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Il Tempo edace,
fatal nemico,
con la sua man rugosa,
ti combatte, ti vince e ti disface.
Vincenzo Monti
L’estate, certamente, è stata una stagione procace, capricciosa e frivola
ora è diventata monotona, lenta, noiosa, fastidiosa e supercalda.
Prima, tutti si muovevano, correvano, volavano in alto e andavano al mare
ora tutti scappano all’ombra, nei boschi, nei fiumi, nei laghi.
Dapprima l’estate portava festa, gioia, giochi e gite
ora è divenuta un solleone perpetuo che rovina la pelle e gli occhi.
Ora i giorni sono diventati sterili e l’aria è diventata secca ed irrespirabile.
Prima si diceva: “Agosto inizio d’inverno”
ora si dice “Ad Agosto inizia il tempo edace”.
Ma l’estate rimane, comunque, il tempo dei bagni e delle vacanze;
rimane il tempo degli amori furtivi e trescosi perché
l’amore mantiene sempre giovani, vivi e dona la gioia d’amare
e perché l’innamorarsi dà vigore, spinge e pungola verso gli altri.
L’amore estivo è un sentimento propulsivo e sovversivo,
e assomiglia tanto ai colorati frutti estivi:
ai cocomeri rossi, ai meloni gialli e arancioni, ai kiwi verdi,
all’uva bianca e nera, alle susine viola e alle prugne gialle.
Ma l’estate rimane, soprattutto, la stagione delle feste e dei fiori:
San Pietro e Paolo, la festa dell’Assunta (nome di mia madre),
Ferragosto e San Giovanni Battista; i fiori più incantevoli sono:
gli ibiscus, i gelsomini, la bouganville, le ginestre e gli oleandri.
II
Come l’Ibla, ammantata di fiori si tinge di vari colori,
quando le api sicule fanno bottino dei fiori di breve durata…
Marziale, Liber II, 46.
L’estate rimane una stagione coreografica perché tutti vestono con colori
vivaci e briosi; perfino l’ambiente naturale si spoglia delle foglie secche e
diviene nudo ed assolato cosicché i terreni diventano aridi e sterili
si colorano di giallo, che diventa il colore prevalente delle campagne.
Di notte d’estate si sente lo stridìo indefesso delle cicale e
il suono stridulo dei grilli; mentre di giorno
le giornate cominciano con lo zirlìo dei tordi.
Invece, oggi, le api nel ragusano, così numerose
al tempo dell’Impero, stanno scomparendo e
non fecondano quasi più il dolcissimo miele ibleo.
I giorni d’estate presentano un sole fulgido e abbagliante e
la gente si lascia confondere dal calore estivo fino a perdere la testa,
lasciandosi trasportare in amori voluttuosi, maliziosi e maliosi.
D’estate i colori diventano più gai, più luminosi e più splendenti.
Ma l’estate è, soprattutto, la stagione della cultura e della scienza.
Anche da noi, nel ragusano, si svolgono, all’aperto, le serate culturali
dedicate alla musica classica e al teatro. Gli artisti insufflano
alla materia grezza e ruvida la vita e la vitalità creando poesie,
opere d’arte pittoriche, film e canzoni cantate all’aria aperta.
Infatti, l’estate nella nostra provincia è rallegrata
da suoni e balli e da sagre popolari
che si svolgono in quasi tutti i paesi riviareschi e montani:
la sagra della cipolla a Gerratana;
la sagra del pesce a Pozzallo;
la sagra dell’uva a Mazzarrone;
la sagra dei ceci e dei fichidindia a S.Giacomo;
E fra tutte queste cose belle e leggere ne vedo una che non cambia mai:
l’amore, infatti, rimane l’evento più toccante, più intenso, più suggestivo e
più gioioso della vita. Comunque la Sicilia non è più l’ isola, bella e
verdeggiante, di una volta immersa nel clima mite del Mediterraneo.
Ho voluto scrivere questi componimenti poetici dedicati alle quattro stagioni soprattutto per far conoscere ai ragazzi e agli adolescenti di oggi alcune caratteristiche del nostro tempo e alcune tradizioni che ancora si tramandano nella nostra Sicilia da tempi remoti. I ragazzi siciliani di oggi, mano a mano che crescono, sono desiderosi di conoscere com’era il tempo e l’ambiente delle quattro stagioni, che ritornano con ritmo regolare da sempre. Mentre fino agli anni ottanta le stagioni avevano un ciclo regolare, netto e chiaro rispetto a quello di oggi, ora questo ciclo si sta estinguendo anzi, è già scomparso, come ho cercato di dimostrare e di descrivere nei componimenti poetici. Infatti, le stagioni sono scomparse. Ormai le fasi ed il ritmo delle stagioni non ci sono più. Praticamente l’inverno e la primavera non esistono più; è rimasto soltanto un breve e blando autunno che va da novembre ad aprile ed una lunga estate che va da maggio a dicembre di ogni anno solare.
E credo che questa situazione climatica sia irreversibile, per cui il prossimo futuro sarà ancora peggiore di oggi. Insomma bisogna aspettarsi la fine di ogni stagione.
Comunque sia i ragazzi di oggi conoscono soltanto le stagioni di oggi: si inebriano del sorgere del sole d’inverno, si godono il mezzogiorno autunnale, respirano l’aria fresca della primavera e contemplano il calare del tramonto estivo. Tutte queste immagini rimangono scolpite nella nostra anima e vorremmo che esse non ci lasciassero mai. Ma il tempo vola, come la nostra vita, e si logora e si sfalda insieme alla nostra giovinezza, che non ritorna più.
Ho poi voluto confrontarmi con altre opere d’arti riguardanti le quattro stagioni. Mi riferisco soprattutto alle sinfonie “Le quattro stagioni” di A.Vivaldi che sono veramente belle. Non voglio, ovviamente, confrontarmi con esse, perché troppo elevate per me. Ho voluto semplicemente disincantare i giovani di oggi che non hanno conosciuto la bellezza delle quattro stagioni passate e non conoscono, ancora, la vita incerta ed oscura che li attende.
Modica, 24 Settembre 2015
Biagio Carrubba
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