto dedicata all’amore per la sua compagna. Questa novità, però, non è nuova alla Duffy perché la poesia continua una caratteristica già esplicitata nel libro “Rapture” dove per l’appunto il destinatario del suo amore era la poetessa Jackie Kay, con cui abitava e che amava. Quest’altra novità mi sembra molto importante, bella ed attuale. Io, Biagio Carrubba, penso che la poetessa inglese Duffy si possa considerare l’ultima ed originale discendente della grande poetessa greca Saffo. Infatti la poetessa racconta, in molte sue poesie precedenti, il suo amore lesbico ed omoerotico, così come accade in questa poesia, in cui definisce la compagna “amata”. Molta parte della produzione poetica della poetessa inglese è incentrata sul tema dell’amore omoerotico, su cui ha scritto molte belle poesie. Anche in questa analizzata, ella dispiega ed illustra i suoi sentimenti così come la poetessa Saffo faceva nei confronti delle sue allieve. Sono molto contento di questa scelta poetica alternativa all’amore tradizionale, perché leggo una poesia nuova ed emblematica del nostro secolo. Si può dire quindi che anche la poesia della Duffy affermi la stessa tesi della greca Saffo e cioè: “è bello ciò che si ama”. E questa novità la rende coraggiosa, vittoriosa e sincronica con i nostri tempi.
I versi più espliciti di questa poesia che ne fanno una poesia omoerotica sono:
Con gli occhi mi hai rapito il cuore.
Coi baci della tua bocca mi hai baciata.” (vv. 18-20);
Sono tua e tu sei mia,
fino allo spuntare del giorno e quando le ombre svaniscono” (vv. 40-41);
Mi alzavo e vagavo per le vie della città,
in cerca di te che la mia anima bramava” (vv. 48-50).

Il messaggio della poesia.
Il messaggio della poesia è quello descritto nel verso 43, ripreso alla lettera dal “Cantico dei Cantici”, che afferma:
Non c’è fiume che spenga l’amore, nè mare che lo anneghi”
Questo verso nel “Cantico dei Cantici” si trova nell’ottava parte nel verso 7.8. Questi due versi del Cantico chiudono l’ottava parte e si riferiscono all’amore definito come:
Le fiamme sono vampe di fuoco,
sono fiamme divine”.
Ma l’amore della poetessa è un amore passionale e struggente per la sua amata che non conduce alla morte ma ad una reciproca ed intensa passione d’amore. Credo che si possa affermare che il messaggio della poesia completo, nuovo e personale della poetessa, descritto nella poesia, sia questo:
L’amore è uno scambio reciproco di affetti fra due persone – non importa il sesso – che si vogliono bene e che si rispettano reciprocamente; l’amore è una simbiosi tra due persone che si attraggono reciprocamente e fisicamente e dove l’amore è un’azione reciproca di donare e di ricevere con pari dignità e nel rispetto del sesso altrui.”
I versi più eloquenti che esprimono questo amore reciproco sono:
Sono distesa alla tua ombra
e il tuo frutto è dolce al mio assaggio.” (vv.36-37);
Sono entrata nelle tue grazie.
Ero tutto quel che desideravi e ti ho dato il mio amore.
Dico che il tuo palato è il vino migliore;
Sei rosa, giglio, grappoli d’uva.” (vv. 43-46).

La tesi della poesia.
La tesi della poesia è quella esplicitata nel “Cantico dei Cantici” ma sottaciuta nel testo della poesia. I versi del “Cantico” sono:
Se un uomo scambiasse il suo amore
per tutte le ricchezze del mondo
verrebbe sicuramente disprezzato”.
Io, Biagio Carrubba, credo che la poetessa non citi questi versi del “Cantico dei Cantici” perché tutta la sua poesia vuole dimostrare questa tesi come vera, poiché penso che la poetessa non scambierebbe il suo amore, come descritto nella poesia, con tutte le ricchezze del mondo.
Io, Biagio Carrubba, credo che l’amore sia la prima fonte di felicità di ogni coppia. Infatti senza l’amore non vi può essere alcuna felicità perché credo che nel percorso esistenziale di ognuno di noi, l’amore sia una tappa fondamentale e necessaria per raggiungere gli obiettivi finali che ognuno si prefigge fin da giovane. L’importante è che l’amore sia appagante, soddisfacente, fiducioso e costruttivo e non sia un amore disappagante, logorante, distruttivo e infido.
I versi più belli che esprimono l’importanza dell’amore sono:
Distogli i tuoi occhi dai miei,
mi hanno sopraffatta.” (vv. 16-17);
Solo a guardarti la mano,
impazzisco d’amore.” (vv.33-34).

 

duffy

IV

Analisi della forma.

Il genere e la metrica della poesia.
Il genere della poesia è il genere lirico amoroso che segue in forma originale e razionale il “Cantico dei Cantici”. Di fatti la poetessa trasforma la poesia bucolica del “Cantico dei Cantici” in una poesia d’amore personale manipolando ed estrapolando i versi del “Cantico dei Cantici” secondo le sue esigenze personali. La manipolazione più evidente è il verso: “Non c’è fiume che spenga l’amore, né mare che lo anneghi”, che è preso nella parte finale del “Cantico dei Cantici” e trasportato nel mezzo della poesia per darle maggiore rilievo come messaggio finale. Un’altra estrapolazione evidente è data dai versi 61-63:“Mi hai portata a questo letto/ e il tuo vessillo su di me è l’amore” che si rifanno e sintetizzano i versi del “Cantico dei Cantici”, che sono:
Mi hai condotto nella casa del vino
e la sua armata contro di me è l’amore” (4.1 della II parte).
La metrica della poesia è composta da versi liberi e sciolti.

La sintassi e le figure retoriche della poesia.
La sintassi della poesia è costruita su un rapido susseguirsi di metafore e similitudini tutte riprese dal “Cantico dei Cantici”. Tutta la poesia è costruita su frasi paratattiche e coordinate fra di loro. Queste similitudini appartengono tutte al mondo dei fiori, della frutta ed ai colori del giardino. Queste metafore e similitudini, inoltre, giocano tutte sul tatto, sull’olfatto, sull’udito, sul gusto e sulla vista cioè sulle percezioni sensoriali, creando un’aura gioiosa e piacevole per tutta la poesia.
I versi più belli che si rifanno ai sensi e alle similitudini sono:
I tuoi capelli scintillano, (come) un ruscello al sole
che discende giù dai monti: (come) sei bella,
mia amata; la tua bocca (è) l’entrata; i tuoi baci (sono) la chiave.” (vv. 6-9).
Sei un grappolo di fiori di canfora nel vigneto;
un frutteto di fichi maturi e melograni.” (vv. 38-39).

Il linguaggio poetico della poesia.
Il linguaggio della poesia rispecchia molto il linguaggio del “Cantico dei Cantici” dato che riporta quasi per intero tutte le metafore e similitudini del “Cantico dei Cantici”. Molte similitudini e metafore della poesia non hanno il verbo espresso per cui è necessario di volta in volta aggiungere il verbo corrispondente tra soggetto e verbo nominale, es.: “ le tue guance (hanno i colori) delle spezie e dei fiori dolci (v.25); “Il tuo respiro (ha il profumo) della canfora e del nardo (v.26)”; seguono altri esempi come i versi 58-60:
Che belli i tuoi piedi.
Le tue cosce (sono preziose come) gioielli.
Le ginocchia, (sono rosee come) mele.”

Lo stimmung della poesia.
Lo stimmung della poesia è dominato soprattutto dall’amore della poetessa per la sua amata ma questo amore varia in diversi modi e forme. Si parte, all’inizio della poesia, da un amore pieno di estasi verso l’amata. Poi l’amore diventa sensuale ed intimo come spiega nei versi 20-24:
Con gli occhi mi hai rapito il cuore.
Coi baci della tua bocca mi hai baciata
nel nostro letto verde, sotto le travi di cedro,
i soffitti d’abete.”
Infine l’amore si trasforma in amore languido come nei versi 55-57:
Mi sono alzata per aprirmi a te
e le tue mani profumavano di mirra.
Il tuo ombelico, una coppa che non chiedeva il vino.
Infine l’amore finisce con l’essere un amore struggente e passionale che si concretizza nell’invocazione finale degli ultimi tre versi.

La lexis e lo stile della poesia.
La lexis della poesia è molto semplice e lineare data dalla sintassi paratattica. Lo stile della poesia è molto personale ed efficace perché riesce a trasformare il canto bucolico della Bibbia in un centone vivace e allegro, pieno di colori e di profumi, che danno all’intera poesia un tocco vivace e vario. Questa aura multicolore differenzia questa poesia da tutta la produzione precedente della poetessa, seria e seriosa, e la distingue anche dalla ripetitività e dalla prolessità dei versi del “Cantico dei Cantici”.
I versi più belli che esprimono la lexis e lo stile della poesia sono:
Vedo il tuo volto; dico che il tuo volto
è il giardino dove cercavo l’amore;
ho la testa colma di rugiada; le mani
addolcite dalla mirra; i piedi nudi
nell’erba madida;  la bocca cosparsa di miele.” (vv. 11-15).

La bellezza della poesia.
La bellezza della poesia è data da almeno cinque motivi che sono:
Il primo motivo è dovuto al fatto che la poetessa riesce a manipolare ed estrapolare molti versi del “Cantico dei Cantici” e a dare alla sua poesia una forma razionale, coerente e ben distinta.
Lo splendore del tempio, dunque, riesce ad esprimere tutta l’espressività e i sentimenti della poetessa con efficacia e con intensità verso l’amata.
Il secondo motivo è dato dal fatto che la poesia è costruita su un gioco di incastri bizzarri, strani ed imprevedibili ma che alla fine vengono ricomposti e ricondotti dalla poetessa ad una forma regolare e razionale. Credo che la bellezza di questa poesia bizzarra e strana si possa paragonare alla bellezza, stravagante e straniante del fascinoso “giardino di Bomarzo” che si trova nel Lazio.
Il terzo motivo di bellezza è dovuto al fatto che la poetessa riesce a costruire un centone, nuovo e personale, seguendo e ricostruendo tutte le similitudini e le metafore del “Cantico dei Cantici”.
Il quarto motivo di bellezza è dato dal fatto che la poetessa, pur rivolgendosi e coinvolgendo direttamente la sua amata, parla in prima persona dei suoi affetti e del suo amore. Insomma la poetessa è riuscita ad esprimere la sua gioia e la sua passione d’amore prendendo in prestito ed utilizzando le parole antiche ma ben conosciute e collaudate del “Cantico dei Cantici”.
Io, Biagio Carrubba, credo che il quinto ed ultimo motivo di bellezza della poesia sia dato dal fatto che la poetessa abbia tolto tutto il fango e la terra inutile da un cespuglio di rose selvatiche e ha raccolto le rose più belle producendo così un bellissimo testo poetico pulito e ripulito. In questo modo la poetessa è riuscita a scrivere una poesia nuova e personale che assomiglia ad un vaso di fiori pulito e fragrante, che emana quasi un olezzo gradevole e profumato sia alla vista e sia all’olfatto dei lettori.
I versi più belli ed eloquenti che esprimono tutta la vivacità, il gioco dei colori ed i profumi della poesia sono:
Ti ho trovata. Ti ho stretta
e non ti ho lasciata andare,
finché non ti ho portata al campo,
dove ci siamo adagiate per terra,
circondate da caprioli e cervi dei prati.” (vv. 50-54).
In questi versi si respira anche un’aria arcadica e quasi bucolica.

Biagio Carrubba

Modica, 19 Aprile 2014

Biagio Carrubba 

Share Button

Replica

Puoi usare questi tag HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>