L’enigma Elena I.

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L’enigma Elena I.

Disse, e per primo al letto s’avviò: lo seguiva la sposa.
Nel traforato letto giacevano dunque gli amanti.
(Omero – Iliade III – vv. 447 – 448)

                                   I
Cosa avvenne veramente tra Elena e Paride
quando restarono soli nel palazzo reale di Menelao?
Questo è il dolce-spinoso enigma che da più di 3200 anni
tormenta l’umanità e nessuno riesce a risolvere.
Io, Biagio Carrubba, credo che Elena al tempo
dei fatti dell’amore illegittimo avrà avuto almeno 28 anni
e la stessa età, o qualche anno in più, Paride
e questa età già matura indica che sia Elena che Paride
erano nel pieno del loro splendore fisico e cognitivo.
Elena aveva già una figlia di 9 anni, Ermione;
già aveva subito il primo vero rapimento, con stupro,
da parte di Teseo, non prima di aver compiuto 16 anni.
Lo stupro avrà sicuramente lasciato una profonda
ferita fisica e psichica nell’animo di Elena.
Elena, quando aveva 18 anni circa, scelse tra i
vari pretendenti e sposò il potente Re di Sparta Menelao
ma in questo decennio il loro amore
non sarà stato tutto rose e fiori.
Quindi è possibile che Elena non amasse più Menelao
o addirittura, internamente, lo potesse anche odiare;
quindi è possibile che quando arrivò, inaspettatamente,
il bellissimo Paride nel palazzo reale a Sparta, Elena,
sorpresa dall’avvenenza del giovane se ne innamorò
perdutamente (perse la testa) e fu sedotta anche
dalle belle, affascinanti e seducenti parole di Paride.
La scelta di Elena di lasciare Menelao e di fuggire con Paride
fu dunque volontaria e personale e quindi non fu un
rapimento contro la sua volontà da parte di Paride.
La prova della sua volontà e della sua voluttà di seguire
Paride è data dal fatto che Elena aspettò proprio il momento
propizio per fuggire con lui e cioè quando Menelao dovette
partire improvvisamente per Creta per partecipare ad
i funerali del nonno materno Crateo.
Se Elena fosse andata a Creta al funerale, come da obblighi di
famiglia, sarebbe andata con Menelao ed invece, con qualche
pretesto restò a Sparta per rimanere con Paride e rivederlo
e in quell’occasione, presa dal fascino del giovane
ed inebriata dal nuovo amore, andò immediatamente a letto
con lui nella stessa casa reale di Menelao.
Dopo l’amplesso Elena non poteva più tornare indietro
e fuggì con Paride sulla nave che la portava a Troia
abbandonando Ermione, Menelao e i suoi genitori.
A questo punto Elena dovette scegliere tra morire o partire
e scelse di seguire Paride fino a Troia.
La controprova che quello di Elena non fu un rapimento
da parte di Paride, ma fu una scelta cosciente e volontaria,
è data dal fatto che Elena ebbe tutto il tempo durante la notte,
dopo l’amplesso, di prendere con sé
i gioielli, i monili e i ricchi abiti che teneva in casa
e di portare con sé, addirittura, la sua vecchia ancella,
Etra, la madre di Teseo.
Quindi Elena non fu colta di sorpresa e trascinata da Paride
con la forza nella notte come avviene in un rapimento vero.
Se fosse stato così, Elena, sarebbe scappata solo con gli
abiti addosso ed invece ebbe tutto il tempo per
portare via gli oggetti più preziosi e la sua ancella.
Comunque sia andata la notte, Elena non fu certamente
sopraffatta solo dal sesso perché, come avviene sempre,
prima si innamorò della bellezza del viso e degli occhi di Paride,
della fattezza e delle movenze del corpo perché ci si innamora
prima psicologicamente e poi fisicamente e il sentimento
dell’amore nasce prima nel cuore e poi nella carne.
Ma la causa scatenante sarà stata sicuramente il fatto che Elena non
doveva essere più innamorata di Menelao per cui fu facile
farsi sedurre dall’affascinante Paride
e solo dopo si concesse fisicamente al piacere sessuale.
Quindi Elena nei giorni di amicizia e di dialogo con Paride
provava un amore per l’uomo che non poteva esternare
per la presenza di Menelao.
La notte in cui i due rimasero soli, Elena, ebbe il tempo
di innamorarsi e di invaghirsi di lui dimenticandosi
di essere la Regina di Sparta e la moglie di Menelao.
Ora dunque se Elena seguì Paride solo per amore perché
innamorata di lui dimenticandosi di Menelao, ha ragione
Saffo che dice che Elena seguì Paride solo per amore ed
in nome dell’amore e la colpa di Elena fu solo quella di non
pensare alle conseguenze sociali e politiche che sarebbero
scaturite ed in questo modo avrebbe assecondato il principio
stesso dell’amore e cioè che in amore l’amante deve onorare
l’amato e l’amato deve onorare l’amante perché come dice
Saffo la cosa più bella del mondo è l’amore e ciò che si ama.
In ragione di questo principio Saffo potè scrivere l’ode
“La cosa più bella è ciò che si ama”.
Aspettare la notte della partenza del marito e andare sulla nave
con tutte le ricchezze dimostrano in modo chiaro e netto che Elena
agì solo per amore di Paride lasciando marito e figlia.
Si potrebbe dire che Elena ha risposto al motto “Al cuore non
si comanda” ma nello stesso tempo dopo questa scelta dirompente,
Elena, diventa dal punto di vista sociale ed etico, una fedifraga
e traditrice della famiglia. Quindi a questo punto ha anche
ragione Alceo che accusa Elena, per la sua infedeltà, di essere
stata la causa della guerra tra greci e troiani.

                                            II
Dammi dunque l’amore malioso, quello col quale
tutti gli eterni tu soggioghi e i comuni mortali.
(Omero – Iliade XIV – vv. 198 – 199)

Omero, come è noto, addossò tutta la colpa della scelta
di Elena di seguire Paride, agli Dei, come scrive nel famoso brano
dell’Iliade, quando Priamo dice ad Elena:
“Qua vieni, cara figlia, e davanti a me ora siedi,
perché tu veda il tuo primo marito, i parenti e gli amici –
per me non tu certo colpevole sei, ma colpevoli i numi
che mi suscitarono contro la guerra luttuosa dei Danai -”.
(Iliade III – vv. 162 – 165).
Secondo Omero l’artefice dell’innamoramento tra
Elena e Paride è stata Afrodite, la quale, in questo modo
mantiene la promessa che aveva fatto a Paride quando
questi aveva decretato la vittoria di Afrodite scegliendola
come la più bella fra le tre dee: Afrodite, Era ed Atena.
Omero, quindi, seguendo la versione ufficiale del Mito
attribuisce agli Dei la causa dell’innamoramento di Elena
verso Paride facendola diventare la vittima del gioco
amoroso degli Dei a scapito suo e dei troiani.
I troiani avrebbero potuto evitare la guerra con i greci
perché Menelao quando arrivò a Troia chiese la riconsegna
di Elena e di tutti i suoi averi. Invece i troiani,
orgogliosi e tronfi della loro forza, rifiutarono l’offerta
e quindi si scatenò la guerra di dieci anni.
La ricostruzione di questo mito è molto bella leggerla nella
scena che ha descritto Luciano nel famoso “Dialogo degli Dei”
(numero 20), quando Afrodite per convincere Paride a scegliere
lei gli descrive Elena:
“Poi sarebbe bene che tu fossi già sposato,
ma non con una nativa, zotica come sono le
donne dell’Ida, bensì con una greca di Argo o
di Corinto o spartana come Elena, giovane,
bella, in nulla meno perfetta di me e, quel che
più conta, facile all’amore”.
Afrodite descrive a Paride la bellezza di Elena in questi termini:
“È Bianca, come è naturale essendo nata da un cigno,
morbida come può esserlo essendosi formata in un uovo,
nuda quasi sempre ed abile ginnasta”.
A queste parole di Afrodite, ovviamente, Paride diede la vittoria
alla Dea che si impegnò a far innamorare Elena di Paride.
Io, Biagio Carruba, invece, penso che Elena certamente non conoscesse
il patto tra Afrodite e Paride e si innamorò e seguì Paride
non perché fosse influenzata e stimolata da Afrodite
ma per la bellezza diretta del giovane che già si era
innamorato della donna con la sola descrizione fattagli da Afrodite.
Tolto l’intervento degli Dei allora tutta la storia dell’incontro tra
Paride ed Elena viene ricostruito da me come un normale
innamoramento tra due amanti, giovani e belli e questo
rende la storia di Elena più umana e più terrena,
più vicina alla natura, imperfetta, fragile
e ambivalente delle vicende e della natura umana.
Questo amore è nato sicuramente perché Elena, quando vide Paride,
non era più innamorata di Menelao e quindi fu facile
innamorarsi di Paride e seguirlo fino a Troia.
Infatti quando una donna si innamora psicologicamente
e fisicamente, immediatamente cede anche il proprio corpo.
Il mito di bellezza di Elena e di Paride è certamente sentito
in maniera opposta dai due grandi poeti di Lesbo: Saffo ed Alceo.
Infatti Saffo ed Alceo, hanno scritto due bellissime poesie, l’una in
difesa di Elena e l’altro in condanna di Elena.
L’incipit della bella poesia di Saffo è questo:
“Dicono che sopra la terra nera
la cosa più bella sia una fila di cavalieri
o di opliti, o di navi.
Io dico: quello che s’ama …”
Invece l’incipit della poesia di Alceo è questo:
“Per le tue male azioni, Elena,
dicono che un’amara sciagura
ricadde su Priamo e i figli,
per te Zeus arse Ilio col fuoco …”
L’eros è quella forza di attrazione che produce l’unione tra due
però, allo stesso tempo, bisogna distinguere tra l’amore positivo
che produce unità e forza tra uomo e donna
e tra l’amore seduttivo, pericoloso che produce guai
e rovine per gli amanti e per altri.
Omero, con questi versi, conferma la tesi che l’amore malioso
seduce e porta alla rovina anche i saggi:
“Disse, e sciolse dal petto la fascia ricamata,
a vivi colori, dove stan tutti gli incanti:
lì v’è l’amore e il desiderio e l’incontro,
la seduzione, che ruba il senno anche ai saggi”.
(Omero – Iliade XIV – vv. 214 – 217)

                                        III

Perciò piango te, dolente nel cuore, e me insieme infelice;
più nessun altro infatti nell’ampia Troia è benigno
o condiscendente con me, ma di me hanno tutti ribrezzo.
(Omero – Iliade XIV – vv. 773 – 775)

I dieci anni trascorsi a Troia non furono certo brillanti e piacevoli
per Elena perché in questo periodo maturò un senso di frustrazione
profonda che la portò a tradire i troiani così come la prima volta
aveva tradito i greci.
Io, Biagio Carrubba, credo che, in sintesi, i motivi
che condussero Elena a tradire i troiani furono sostanzialmente quattro:
1. Il pentimento per avere abbandonato la figlia e per avere tradito Menelao;
2. La frustrazione di trovarsi in un ambiente ostile come quello di Troia;
3. La delusione che provò per Paride che giudicava vile e codardo;
4. L’imposizione, alla morte di Paride, di sposare il fratello di lui, Deifobo.
La speranza e la felicità di potere ritornare un’altra volta in Grecia
con Menelao a fine guerra Elena la esprime quando incontra Ulisse
che di nascosto era entrato a Troia per rubare il Palladio.
Elena non solo non tradisce Ulisse ma lo aiuta ad uccidere altri troiani
e a farlo fuggire di nascosto dalla città.
Infatti Elena racconta che Ulisse:
“E, uccisi molti troiani col lungo bronzo affilato,
tra gli Argivi tornò riportando molte notizie;
altre donne di Troia altamente gemevano allora:
ma il mio cuore gioiva, ché già ero volto a tornare
indietro, in patria, e piangevo la colpa alla quale Afrodite
mi spinse, quando laggiù mi condusse dalla mia patria
e lasciai la mia figlia, la stanza nuziale e un marito
non inferiore a nessuno per senno e per bellezza”.
(Omero – Odissea IV – vv. 257 – 264)
Quindi Elena era cosciente di ciò che voleva perché non
era né una donna frivola, né volubile, né capricciosa ma era seria,
decisa, volontaria e cosciente di ciò che voleva.
La sua storia quindi dimostra che veramente
non bisogna mai fidarsi di questo tipo di donne che usano
l’amore malioso, seduttivo per soddisfare le loro
ambizioni personali, abbandonando la famiglia
e non calcolando le conseguenze negative e disastrose
per la propria famiglia e per l’intera Grecia.

                                      IV

Per me cagna e per la follia d’Alessandro,
ai quali dié Zeus avverso destino, affinché, anche dopo
fossimo oggetto di canto per gli uomini che nasceranno.
(Omero – Iliade VI – vv. 356 – 358)

La controprova che Elena usò il proprio corpo e la propria
capacità seduttiva nei confronti di Paride c’è la dà anche Euripide
che nella sua tragedia, “Andromaca” dice che Elena,
per salvarsi dalla vendetta di Menelao, gli mostrò il seno
per farsi perdonare. Menelao di fronte alla bellezza del corpo
della moglie la perdonò e la riportò a casa.
Euripide scrive: “Dopo la conquista di Troia, non uccidesti
tua moglie, quando l’hai avuta tre le mani, ma, come le hai
visto il seno, hai gettato la spada e ti sei fatto baciare,
scodinzolando, davanti a quella cagna traditrice; ti sei
sottomesso a Cipride”.
Il termine cagna è molto importante perché Elena,
appena arrivata a Troia, capisce che non è accettata
ed è mal sopportata, come una intrusa, e si pente subito
amaramente, dentro di sé, della scelta di seguire Paride.
Omero infatti descrive così l’ingresso di Elena a Troia:
“Non c’è da indignarsi che Teucri e Achei dai begli schinieri
per una donna così bella sì a lungo soffrano affanni:
terribilmente alle dee immortali ella assomiglia!
Ma pure così, pur essendo sì bella, riparta su nave
né più qui resti, sciagura per noi e per i nostri figli”.
(Iliade III – vv. 156 – 160)
Ascoltando queste parole dei troiani,
Elena si pente di avere seguito Paride
e per tutta l’Iliade si definisce “cagna traditrice”.
Questo pentimento tardivo, comunque, non cambierà
l’esito della guerra e i 10 anni di battaglia che
porteranno alla distruzione di Troia.
Questo giudizio personale sulle sue colpe per l’inizio della guerra,
Elena lo conferma anche nell’ultimo lamento, che pronuncia
per la morte di Ettore nell’ultimo canto, il ventiquattresimo:
“Ettore, certo il più caro fra tutti i cognati –
visto che Paride simile a un dio è mio sposo
che mi portò qui a Troia, oh, prima fossi io morta”.
(Iliade XXIV – vv. 762 – 764)
Io, Biagio Carrubba, penso, dunque che hanno ragione
sia Saffo che Alceo nel giudicare Elena;
Saffo la giustifica ed invece Alceo la condanna.
Del resto questo è il vero rebus di Elena: da un lato Elena
agì seguendo il cuore e l’amore e dall’altro lato diventò,
allo stesso tempo, fedifraga e traditrice dell’etica
familiare e sociale. Ed in verità è difficile scegliere
tra Ragione e Sentimento.
Io, Biagio Carrubba, se dovessi scegliere tra ragione e sentimento
sceglierei l’amore, il sentimento perché l’amore è più potente,
irrazionale ed istintivo e quindi molto più prepotente rispetto
alla ragione, alla misura e alla logica delle cose.
Questo mio giudizio è suffragato dal commento molto
più ponderato e riflessivo tratto dal bellissimo volume
“Mito II” a cura di Giulio Guidorizzi,
che sull’enigma Elena, a pagina 917, così dice:
“Afrodite si presentò con una veste che Cariti
e Ore avevano tinto nei fiori e profumato con ogni fragranza;
quando la dea dell’amore la fece scivolare dal corpo
e si mostrò a Paride, promettendogli che avrebbe potuto
vedere così Elena, egli non ebbe dubbi e le assegnò la vittoria.
Non la gloria o il potere rappresentano l’ideale di vita più alto,
per un uomo, ma la bellezza e la pienezza dell’amore”.
Io, Biagio Carrubba, penso che l’orgoglio dei greci
e la fierezza dei troiani furono concausa con l’innamoramento
di Elena con Paride e portarono poi alla guerra.
Ma se Elena quella notte non avesse provato amore
per Paride e non lo avesse poi seguito a Troia,
non ci sarebbe stata la guerra di Troia, ma avremmo perso
la scrittura e la lettura dei due capolavori di Omero:
L’Iliade e L’Odissea, che rimangono due poemi
affascinanti e meravigliosi, ancora oggi.
Invece, quanto meno, oltre alla guerra e alla fuga dei due
amanti possiamo godere della bellezza di questi due capolavori.

 

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Modica, 24 novembre 2018.                                                                                 Prof. Biagio Carrubba.

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