
PREMESSA
E’ incredibile, ma è proprio così. Dopo che per più di cinque decenni ho sempre affermato e creduto che la realtà sociale capitalistica, in cui viviamo da sempre, era la più brutta società capitalistica che potesse essere creata dagli uomini, sovrastata dal capitalismo prima e dominata ora dal post capitalismo, adesso, all’età di 64 anni, in questi ultimi anni e, a mia insaputa, reputo che l’attuale società post capitalistica e postcontemporanea sia la migliore società capitalistica che l’umanità, nella sua globalità, possa esprimere e realizzare completamente con tutti i suoi limiti, i suoi difetti, le sue brutture e con le sue virtù, con i suoi pregi e con i suoi privilegi. Infatti fino a qualche anno fa pensavo, credevo e speravo che bisognava lavorare e lottare per creare e costruire una società alternativa a quella capitalistica; in questi cinque decenni ho sempre auspicato la nascita di una società collettivista, perfino anarchica, così come era successo in Russia nel 1917 quando il rivoluzionario Lenin riuscì a fondare e costruire la nuova società comunista russa. Ma ora a distanza esatta di un secolo mi rendo conto che la società comunista russa e la mia fiducia in una società comunista sono stati soltanto un puro utopismo. In questo senso io, B.C., ho sperato e sostenuto un puro idealismo, come tanti altri intellettuali e poeti di sinistra, che, nel secolo passato, hanno lottato e creduto in una società alternativa a quella capitalistica. Io,oggi, come tanti altri intellettuali e poeti, vivo, da solo lontano da ogni comunicazione con altri intellettuali; e sono, anche, consapevole che l’utopismo di una società comunista è finito. Comunque sia andata, è stato bello crederci. Io, Biagio Carrubba, non rinnego nulla! Credo, inoltre, che la mia condizione sociale ed esistenziale di oggi sia comune a molti altri poeti e intellettuali, che non si riconoscono più nel PD di Renzi e, ab torto collo, sperano, credono e votano, con fiducia e speranza, ancora, un partito di sinistra. Questa mia situazione è espressa e sintetizzata, molto bene, in questa bellissima poesia di Franco Marcoaldi presa dal libro di poesie “TUTTO QUI” Giulio Einaudi editore . Ecco il bellissimo testo della poesia.
E dimmi, dimmi – tu, cosa ne pensi?
Un tempo, neppure poi troppo lontano,
ci intendevamo, accomunati
dalla lingua della medesima tribù.
Veniva a tutti spontaneo, naturale,
opporsi ad ogni forma di abuso
e prepotenza. Perché poi tanti fra noi
si sono fatti sordi e ciechi,
appagati di appartenere
alla ristretta cerchia dei salvati?
Allora è vero che era solo
la coperta dell’ideologia
a tenerci al caldo, uniti.
Adesso che quella coperta
si è stracciata, ciascuno viaggia nudo
e ciascuno risponde per suo conto.
Il coro tace, si è fatto solitario il canto. (pag. 13)
Debbo dire che questa poesia mi ha fatto innamorare delle poesie di questo poeta e di questo libro di poesie che giudico un bel libro di poesie, perché rientra perfettamente nella mia poetica di poesia postcontemporanea. Ho scoperto con piacere questo libro di Franco Marcoaldi, perché mi ha ridato speranza e fiducia nella poesia postcontemporanea di oggi. Infatti reputo che questo sia il primo libro di poesia postcontemporanea che ho incontrato e letto con piacere e con delizia, per cui ho deciso di recensirlo.
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Ver sacrum
Ad ogni epoca la sua arte.
All’arte la sua libertà.
Dunque non mi resta che adeguarmi e adattarmi all’Italia postcontemporanea di oggi, anche se lo faccio con grande difficoltà e ritrosia, ma bisogna pure adattarsi e adeguarsi ai tempi attuali. Un tempo amavo troppo la libertà e la identificavo, soprattutto, nella mancanza di capi, di presidi, di padroni e di Stati; ma, oggi, sono costretto, mio malgrado, ad integrarmi nell’attuale società italiana ed europea. Ero un idealista e un utopista, a mia insaputa; oggi sono diventato un realista contro mia voglia. Insomma ero un pesce fuori d’acqua allora, come lo sono oggi, aggrappandomi all’unica mia cosa buona e utile che ho da quasi 40 anni e cioè il mio lavoro di insegnante che mi ha permesso di vivere e sopravvivere sia materialmente che culturalmente. Detto tutto questo, come premessa indispensabile, passo ora a spiegare ed illustrare la mia poetica sulla poesia postcontemporanea, che reputo, oggi, la poesia più avanzata, più integrata e più adatta ai nostri tempi postcontemporanei. Infatti spero che, anche, la poesia postcontemporanea possa esprimere e realizzarsi nei confronti della società italiana postcontemporanea. Se non si accetta l’Italia postcontemporanea non si può accettare nemmeno la poesia italiana postcontemporanea. Reputo ed auspico che la poesia postcontemporanea diventi importante e bella per tutti i lettori e gli appassionati di poesia. Infatti credo che i poeti italiani di oggi postcontemporanei debbano scrivere poesie che immettano ed inoltrino i lettori di poesie, direttamente, nel vivo delle relazioni umani di oggi, espresse in versi belli e caustici. Penso, inoltre, che il primo compito della poesia postcontemporanea sia quello di saper descrivere, registrare, rappresentare e cogliere tutti i sentimenti, le speranze e le riflessioni della gente comune e attiva della nostra società italiana postcontemporanea. Insomma il poeta postcontemporaneo deve sapere entrare in mèdias res, rappresentando e illustrando squarci di vita comune così come la vivono e la sentono oggi gli italiani. Se la storia ha il precipuo compito di registrare e memorizzare ed immortalare la vita e i fatti dei grandi uomini, come i politici, gli statisti e gli scienziati, la poesia ha il compito, invece, di registrare e rappresentare la vita e i fatti degli uomini anonimi e sconosciuti della massa. E’ il popolo italiano che, nel suo insieme, con il suo lavoro e con le sue tasse, sostiene e mantiene in vita lo Stato italiano che, a sua volta, promulga le leggi che servono sia per il buon governo e sia per governare e sostenere la normale vita sociale italiana. In questo senso gli italiani formano ancora oggi una base vitale e vigorosa piena di valori e di cultura che ha reso l’Italia famosa nel passato e, per questo motivo, l’Italia viene considerata e stimata, ancora oggi, in modo considerevole in tutto il mondo. E devo dire, per ultimo, che la storia del popolo italiano, dai latini ad oggi, è stata una grande Storia ricca di personaggi illustri, scienziati che hanno reso l’Italia celebre e preclara in tutto il mondo. In questo senso anch’io sono fiero di essere un Italiano e un Europeo. Spero, inoltre, che le mie composizioni poetiche invoglino i lettori di poesia a desiderare la ricerca della libertà personale e della democrazia politica e dello Stato italiano. Infine spero che i miei componimenti poetici convoglino i lettori di poesie a sviluppare la conoscenza scientifica e umanistica e sommuovano tutti i lettori ad appassionarsi alla creatività poetica, artistica e scientifica. Inoltre, spero, che le poesie postcontemporanee spingano i lettori di poesie a costruirsi una bella e proficua vita personale e a crearsi una vita spirituale: critica e creativa.
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LA POETICA DELLA POESIA POSTCONTEMPORANEA
Io, Biagio Carrubba, in questi mesi del 2017 ho elaborato, formulato ed esposto la mia poetica sulla poesia postcontemporanea. Il poeta postcontemporaneo, in sostanza, deve informare, per prima cosa, su ciò che succede nel mondo, in Europa e in Italia; poi, in secondo luogo deve comunicare, con i suoi versi, il suo giudizio critico ed estetico sui fatti scelti e prescelti da lui; e, infine, deve esprimere se stesso, i suoi sentimenti e la sua esperienza personale. E deve fare tutto questo portandovi la propria personalità e la propria posizione politica e culturale con originalità e singolarità. Posso definire il genere della poesia postcontemporanea come poesia di genere “Rappresentativa – espositiva o illustrativa”, in quanto la prima esigenza del poeta postcontemporaneo è quella di rappresentare la realtà sociale in cui viviamo, dandone una descrizione e rappresentazione, viva, vivida, fervida e completa. Il poeta postcontemporaneo deve poi anche illustrarla, spiegarla ed esporla al lettore che così arricchisce la propria cultura, la propria personalità con gusto e colma anche il suo bisogno di bellezza estetica. La mia poetica della poesia postcontemporanea afferma e sostiene che la poesia postcontemporanea deve mettere a nudo tutti i sentimenti, le speranze, i desideri e le attese della gente comune che vive oggi in Italia. Insomma il poeta postcontemporaneo si deve fare interprete e portavoce del sentire comune italiano (l’idem sentire). Il poeta postcontemporaneo deve saper scorgere e cogliere nel vivo della rappresentazione tutti i sentimenti, positivi e negativi, così come serpeggiano nella popolazione italiana. Dai dati statistici trasmessi in TV emerge che la fascia giovanile è quella che soffre di più perché non ha lavoro e così è costretta a vivere una condizione esistenziale di conflitto sociale e di disagio e di tante altre manie che creano a molti giovani una grave e cupa depressione che li fa stare male ogni giorno. Questa depressione, latente e nascosta, crea una grande quantità di sentimenti oscuri, nevrotici, nocivi che feriscono il tessuto sociale e nocciono a tutti. Il poeta postcontemporaneo si deve fare carico di questa situazione negativa italiana e trasformarla in versi, come se lui fosse uno specchio. Infatti, credo che il primo compito del poeta postcontemporaneo sia quello di fare della poesia postcontemporanea uno specchio riflettente l’intera società postcontemporanea italiana. Chi legge le poesie postcontemporanee deve comprendere, apprendere e farsi un’idea molto precisa di ciò che succede nella realtà di oggi: sia in Italia, sia in Europa e sia nel mondo. Per questo motivo ed esigenza i libri di poesie postcontemporanea non contengono poesie d’amore che trasmettono un messaggio di gioia. Per quanto riguarda le poche poesie d’amore io, Biagio Carrubba, le aspetto dalle due poetesse italiane di cui mi sono occupato in precedenza: Donatella Bisutti e Mariangela Gualtieri. Aspetto le loro opere poetiche con ansia e fretta e spero che loro le pubblichino entro quest’anno.
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Caratteristiche comuni tra la mia poetica postcontemporanea
e le poesie postcontemporanee di F. Marcoaldi.
Io, Biagio Carrubba, affermo che la prima e più importante novità della poesia postcontemporanea deve essere quella di confrontarsi, raffrontarsi, contrapporsi e scontrarsi con la realtà sociale postcontemporanea di oggi. In questo senso il poeta postcontemporaneo osserva, registra, trascrive nei suoi versi tutto ciò che vede e sente come se fosse là presente in mezzo alla gente che confabula tra di loro. Il poeta postcontemporaneo, così, partecipe ma distaccato, osserva e riporta la realtà che si svolge davanti a lui. Come lo storico rappresenta i fatti e li trascrive nei suoi saggi così anche il poeta, critico e sagace, osserva la realtà esterna e la traduce, la critica, la giudica, la medita, la espone, la estrinseca e la esplica nei suoi versi e nelle sue poesie e infine nelle sue opere poetiche. Se a tutto questo il poeta postcontemporaneo aggiunge anche un po’ di humour e il suo esprit allora la sua poesia si arricchisce ancora di più, creando e dispiegando così la sua poesia ornata e raffinata.
Alcuni giorni fa leggendo, per l’appunto, i libri di poesie uscite nel 2017 ho letto il bel libro di poesie “TUTTO QUI” di Franco Marcoaldi nato nel 1955. Reputo che questo libro di poesie rientri nella mia poetica di poesie postcontemporanee. Il libro “TUTTO QUI”, infatti, contiene molte poesie che possono essere ascritte alla poetica postcontemporanea. Il libro non contiene poesie d’amore, ma, la maggioranza di esse vertono soprattutto a rappresentare e illustrare, per l’appunto, i sentimenti e le speranze della gente comune dell’Italia di oggi. Franco Marcoaldi, in questo libro, infatti, riesce a creare e a comporre versi in cui riporta e registra molti sentimenti che corrono tra la gente comune dell’Italia di oggi. Il poeta, in questo libro, ha saputo descrivere con sapienza e maestria il disagio e i conflitti delle nostre società postcontemporanee. Disagio e disoccupazione che creano, soprattutto, una latente e nascosta depressione in molti giovani italiani ma anche in uomini adulti che hanno perso il lavoro o che si trovano in condizione esistenziale di emarginazione o malati o altri che, per altre cause, soffrono le pene dell’inferno. Il poeta non parla di uomini famosi come i calciatori o i ciclisti. Di questi campioni e di altri campioni di altri sport se ne occupano i giornali specializzati. Il poeta, invece, riporta semplicemente le depressioni e i sentimenti negativi o di rabbia che vive la gente comune di ogni giorno. Secondo me, il libro di Franco Marcoaldi riesce in questo intento e riesce anche ad esprimere e a rappresentare tutto questo in modo egregio e spontaneo, raggiungendo un alto livello estetico e mantenendo un buon tenore di moralità e di stile poetico. Credo, infine, che F. Marcoaldi abbia saputo, sapientemente, dosare e distribuire tutti i vari tipi di poesie, diverse per contenuti e per forma, in modo equilibrato e moderato lungo tutto l’arco del libro.
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RECENSIONE ANALITICA AL LIBRO DI POESIE
“TUTTO QUI” DI F. MARCOALDI
Il libro di poesie “TUTTO QUI” di F. Marcoaldi è composto da 89 poesie di vari tipi e di vari argomenti, diversi per forma e per contenuti. Ogni poesia tratta e sviluppa un argomento diverso da tutte le altre poesie del libro. Quindi ogni poesia costituisce un unicum particolare ed originale e ciò contribuisce a spiegare e a dispiegare la bellezza dell’intero libro. Il poeta, insomma, riesce a sviluppare, ad esprimere e ad esplicare tutto il suo vigore spirituale, culturale ed estetico che ha maturato nella sua lunga esperienza umana, professionale e poetica.
Io, Biagio Carrubba, ho diviso e classificato tutte le varie poesie in base al contenuto e alla forma. Il risultato di questa classificazione e suddivisione, per argomento e per genere è questo. Ho trovato 24 poesie di argomento personale. Poesie cioè in cui prevale l’espressione e la manifestazione di un fatto o di una esperienza che riguarda la vita dello stesso poeta. Ho trovato 29 poesie di argomento riflessivo. Poesie cioè in cui prevale l’aspetto riflessivo del poeta sulla sua cultura e sulla vita in generale. Ho trovato 7 poesie di argomento enigmatico o simbolico. Poesie cioè in cui prevale il simbolismo o la enigmaticità su alcuni argomenti da lui espressi nella poesia. Ho trovato poi 20 poesie postcontemporanee. Poesie cioè in cui prevale la rappresentazione, l’esposizione e l’illustrazione dei fatti e dei ragionamenti della gente comune italiana che il poeta ha saputo cogliere nel vivo della loro effettiva esistenza. Poi vi sono 5 poesie dedicate alle casematte e alle casa matte. Infine vi sono altre 4 poesie di argomento unico, a se stanti. Il libro si apre con una poesia personale, poi prosegue con una poesia favolistica e fantasiosa, originale, e poi, inaspettatamente, compare, per mia fortuna e per fortuna di tutta la poesia italiana, la prima poesia postcontemporanea italiana.
Testo della prima poesia postcontemporanea. (pag. 7)
Fuori di qui si spara, e non a salve.
Tu pianti salvie selvatiche, e fai
bene, ma intanto il mondo brucia
e le sue fiamme sono fuori
controllo ormai. E tu lo sai.
Però più sai, meno capisci –
non conti nulla e nulla puoi,
salvo allarmarti come tutti
dondolando impotente
nella solitaria e planetaria culla
di video a loop che gentilmente
ci hanno apparecchiato.
All’indomani ti alzerai di nuovo,
berrai un caffè e riprenderai
a piantare salvie – mentre
fuori continueranno
a sparare. E non a salve.
Testo della seconda poesia postcontemporanea. (pag. 13)
E dimmi, dimmi – tu, cosa ne pensi?
Un tempo, neppure poi troppo lontano,
ci intendevamo, accomunati
dalla lingua della medesima tribù.
Veniva a tutti spontaneo, naturale,
opporsi ad ogni forma di abuso
e prepotenza. Perché poi tanti fra noi
si sono fatti sordi e ciechi,
appagati di appartenere
alla ristretta cerchia dei salvati?
Allora è vero che era solo
la coperta dell’ideologia
a tenerci al caldo, uniti.
Adesso che quella coperta
si è stracciata, ciascuno viaggia nudo
e ciascuno risponde per suo conto.
Il coro tace, si è fatto solitario il canto.
Testo della terza poesia postcontemporanea. (pag. 17)
Ci crederai? Batto e ribatto
sullo stesso chiodo – se vi sia
modo di tenderti la mano
con parole di canto capaci
di trascinarci in mare aperto.
Coraggio, inoltrati con me
nel regno dell’incerto.
Testo della quarta poesia postcontemporanea. (pag. 18)
La storia si ripresenta
al suo solito modo: massacri,
attentati, stupri di massa,
attacchi all’arma bianca, fame,
sfollati, bombardamenti.
“E tutto, come sempre,
assolutamente per niente”.
Testo della quinta poesia postcontemporanea. (pag. 21)
Che ridicole, le pose vanitose
e disperate dei potenti. Quando
sono al centro della scena,
si mostrano sicuri ed arroganti –
cala il sipario e in un istante,
senza pudore, alzano al cielo
guaiti, pianti, penosissimi lamenti.
È universale l’umano affanno
per il tempo che implacabile
trascorre, ma la parabola
dell’uomo di potere disegna un arco
più misero, meschino – ché dietro
all’eroico trionfatore si cela
quasi sempre un querulo bambino.
Testo della sesta poesia postcontemporanea. (pag. 32)
Nel pieno della notte,
come clandestini, varcano la frontiera
in cerca del piacere corpi d’amore,
indifferenti all’anima, mossi
soltanto dalla fame, dalla smania,
dal furore.
Testo della settima poesia postcontemporanea. (pag. 35)
Forse perché siamo in novembre,
ma è già il secondo giorno che sono qui
a pensare alle orazioni funebri
che il caso potrebbe costringermi
a tenere. Ho amici molto vecchi
e assieme molto cari – non è affatto
da escludere che i loro familiari
chiedano al sottoscritto,
quando sarà il momento,
di commemorarli.
Rievocare un morto, però,
non è cosa da poco: a caldo,
intendo dire, durante il funerale.
Si parla a chi è spirato
o piuttosto a chi rimane? Si sta
dicendo il vero o il pianto,
il groppo in gola, spingono
a recitare? L’arte della retorica,
suggeriscono gli antichi, insegue
l’ideale di quanto è conveniente-
opportuno, adatto, confacente.
Peccato che la morte sia,
tutt’al contrario, orrenda
disgustosa ripugnante.
In breve, la summa – antiretorica –
di quanto è sconveniente.
Testo della ottava poesia postcontemporanea. (pag. 36)
Quante teste cadono dentro
la nostra testa e quanti cuori
non battono più nel nostro cuore.
Hanno ceduto le giunture
della rete e l’acqua si disperde
lungo l’acquedotto.
Testo della nona poesia postcontemporanea. (pag. 38)
Sarebbe bello se per una volta
almeno venisse contraddetto
l’idem sentire che non a torto
vede nel potente l’artefice
di un mondo fondato unicamente
sull’inganno, l’artificio, la menzogna.
Colpo di scena: il potente sale
sopra il palco e, udite udite,
oggi dice la verità!
Testo della decima poesia postcontemporanea. (pag. 43)
(Considerando che il)
Tempo perso, energie sprecate,
torti patiti, risentimento
accumulato – eppure, riavvolgendo
il nastro dei tuoi giorni, (penso che)
ci sarebbe poco o nulla da cambiare:
quello che sei equivale grosso modo
a quello che saresti stato.
Testo della undicesima poesia postcontemporanea. (pag. 46)
Se il desiderio testardo lavora
sotto traccia, incapace d’imporsi
con la sua forza travolgente,
lasciando però accesa una modesta
brace, sufficiente a confondere
e agitare il corpo – allora
il valore è assicurato.
Rinunciare al desiderio non porterà
alla quiete, ma a una sottile,
cupa depressione. Dunque lanciarsi, sì,
ma verso dove, se il bersaglio
viene indicato dai contorti
ghirigori della mente, non dallo slancio
cieco e sicuro di un corpo che sa
cosa reclama? E dunque? Dunque
c’è solo da sperare di incontrare
un desiderio a specchio – quello di chi,
sprofondato a sua volta dentro
a un pozzo, sia altrettanto interessato
a riportare in superficie l’acqua
fresca e dissetante tirata su col secchio.
Testo della dodicesima poesia postcontemporanea. (pag. 56)
Vado cercando un’altra legge,
ma i costi per entrare
in quel regno misterioso
sono alti – li saprò affrontare?
L’altra legge, lo so, promette
meraviglie sconosciute,
ma implica una traversata
lunga, solitaria, dolorosa.
Si seccherà la gola, prima
di incontrare quell’umida fonte
luminosa.
Testo della tredicesima poesia postcontemporanea. (pag. 61)
Il mondo intorno si presenta
ostile, umiliante, macchinoso?
Acquattati: prepara la mossa
del cavallo – resta supino e fermo
come in mezzo al mare,
steso a morto.
Lo consiglia anche l’oroscopo,
e stavolta non a torto.
Testo della quattordicesima poesia postcontemporanea. (pag. 76)
Là dove c’era un campo coltivato,
ora trionfa la sterpaglia. Il prato,
ricco di trifoglio e di radicondra,
è stato divorato da un fungo misterioso
che ha trasformato la distesa verde
e riposante in una landa di paglia
desolante. Le corti delle case
contadine sono invase da pezzi
di ferraglia, vecchie reti arrugginite,
nailon strappati dalle serre
e abbandonati a terra, casette
per le api marcite, scolorite, sfrante.
Scomparso un minimo di ordine,
è scomparsa anche qualunque
idea di cura e Dio non voglia
che sia un presagio di sventura:
il riflesso esterno di uno sconquasso
psichico interiore diffuso ed allarmante.
Il mondo va in rovina? Ebbene,
si risponde, mi accodo alla deriva.
Al diavolo la forma, la grazia,
la cura, l’armonia.
Mi arruolo volentieri nell’esercito
montante del rancore, dell’odio, della rabbia –
d’ora in avanti spargerò veleni
a destra e a manca, all’impazzata.
Testo della quindicesima poesia postcontemporanea. (pag. 77)
Si fa largo nel cuore un’ombra
piccina, anche nel giorno di sole
più pieno. È un miraggio pensare
che il cielo interiore
sia tutto terso, pulito, sereno.
Testo della sedicesima poesia postcontemporanea. (pag. 78)
Vorrei una chiave che apre (isse) tutte
le porte e che dietro ci fosse
qualcuno che mi predice (esse) la sorte.
Vorrei portare i miei morti a fare
una bella girata, vorrei che Dio o chi
per lui mi dicesse che è tutta una finta:
respiro, silenzio, silenzio, respiro…risate.
Testo della diciassettesima poesia postcontemporanea. (pag. 80)
Nelle diverse sale d’attesa
della vita – ospedali, banche,
uffici della posta e comunali –
non troverete mai i potenti:
ché quelli, dall’attesa, sono esenti.
Gli umili invece attendono
in eterno: lo spossessato sa
che nulla è suo, meno che meno il tempo.
Quieto chiude gli occhi e attende:
dopo l’estate, l’autunno… e poi l’inverno.
Testo della diciottesima poesia postcontemporanea. (pag. 93)
(Confrontandoci e scontrandoci
ogni giorno con la realtà sociale
esterna proviamo).
Sensazioni controverse, improvvise
insorgenze del passato, incerti
fraseggi musicali, soprassalti mentali,
dolori, desideri – furti di pensieri.
Se il centro più non tiene, riuscirà
la convergenza di mille, accidentati
impulsi, a tenerci ancora insieme?
(O riuscirà a disunirci?).
Testo della diciannovesima poesia postcontemporanea. (pag. 94)
Né buona novella né tragedia
né conturbante epifania.
Pura constatazione:
l’odierna fratellanza si manifestazione
nel consumo condiviso di pornografia.
Testo della ventesima poesia postcontemporanea. (pag. 95)
Come il bambino pensoso e taciturno
che chiuso nella stanza dei giochi
osserva di soppiatto i mille oggetti
di magia che negli anni di infanzia
ha accumulato, prima o poi
anche noi adulti dovremo fare i conti
col patrimonio di giocattoli e malie
che hanno attivato o spento
le nostre fantasie.
Nella lanterna magica, stavolta,
appariranno vizi bugie rimpianti
errori – dolori inflitti e ricevuti.
I mille fallimenti; pochi, stentati avanzamenti.
Piccole e grandi perversioni, rapinose
estasi gioiose, le rose d’amicizia.
L’eccitazione, lo stallo, la mestizia.
Mentre nella nostra stanza di giochi
per adulti ce ne staremo concentrati
a stilare un volatile quanto inevitabile
bilancio, qualcuno salterà su dicendo:
tutto qui? Siamo sicuri? Nient’altro?
Tutto qui? E noi risponderemo:
sissignori, è proprio tutto qui.
Il poeta Franco Marcoaldi
6
RECENSIONE SINTETICA DEL LIBRO
“TUTTO QUI” DI FRANCO MARCOALDI.
Suppongo che il poeta F. Marcoaldi con l’ultimo suo libro di poesie “TUTTO QUI” abbia voluto tirare le fila a tutte le sue opere poetiche precedenti per condurre in avanti il suo messaggio poetico e le sue riflessioni su se stesso e sul mondo postcontemporaneo, nel quale viviamo. Per questo motivo credo che il titolo completo potrebbe essere questo: TUTTO QUI. Paralipomeni a “ IL MONDO SIA LODATO”. Io, B. C., penso, altresì, che il poeta F. Marcoaldi abbia fatto, con questo libro, un grande balzo in avanti nel suo personale sviluppo poetico e nella sua ricerca estetica per trovare la bellezza nel groviglio delle azioni della società italiana postcontemporanea. La più bella e sintetica poesia postcontemporanea che esprime tutto questo è la poesia numero 54 il cui testo è questo:
Però capisco chi si danna
per trovare la bellezza.
Perduto il filo del senso
dentro un groviglio di brutture,
resta il conforto di una ipotetica,
dolcissima carezza. (pag.59)
Credo, inoltre, che F. Marcoaldi, con questa sua opera poetica, abbia varcato i limiti della poesia classica – moderna e postmoderna e sia entrato nella poesia e nella poetica postcontemporanea, da me formulata ed elaborata. Riassumo, per sommi capi, le innovazioni che il poeta è riuscito ad introdurre nell’ultima sua composizione poetica. Penso, infatti, che almeno dieci novità siano state introdotte dal poeta rispetto a tutta la sua produzione poetica precedente, che io conosco a partire dal 2006, con l’opera “ANIMALI IN VERSI”, fino a oggi. Ecco qui elencate le principali novità poetiche e tematiche che, secondo me, sono presenti nell’opera poetica TUTTO QUI.
Prima novità.
Il libro è composto da 89 poesie, tutte diverse tra di loro sia per argomento e sia per forma cosicché ognuna di essa è un unicum specifico e particolare. Ogni poesia è a se stante e ciò contribuisce, sottilmente, alla varietà e alla piacevolezza dell’intero libro.
Seconda novità.
Tutte le poesie, poi, possono essere raggruppate in 6 grandi macro temi o di generi diversi che io ho scorto e diviso nei seguenti generi:
1. poesie di genere personale; 2. poesie di genere enigmatico: 3. poesie di genere postcontemporaneo; 4. poesie di genere riflessivo: 5. poesie di genere familiare: 6. poesie di argomento unico e specifico; e per finire un ciclo di cinque poesie dedicate alla casematte e alle case matte. Inoltre in tutte queste poesie ho potuto scorgere ed intravedere, anche, l’influenza di molti maestri della poesia italiana. Per esempio nella poesia n. 38 e n. 55 è evidente l’influsso e l’azione esercitata dal grande poeta S. Quasimodo; mentre la poesia n. 7 risente, positivamente, della lettura esplicita di E. Montale. Anche la poesia n. 26 risente molto della lettura di G. Bufalino. Tutto ciò e l’aggiunta di una parola tedesca e di altre parole particolari, scritte in corsivo, rendono l’intera opera poetica acculturata, colta, raffinata e quasi d’élite.
Molte di queste poesie, secondo me, sono il risultato e lo sviluppo di altre opere poetiche precedenti che F. Marcoaldi aveva scritto nel corso della sua lunga produzione poetica e addirittura ho scorto, che molti versi di ora, sono ripresi da altre poesie precedenti. Per esempio il titolo TUTTO QUI è ripreso dalla poesia n. 29 del libro IL TEMPO ORMAI BREVE.
Gli esempi potrebbero continuare ancora, ma ciò che più conte è che F. Marcoaldi ha saputo scrivere e comporre, per la prima volta in Italia, la prima opera poetica postcontemporanea italiana. Ebbene… queste poesie postcontemporanee, che sono state da me scelte e riportate di sopra, riescono a rappresentare, molto bene, la realtà postcontemporanea italiana. Esse riescono, in modo egregio, a tradurre in versi il malessere sociale che oggi domina e sovrasta l’Italia. Esse, inoltre, riescono a esplicare e a tramutare in versi, in modo soddisfacente e serio, l’impoeticità dei nostri tempi e lo zeitgeist che viviamo ogni giorno in casa e fuori di casa. Anche nelle opere poetiche precedenti, F. Marcoaldi si era cimentato a rappresentare la varietà e la vivacità e l’imprevedibilità dei nostri tempi, ma vi era riuscito solo in parte ed in qualche poesia come nelle poesie n. 51 e 53 (ed in altre) del libro IL TEMPO ORMAI BREVE e nel libro LA TRAPPOLA. Comunque sia in questa ultima opera poetica TUTTO QUI, F. Marcoaldi è riuscito a darci una poesia che rispecchia l’inquietudine e l’impoeticità dei nostri tempi. Credo, inoltre, che la bellezza di questa opera poetica sia dovuta anche al fatto che in moltissime poesie F. Marcoaldi abbia poetato con un lessico poetico, personale ed originale e ciò conferisce alle composizioni poetiche uno stile nuovo ed innovativo nel panorama poetico italiano. Mi sembra, anche, di poter dire che questo poetare sia dovuto alla sua tecnica e alla sua capacità di sapere pennellare in modo scabro, asciutto e parco le immagini e i concetti che vuole trasmetterci. Infatti le sue poesie sono tratteggiate in maniera rapida, vivace e concisa. Egli ha saputo descrivere e suggerire anche molte immagini poetiche con pennellate efficaci e vivaci. Il suo lessico risulta pertanto alto, pregiato e raffinato e ciò dona alle poesie un ornato vigoroso, forte, valido e pieno di nitore e di lucentezza. La sua elocuzione rimane, così, una poetica estroversa che sa esprimersi con efficacia e con persuasione, interessando, coinvolgendo e stupendo emotivamente i lettori di poesie. Le figure retoriche, poche ma buone, sono scelte con cura e parsimonia e ciò conferisce alle poesie una veste piena di ricami e decorazioni, raffinata ed elegante. In questo modo le poesie postcontemporanee di F. Marcoaldi riescono a creare uno stile poetico medio, capace di trasfondere e suscitare nei lettori molto sensazioni forti e controverse; altre piacevoli e armoniose. Manca in quasi tutto il libro l’ornato spiritoso e l’humour, cioè il senso dell’umorismo e credo che ciò sia dovuto alla impoeticità grave e cupa dei nostri tempi. In contrapposizione a questa mancanza di umorismo, il libro offre, invece, uno sguardo lucido, sagace e un messaggio perspicace e critico del poeta sulla società postcontemporanea italiana. Infatti il poeta guarda ed esamina, con occhio critico e serio, se stesso e il mondo postcontemporaneo. Riporto, per finire, tre belle poesie in cui il poeta riesce a tradurre e a tramutare in versi poetici l’impoeticità, le atrocità e la ferocia dei nostri tempi.
Testo della poesia postcontemporanea n. 4.
La storia si ripresenta
al suo solito modo: massacri,
attentati, stupri di massa
attacchi all’arma bianca, fame,
sfollati, bombardamenti.
“E tutto, come sempre,
assolutamente per niente”. (pag. 18)
Un’altra bella poesia postcontemporanea è la n. 13.
Testo della poesia.
Il mondo intorno si presenta
ostile, umiliante, macchinoso?
Acquattati: prepara la mossa
del cavallo – resta supino e fermo
come in mezzo al mare,
steso a morto.
Lo consiglia anche l’oroscopo,
e stavolta non a torto. (Pag. 61)
L’ultima poesia postcontemporanea, che riporto, è quella dove si vede e si legge bene il complesso dei sentimenti, delle sensazioni e dei pensieri che la gente prova e cambia ogni giorno in base ai fatti personali e nazionali che conoscono e cui reagiscono, perentoriamente e immediatamente.
Testo della poesia postcontemporanea n. 18.
Sensazioni controverse, improvvise
insorgenze del passato, incerti
fraseggi musicali, soprassalti mentali,
dolori, desideri – furti di pensieri.
Se il centro più non tiene, riuscirà
la convergenza di mille, accidentati
impulsi, a tenerci ancora insieme? 8Pag. 93)
FINALE
Debbo dire, infine, che il poeta F. Marcoaldi, in questa opera poetica, ha saputo rappresentare, esporre ed esplicare, molto bene ed efficacemente, le poesie postcontemporanee, riflettendo e meditando sull’attuale società italiana postcontemporanea. La sua trasposizione poetica, secondo me, si è rivelata ben riuscita e mi risulta, esteticamente, quasi perfetta. La sua poesia è, così per me, una potente rappresentazione e trasposizione poetica perché sa suscitare nei lettori di poesia emozioni forti, nuovi sentimenti estatici e riflessioni nuove: critiche e creative. Tutto ciò corrisponde al secondo grado della mia scala poetica estetica dei lettori.
Modica 29/ 07/ 2017 Prof. Biagio Carrubba
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